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Sostituzione sensoriale e ricalibrazione percettiva

Sezione I – Dispositivo

3.2 Il dispositivo della mente

3.2.8 Sostituzione sensoriale e ricalibrazione percettiva

Basandosi sulla capacità di rimappatura neurale e sulla negoziabilità della nostra esperienza fenomenologica sensomotoria, che a partire dalla fine degli anni sessanta il team del neuroscienziato americano Paul Bach-y-Rita (1934-2006) lavora con successo alla costruzione di tecnologie cognitive volte a restituire o reinventare i sensi di persone affette da deficit cerebrali o anatomici. Oltre ad aver offerto le prime prove pragmatiche della neuroplasticità corticale, i dispositivi teorizzati e progettati da Bach-y-Rita hanno realmente permesso a persone affette da danni cerebrali di riacquisire l’equilibrio o di poter “vedere” di nuovo. Il TVSS (Tactile Vision Sensory Substitution) sviluppato nel 1972 e perfezionato nel 1992 permette di convertire le immagini generate da una telecamera montata sulla testa del soggetto, in stimoli vibrotattili o elettrotattili posti sulla lingua o sulla schiena. Attraverso un training della durata di pochi giorni, i soggetti che indossavano il TVSS riuscivano a sviluppare una nuova esperienza fenomenologica della visione attraverso il tatto.344 Una cosa ancor più sorprendente riportata dall’equipe di Bach-y- Rita è che al termine del training sensomotorio, il dispositivo che rilasciava gli input tattili poteva essere spostato in un’altra parte del corpo (ad esempio sui muscoli del quadricipide) e senza il bisogno di un ulteriore periodo di apprendimento, permettere nuovamente al soggetto di “vedere” attraverso la propria gamba anziché attraverso la lingua. Allo stesso tempo, se il soggetto riceveva degli stimoli tattili nella zona dove in precedenza venivano piazzati gli stimolatori del TVSS, essi non producevano delle nuove visioni bensì venivano percepiti come normali input tattili.345 Più di recente, altri esperimenti su soggetti affetti da perdita del sistema vestibolare (l’area neuronale atta a controllare l’equilibrio e il bilanciamento del corpo) hanno dimostrato che il successo della sostituzione sensoriale può avvenire istantaneamente, anche cioè in assenza di un periodo di training.346

Questo risultato, che segna un’ulteriore prova dell’estrema velocità con cui l’apparato neocorticale è in grado di rimappare i propri processi neurali e stabilire invarianti sensomotorie, ci induce sempre di più a pensare che l’interazione fra il dispositivo della mente e i dispositivi tecnologici possa realmente modulare o produrre nuove esperienze fenomenologiche della realtà.

È altresì necessario fare un distinguo fra dispositivi di sostituzione sensoriale (come il TVSS) e altre tecnologie cognitive che, come sostengono González, Bach-y-Rita e collaboratori,

344 Cfr. Paul Bach-y-Rita, Brain Mechanism in Sensory Substitution, New York e Londra, Academic Press, 1972; Paul

Bach-y-Rita e Stephen Kercel, “Sensory Substitution and the Human-Machine Interface”, «Trends in Cognitive Sciences», vo. 7, n. 12, pp. 541-46.

345 Ibid., p. 33.

346 Cfr. Juan C. González, Paul Bach-y-Rita e Steven J. Haase, “Perceptual Recalibration in Sensory Substitution and

producono invece una semplice ricalibrazione percettiva. Questo distinguo nel mio caso offre un’interpretazione conclusiva riguardo alla history-of-vision thesis criticata da Bordwell.

Infatti per dispositivo di ricalibrazione percettiva si intende un processo di ricalibrazione del sistema percettivo rispetto alle invarianti sensomotorie calibrate durante l’infanzia o nell’esperienza di interazione quotidiana con l’ambiente. Questo processo ha delle basi filogenetiche e ontogenetiche in quanto dipendente da un lato dallo sviluppo dell’SNC e dall’anatomia dell’individuo, dall’altro dalle dinamiche che riguardano l’apprendimento e il training cognitivo a cui è sottoposto l’individuo stesso. Il già citato esempio della persona nonvedente che utilizza un bastone per orientarsi è un caso di ricalibrazione percettiva, che possiamo estendere a tutti i casi di controllo remoto o radio-comando (dal pilotare un drone all’esperienza della body-image in action nei videogame). In tutti questi casi la ricalibrazione ha successo quando il soggetto riesce a stabilire un feedback efficace fra performance percettive e risposte motorie in grado di svolgere compiti funzionali.347 In particolare, lo stabilirsi in età infantile di invarianti sensomotorie nell’essere umano viene appunto paragonato alla creazione di un dispositivo: “Le disposizioni standard del makeup filogenetico e delle attività di apprendimento che stabiliscono standard cognitivi assicurano un riuscito comportamento e l’appagamento di esigenze funzionali”.348

Un caso esemplare sono le ricerche svolte tramite le così dette “lenti a modificazione sesoriale” (visual-modification lenses) a cura di Theodor Erismann e Ivo Kohler dell’Università di Innsbruck, rese celebri dal film documentario del 1950 dove sono protagonisti gli stessi scienziati. Indossando questi occhiali il soggetto vede il mondo all’ingiù. Ma dopo che il sistema sensomotorio si è abituato al cambiamento, il soggetto si abitua a tal punto al “mondo alla rovescia” che, a livello fenomenologico, non percepisce più il ribaltamento visivo. Se opportunamente allenato, il soggetto può arrivare mettersi e togliersi gli occhiali senza percepire sostanziali cambiamenti nello spettro visivo e sviluppare quindi una doppia mappatura sensomotoria per il mondo con e senza gli occhiali. Tecnologie di ricalibrazione percettiva come queste non fanno altro che rimappare la stessa area cerebrale, fornendo nuove corrispondenze agli stimoli sensomotori ma lasciando sostanzialmente invariate i principi di correlazione e le invarianti fornite dall’evoluzione biologica e negoziate attraverso l’apprendimento e l’esperienza della mente del soggetto.

Lo studio e la progettazione di tecnologie cognitive è quindi di aiuto per studiare i principi di “riadattamento percettivo” dell’SNC e nel corso del tempo ha dato prova che la costruzione di percetti sia un processo che si rende mano a mano più complesso nel tempo e implica il ricorso di invarianti e di template di memoria. I dispositivi di ricalibrazione divengono vere e proprie “protesi

347 Ibid., p. 31. 348 Ibid., p. 34.

epistemiche” in grado di sviluppare la costruzione di percetti “on the fly” che rievochino un rapporto amodale con l’esperienza.349

Al contrario un sistema di sostituzione sensoriale va a “stimolare”, per così dire, le funzioni multimodali e amodali delle aree della corteccia cerebrale, generando nel soggetto veri e propri effetti di sinestesia o producendo sensazioni, in linea di principio, “inedite” rispetto allo spettro sensoriale umano.

Questo accade sul piano dei sensi, ma è possibile produrre un’esperienza del genere su un piano che riguardi più l’aspetto cognitivo e di ragionamento? Se sì, è possibile produrre questo effetto senza il contatto fisico con apparecchi tecnologici?

Un caso di studio ci è offerto ancora una volta dal cinema o più in generale dall’esperienza mediata. Come abbiamo visto confrontando le teorie dell’esperienza mediata moderna e postmoderna attraverso le tesi di Benjamin, Heidegger e Metz, la “nuova esperienza” supposta essere prodotta dai media andava sicuramente ad intaccare l’ appercezione fenomenologica dello spettatore/utilizzatore. Altresì, le disposizioni mentali, pur dotandosi di una “naturale” plasticità neurale, tendono più che altro a rimodellarsi o rimapparsi. I media tecnologici a base ottica hanno provveduto a ricalibrare i cicli di percezione-azione-ragionamento (as esempio, abituando la nostra mente al “linguaggio” del montaggio cinematografico), estendendo la nostra mente ma non producendo una vera e propria sostituzione sensoriale e cognitiva. Lo stesso vale per i media sonori come il telegrafo o la radio che hanno prodotto un’amplificazione dei sensi e una velocizzazione comunicativa ma non certamente una sostituzione delle disposizioni innate all’ascolto.

Riassumendo, Clark definisce il nostro essere-al-mondo come un’attività macchinica di risoluzione dei problemi che emerge da un complesso gioco di emulazione distribuita tra cervello, corpo e tecnologia che si estende aldilà dei confini della pelle e del cranio. Per ottenere questo interfacciamento non è necessaria la penetrazione artificiale del corpo (come nel classico immaginario cyborg), ma grazie all’inusuale plasticità corticale e alle strategie emulatorie del SNC l’essere umano è per sua natura un “simbionte bio-tecnologico”.350 Ho definito questa circuitazione

intra ed extra neurale “dispositivo”. Le tecnologie cognitive (arftefatti meccanici e culturali), intesi da Hutchins in un’accezione molto simile a quella di derivazione foucaultiana, non sono delle semplici estensioni prostetiche del nostro SNC, bensì partecipano ad un ecosistema cultural- cognitivo di cui la mente umana non è per forza il centro.

Al contrario, lo sviluppo di sistemi intelligenti artificiali e di tecnologie di sostituzione sensoriale, concorre ad una reinvenzione del modo stesso di sentire e produrre cognizione, in un

349 Ibid., p. 40.

orizzonte in cui il divenire-media della mente è forse messo in secondo piano dal drammatico divenire-mente dei media

Secondo Clark, se ad oggi possiamo comunque dire che i meccanismi materiali che sottendono l’emergenza della mente siano racchiusi nel cervello, un futuro aumento della banda di frequenza delle interfacce neurali potrebbe espandere materialmente il sostrato fisico della nostra esperienza cosciente.351 La coscienza è forse l’ultimo baluardo della singolarità rappresentata dall’essere umano e nel prossimo paragrafo andrò a concentrarmi proprio su questo tema per completare una teoria del dispositivo che possa far luce sulle diverse modalità di esperienza mediata cosciente.

351 Andy Clark, ‘Spreading the Joy? Why the Machinery of Consciousness is (Probably) Still in the Head’