Sezione I – Dispositivo
3.2 Il dispositivo della mente
3.2.6 L’emulatore al cinema: il caso di Memento
Per comprendere meglio l’ipotesi della mente estesa in relazione alla teoria del circuito emulatorio, un esempio molto calzante è offerto dal film Memento (2001) di Chistopher Nolan. Nel mio ragionamento, il cinema non rappresenta semplicemente un caso di studio o uno dei tanti “dispositivi” presi in esame, bensì è anche una risorsa euristica, una tecnologia cognitiva in grado di continuare e amplificare le tesi fin qui proposte. Un film come Memento mette in scena un certo tipo di dispositivo ma al contempo determina un’esperienza mediata della narrazione fatta di flasback, ribaltamenti, ambiguità e tutta una serie di ambiguità che “giocano” con le modalità di engagement dello spettatore cognitivo e che Thomas Elsaesser ha ben inscritto nel contemporaneo genere del “mind-game” film.326
A seguito di un’aggressione che ha danneggiato irrimediabilmente il suo sistema nervoso, il protagonista del film soffre di una forma di amnesia a breve termine, oggi definita “amnesia anterograda”. Il protagonista del film, Leonard (Guy Pierce), è infatti consapevole della sua storia personale, della sua identità e delle cacacità apprese durante la sua vita fino all’attimo prima dell’incidente. Da quel momento in poi, sembra essere incapace di fare esperienza e immagazzinare ricordi, vivendo attraverso un ciclo esperienziale di circa 3 minuti dopo il quale la sua mente fa tabula rasa e torna alle condizioni di partenza. Per ovviare a questo problema, Leonard si circonda quindi di strumenti euristici che gli permettono di ricostruire velocemente gli ultimi accadimenti della sua vita e, cosa più importante, di trasmettere e proseguire i suoi cicli di percezione-azione- ragionamento nei confronti degli eventi e dell’ambiente a lui prossimi. Non si tratta solo di appunti e documenti di archivio (che ad ogni modo richiederebbero un tempo di consultazione superiore al ciclo esperienziale di Leonard), ma soprattutto di fotografie scattate con una polaroid e di una serie di tatuaggi che riassumono lo stato della sua indagine.
Senza questa rete di strumenti cognitivi non-biologici ed extra-neurali, la mente di Leonard continuerebbe certamente ad esistere ma sarebbe impossibilitata a proseguire l’indagine e probabilmente a vivere una vita alla pari di un essere normodotato. Attraverso i ricordi di Leonard, il film ci offre infatti un altro caso, quello di Jimmy, un uomo affetto da un’amnesia simile a quella del protagonista e incapace di “evolvere” le proprie relazioni ed esperienze.
L’estensione della mente di Leonard non richiede l’uso di dispositivi tecnologicamente sofisticati e intelligenti, ma si costruisce attraverso l’aspetto embodied della sua mente che può raggiungere scale di densità ed estensione variabili. Il circuito emulatorio che si viene a determinare non è di tipo sensomotorio (non riguarda cioè il controllo dei movimenti e delle azioni), ma di tipo
326 Cfr. Thomas Elsaesser, “The Mind-Game Film”, in Warren Buckland, a cura di, Puzzle Films. Complex Storytelling in Contemporary Cinema, Oxford, Wiley-Blackwell, 2009, pp. 13-41.
cognitivo-inferenziale. I tatuaggi che Leonard disegna sul proprio corpo elencano i progressi della sua indagine e vanno a formare le linee guida di un sistema emulatorio che, come scopriremo al termine del film, crea di volta in volta una “versione alternativa” dell’evento traumatico che giustifichi e metta in moto una nuova indagine. Il nome del colpevole tatuato indelebilmente sul petto di Leonard non a caso è “john g.”, una sigla volutamente ambigua che lascia campo a molteplici strade inferenziali. In termini cognitivi, l’emulatore di Leonard predispone e prevede cicli di percezione-azione-ragionamento off-line, che ad ogni nuova indagine, determinano la creazione di nuove umwelt esperienziali.
Come ho accennato, il protagonista di Memento non si serve solo testi ma anche di immagini. Attraverso una polaroid, Leonard fotografa le persone che assumono un ruolo saliente nella sua indagine, appuntandovi sopra i suoi giudizi, le “affordance cognitive” in grado di aiutarlo velocemente a relazionarsi con nuovi volti di potenziali amici o nemici. Più volte Leonard è incline a seguire i consigli del suo amico Teddy, ma non appena consulta la sua foto vi trova una scritta sul retro che recita: “non credere alle sue bugie”. Fungendo da memoria artificiale ma soprattutto da sistema di predizione off-line, la polaroid di Teddy instrada Leonard lungo un processo inferenziale che è iniziato nei cicli esperienziali passati e non è quindi funzionalmente efficace ripetere. Ho usato la parola “affordance cognitive” piuttosto che “giudizi di valore” o “appunti mentali”, poiché si tratta di veri e propri ordini o assunzioni di principio, bensì di strumenti euristici e predittivi che instradano e velocizzano il ciclo di percezione-azione-ragionamento nei confronti della realtà. Questo accade anche all’interno del nostro apparato mentale. La psicologia cognitiva postula l’esistenza di determinati “schema-evento” mentali contenenti delle aspettative storicamente e culturalmente situate che guidano il comportamento in diverse situazioni sociali come ad esempio cenare in un ristorante, esplorare un appartamento, partecipare ad un corteo e riguardano anche l’uso “corretto” o normativo di oggetti e apparecchi. 327 Sul piano ambientale, come postulato in
Gibson, gli assetti ottici e le affordance ci permettono di interpretare in fretta ed efficacemente le modificazioni del campo visivo (l’occlusione di un oggetto, l’immersione in un liquido, l’avvicinamento di un oggetto, ecc.). In entrambi i casi non è sbagliato pensare di trovarsi in presenza di sistemi emulatori intra ed extra-neurali, che per convenzione ho chiamato “dispositivo”.
Ovviamente c’è sempre un numero limitato di informazioni che Leonard può estrarre dall’immagine fotografica, sebbene la fotografia, in qualità di oggetto materiale, è sottoponibile ad una percezione on-line che può rivelarne un senso extra-figurativo (esaminandone l’usura si può determinarne l’origine temporale, ad esempio). La chiave filosofica del film sta nel fatto che
327 Per un approccio all’esperienza mediata audiovisiva derivato dalla psicologia cognitiva e dagli “schema-evento” v.
Par Perrson, Undertanding Cinema. A psychological Theory of Moving Imagery, Cambridge, Cambridge University Press, 2003.
l’attività forense di Leonard non è tanto rivolta al disvelamento di un mistero contenuto nella realtà (come nel classico whodonit) quanto al suo stesso apparato mentale esteso nella realtà circostante. La mente-corpo non è una macchina perfetta che invia e scambia informazioni, ma da un bacino di emulatori cognitivi e sensomotori, epistemologicamente sdoppiati fra un uso trasparente e opaco da parte della mente.
Questa strategia emulatoria avviene anche nel nostro apparato cognitivo biologico quando, attraverso l’apprendimento e l’esperienza personale, si tracciano dei percorsi mentali fatti di inferenze e anticipazioni o quando ad esempio, gli input visivi seguono due diverse strade neurali una dedicata al riconoscimento qualitativo e una dedicata a quello spaziale, che possono andare in conflitto.
In conclusione, potrei dire che un mind-game film come Mememnto metta in scena una concezione molto chiara di dispositivo: esso è un sistema emulatorio frutto della congiunzione fra le astrazioni mentali off-line e l’interazione on-line con l’ambiente.