• Non ci sono risultati.

Capitolo 3. L’avvio del sistema scolastico pubblico: un esordio stentato.

3. I primi ostacoli delle nuove scuole comunali.

Le scuole comunali iniziarono a funzionare sotto la supervisione di tre ispettori: Giovacchino Benini, Baldassarre Mazzoni e Giuseppe Bertocci19, i cui rapporti ci hanno consegnato un quadro complessivo dell’andamento delle nuove istituzioni scolastiche nei primi anni. I tre ispettori incontrarono subito una difficoltà di non poco conto, ovvero quella di trovare personale insegnante adeguato per le scuole del contado. La legge toscana prevedeva in proposito che i maestri fossero scelti dal consiglio comunale tra coloro che avessero un diploma di idoneità rilasciato da una scuola magistrale maschile o femminile riconosciuta dallo Stato (articoli 9 e 10). Ma non solo non fu possibile trovare maestri abilitati, fu anche difficile trovare persone che avessero una padronanza sufficiente degli insegnamenti che dovevano impartire. Nella loro relazione sugli esami tenuti ai concorrenti per il posto di maestro, i tre ispettori rilevavano che “esaminati i loro scritti fu unanimemente giudicato che alcuni postulanti non sono molto esperti ancora in quello che devono insegnare, altri, poi inabili, almeno per ora all’insegnamento20”. Ed in effetti furono affidati soltanto 4 dei 5 posti messi a concorso, poiché per una delle scuole, quella di Tavola, non fu trovato nessun concorrente

19 Il primo, come si è visto, era uno degli esponenti di punta del moderatismo pratese. Alla corrente

moderata appartenevano anche il canonico Baldassarre Mazzoni e don Giuseppe Bertocci, quest’ultimo finito in carcere per la sua non nascosta adesione agli ideali patriottici durante i moti del 1848.

20 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Relazione dei tre Ispettori alle scuole comunali, 28

all’altezza21. Il maestro assunto per la scuola di Figline, per altro, era un ragazzo che frequentava ancora le lezioni di lettura e scrittura all’Orfanotrofio.

Il secondo problema che si presentò con immediata urgenza fu quello dei locali scolastici e degli esigui mezzi dei maestri. Le questioni erano collegate poiché erano gli stessi maestri a dover pagare l’affitto dell’edificio scolastico, cosa che determinava in molti casi la scelta di stanze incapaci di contenere tutti coloro che avrebbero voluto partecipare alle lezioni. Il maestro di Galciana, per esempio, non riuscì a fare lezione in modo costante nel 1862, perché non fu in grado di trovare un locale adatto per la scuola e il cui prezzo fosse commisurato ai suoi limitati mezzi22. Egli era tra l’altro costretto ad integrare il misero compenso di 350 lire l’anno con un’altra occupazione, motivo per cui gli fu concesso di contravvenire al regolamento delle scuole, che prevedeva il giorno di chiusura nel giovedì, e di spostarlo al venerdì, quando era impegnato con la regia ricevitoria del lotto. Il problema degli affitti era però generale. I tre ispettori ci informano infatti che la maggior parte dei maestri non aveva potuto ricevere tutti gli alunni che si erano presentati “a cagione della piccolezza della stanza”23, per la quale pagavano un affitto medio di 10 lire, equivalente a circa un terzo del loro stipendio mensile, senza contare l’affitto che dovevano pagare per la loro stessa abitazione, che normalmente si trovava in locali vicini alla scuola.

Gli ispettori chiedevano per questo al Consiglio comunale di concedere agli insegnanti una gratificazione, per sollevarli dalla loro condizione “angustiata, per non dire miserabile”24, tanto più che la remunerazione bassissima loro accordata dalle autorità comunali non era compensata, come avrebbe dovuto secondo il regolamento, dalle somme versate direttamente dai possidenti, i quali si rifiutavano di pagare con la motivazione che in caso contrario, essendo essi contribuenti ed appartenendo le scuole al comune, avrebbero pagato due volte le tasse. La situazione esplose nel 1863, quando il deputato delle scuole comunali Giovanni Ciardi informò il gonfaloniere e i consiglieri

21 La scuola di Tavola sarebbe poi stata aperta soltanto due anni dopo, nel 1863, ed affidata ad un maestro

senza patente. In realtà in quel caso il Bertocci, che era diventato direttore delle scuole comunali, aveva potuto esaminare due giovani, di cui uno con la patente, (entrambi per altro molto deboli nell’aritmetica, secondo il suo parere); ma aveva giudicato che quello senza patente fosse più competente di quello abilitato. SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Istanze e carte diverse per il concorso della scuola di Tavola, 24 marzo 1863.

22 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, inserto 36, Rapporto dei deputati intorno alle scuole

rurali, 5 novembre 1862.

23 Ivi. 24 Ivi.

che, dato il costante aumento degli alunni, considerati gli scarsi mezzi dei maestri e considerato il fatto che i possidenti non intendevano piegarsi a pagare il compenso al maestro, o si aumentavano le gratificazioni per gli insegnanti o si sarebbero dovute chiudere le scuole25.

In effetti un’ulteriore difficoltà incontrata dal neonato sistema scolastico pratese fu quella del sovraffollamento delle aule, tanto in campagna quanto in città. Questo fenomeno, per altro largamente riscontrato in diverse cronache e ispezioni ministeriali tra il 1800 e il 1900 in tutta la penisola26, oltre a rappresentare un aspetto rilevante della vita scolastica, soprattutto per ciò che concerne le pesanti ricadute sulla qualità dell’insegnamento, è un chiaro indicatore di uno squilibrio esistente tra l’offerta e la domanda di istruzione. L’incremento, benché tutto sommato di lieve entità, del numero di scuole a cui si poteva accedere gratuitamente aveva evidentemente suscitato una risposta largamente positiva tra la popolazione, probabilmente al di là delle aspettative degli stessi uomini politici. Le cronache di quegli anni e le cifre delle statistiche comunali concordano tutte nel descrivere una situazione di insufficienza dei locali rispetto all’afflusso degli alunni, almeno nei primi anni ’60. In campagna si è visto come i maestri fossero stati impossibilitati, nel 1862, ad accogliere tutti quelli che si erano presentati ed erano stati costretti a mandarne indietro una parte. Gli iscritti in quell’anno furono 46 a Vaiano, 40 a Iolo, 49 a S. Giorgio a Colonica, 31 a Figline e 28 a Galciana27. L’anno seguente erano cresciuti diventando 63 a Vaiano, 49 a Iolo, 49 a S. Giorgio, 35 a Figline, 30 a Galciana e 71 a Tavola, la scuola di più recente istituzione28. Lo stesso Ciardi testimoniava che

“già noi vediamo che il numero dei giovanetti in principio scarsissimo si va lentamente aumentando, via via che l’uno vede il figlio dell’altro cominciare ad essere istruito, mentre il proprio rimane affatto ignorante; quindi il rimorso o il dispiacere di averlo tenuto lontano dalla scuola, e il proposito e il desiderio d’inviarvelo”29.

25 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, inserto 51, Lettera di G. Ciardi al gonfaloniere e ai

consiglieri della comunità, 17 luglio 1863.

26 De Fort E., 1995.

27 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, inserto 36, Rapporto dei deputati intorno alle scuole

rurali, 5 novembre 1862.

28 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Relazione del direttore Bertocci sugli esami nelle

scuole comunali, 26 giugno 1863.

29 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, inserto 51, Lettera di G. Ciardi al gonfaloniere e ai

Chiaramente le informazioni sulle iscrizioni non sono sufficienti a stabilire la reale dimensione della presenza degli alunni a scuola, dal momento che la frammentarietà e la saltuarietà della frequenza vi incidevano in maniera determinante e, come vedremo, continueranno a farlo per tutto il periodo preso in esame da questo lavoro. Tuttavia, anche le mere informazioni sulle iscrizioni rivestono una qualche utilità. E’ significativo, per esempio, il fatto che dopo una costante crescita delle iscrizioni nei primi anni di vita delle scuole rurali, si registrò una sensibile diminuzione alla fine del decennio. Stando alle statistiche del 186930, infatti, gli iscritti erano scesi a 38 a Vaiano, 41 a S. Giorgio, 27 a Iolo, 41 a Tavola. I livelli delle iscrizioni per queste scuole rimasero poi più o meno costanti per due decenni e ripresero ad aumentare negli anni ’80 e ‘90.

A meno che non si tratti di errori nella rilevazione e nella compilazione delle statistiche (cosa che comunque non è in alcun modo verificabile), si deve quindi registrare nel complesso una flessione delle iscrizioni dopo un primo momento di rapida crescita, flessione che richiede qualche spiegazione.

In effetti le fonti mostrano, come si è detto, una buona accoglienza, talvolta anche entusiasta, da parte della popolazione pratese all’apertura delle nuove scuole rurali. Nel 1862, per esempio, i tre ispettori alle scuole riferirono della grande contentezza dei popoli in cui erano state istituite le nuove scuole, ed in particolare degli abitanti di Vaiano, rimasti privi della scuola comunale che solo per un anno avevano avuto durante la dominazione francese31. Gli abitanti di Tavola, poi, avevano fatto pressione sul comune affinché al parroco che faceva lezione ai bambini ed impartiva insegnamenti non soddisfacenti fosse sostituito un maestro comunale32. Quando nel 1863 il comune istituì alla fine la scuola, gli iscritti passarono dai 18 del parroco a 71. Talvolta, poi, gli abitanti dei borghi vicini a quelli dove era stata istituita una nuova scuola ne chiedevano il trasferimento, lamentando la loro esclusione. Così fecero per esempio un gruppo di abitanti di Paperino, Castelnuovo, Cafaggio e Grignano (i firmatari erano in tutto 29) chiedendo al comune che la scuola di S. Giorgio fosse trasferita a Paperino, che si

30 ACP, Carteggio degli affari comunali, Statistica, filza n° 318, fascicolo 6.

31 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Lettera dei tre ispettori Benini, Mazzoni e Bertocci al

gonfaloniere sull’apertura delle nuove scuole di campagna, 18 febbraio 1862.

32 SASP, Comune, filza n° 811, Officiali, inserto 52, Lettera del prefetto al sindaco sulla protesta degli

trovava in una zona più centrale e confinante con gli altri paesi33. Se vi fu successivamente una riduzione delle iscrizioni, si può allora ipotizzare che in parte ciò fosse dovuto agli esordi stentati di tali scuole, ed in particolare al numero eccessivo degli alunni rispetto alla capienza dei locali.

D’altronde, lo stesso fenomeno si era registrato nei medesimi anni anche in città. Gli alunni della prima classe erano andati costantemente aumentando dopo il riordino delle scuole, tanto che nel 1863 il maestro aveva chiesto un aumento di stipendio per l’aumentato carico di lavoro, dato che gli alunni avevano raggiunto il numero di 10434, stipati, per inciso, in aula di circa 11 metri per 635. Già nel 1861 gli ispettori comunali avevano potuto osservare che nonostante la frequenza saltuaria di molti alunni (ne mancavano almeno 12 al giorno su 72, e molti non avevano abbandonato “l’antica abitudine di frequentare le scuole quando faceva comodo e piaceva”), tuttavia si poteva assistere ogni giorno all’increscioso spettacolo di 10 scolari che stavano in piedi ad attendere che gli altri lasciassero loro il posto per poter scrivere36. Nel 1865 si constatava poi amaramente che gli iscritti si erano ridotti a 64 e se ne attribuiva la responsabilità ai genitori che destinavano troppo presto i figli all’officina. E senza dubbio il lavoro incideva pesantemente sulla frequenza degli iscritti37, ma è certo che la scarsa ricettività delle scuole non facilitava l’aumento della partecipazione.

In altri termini, se nei primi anni dopo la riforma delle scuole pratesi non fu raggiunto un coinvolgimento universale o comunque più ampio della popolazione nel processo educativo, ciò fu dovuto più ad una carenza dell’offerta pubblica che della domanda privata.

33 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Petizione di alcuni abitanti di Paperino, Cafaggio,

Castelnuovo e Grignano per l’istituzione di una scuola comunale, 19 agosto 1864.

34 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, inserto 42, Lettera del maestro Caramelli al direttore

Bertocci, 24 marzo 1863. Il maestro lamentava il fatto che mentre in precedenza insegnava solo la lettura, dopo il riordinamento delle scuole era costretto a insegnare anche la scrittura e l’aritmetica. Inoltre contestava il fatto che a Prato, a differenza delle altre scuole del Regno, non fosse stato posto un limite al numero di studenti per classe.

35 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Relazione del medico Girolamo Pioni sulle condizioni

delle aule delle scuole comunali, 2 maggio 1862. La cifra era riportata dal medico in braccia: 19 e 2/3 per 9 e ½, pressappoco equivalenti a 11 metri per 6. Il medico giudicava l’aula troppo affollata e troppo calda nella bella stagione.

36 SASP, Comune, filza n° 811, Atti del Consiglio, Relazione dei tre ispettori sulle scuole comunali

cittadine, 8 marzo 1861.

37 Ed è possibile che la congiuntura economica influisse sulla variazione delle iscrizioni nel breve

periodo, richiamando un maggiore o minore numero di ragazzi al lavoro, secondo le disponibilità del mercato.

4. La politica scolastica delle amministrazioni comunali di Prato negli anni ’60 e

Documenti correlati