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Tasso di alfabetizzazione per fasce d’età, sesso e collocazione territoriale al censimento del 1841 (%).

0 10 20 30 40 50 60 70 0-5 6-10 11-15 16-20 21-30 31-40 41-50 51-60 +60 fasce d'età %

Maschi città Femmine città Maschi campagna Femmine campagna

Fonte: la stessa della tabella 2.2.

La maggiore presenza di istituzioni scolastiche comunali e private in città determinava livelli alfabetici più elevati per i bambini che abitavano entro le mura urbane rispetto ai coetanei che stavano invece nel contado. Tra questi ultimi poi, le femmine rimanevano escluse quasi totalmente dalla conoscenza della parola scritta fino alla giovinezza avanzata. Eppure anche in città la scuola non doveva rappresentare il principale canale di istruzione, come dimostrano i livelli alfabetici decisamente più elevati nella fascia d’età 21-30, sia per i maschi che per le femmine. Sembra infatti poco probabile che le poche aule scolastiche destinate all’insegnamento della lettura e della scrittura, già affollate di bambini e giovinetti, venissero frequentate anche dagli adulti. Cosicché, questi dati sembrano confermare l’ipotesi suggerita da alcuni secondo la quale l’apprendimento, in un contesto nel quale i canali formali di istruzione raggiungevano una quota molto ristretta della popolazione, si configurava più come una sorta di apprendistato, di tecniche cioè trasmesse o conquistate “facendo”, giorno dopo giorno, magari in stretto rapporto con chiunque potesse giocare di volta in volta il ruolo di maestro al di fuori degli schemi istituzionali78. Anche in questo senso, oltreché come effetto di una precisa politica culturale delle autorità civili o ecclesiastiche volta a dotare gli individui di strumenti di comunicazione che inducessero un’attitudine passiva nella

comprensione della realtà79, va letto il numero non irrilevante tra coloro che, essendo classificati come alfabeti, risultavano in grado di leggere solamente: si trattava del 28% dell’intera popolazione alfabeta, e del 51% se si considerano solo le donne.

Il grafico rivela, inoltre, che il fattore territoriale era ancor più determinante di quello sessuale: i maschi che abitavano in campagna erano significativamente meno alfabetizzati delle femmine che abitavano all’interno delle mura urbane.

10. La dimensione sociale e familiare dell’alfabetizzazione.

Se la profonda alterità della struttura alfabetica delle società tradizionali rispetto al modello attuale suggerisce di non considerare l’infanzia come luogo di elezione dell’apprendimento della parola scritta, un altro elemento di forte differenziazione emerge dall’analisi del censimento del 1841, ovvero la difficoltà di misurare il livello di istruzione partendo dalla sola popolazione di individui che sanno leggere e scrivere. Infatti l’alfabetismo d’Antico Regime non è un bene semplicemente “individuale”, ma valorizzato e speso – quando disponibile – all’interno della famiglia, della parentela, del più vasto gruppo di appartenenza80. Simili considerazioni sono state svolte, sempre sulla base del censimento del 1841, per il caso di Pisa da Andrea Doveri, il quale ritiene che calcolando il tasso di alfabetizzazione solo su base individuale

“si dimentica che, in una società scarsamente alfabetizzata come quella che stiamo considerando, la pratica del leggere e dello scrivere acquista più rilievo a livello di aggregato familiare che non a livello di singolo individuo. In altre parole, ciò che più interessa conoscere è quante e quali sono le famiglie nelle quali è presente almeno una persona in grado di far fronte alle incombenze che richiedono un pur minimo grado di istruzione”81

Doveri ha verificato, per esempio, che mentre solo il 10,4% dei coloni era in grado di leggere e scrivere, se si consideravano le famiglie di coloni che avevano al loro interno almeno un membro alfabeta la percentuale saliva al 38,2%. La differenza risultava però meno evidente nel caso dei braccianti, i quali presentavano un tasso di alfabetizzazione calcolato su base individuale pari all’8% che non appare significativamente più basso di

79 Chartier R., 2001, p. 786.

80 Cfr. Marchesini D., 1992, p. 74 ; De Fort E., 1995, pp. 95 e 96. Si veda a questo proposito anche

Manotavi F., 1898, il quale, sulla base di un campione di 26 famiglie, aveva individuato nella selezione alfabetica operata all’interno dei nuclei familiari un tratto caratteristico dell’approccio all’istruzione nel mondo contadino e in particolare mezzadrile.

quello calcolato su base familiare: solo il 12,1% delle famiglie bracciantili aveva almeno un membro in grado di leggere e scrivere82.

I dati del censimento su Prato restituiscono risultati per certi aspetti confrontabili con quelli pisani e, per quanto riguarda i mezzadri, piuttosto simili (si veda il riassunto nella tabella 2.3). Il tasso di alfabetizzazione di coloro che erano classificati come coloni era pari al 14,6% (dato che saliva al 20,5% se si consideravano anche quelli che sapevano solo leggere); il numero di famiglie con a capo un colono al cui interno almeno una persona sapeva leggere e scrivere era invece del 37,3%. Se si passa poi ad analizzare la categoria dei lavoranti a giornata83, rispetto ad una quota del 7,8% di individui in grado di leggere e scrivere (che diventava del 9,7% con coloro che erano in grado solo di leggere), il numero di famiglie con almeno un membro alfabeta saliva al 19%.

Tabella 2.3. Tasso di alfabetizzazione calcolato su base individuale e familiare per alcune categorie socio-professionali: Prato e Pisa, 1841 (%).

Prato Pisa

Tasso di alfabetizzazione dei coloni

calcolato su base individuale 14,6 10,4** Percentuale di famiglie di coloni con

almeno un membro in grado di leggere e scrivere

37,3 38,2*** Tasso di alfabetizzazione dei lavoranti a

giornata calcolato su base individuale* 7,8 8,0** Percentuale di famiglie di lavoranti a

giornata con almeno un membro in grado di leggere e scrivere*

19,0 12,1***

Fonte: la stessa della tabella 2.2 per Prato; per Pisa, Doveri A., 1990, tab. 24, p. 123 e tab. 25.2

p. 128.

* Nel caso di Pisa ci si riferisce solo ai braccianti. ** Dati relativi a 9 parrocchie del pisano.

*** Dati relativi a 13 parrocchie del pisano

Per Prato i dati sono relativi alle parrocchie di campagna.

Il caso dei mezzadri risulta particolarmente significativo, dal momento che si trattava di un genere di famiglie caratterizzate da una spiccata interdipendenza di

82 Doveri A., 1990, pp. 123 e 128.

83 La sola categoria dei braccianti risultava numericamente troppo esigua per essere significativamente

ruoli e di funzioni84, confermata in questa analisi dal fatto che le effettive capacità alfabetiche delle famiglie coloniche erano in realtà molto più elevate di quanto il rilievo del grado di istruzione individuale lascerebbe a priva vista supporre.

Il fatto che per i lavoranti a giornata l’analfabetismo fosse quasi universale anche a livello di nuclei familiari (benché nel contesto pratese significativamente più basso rispetto al dato individuale) indica l’estrema difficoltà per questa categoria di lavoratori di avvicinarsi alla cultura scritta anche attraverso contatti saltuari o occasionali: l’estrema povertà dei mezzi, la precarietà del vivere quotidiano e forse anche il limitatissimo uso che potevano farne (e che invece doveva essere probabilmente più frequente per i mezzadri, per esempio nei rapporti con il padrone) teneva queste persone ben lontane dall’alfabeto. La differenza tra la diffusione dell’alfabetismo su base individuale e su base familiare ha comunque un valore generale, che riguarda l’intera comunità pratese (tabella 2.4), con valori simili in campagna e in città.

Tabella 2.4. Tasso di alfabetizzazione calcolato su base individuale e su base familiare: città, campagna e intera comunità. Censimento del 1841 (%).

Tasso di alfabetizzazione

calcolato

su base

individuale familiare* su base Città 36,6 58,5 Campagna 11,4 32,9 Totale 20,4 43,6

Fonte: la stessa della tabella 2.2.

* Percentuale di famiglie con almeno un membro alfabeta.

Che poi la capacità di leggere e scrivere non fosse considerata come una ricchezza delle singole persone, ma come uno strumento di cui, se possibile, era bene disporre a livello aggregato, è confermato dalla prevalente alfabetizzazione del capofamiglia rispetto agli altri componenti dell’aggregato familiare85. Tra le famiglie in cui figurava almeno una persona alfabeta, infatti, in poco meno del 70% dei casi a questa

84 Per un’analisi della famiglia nel mondo mezzadrile si veda Barbagli M., 1984.

85 Non è stato possibile condurre un’analisi sistematica del tasso di alfabetizzazione dei diversi membri

delle famiglie pratesi, per il fatto che il censimento del 1841 non fornisce indicazioni sui rapporti di parentela, eccettuato il capofamiglia, che è sempre presentato come il primo dei componenti il nucleo familiare. Cfr. Doveri A., 1990, p. 219.

corrispondeva il capofamiglia, rispetto ad un numero medio di persone per famiglia capaci di leggere e scrivere pari a 2,1 (2,4 in città e 1,7 in campagna). Inoltre tra i capofamiglia il tasso di alfabetizzazione (30,3%) era sensibilmente più elevato che nel resto della popolazione con più di sei anni (20,4%).

Questi dati acquistano poi maggior rilievo se scomposti per sesso, come si osserva dalla tabella 2.5.

Tabella 2.5. Alfabetizzazione dei capofamiglia e dell’intera popolazione per sesso: 1841 (%).

Tasso di alfabetizzazione Dei capofamiglia 30,3

Della popolazione

con 6 anni o più 20,4

Dei capofamiglia

maschi 30,7

Della popolazione maschile con 6 anni

o più 26,4 Dei capofamiglia femmine 27,1 Della popolazione femminile con 6 anni o più 14,1

Fonte: la stessa della tabella 2.2.

Soprattutto per le donne l’essere capofamiglia (cosa che si verificava in poco più del 10% dei nuclei familiari) era associato ad una possibilità decisamente più elevata di entrare in possesso di qualche competenza alfabetica, a dimostrazione del fatto che il saper leggere e/o scrivere faceva parte del bagaglio di strumenti comunicativi di chi doveva, per la sua posizione non solo nella scala sociale ma anche nell’ambito della famiglia, avere contatti e relazioni con il mondo esterno.

Il fatto poi che il capofamiglia fosse tra i membri più frequentemente alfabetizzati, lascia pensare che all’interno dell’aggregato domestico fosse operata una selezione per determinare chi dovesse essere dotato di una qualche forma di istruzione, selezione che non era totalmente indipendente, alla luce dei dati fin qui presentati e delle considerazioni fin qui svolte, dalla dimensione del nucleo familiare.

Il grafico 2.4 mostra una relazione inversa piuttosto marcata tra il numero dei componenti della famiglia e il tasso di alfabetizzazione degli individui86, fatta eccezione per le famiglie con più di dieci membri, che erano più spesso nuclei di tipo multiplo, formati cioè da due o più unità coniugali87.

Grafico 2.4. Tasso di alfabetizzazione degli individui secondo la loro appartenenza a

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