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Spesa per l’istruzione in lire correnti e in percentuale sulla spesa comunale totale: 1861 – 1901 20

0,00 2,00 4,00 6,00 8,00 10,00 12,00 14,00 16,00 18,00 1861 1866 1871 1876 1881 1886 1891 1896 1901 0,00 20000,00 40000,00 60000,00 80000,00 100000,00 120000,00

Spesa per l'istruzione in % sulla spesa totale

Spesa per l'istruzione elmentare in % sulla spesa totale Spesa per l'istruzione in lire correnti

Spesa per l'istruzione elementare in lire correnti

Fonte: SASP, Comune, Rendimento dei conti del 1861, registro n° 1246. ACP, Bilanci

consuntivi, 1866, registro n° 2; 1871, registro n° 12; 1876, registro n° 22; 1881, registro n° 32; 1886, registro n° 42; 1891, registro n° 52; 1896, registro n° 62; 1901, registro n° 72.

La politica scolastica comunale rimaneva cioè, anche in quel periodo, sugli stessi binari tracciati dalle giunte precedenti, ovvero continuava a privilegiare le forme di istruzione che davano lustro e prestigio alla città piuttosto che quelle di cui la necessità era più larga e immediata21. Il divario tra l’impegno comunale e i bisogni della scuola primaria risultava tanto più evidente in un periodo in cui, mentre la spesa per l’istruzione elementare rimaneva stazionaria (e stazionari rimanevano il numero degli insegnanti, delle scuole e delle aule scolastiche) le iscrizioni avevano invece preso a crescere ad un ritmo sostenuto, come evidenzia la tabella 4.3.

20 La serie della spesa per l’istruzione è presentata in lire correnti, vista la contenuta crescita dei prezzi

nella seconda metà dell’800. Gli indici impliciti dei prezzi del prodotto interno lordo per la Pubblica Amministrazione (1938 = 100), calcolati da Paolo Ercolani (in Fuà G., 1975), sono infatti pari a 15,6 nel 1861 e 19,3 nel 1901 (per l’intera serie si veda lo stesso Ercolani, in Fuà G., 1975, vol. III, p. 412 – 413). In ogni caso nel capitolo 5 sarà presentata una serie della spesa per l’istruzione dal 1861 al 1913 a prezzi costanti.

21 La stessa scuola professionale di tessitura e tintoria, anziché costituire un esempio di un investimento

nella formazione di mano d’opera qualificata da utilizzare in loco, rispondeva all’esigenza di avere nella città una scuola professionale all’altezza della fama industriale e tessile che Prato aveva ormai raggiunto a livello nazionale ed internazionale. Alla scuola, in effetti, accedevano, più che gli operai del comune, tecnici e aspiranti dirigenti da ogni parte della penisola.

Tabella 4.3. Iscritti alle scuole comunali cittadine e rurali: 1883 – 1899. 1883-84 1885-86 1890-91 1894-95 1899-1900 M F M F M F M F M F Città 300 64 342 82 433 125 628 208 701 415 Cafaggio 45 21 48 39 42 Casale 47 48 48 55 52 52 36 Coiano 64 55 54 74 Figline 52 25 55 31 78 33 46 45 51 31 Galciana 28 60 41 62 62 80 72 101 68 52 Iolo 47 33 60 49 90 55 76 55 70 63 Mezzana 24 32 59 60 47 Narnali 46 53 46 58 Pizzidimonte 37 33 50 49 39 34 56 41 47 36 S. Giorgio 38 19 39 45 52 57 42 57 59 S. Giusto 51 29 56 50 60 28 66 68 58 55 S. Lucia 33 32 35 Schignano 32 28 Tavola 57 43 61 42 82 50 71 62 73 51 Vaiano 24 19 38 23 48 44 48 43 72 69

Totale per sesso 783 325 875 433 1.134 449 1.384 825 1.470 1.027

Totale campagna 744 904 1.025 1.373 1.381

Totale città 364 424 558 836 1.116

Totale generale 1.108 1.328 1.583 2.209 2.497

Fonte: ACP, Carteggio degli affari comunali, Statistica, filze n° 323, fascicolo 7, n° 324, fascicolo 4, n° 327, fascicolo 3, n° 329, fascicolo 1.

A differenza del periodo precedente, negli anni ’80 il numero complessivo degli iscritti aumentò non in seguito all’istituzione di nuove scuole, ma per la crescita delle iscrizioni ai singoli istituti scolastici. E’ particolarmente evidente lo sviluppo delle scuole di città e di alcuni grossi borghi della piana: Tavola, Iolo, Galciana.

Il fatto che la spesa aumentasse poi negli anni ’90, insieme al numero delle scuole e dei maestri, stava a dimostrare che il maggior impegno del comune per l’istruzione primaria seguì, anziché anticipare, o ancor peggio determinare, un coinvolgimento più largo della popolazione nella scolarizzazione. Il problema che più tardi il Direttore generale dell’istruzione primaria e popolare nazionale, Camillo Corradini, avrebbe individuato come la contraddizione più grave nell’organizzazione della scuola elementare pubblica, ovvero il fatto che ai comuni era attribuito un potere di vigilanza su obblighi individuali il cui rispetto si sarebbe risolto in un maggior onere finanziario a loro carico, si era verificato in modo evidente anche nel caso del comune di Prato. Quest’ultimo invece che fungere da ente di produzione, amministrazione e gestione dell’istruzione primaria e di controllo del rispetto delle regole da parte dei cittadini, era

il soggetto della resistenza più forte opposta all’applicazione dell’obbligo scolastico, per l’aggravio alle finanze comunali che questo comportava. Tanto è vero che il comune di Prato, come si è già osservato, giunse all’introduzione dell’obbligo solo nel 1887, con dieci anni di ritardo rispetto all’emanazione della Coppino e tra gli ultimi rispetto agli altri comuni della penisola, dopo che le autorità centrali erano intervenute più volte per sollecitare l’adeguamento del comune agli standard previsti dalla legge del 1877 e in particolare per verificare che il numero degli insegnanti corrispondesse a quello previsto dalla normativa sull’obbligo. Il comune aveva anche fornito diverse volte cifre sbagliate o contraddittorie pur di ritardare il più possibile la proclamazione dell’obbligatorietà dell’istruzione elementare22. Ciò nonostante quest’ultima venne infine introdotta con una dichiarazione del consiglio provinciale scolastico del 6 agosto 188723, recepita da consiglio comunale nella seduta del 1° ottobre 188724, essendo stato ormai raggiunto il numero di 30 insegnanti su una popolazione di 44.892 abitanti25 (un insegnante su poco meno di 1500 abitanti).

All’inizio degli anni ’80 la direzione delle scuole fu assunta da una intellettuale di tendenze moderate, Giulio Giani26, che la mantenne per tutto il ventennio successivo,

22 Nel 1884, per esempio, il prefetto chiedeva al sindaco, su indicazione del ministro, come mai il comune

di Prato non avesse ancora proclamato l’obbligo e quante scuole mancassero a quello scopo (ACP,

Carteggio degli affari comunali, Carteggio ufficiale: Ministeri e Uffici dello Stato, filza n° 348, fascicolo

4, Lettera del prefetto al sindaco dell’8 settembre 1884). Il sindaco rispondeva in quell’occasione che mancava una sola scuola (ivi, lettera del sindaco al prefetto del 13 settembre 1884). In effetti dai moduli inviati periodicamente dal Consiglio Provinciale per raccogliere notizie sulle scuole pratesi, risulta che nella prima parte degli anni ’80 il comune di Prato era vicino al numero di maestri necessari all’introduzione dell’obbligo, mancandogliene 1 o 2 (ACP, Carteggio degli affari comunali, Statistica, filze n° 323, 324, 325). In realtà le notizie che il comune inviava erano talvolta imprecise o contraddittorie, proprio per ritardare il più possibile l’introduzione dell’obbligo. Per esempio le statistiche del 1883-84 meritarono il richiamo diretto del Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio, visto che in diverse tabelle dello stesso anno, risultava un numero diverso di maestri (ACP, Carteggio degli

affari comunali, Statistica, filza n° 323, fascicolo 7, Lettera al sindaco del ministro dell’Agricoltura

Industria e Commercio del 30 settembre 1885). I richiami indirizzati al comune di Prato furono sottolineati anche da i regi ispettori. Diceva poco prima dell’introduzione dell’obbligo un ispettore: “La scuola che manca per la proclamazione dell’obbligo potrebbe essere mista e collocata nella frazione di Narnali o altra che meglio piacesse al comune, al quale è stato scritto e raccomandato più volte in quest’anno scolastico l’impianto della nuova scuola. Il comune ha promesso, ma ancora non ha fatto”. (ACS, MPI, DSPN 1860-1896, titolo XVI, busta 299 bis, fascicolo Firenze).

23 ACP, Atti del consiglio comunale, filza n° 74, affare n° 28, Legge sull’istruzione obbligatoria. 24 ACP, Protocolli del consiglio comunale, registro n° 21, 24 marzo 1887 - 19 luglio 1888. 25 Il numero degli abitanti è tratto da Corsini A.C., 1988, p. 421.

26 Giani era originario di Pisa, dove era nato nel 1841. Laureatosi in lettere e filosofia fu professore di

ginnasio in Piemonte, Liguria, Italia meridionale e Umbria. Approdato a Prato alla fine degli anni ’70, vi rimase fino alla morte, avvenuta nel 1918.

lasciandola solo nel 1902 in polemica con una nuova giunta di colore popolare27. Benché la posizione politica del Giani fosse vicina a quella delle amministrazioni moderate dell’ultimo ventennio del 1800, il suo interesse per le sorti della scuola elementare fu senza dubbio più vivo rispetto a quello riservatole dalle giunte e dai consigli comunali di fine secolo. Giani fu un direttore estremamente attento e presente; la sua costante attività di monitoraggio delle condizioni delle scuole elementari ha prodotto una ricca documentazione, fatta di relazioni, commenti, statistiche, dati, spesso raccolti direttamente sul campo, che consentono di ricostruire alcuni aspetti importanti del sistema scolastico dell’epoca. Il suo maggior merito storico deve per altro essere individuato proprio nella costante e assidua registrazione delle caratteristiche della vita scolastica, più che nella capacità o possibilità di risolverne i problemi; infatti Giani si trovava spesso a dover giocare di rimessa, a dover correre ai ripari rispetto ad una situazione che rimase fuori della norma per tutta la sua direzione e a prescindere dalla sua volontà, essendo l’evasione dell’obbligo, il sovraffollamento delle aule, l’iscrizione tardiva tutti fenomeni che continuarono ad essere largamente diffusi per l’intero XIX secolo ed oltre.

3. L’età dell’ingresso a scuola.

L’ingresso tardivo a scuola e l’elevata età degli alunni costituivano, in effetti, una delle violazioni più ricorrenti e diffuse rispetto alle norme previste dai regolamenti. La legge Coppino prevedeva che l’obbligo scolastico valesse per i bambini e le bambine di età compresa tra i 6 e i 9 anni (10 anni nel caso che non fosse stato superato entro i 9 l’esame di proscioglimento, art. 2). Tuttavia le classi delle scuole pratesi erano frequentate in larga parte da bambini di oltre 10 anni (si veda il grafico 4.3), che non affollavano solo i corsi superiori (la IV e la V elementare), ma anche quelli inferiori (la I, la II e la III)28. Il dato era ancora più evidente se si considerano specificamente le scuole rurali, ovvero le scuole uniche pluriclassi in cui i corsi arrivavano solo fino alla terza elementare.

27 Turi G., 1988, p. 1178.

28 Fino al 1888 il corso inferiore era costituito dalle classi I preparatoria, I inferiore, I superiore e II. Dal

1888 la I preparatoria e la I inferiore furono unificate in una singola classe, la I superiore divenne la II classe, la II, la III e la IV divennero la rispettivamente la III, la IV e la V (regolamento del 16 febbraio 1888). Così il corso inferiore (che rimaneva quello obbligatorio) precedentemente limitato alla seconda elementare divenne “apparentemente” esteso alla terza.

Grafico 4.3. Classificazione per età degli iscritti alle scuole elementari (%): 1883/84 –

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