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Il Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida

14. Il messaggero di Aristotele e Alessandro

Il messaggero di Aristotele raggiunse Alessandro, dopodiché rimase a lungo senza proferir parola. Dunque Alessandro gli disse: «Se parli io ti ascolto, oppure parlo io e mi ascolti tu». Disse dunque il messaggero: «O re! La scelta è vostra, non mia, e l’obbedienza spetta a me, non a voi».

Allora disse Alessandro: «Che cosa fa il sapiente?».

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Al-mi῾zafat nel testo.

621 Ka-l-nūr al-mašriq ῾alā l-ḫalā᾿iq nel testo.

622 Al-mudarrib li-l-kull al-᾿azalī al-qā᾿im bi-l-ḫaqq wa-l-qisṭ nel testo. 623 Vedi infra, p. 177 n. 570.

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Disse: «O re! Egli persevera nello sforzo e davvero è cauto e preparato». Disse: «A cosa mira il suo sforzo e la sua perseveranza?»

Disse: «Il suo occhio non è né quieto né in movimento; e la sua lingua non si indebolisce; il mondo inferiore presso di lui è come il pus e il sangue».

Disse: «Come si comporta con i sudditi dopo di me?».

Disse: «Egli illumina i cuori oppressi nei petti devastati, accumula in essi la sapienza e fa morire in essi l’ignoranza».

Disse: «Dunque cos’è la sua veste esterna?».624

Disse: «La rinuncia al mondo inferiore e l’astensione dai forti desideri». Disse: «Dunque cos’è la sua veste interna?».

Disse: «Il pensiero alto e la meraviglia perenne».625

Disse: «E da che cosa proviene questa [meraviglia]?».

Disse: «Dalla gente del mondo inferiore e da come essa ne è ingannata e dalla gente dell’esperienza e da come essa vi ripone fiducia!».

Disse: «Da quale delle due è più meravigliato?»

Disse: «Dal fatto che, chi ne è sconfitto, come può ritornarvi? E chi ne è annullato, come può ricorrervi? E colui al quale è morto il padre, come può sperare nell’eternità? E chi è ricco [dei beni del mondo inferiore], come può gioire per ciò che non ha? E chi ne è povero, come può essere triste per la perdita di ciò per cui il ricco si addolora?».

Disse: «Dunque da quale dei due è più meravigliato?».

Disse: «Da tutti e due ugualmente, dall’uno perché gioisce per ciò che non ha, dall’altro perché si rattrista per la perdita di ciò per cui il ricco si addolora; come può non ottenerlo? Egli desidera gravare la sua schiena mentre essa è leggera, e desidera aumentare la sua preoccupazione quando di preoccupazioni e dolori ne ha pochi, e vuole essere affaticato e stanco per il duro lavoro mentre è rilassato, e davvero ciò che basta a lui del mondo inferiore è ciò che argina la sua fame, ciò che fa sparire la sua sete e ciò che copre il suo corpo».

624 I due termini in contrapposizione qui sono libās al-ẓāhir (veste esterna) e libās al-bāṭin (veste interna). 625 Al-fikr al-ṭawīl wa-l-taḥağğub al-dā᾿im nel testo.

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Disse: «Egli mostra gioia per la permanenza del re oppure per la sua fine?». Disse: «Ma nella permanenza del re».

Disse: «E perché questo, e il mondo inferiore non è qualcosa che spetta a lui?». Disse: «Per la facoltà di manifestare la sapienza nel suo governo e la capacità di diffondere sua conoscenza e di divulgarla e di avvicinare i sapienti e gli eruditi, e il prendere i sudditi tramite l’adab che riconduce al bene, e il prendere la ricompensa nel far vedere oltre alla gente dell’ignoranza e il portare la gente sulla bontà della retta via e della condotta virtuosa e della forza nel rifiuto del mondo inferiore e del rifiuto dei forti desideri e dell’abbandono delle delizie nel momento in cui le si domina e il rifiuto di essi nel momento in cui aumentano e sono ricorrenti; infatti il mondo inferiore non sopraffà la sua anima, non lo avvinghia nelle sue reti, non gli fornisce la sua dolcezza, le specie dei suoi inganni, gli orpelli di ciò che è abbellito e le cause dei suoi pericoli, verso i quali si affretta la gente dell’ignoranza, e la gente della disattenzione, che non pensa alle conseguenze delle questioni, tende verso lo scoppio della sua rovina, dunque è lieto perché vince sul mondo inferiore e non è da esso vinto, e perché lo sconfigge e non ne è sconfitto, e lo domina e non ne è dominato se esso tende le sue insidie; ma ogni qual volta le sue insidie gli si presentano, egli se ne allontana, e ogni qual volta gli si presentano in bella forma egli se ne estrania, e ogni qual volta gli si avvicinano lui se ne dissocia».

Disse: «Come è il suo timore della morte e la sua paura per lo stare fermo a valutare le anime?».

Disse: «È desideroso della morte, ed auspica ciò che viene dopo». Disse: «E perché questo?».

Disse: «Perché egli riscatta se stesso dal mondo inferiore, e assolve il suo debito tramite la bontà626, e offre se stesso in cambio dell’altra vita; dunque i sapienti tendono

all’altra vita, comprano il paradiso eterno con il paradiso finito627

, e la morte arriva su di

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Al-birr nel testo, che traduco genericamente con “bontà”. Si tratta di un termine che compare in sei

āyāt del Corano (Cor. II, 22, 177, 189; III, 92; V, 2; LVIII, 9), in italiano tradotto in differenti modi a

seconda del contesto: “carità, devozione, azione pia, opera buona, pietà, bene, virtù”; cfr. Il Corano, ed. A. Bausani, Milano, 1996; Il Corano, ed. H. R. Piccardo, Roma, 1999; Il Corano, ed. G. Mandel, Torino, 2006.

627 Ištarā al-na῾īm al-bāqiyy bi-l-na῾īm al-maqḍiyy nel testo. Questo uso del verbo ištarā (comprare,

acquistare) per riferirsi all’atto di scambiare qualcosa di positivo con qualcosa di negativo, è molto frequente nel Corano. Un’espressione con un significato molto simile a quello espresso da questa

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loro come una liberazione da una prigione, e non li priva di nulla di ciò che procede dal bene e che è provvisto di vantaggi».

Disse: «Dunque quali sono i suoi caratteri prevalenti?».

Disse: «La clemenza per ognuno, la dissuasione dal danno per ognuno, la beneficenza verso ognuno, l’onorare la gente della conoscenza e della sapienza, l’elargizione dei benefici del bene ai beneficiari, e la loro gratitudine

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per l’apprendimento della sapienza e l’utilizzazione, la domanda, la richiesta, e diceva: “Si rifiuta di dare agli uomini la conoscenza e la sapienza che avvicinano alla felicità colui che rafforza la crudeltà e aumenta la colpa”».

Disse: «Dunque come la gente abbandona il paese?».

Disse: «L’ignoranza sguaina la sua spada, e sfugge dalla sua cintura, ed è forte dopo l’umiliazione, e la cupidigia spalanca la sua bocca infuocata, accesa, conquistatrice e vittoriosa, dunque il resto della gente e il [loro] popolino prevalgono sui sapienti e gli eruditi virtuosi, li umiliano e li abbandonano; e desiste colui che ama gli intelletti, e le anime sono esili, e arriva la tristezza su di noi, dunque noi siamo trascinati via dalle mani degli ignoranti e ci ritroviamo sparpagliati in una vita».

Dunque Alessandro pianse per questo, e disse: «Abbiamo pazientato per questo e ci siamo sforzati nell’inseguire questo ingannevole mondo inferiore, ed hanno pazientato gli eruditi, si sono sforzati nel loro rifiuto [del mondo inferiore]: loro hanno voluto accoglierlo e noi abbiamo voluto respingerlo, dunque noi l’abbiamo desiderato [e] loro se ne sono astenuti; ed essi si astengono da esso e noi lo desideriamo, dunque la loro azione è seguita dalla felicità perenne, mentre la nostra azione è seguita dalla tristezza durevole, dunque ci troviamo a cantare un’orazione funebre per le nostre anime e invidiamo loro, e compiangiamo noi stessi e siamo lieti per loro. Dunque la maledizione e l’afflizione sono su coloro che sono stati spogliati di ciò dal mondo

sentenza, la ritroviamo, ad esempio, in Cor. II, 86, che abbiamo già visto: « Ecco coloro che hanno barattato (o “comprato”, aštaraū) la vita terrena (al-ḥayā al-dunyā) con l’Aldilà (bi-l-Āḫira)».

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inferiore, da tutto ciò che esso contiene, dalla fatica [sprecata] nell’accumularlo, e [che] non ottengono l’altra vita».628