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La fondazione della dinastia buwayhide: ῾Imād al-Dawla

2. Contesto storico

2.1. La fondazione della dinastia buwayhide: ῾Imād al-Dawla

῾Alī ibn Būya, il futuro ῾Imād al-Dawla, il fondatore della dinastia buwayhide, nacque attorno agli anni 891-892 e, come era usuale per un Daylamita, iniziò la sua carriera militare molto giovane; in gioventù lavorò alla corte del principe sāmānide Naṣr ibn Aḥmad (913-943) apparentemente all’interno del suo stretto entourage, ed in seguito entrò al servizio di Mākān ibn Kāki156, sicuramente occupando un alto grado nel suo esercito, dal momento che ebbe la possibilità di far arruolare anche i suoi due fratelli minori, Ḥasan, il futuro Rukn al-Dawla, e il più giovane Aḥmad, il futuro Mu῾izz al- Dawla.

Quando Mākān venne sconfitto da Mardāvīǧ, un altro principe del Gīlān, ῾Imād passò al servizio di quest’ultimo assieme ai suoi fratelli; Mardāvīǧ gli conferì il titolo di governatore di Karaǧ, un’importante città situata nelle vicinanze dell’attuale Bahrāmābād157

, avendo riconosciuto in lui un grande valore. Ben presto, però, maturò l’intenzione di porre fine alla sua carica, probabilmente per amministrare la città di Karaǧ in prima persona; ma ῾Imād, avvertito dal visir al-῾Amīd, del quale era riuscito ad ottenere il favore, abbandonò velocemente Rayy, città nella quale risiedeva, e prese il controllo della città contesa e della regione circostante.

La stabilità della sua nuova posizione permise ad ῾Imād di aspirare a un allargamento del suo dominio; dunque mosse contro la vicina Iṣfahān, riportando un insperato successo; non riuscì tuttavia a stabilizzare la sua nuova conquista, ciò che lo

155 Più tardi, quando il dominio buwayhide si divise in più sfere di influenza – quella di Šīrāz, quella di

Rayy e quella di Bagdad –, i Buwayhidi dell’Iran tesero ad appoggiarsi perlopiù ai Daylamiti, mentre i Buwayhidi dell’Iraq si appoggiarono ai Turchi; cfr. Ibid., p. 252.

156 Mākān ibn Kāki apparteneva a una famiglia principesca del Gīlān; aveva sposato la causa dei

governatori ῾Alīdi del Ṭabaristān e nel 924 era diventato governatore di Gurgān. Nel 928, su invito dei Sāmānidi, divenne governatore della provincia di Rayy. Nel 930, decise di attaccare i Sāmānidi nel Ḫurāsān; riuscì ad occupare Nišāpūr per un certo tempo, ma subì in seguito una disfatta da parte di Mardāviğ e fu costretto ad abbandonare il Ṭabaristān; cfr. Ibid., p. 254.

157 La città di Karağ era situata in una posizione strategica dal punto di vista delle comunicazioni,

trovandosi alla congiunzione tra la rotta tra Rayy e al-Ahwāz e quella tra Hamadān e Iṣfahān. Quando i Dulafidi vennero rovesciati dall’esercito ῾abbāside negli ultimi due decenni del IX secolo, seguì un vuoto di potere nella regione, che i governatori ῾abbāsidi di Iṣfahān e di Šīrāz non furono in grado di riempire; cfr. Ibid.

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portò ad abbandonare sia Iṣfahān, sia Karaǧ, e a marciare verso l’importante città di Arraǧān, che si trovava sotto al controllo dello stesso governo di Iṣfahān: il medesimo successo che si era verificato ad Iṣfahān, si ripeté ad Arraǧān.

Questa nuova conquista è probabilmente da intendersi come il consapevole avvio di un piano che prevedeva la creazione un regno nell’Iran meridionale. ῾Imād si aprì infatti la strada verso la capitale del Fārs, Šīrāz. Nel 934 marciò sulla città, che rimase in mano buwayhide fino al 1062.

In seguito alla presa di Šīrāz, ῾Imād al-Dawla si sforzò di ottenere il riconoscimento califfale, in modo tale da prevenire ogni rivendicazione da parte di Mardāvīǧ; lo ottenne, e fu così insignito del ruolo di viceré da parte dell’emissario del Califfo a Šīrāz; tuttavia, non ebbe mai intenzione di pagare il tributo a cui era obbligato, e l’emissario morì nella capitale del Fārs dopo due anni di attesa. Questo episodio può ben considerarsi come un’anticipazione dell’atteggiamento che i Buwayhidi tennero verso l’autorità califfale per tutta la durata del loro potere: una caratteristica tipica della politica economica buwayhide, infatti, consistette proprio nell’evadere regolarmente il pagamento dell’imposta di 800.000 dinari annuali dovuta a Bagdad.

῾Imād, coerentemente con le sue origini, era zaydita, e zayditi furono i suoi immediati successori. In seguito, i Buwayhidi abbracciarono la fede duodecimana, e persino l’Ismā῾īlismo trovò posto alla corte buwayhide per un breve periodo. La Šī῾a dei Buwayhidi può dunque considerarsi eterogenea e mutevole nel tempo, ma in ogni caso, in nessun momento essi ebbero mai alcun motivo religioso per ricercare l’approvazione del Califfo.

Mardāvīǧ, che nel frattempo aveva dato avvio a una campagna contro il Ḫūzistān per prevenire l’eventuale espansione buwayhide, venne assassinato nel 935; ῾Imād rivendicò il Ḫūzistān occupando ῾Askar Mukram, e il Califfo lo assegnò a Yāqūt, governatore formale del Fārs.

Nel frattempo, i mercenari turchi di Mardāvīǧ si erano dispersi; una gran parte di loro furono arruolati da ῾Imād al-Dawla, che colse l’occasione per espandersi verso Iṣfahān: Vušmgīr, fratello di Mardāvīǧ, affidando la campagna al fratello minore Ḥasan, il futuro Rukn al-Dawla.158

Il più giovane dei Buwayhidi, Aḥmad, ovvero

158 Rukn al-Dawla si era distinto nelle battaglie condotte nel Fārs; in precedenza, era stato inviato come

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Mu῾izz al-Dawla, venne inviato invece verso il Kirmān, dove ottenne il riconoscimento stabile dell’autorità buwayhide da parte dei Banū Ilyās.

Nel frattempo i Barīdi, un clan di al-Baṣra di funzionari califfali, deboli governatori della provincia del Ḫūzistān, si erano rivolti ai Buwayhidi alla ricerca di sostegno contro l’autorità centrale di Bagdad. In ciò ῾Imād al-Dawla intravide l’occasione per estendere ulteriormente la sua influenza; inviò dunque Mu῾izz al-Dawla, che in quel momento si trovava ad attendere nuovi ordini ad Iṣṭaḫr, ad Ahvāz, la capitale della provincia del Ḫūzistān; ed egli, dopo aver messo in fuga i Barīdi dalla provincia ed averne preso il controllo, decise di intraprendere, senza alcun ordine da parte di ῾Imād al-Dawla, nuove campagne in Iraq, mentre gli ῾Abbāsidi erano impegnati in dispute interne. Nel 944 prese Wāṣiṭ, ed inutile fu il tentativo di un esercito ῾abbāside di stanza ad al-Madā᾿in e comandato dal generale Tūzūn di bloccare la sua avanzata; così come inutile fu la distruzione del ponte di Bagdad da parte dello stesso generale, che procurò un arresto solo temporaneo della marcia di Mu῾izz al-Dawla: nel 945, infatti, il buwayhide fece ingresso nella capitale califfale, e ne prese il controllo senza nemmeno dover ricorrere alle armi; il Califfo al-Mustakfī fu costretto a concedergli il titolo onorifico (laqab) di Mu῾izz al-Dawla – mentre i suoi fratelli, che in quel momento si trovavano in Iran, venivano insigniti dei titoli di ῾Imād al-Dawla e di Rukn al-Dawla – ciò che lo rese di fatto anche amīr al-umarā᾿159

, titolo detenuto precedentemente da Tūzūn,160

lo stesso generale turco che aveva tentato in ogni modo di contrastarlo, e che solo l’anno prima aveva posto al-Mustakfī sul trono califfale deponendo e accecando il suo predecessore e cugino al-Muttaqī.

In questo modo, la massima autorità del mondo arabo-islamico divenne un fantoccio nelle mani della dinastia Buwayhide: il nome del Califfo continuerà a essere impresso sulle monete e recitato nella ḫuṭba del venerdì ancora per molto tempo dopo il 945, ma si tratterà d’ora in poi di una figura priva di qualsiasi potere reale; una simile congiuntura era priva di precedenti nella storia islamica. Ben presto, comunque, Mu῾izz

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Miskawayh, acuto osservatore della sua epoca, considerò la creazione stessa del titolo di amīr al- umarā᾿ come un punto di svolta fatale nella storia islamica, poiché esso distrusse il tradizionale ufficio del visirato, trasferendo le tipiche funzioni del visir ad un capo militare che aveva il controllo su ogni questione di governo senza sentirsi responsabile nei confronti del Califfo, e al contempo disponendo di tutte le entrate statali e potendone usufruire secondo il suo arbitrio; cfr. T. Nagel, “Būyids”, Encyclopædia

Iranica, IV/6, pp. 578-586.

160 In realtà, Tūzūn era morto da poco quando Mu῾izz al-Dawla prese possesso della capitale, ed a lui era

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al-Dawla iniziò a temere che il Califfo potesse cospirare contro di lui avvalendosi del supporto delle sue milizie turche; decise di farlo deporre e di sostituirlo con al-Muṭī, un cugino di al-Mustakfī.161

Tale gesto dovette suscitare una grande impressione nella mentalità dell’epoca; ecco come è narrato l’evento della deposizione da Miskawayh, all’interno del Taǧārib

al-Umam (L’esperienza delle nazioni): «Il giovedì 22 di Ǧumādā II162 l’emiro Mu῾izz al-Dawla si recò al palazzo del governo conformemente all’abitudine delle genti della corte. Dal momento in cui Mustakfī si sedette sul trono e i presenti si disposero secondo il loro rango, Abū Ǧa῾far al-Ṣaymarī e Abū Ǧa῾far ibn Širzād entrarono e occuparono le posizioni che spettavano loro. Fu allora che entro l’emiro Mu῾izz al-Dawla che baciò la terra secondo il suo uso, poi la mano di Mustakfī al quale si rivolse rimanendo in piedi davanti a lui; dopodiché prese lui stesso una sedia e autorizzò l’ingresso a un emissario venuto dal Ḫurāsān e a un altro inviato da Abū l-Qāsim al-Barīdī. Due Daylamiti avanzarono e tesero le mani verso Mustakfī parlando ad alta voce in persiano. Il Califfo credette che volessero baciargli la mano, e gliela tese; ma essi lo strattonarono, lo fecero cadere a terra, e dopo avergli passato il suo turbante attorno al collo iniziarono a trascinarono. […] Poi lo condussero a piedi fino al palazzo di Mu῾izz al-Dawla, dove fu imprigionato».163 Al Muṭī mantenne il ruolo – formale ed altamente vilipeso da parte dei Buwayhidi – di Califfo per tredici anni.

Dopo il 947, anno in cui Mu῾izz al-Dawla eliminò la minaccia rappresentata dai Barīdi, solo un piccolo emirato tra al-Baṣra e Wāṣiṭ rimase a fronteggiare il potere buwayhide ad occidente; ed in effetti lo fece, continuando a mantenere la sua posizione per circa un secolo.

Nel frattempo, dal 940 Rukn al-Dawla aveva occupato Rayy con l’aiuto di Ibn Muḥtāǧ, governatore sāmānide del Ḫurāsān, divenuto suo alleato, ed in seguito, annetté il Ṭabaristān e il Gurgān esconfisse i Musāfiridi dell’Āzarbāīǧān a Qazwīn.

Nella primavera del 948 i confini del dominio dei Buwayhidi della prima generazione erano dunque ormai definitivamente fissati, a parte per qualche piccolo territorio che sarebbe stato aggiunto in seguito. Poco più di un decennio fu dunque

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Cfr. W. Muir, The Caliphate. Its Rise, Decline and Fall, ed. T. H. Weir, 1915, p. 574.

162 Ğumādā II, ovvero Ğumādā al-ṯāniyya, è il sesto mese del calendario islamico.

163 Miskawayh, Tağārib al-Umam, II, 86-87. La citazione è tratta da M. Arkoun, L’Humanisme Arabe au

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sufficiente a stabilire nella maggior parte dell’Iran un potere che avrebbe esercitato un’influenza decisiva sul Califfato ῾Abbāside per oltre un secolo. Il nuovo dominio, tuttavia, non disponeva ancora di un’organizzazione centralizzata164

, né di un ordine di successione.

Sin dal principio, tra i fratelli buwayhidi fu ῾Imād al-Dawla ad avere una posizione dominante. Il fratello Rukn al-Dawla aveva autonomia nel controllo di Iṣfahān e di Rayy; sulle monete che venivano coniate nel suo territorio, il suo nome compariva a fianco a quello del Califfo di Bagdad, così come avveniva sulle monete coniate nel Fārs, sulle quali comparivano i due nomi di ῾Imād e del Califfo, ciò che dimostra come queste due regioni godessero di pari importanza ed indipendenza.

Per quanto riguarda invece Mu῾izz al-Dawla, la sua autorità nei territori da lui direttamente conquistati era limitata al titolo di rappresentante (nā᾿ib) del fratello; sulle monete che venivano coniate nel Ḫūzistān, infatti, comparivano tre nomi: quello del Califfo, quello di ῾Imād e quello di Mu῾izz al-Dawla. Molto probabilmente ῾Imād considerava se stesso come amīr al-umarā᾿ nonostante il fatto che il titolo fosse stato conferito al fratello minore; certo, da ciò non bisogna trarre la conclusione che Mu῾izz al-Dawla non avesse alcuna libertà decisionale: quella di deporre al-Mustakfī e di installare al suo posto al-Muṭī nel 946 fu indubitabilmente una scelta di Mu῾izz al- Dawla, sebbene in obbedienza alla politica del fratello riguardo al potere califfale.165