Il Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida
15. Le massime di Socrate
Disse Socrate: «Gli uomini sono quattro: un generoso, un avaro, un prodigo e un parsimonioso. Dunque il generoso è colui che concede una parte del suo mondo inferiore in cambio di una parte della sua altra vita; l’avaro è colui che non concede nessuna delle due parti; il prodigo è colui il quale le riunisce entrambe [le parti] in cambio del mondo inferiore; e il parsimonioso è colui il quale concede entrambe le sue due parti».
E disse anche: «Se l’intelletto è sano e la comprensione è forte, la prova629
è molto facile. E in merito alla forza fisica, ebbene essa costituisce una parte solo per chi non ha prosperità di intelletto, similmente alle bestie».
[pag. 282]
E disse anche: «L’ignorante [è tale] se enuncia degli errori e se li tace, e se la sua opinione è debole, e se procede molto nell’errore».630
E disse anche: «L’agiatezza rende insolenti, e la disgrazia rende educati».
Già abbiamo terminato la gran parte delle massime dei persiani, degli indiani, degli arabi e dei greci. E non ambiamo alla comprensione dei particolari delle massime. Dunque ci limitiamo a ciò che abbiamo citato, affinché queste massime divine catturino l’attenzione dei giovani e dei principianti.
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Fa-l-wayl wa-l-ṯubūr li-man salabat min-hu al-dunyā wa-ğamī῾ mā ğumi῾a fī-hā wa-nasiba iddiḫār-hu
min-hā wa-lam yadrak al-Āḫira nel testo. Anche il concetto espresso da questa sentenza è di chiara
ispirazione coranica; sono infatti moltissime le āyāt nelle quali si tratta il tema della perdita dell’accesso all’altra vita da parte di coloro che sprecano la loro vita terrena nell’accumulo di beni e ricchezze. Ne citiamo solo un esempio, l’incipit della Sūra al-Humaza, che così recita: «Guai a ogni diffamatore maldicente, che accumula ricchezze e le conta; egli pensa che la sua ricchezza lo renderà immortale. Ma non [è così]! Egli sarà certamente gettato nella Voragine (al-Ḥuṭama)»; cfr. Cor. CIV, 1-4.
629 Al-tağriba nel testo.
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16. Epilogo
Sebbene il capitolo dedicato alla sapienza greca sia terminato, nell’epilogo all’opera (pp. 345-346) troviamo altre due pagine dedicate alle massime “degli antichi e della gente dell’eccellenza”, tra i quali viene incluso Platone; noteremo che le massime in questa sezione sono, rispetto alle altre attribuite a Platone, organizzate in forma maggiormente dialogica: di esse, infatti, metà (sette su quattordici) sono riportate in forma di risposta a una domanda specifica. Assieme a queste, ve ne sono altre (nove) formulate in maniera impersonale: «È stato detto che…» (qīla). Eccone di seguito la traduzione.
[pag. 345]
E adesso ricorderemo, tra le massime degli antichi e della gente dell’eccellenza, a mo’ di conclusione, un brano, poiché dei racconti, negli aneddoti e nelle massime e in una disciplina come questa c’è una grande ricchezza.
Dunque diciamo:
Disse Platone: «Non desiderare mai ciò che non è per te desiderabile fare». E disse: «Non aspettare, [prima di] iniziare [a fare] del bene a chi merita [di riceverlo] da te, che sia [quest’ultimo] a chiedertelo, affinché sia più completo il compiacimento e più felice la situazione».
E disse: «Non giudicare prima di aver udito le parole di entrambi i contendenti e [prima di] averli convocati».
E gli fu chiesto: «Perché, ogni volta che insegnate, la nostra sollecitudine per apprendimento diventa più intensa?»
Rispose: «Poiché ogni volta che noi accresciamo la conoscenza, noi accresciamo [anche] la conoscenza per il beneficio della scienza».
E gli fu chiesto: «Quali cose sono più importanti?» Ed egli rispose: «Il biasimo degli ignoranti».
E gli fu chiesto: «Quale cosa ha la capacità di migliorare ogni [persona]?» Rispose: «Il suo amore per il bene della gente».
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Rispose: «Per gli eruditi è [il fatto di] sapere che esse sono inevitabili, e per il resto della gente è la consolazione».
E gli fu chiesto: «Quale virtù non è invidiata, e quale difetto nessuno approva?» Rispose: «La modestia è una virtù che non è invidiata, e la superbia è un difetto disprezzato da tutti».
E disse: «Se qualcuno fa una promessa ma poi non la mantiene, essa diventa come un bel sogno».
E gli fu chiesto: «Quale cosa [provocherebbe] eterna disgrazia a colui che la perdesse?»
Rispose: «L’Intelletto».
E disse anche: «Non fidarti del bugiardo, poiché colui che mente in tuo favore, mente [anche] in tuo sfavore».
[pag. 346]
E disse: «Insultare chi non tollera il tuo insulto ti procurerà l’insulto, e insultare chi tollera il tuo insulto [ti procurerà] bassezza morale».
E si diceva: «L’adab decora la ricchezza del ricco e nasconde la povertà del povero».
Ed è stato detto: «È necessario che chi fa un favore se ne dimentichi all’istante, ed è necessario che chi lo riceve [ne mantenga] il ricordo in mente per sempre».
E gli fu chiesto: «Quale cosa è più lodevole? Il pudore o il timore?»
Rispose: «Il pudore, poiché esso è prova d’intelletto, [mentre] il timore è prova di codardia».
E disse anche: «Se vuoi avere un forte desiderio, allora desidera ciò che è impossibile per te».
Ed è stato detto: «Le cose migliori con cui i sovrani dovrebbero avere familiarità sono due: l’affabilità e la riduzione dell’inconveniente».
Ed è stato detto: «La cosa migliore che l’uomo possa procurarsi è un amico sincero».
Ed è statp detto: «Chi è immune da tre cose ottiene tre cose: chi è immune dal vizio ottiene la forza; e chi è immune dall’avarizia ottiene la nobiltà; e chi è immune dalla superbia ottiene la dignità».
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E si diceva: «Non si fa un favore se non tramite [queste] tre cose: [che lo si faccia con] sollecitudine, che lo si consideri di poco conto e, se è grande, che si rinunci ad [avere] un tornaconto».
E si diceva: «Chi trascura l’adab riduce ciò che guadagna tramite esso, che non si occupa dell’errore».
E si diceva: «Non conviene all’uomo che mostri l’amarezza dell’anima fino al punto di far sospettare di sé di essere malvagio, né di essere gentile fino al punto di far sospettare di sé che sia servile».
E si diceva: «Non amate le cose che ci annoiano, ma amate le cose che sono dilettevoli in se stesse».
E quando gli fu chiesto: «Con che cosa vendichi l’uomo dai suoi nemici e con cosa li provochi?» – Rispose: «Con ciò che aumenta l’eccellenza».
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