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Il Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida

6. Il testamento di Aristotele ad Alessandro

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Allorché peggiorò la malattia di suo padre Filippo, si fissò il governo ad Alessandro suo figlio.

Disse:

«Colui che comanda il bene non è più felice di colui che obbedisce ad esso; e chi insegna non è meno fruitore della scienza rispetto all’allievo; e non è il consigliere più degno di lode del consigliato, quando esso [il consiglio] è stato detto. E se Dio – onnipotente – non è egli stesso soddisfatto della gente eccetto che per l’esempio per cui si compiace di loro per se stesso, poiché lui ha ordinato loro la pietà ed è stato misericordioso con loro; ha ordinato loro la concordia ed è stato onesto con loro; ha ordinato loro la generosità ed è stato generoso con loro; ha ordinato il perdono e li ha perdonati; dunque non riceve da loro se non l’esempio che lui ha dato loro; così come non concede loro di andare contro a ciò che ha loro dato. Dunque dai a chi segue il suo ordine un po’ della tua pietà, della tua misericordia e del tuo perdono fintantoché tu vuoi seguire il suo esempio, sicuro che se hai dato queste cose da te stesso, le hai date

468 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 360, questa sentenza

si trova nelle seguenti fonti arabe: 1. PQ, p. 134, Platone 43.4; 2. Mṣr 8r, Platone 24; e nella fonte persiana 3. Ṭūsī 38. Ecco invece la traduzione di A. J. Arberry: «Let your conduct with your friend be such that you have no need therewith of any arbiter, and with your foes such that you will triumph thereby in the arbitration»; cfr. Id. “Plato’s Testament to Aristotle, p. 483, sentenza n.38.

469 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 360, questa sentenza

si trova nelle seguenti fonti arabe: 1. PQ, p. 134, Platone 43.5; 2. M 35 (omesso da BO); e nella fonte persiana 3. Ṭūsī 39. Ecco la traduzione di A. J. Arberry: «Be not frivolous towards any man, and let your conduct with all man be with humility; and reckon no man contemptible on account of his humility»; cfr.

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liberamente. E sappi che tu non hai nulla se non ciò che hai preso dalla buona reputazione e dall’assenso del Creatore, e che se tu avrai fiducia in Lui, Egli ti proteggerà dal male che sta al di là da Lui, mentre se avrai fiducia in altro da Lui,

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non difenderai te stesso e non avrai altra difesa470. E sappi che tu sei diverso da colui che cerca il bene dei suoi sudditi se sei corrotto, e che non sei la loro guida se sei uno che sbaglia, e non sei la loro guida se sei errante. E come può il cieco condurre sulla strada giusta, un povero essere ricco e un miserabile essere glorioso e potente! E sappi che non puoi fare del bene agli altri se non facendo del bene a se stesso, e non può corrompere gli altri se non corrompendo se stesso. Dunque se desideri la correzione del sottoposto [walī], allora comincia con il correggere te stesso. E se vuoi eliminare i difetti dal tuo prossimo, allora [prima] purifica te stesso da essi. E la tua opinione non ti abbellisce se migliori le tue parole prescindendo dalle tue azioni; infatti, [così facendo,] comunicheresti di te [qualcosa] a chi ti ascolta senza che le tue parole diano conferma delle tue azioni, e senza che ciò che è nel tuo intimo sia accertato pubblicamente. E sappi che sei un’impronta su caratteri diversi: da essi vengono sia buone azioni sia cattive azioni. Dunque il tuo nemico più ostile sono le cattive azioni dei tuoi caratteri, e le più meritevoli per te sono le buone azioni dei tuoi caratteri. Sostituisci alcuni tuoi caratteri con altri: sostituisci la tua collera con la tua mitezza, la tua ignoranza con la tua conoscenza, la tua dimenticanza e la tua negligenza con il tuo pensiero e con la tua attenzione. E sappi che nessuno è più utile alla gente delle autorità se esse sono virtuose, e niente è più nocivo di queste per loro, se esse sono corrotte, e certo il sovrano è rispetto ai sudditi come lo spirito471 rispetto al corpo, presso il quale non c’è vita se non con esso; ed egli è come la testa rispetto agli altri organi corpo; infatti esse non hanno esistenza se non con essa: dunque il sovrano, nonostante l’eccellenza del suo rango, necessita della correzione dei suoi sudditi, così come i sudditi necessitano della

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Wa-᾿in waṯiqta bi-ġayr-hu lam tadfa῾ ῾an nafsika wa-lam yadfa῾ ῾an-ka dāfi῾. Questa sentenza rispecchia il contenuto di alcune āyāt coraniche, quali ad esempio Cor. XXII, 38: «Certo Dio difende (yudāfi῾u) coloro che credono (allaḏīna āmanū)», o Cor. LXX, 2: «Per i miscredenti (li-l-kāfirīn) non vi sarà difesa (dāfi῾)».

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Makān al-rūḥ, letteralmente «sede dello spirito»; per il termine rūḥ, vedi infra, p. 129 n. 378. In questo particolare caso, in cui si dice dello spirito che senza di esso il corpo non ha vita (lā ḥiyyā la-hu illā bi-hi) si potrebbe, forse, trovare un eco alla teoria di Galeno del πνεῦμα come spirito vitale; cfr. G. Endress, “Platonizing Aristotle”, pp. 268-269.

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correzione del sovrano, e la forza degli uni aumenta con la forza degli altri, e la debolezza degli uni velocemente aumenta con la debolezza degli altri.472 E la distanza del sovrano dalla capacità di correggere se stesso quando i suoi sudditi sono corrotti è come la distanza della mente della sopravvivenza con la morte di tutte le parti del corpo. Tuttavia, egli è maggiormente capace di correggere i sudditi corrotti e di corrompere i sudditi virtuosi di quanto non lo siano i sudditi di correggere il sovrano corrotto e di corrompere il sovrano virtuoso, per via della superiorità della sua forza su di loro e dell’inferiorità della loro forza sulla sua. Già lo disse il poeta Omero: «Se i condottieri correggono i condotti per mezzo della superiorità della loro forza, allora, per quanto riguarda i condottieri, essi non sono corretti dal condotto». E ti metto in guardia dalla bramosia: riguardo a ciò

472 In questo paragrafo si fa una similitudine tra tre coppie di termini: il sovrano (al-wālī) e i sudditi (al-

ra῾iyya), la testa (al-ra᾿s) e gli altri organi (sā᾿ir al-᾿a῾ḍā᾿), lo spirito (al-rūḥ) e il corpo (al-ğasad) in

modo tale che il secondo termine di ogni coppia sia in una relazione di sudditanza rispetto al primo. Questa similitudine è interessante poiché lo spirito, rūḥ, questa entità di così difficile definizione, è chiamata in causa. Si noti innanzitutto che essa è contrapposta al corpo, ciò che consolida la tesi per la quale si tratti di un ente incorporeo; d’altro canto si dice anche che il sovrano, così come deve correggere i suoi sudditi, deve anche esserne corretto; «la forza degli uni aumenta con la forza degli altri, e la debolezza degli uni velocemente aumenta con la forza degli altri»; ovvero, che i due termini della coppia subiscono un’influenza reciproca. Se questo rapporto sussiste allo stesso modo anche tra lo spirito e il corpo, come pare suggerire il testo, ciò ci permette di trarre alcune conclusioni. Nel Fawz al-aṣġar si dice (cito la traduzione inglese di P. Adamson): «It is clear […] that the soul has proper activities through which it is separate from the body. What has an activity proper to it and separate from the body is also separate from body, for it has no need for the body to [perform] it. We have proven this from the fact that [the soul] is not strengthened by the power of the body, nor weakened by its weakness; and we have already given the text of the philosopher’s words. As for what he say elsewhere, namely ‘this alone can be separate, in the sense [ka-mā] being separate from corruptible bodies. But as for the other parts of the soul, it is obvious that they are not separate [from the body], as some people claim’. This is the opinion of the philosopher and all the sages regarding the part of the soul. By ‘part [ağzā᾿] of the soul’ I mean the modes [anḥā᾿] which we have explained – for [the soul] is not divided into part sas bodies are. By these ‘parts’ we mean the part called desiring soul and the part called the irascible soul, because these die along with the death of the human, that is to say, they are perishing and transient. The same goes for the power of memory and the like, for these powers are material, and their activity is completed only by means of a bodily organ. The soul needs them only so that it can complete life for the body over a long period of time. But because these activities proceed from the soul, being differentiated by the various organs, each activity related to an organ is called ‘soul’ because this activity always proceeds from the soul and towards that organ»; cfr. Miskawayh, Fawz al-aṣġar, §II.5, 78.12-79.13; tratto da P. Adamson, “Miskawayh’s Psychology”, in Classical Arabic Philosophy: Sources and Reception, Warburg Institute, 2007, pp. 39-54. L’anima dunque non è rafforzata dalla forza del corpo, né indebolita dalla sua debolezza. Lo spirito dev’essere allora qualcosa di diverso rispetto all’anima, oppure una certa parte – o meglio, un modo – di essa; una parte connessa all’attività corporea, una funzione razionale che procede dall’anima, ma che è inferiore alla pura intellezione, e che non è destinata a sopravvivere dopo la morte del corpo.

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che ti corregge e che corregge la tua autorità, essa è la rinuncia. E sappi che la rinuncia si perfeziona con la certezza, e che la certezza si consegue con il pensiero. Dunque se penserai al mondo inferiore non ti sentirai a casa poiché lo onorerai attraverso lo screditamento dell’altra vita, poiché il mondo inferiore è sede dell’afflizione e dimora dello sradicamento. Già lo diceva il poeta Omero: «Ogni opposto è il contrario del suo opposto, e il buono delle cose non cessa di esistere né se ne va». Accusa i tuoi comportamenti cattivi, poiché qualora tu rimanga legato ad essi, i bisogni del mondo inferiore saranno [per te] come la legna per il fuoco e come l’acqua per i pesci; e se tu ti separerai da essi e ti frapporrai tra essi e ciò che desideri, essi si spegneranno come si spegne il fuoco in assenza di legna e moriranno come muoiono i pesci in assenza d’acqua.

Se vuoi la ricchezza, cercala con moderazione, poiché chi non ha moderazione non è reso ricco dal denaro, per quanto esso possa essere abbondante; già lo diceva il poeta Omero: «Non vi è ricchezza presso chi abbandona la moderazione, e non vi è benessere verso chi non è frugale». E sappi che chi è sapientissimo abbandona il mondo inferiore e le sozzure della sua vita. Infatti essa non c’è una parte di essa che sia giusta per lui se non a discapito dell’altra vita, dunque non c’è una strada verso la forza per colui che si accompagna ad esse se non nell’umiliazione, e non c’è una strada verso l’arricchimento se non nelle privazioni. E sappi che il mondo inferiore può essere raggiunto anche se manchi di fermezza nell’opinione e di eccellenza nel culto, dunque sia che tu con queste cose raggiunga la necessità cadendo nell’errore, sia che il mondo inferiore si distacchi da te e tu sia nel giusto, fa’ sì che ciò non ti faccia disprezzare il mondo fino a frequentarlo e a evitare le cose giuste. E non [devi] essere avaro [nel donare alla] gente ciò che tu desidereresti [per te], né [devi] dar loro ciò che tu avverseresti se capitasse a te. Combatti le tue passioni, trattieni il tuo forte desiderio, sciogli l’odio del tuo cuore e purifica te stesso dall’invidia; ed impadronisciti della tua speranza, poiché la speranza, se la lasci espandere indurisce il tuo cuore e ti distoglie dalla tua vita futura. Che tra ciò a cui ricorri per spegnere la rabbia vi sia la tua conoscenza dello sbaglio dal quale nessuno è esente; in esso può cadere il tuo amico, e

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può essere un nemico ad indurlo a questo. Dunque se ti fai vincere dal rancore verso quel tuo fratello che è colpevole verso di te, allora già

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fai esultare il tuo nemico per questo, lo metti sullo stesso piano di tuo fratello e gli rendi possibile [la soddisfazione] del suo desiderio. Dunque ciò che ti rende degno, o Alessandro, è il fatto che ciò che ottieni dall’essere compiacente verso di essa è la distruzione, e ciò che ottieni dal ribellarti a essa è la salvezza – ed essa è la tua passione; e forse tu – o Alessandro, pensi che la punizione che devi infliggergli sia di castigarlo in proporzione alla colpa, o di incrementare l’adab. Dunque se ti preoccupi per questo, allora sii sincero con te stesso ed indaga nel tuo cuore e nel tuo intimo prescindendo dalla tua esteriorità e da ciò che di te appare in pubblico. E osserva: preferisci [avere] una buona fama o [trovare] la cura per la [tua] rabbia? – Dunque se vorrai vendicarti a causa della rabbia, ebbene [sappi che] la rabbia se ne va, e i frutti del suo decorso non raccolgono la dolcezza; e se vorrai correggerlo per mezzo della tua punizione a vantaggio tuo e della sua anima e [della] buona fama, e per evitare quella colpa, allora tu avrai successo [adoperando] il divieto, la minaccia e la durezza, senza aver bisogno della forza della tirannide e della terribile punizione. E non ti converrà usare la tua spada verso chi è sufficiente imprigionare, e non affrettarti ad imprigionare chi è sufficiente [trattare con] la durezza e con la minaccia, poiché è necessario che la punizione sia in considerazione dei caratteri dei colpevoli e delle loro differenze, e proporzionata alla colpa. E sappi che quando eserciti l’oppressione o stabilisci una punizione, [il danno] che tu procuri alla tua anima è peggiore di quello che procuri a colui che punisci qualora la punizione non sia equa, e qualora tu con essa non aspiri unicamente la correzione. Dunque non essere precipitoso nei tuoi ordini, e sforzati di fare in modo che non sia messo alla prova un innocente dalla tua spada e dalla tua frusta; ma non si salvi da te chi non è buono se non con queste due. Diffida dai forti desideri! E ciò a cui chiedi aiuto sia contro di essi sapendo che essi sconcertano l’intelletto, rendono scorretta la tua opinione, oltraggiano il tuo onore, ti distraggono dalla grandezza del tuo comando poiché sono un gioco, e qualora sia presente il gioco è assente la serietà, e il mondo inferiore ed il culto non si reggono se non grazie alla serietà; dunque se la tua anima lotta contro di te [per seguire] i forti desideri, le delizie e

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la distrazione, essi ti fanno propendere verso la peggiore condizione, e la più bassa, la più vile, la più decadente e vogliono che tu ti discosti dalla tradizione, dunque combattili ed opponiti fortemente ad essi, e ritorna verso il vero, poiché tu, quando abbandoni il vero, non lo abbandoni se non per la menzogna, e ogni volta che abbandoni la rettitudine, tu la abbandoni per l’errore. Dunque non lusingare la tua anima

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con la facile passione, dunque tu desideri il molto. E non accolga il tuo braccio con disprezzo il piccolo errore. Poiché a ogni azione [corrisponde] una passione. E quando abitui te stesso al poco, lo consideri uguale al molto, non rendere vana una vita [impiegandola] in ciò che è diverso dal vero, e non accumulare la ricchezza più del necessario, e non sprecare la tua forza oltre l’indispensabile, e non è giusta per te l’opinione che è diversa dal buon senso. Ed è tuo dovere avere cura di ciò a cui pervieni con ciò in cui [hai impiegato] la serietà, e specialmente la vita, poiché di ogni cosa si può disporre ma non della vita. Dunque se non puoi fare a meno di occupare te stesso con il piacere, allora che sia nel conversare con i sapienti e nel [leggere] i libri della filosofia e della sapienza, perché questa è la migliore passione che possa darti felicità. E non raggiungi un traguardo se non quando ti applichi in esso con dedizione ed attenzione; infatti ciò combina il piacere con la perfezione della felicità473

, mentre il suo contrario riunisce ciò che è transitorio della forza con ciò che è nocivo della conseguenza; e le persone più felici sono quelle che nella passione per questo, ne capiscono meglio la rettitudine. E attento a te, e a vantarti per il fatto che sai da dove vieni e sai dove stai andando. E non c’è una strada – se tu presti attenzione al tuo carico interiore, a ciò di cui è fatta la tua esistenza, al fatto che ti componi delle cose delle quali ogni composto è fatto, alla dissoluzione, alla transizione da uno stato a un altro e al luogo verso il quale vai, tale che dopo la tua esistenza sarai perduto e dopo la crescita sarai dissolto – verso la presunzione e la vanagloria poiché queste sono due cose effimere. E guardati dalla menzogna, poiché la menzogna non proviene se non dalla degradazione dell’anima, dall’ottusità dell’opinione e dall’ignoranza delle conseguenze dannose della menzogna sul tuo compagno. E sappi che ciò che diminuisce il rango del

473 Per la felicità perfetta e il piacere che è in essa implicato all’interno della trattazione di Miskawayh,

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bugiardo e lo stato in cui si trova è il fatto di parlare senza essere sincero, poi di allontanarsi dalla sua intenzione e si distacca dal suo proposito come accade a chi desidera l’Oriente ma si dirige verso l’Occidente. E già lo diceva Omero: «Non c’è cosa peggiore della menzogna! E non c’è nulla di buono nell’uomo bugiardo». E sappi che la velocità con cui i cuori dei giusti [entrano in] armonia quando si incontrano è la stessa velocità con cui l’acqua piovana si mescola a quella del mare. E la lontananza dell’immortalità dall’armonia474

– se fai durare l’amicizia con loro – è come la lontananza delle bestie dalla benevolenza se si protrae la loro prigionia. E sappi che è nella bontà degli assistenti e dei ministri l’aiuto che sta la bontà della ricchezza. Dunque abbi fiducia, per quanto riguarda la bontà della ricchezza, nella bontà degli assistenti e dei ministri, presta loro attenzione, e accontentati di avere poco da loro piuttosto che tanto da coloro che sono privi di bontà, poiché la pietra preziosa è leggera per colui che la porta nonostante il suo grande valore, mentre le pietre [sono] pesanti

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per colui che le porta nonostante il loro scarso valore. Poi sforzati di desiderare il bene dei tuoi funzionari, poiché il funzionario è per il re come l’arma per il guerriero. Infatti qualora i funzionari onesti abbandonassero il sovrano, capiterebbe a lui ciò che capita al guerriero quando resta senza un’arma. E sia per te una priorità rispetto a ciò che fai che la gente sappia che il tuo favore non lo si raggiunge se non con il tuo impegno per la verità. E che la gente della menzogna e della corruzione che risiede nel paese abbia da te la punizione opprimente, poiché è grazie ad essa che saresti considerato retto come re e valutato come saggio.

E poi! Infatti io non credo che tu possa sbagliare nelle questioni dopo lo sforzo475

, e che non sia salda la giustificazione se non dopo lo sforzo nel conseguire la giusta opera. Dunque se le questioni si ingarbugliassero su di te e non ti fossero chiare, allora i sapienti siano per te un rifugio da esse, poiché il massimo che si può raggiungere tra ciò in base a cui è buono l’ordine del sovrano è che la sua opinione sia ciò che di migliore conosce il sapiente [piuttosto che] l’ignorante, e che conosca il pericolo della sciagura qualora dovesse arrivare su di lui. Già lo disse Platone: «A chi

474 Al-i᾿tilāf nel testo. 475 Al-Iğtihād nel testo.

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privilegia le menti degli intelligenti le questioni sono chiare come ciò che è rischiarato dalle lampade nell’oscurità della notte». E forse la tua opinione è ciò che fa sì che parte della gente non ti apprezzi per il tuo prendere da loro; o che non esegua ciò che gli hai