Il Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida
11. Regole narrate [sull’autorità] del sapiente Aristotele
Questa raccolta di sentenze attribuite ad Aristotele è conservata integralmente, oltre che in Miskawayh, anche in un manoscritto conservato al British Museum,525 tradotto da A. S. Fulton in inglese.526 Oltre a ciò, altre opere ne contengono parti più o meno consistenti, come verrà segnalato in nota.
[pag. 266]
Egli le scrisse in un libro e le insegnava al re Alessandro.527
«Ogni essere umano ha un bisogno, e a ogni bisogno [corrisponde] una strada che, se imboccata, porta al successo e una strada che, se percorsa, porta al fallimento. E il bisogno dell’essere umano è il bene del mondo inferiore e dell’altra vita. E la strada verso il raggiungimento di queste cose è l’intelletto. E l’intelletto è di due specie: uno innato e uno acquisito.528 Quello innato è l’unico ad essere opera del Creatore
[pag. 267]
Potente ed Eccelso.529
E [quello] acquisito è un beneficio dell’istruito.530
E non vi è una strada verso il beneficio dell’istruito se non nella salute dell’intelletto innato. E
525 Ms Arab. Add. 7453 ff. 75v-76v (d’ora in poi segnalato con BM).
526 La traduzione di A. S. Fulton, “The Ethics of Aristotle”, si trova in Opera hactenus inedita Rogeri
Baconi, Fasc. V, Secretum Secretorum cum Glossis et Notulis, Tractatus Brevis et Utilis ad Declarandum Quedam Obscure Dicta Fratris Rogeri, nunc primum edidit Robert Steele, Oxford 1920, pp. 284-286.
Sebbene si tratti della stessa raccolta gnomologica, A. S. Fulton ha utilizzato per la sua traduzione un manoscritto differente rispetto a quelli utilizzati da ᾿A. Badawī per la sua edizione del testo di Miskawayh; di conseguenza, non potendo io controllare questo manoscritto, non mi è possibile correggere la mia traduzione utilizzando quella di Fulton come modello.
527
Gutas traduce così questo titolo: «Ethical saying reported concerning Aristotle the philosopher; he wrote them in a book and he used to teach them to Alexander the king». In questo caso, così come in quelli dei due titoli precedenti, la particella ῾an potrebbe significare anche “tramite, sull’autorità di”, dunque lascio questa traduzione; cfr. D. Gutas, Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, pp. 412- 413.
528 Wa-l-῾aql naw῾āni: ġarīziyy, wa-mustafād nel testo.
529 Fa-l-ġarīziyy ḫilqa infarada bi-hā al-ḫaliq ῾azza wa-ğalla nel testo. Se la traduzione è corretta, cosa si
intende dicendo che l’intelletto innato «è l’unico ad essere opera del Creatore»? La spiegazione più plausibile, dato il contesto islamico, che non ammette altri creatori che Dio e per il quale ogni cosa è opera di Dio, è che si intenda operare una distinzione tra causa prima e cause seconde.
530 Wa-l-mustafād fā᾿ida al-muta῾allim nel testo. Questa frase potrebbe generare delle ambiguità, dal
170
chi è sano nell’intelletto innato trae beneficio dall’intelletto istruito. E se l’intelletto innato si associa all’intelletto istruito, esso lo consolida come il sole consolida la luce della vista. E non vi è un ostacolo per l’intelletto se non la passione531
, e la passione è di due specie: una delle due è la brama della passione interna, e l’altra è la brama della passione esterna.532
Dunque lo stato di ciò che appare della brama della passione è come lo stato di un fuoco che si accendesse a causa di un fuoco nascosto. Dunque se è collegata la passione con la sua brama essa prende fuoco come prende fuoco la legna, e se ne è separata essa resta quiescente e nascosta. Ed essa [la passione] non è quieta se non fintanto che ha potere su di essa [la brama]. Qualora avesse potere su di essa, essa fomenterebbe il suo fuoco con l’allontanamento del suo piacere533
, a meno che qualcosa non glielo impedisca. E non verrebbe fatta cessare se non dall’intelletto capace e giusto, se ne fosse in grado. E talvolta la salute dell’intelletto arriva a riconoscere le verità delle questioni, [ma] per la sua forza non arriva a trattenere la passione del suo forte desiderio.534
Dunque se l’intelletto si trova in quella condizione, è come se vedesse per mezzo della rettitudine senza essere in grado di metterla in pratica, e fosse cosciente dell’errore senza essere in grado di impedirlo. E talvolta è dall’intelletto che proviene, oltre a ciò che riguarda la conoscenza delle questioni, anche ciò che riguarda l’astensione dalla passione. E le cause di questo sono di due tipi: una delle due è la forza dell’intelletto, e l’altra è la debolezza della passione. Nella forza vince infatti la natura535
dell’intelletto sulla natura della passione, e non può nulla la passione sulla supremazia dell’intelletto, se non in ciò che è collegato ai forti desideri, e non [può nulla] l’intelletto su ciò in cui la passione prevale, se non in ciò che è collegato ai benefici dell’intelletto istruito. E poiché siamo in una condizione tale per cui i nostri intelletti non raggiungono quella perfezione della quale essi non potevano fare a meno, e le nostre passioni non raggiungevano quella debolezza per la quale noi ci [potevamo] astenere dai forti
per riferirsi a una persona – nel qual caso andrebbe tradotto “uomo colto, istruito” o “intellettuale”; ma in questo caso, dal momento che più avanti si utilizza lo stesso termine per riferirsi all’intelletto (al-῾aql al-
muta῾allim), dobbiamo considerarlo come un appellativo dell’intelletto. Ne risulta dunque che in questo
paragrafo si parla di tre tipi di intelletto: quello innato (al-῾aql al-ġarīziyy), quello acquisito (al-῾aql al-
mustafād) e quello istruito (al-῾aql al-muta῾allim).
531 Al-hawan nel testo.
532 L’opposizione è tra questi due tipi di passione: buġya al-hawan al-bāṭina (brama della passione
interna) e buġya al-hawan al-ẓāhira (brama della passione esterna).
533 Laḏḏa-hu nel testo. Vedi infra, p. 151 n. 467. 534 Šahwa nel testo.
171
desideri, non abbiamo se non da perseverare nello studio affinché [ci sia possibile] accrescere l’intelletto distinto dalla passione.
E già ti ho tradotto in questo libro un capitolo [riguardante] i vantaggi dell’intelletto sostenitore dell’essere umano. E Dio è il Conciliatore536
e non vi è forza se non attraverso di Lui».
12. Ancora una selezione di sentenze537
[p. 268]
«Se l’intelletto è in uno stato di perfezione, l’adab aderisce ad esso come un cibo aderisce a un corpo sano: così esso lo nutre e lo aiuta a crescere, e se l’intelletto è in difetto, esso rigetta l’adab ascoltato come colui che ha i vermi nello stomaco rigetta il cibo mangiato. E se un ignorante sceglie di imparare qualcosa a memoria dell’adab, quell’adab in lui si trasforma in ignoranza, così come il cibo sano che entra nello stomaco di un uomo malato si trasforma in malattia.538
Dunque se la questione è questa, allora il più lodevole dei sapienti è colui il cui intelletto è sano secondo natura, e la causa della cui opinione è la conoscenza, e la cui scienza proviene dalla dimostrazione539
, e la bellezza della cui logica540
[proviene] dalla veridicità541
del suo discorso, e la bontà della cui azione [proviene] dalla buonafede542
, e la bontà del cui
adab [proviene] dall’eccellenza della volontà543, e l’abbondanza del cui dono [è data da]
una generosità spontanea, e l’adempimento della cui lealtà [è dato da] una virtù onesta, e lo sforzo del cui tentativo [è] nel perseguire la meta del suo cammino; egli poi unisce l’indole con la bontà dell’abitudine, e la perspicacia dell’intelletto con il rafforzamento
536 Al-Muwaffiq nel testo.
537 Per quanto questa sezione abbia un titolo a parte nel testo dell’al-Ḥikma al-Ḫālida, si può dedurre che
si tratti della continuazione del testo precedente attribuito ad Aristotele dal fatto che nella traduzione di A.S. Fulton del ms Arab. Add. 7453 ff. 75v-76v questi i due testi si presentino insieme, senza alcuna separazione.
538
Oltre al manoscritto sopracitato, che contiene questa raccolta integralmente (BM), le altre fonti arabe nelle quali compare questa sentenza sono, come riportato da D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in
Arabic Translation, p. 413, le seguenti: 1. PQ, pp. 186-188, Aristotele 65.1; 2. Mṣr 41r, Anonimo; 3. IHc
66.12-14, Aristotele 12; 4. Tawḥīdī, Baṣā᾿ir I.305.9-13, Anonimo.
539 Ḥuğğa nel testo. 540
Manṭiq nel testo.
541 Ṣidq nel testo.
542 Ḥusn al-niyya nel testo. 543 Raġba nel testo.
172
della ricerca, e la validità dell’opinione con il raggiungimento dei vantaggi, e la verità della logica con la bontà dell’adab, e la bontà dell’adab con l’abbondanza dell’impegno, e l’abbondanza del dono con la giustizia del rango, e lo sforzo del tentativo con il rafforzamento della pietà. Dunque se la passione sottomette l’intelletto, essa trasforma le buone qualità della sua bellezza in cattive qualità, dunque rende la pazienza rancore, la conoscenza ipocrisia, l’intelligenza astuzia, l’adab boria, l’eloquenza chiacchiera, la generosità sperpero, la parsimonia avarizia, il perdono viltà. Dunque se è affetto da questo stato, egli è lasciato senza salute eccetto che per la salute del corpo, e senza conoscenza eccetto che per quella con cui diviene arrogante, e senza ricchezza se non quella [che deriva] dal guadagno del denaro, e senza fiducia se non nell’accumulo delle ricchezze, e senza sicurezza se non per quella [che deriva] dalla sottomissione della gente. E tutto questo è contrario alla meta, allontana dal proposito ed avvicina alla distruzione. E se l’intelletto sottomette la passione, esso trasforma le cattive qualità in buone qualità, dunque rende la stupidità senno, l’impetuosità acutezza, l’astuzia intelligenza, la chiacchiera eloquenza, l’incapacità a parlare silenzio, l’insubordinazione adab, l’imprudenza risoluzione, la viltà circospezione, lo sperpero generosità, l’avarizia parsimonia.544
Dunque è felice tra la gente l’uomo intelligente: egli è colui la cui più abbondante caratteristica è l’intelletto e il cui più eccellente tesoro è la conoscenza,
[pag. 269]
[ed è] colui il quale non è reso ricco se non dalla moderazione545
, e che non è reso sicuro se non dall’innocenza, e a cui non occorre un incremento se non di gratitudine, e dal quale nulla respinge i malvagi se non la preghiera. Ma a colui il quale difetta di intelletto l’autorità non incrementerà il potere, e a colui il quale difetta di moderazione il denaro non incrementerà la ricchezza, a colui che manca di fede i libri non incrementeranno la conoscenza.546
544 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 413, le altre fonti
arabe nelle quali compare questa sentenza sono: 1. PQ, pp. 188-190, Aristotele 65.2; 2. Tawḥīdī, Baṣā᾿ir I.320.1-11, Anonimo.
545
Al-qanā῾a nel testo.
546 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 413, le altre fonti
arabe nelle quali compare questa sentenza sono: 1. PQ, p. 190, Aristotele 65.3; 2. Mṣr 41v, Anonimo; 3. IHc 66.14-16, Aristotele 13; 4. Tawḥīdī, Baṣā᾿ir I.352.7-12 e 360.1-2, Anonimo.
173
Non c’è nessuno tra la gente che non abbia una somiglianza: sia con un’essenza547, sia con qualcos’altro. Dunque tra loro vi è il tiranno come il leone, il
ladresco come il lupo, l’ingannatore come la volpe e lo stupido come l’asino, il possessore di una bellezza esterna, ma non interna, come l’oleandro, il lodevole fuori e riprovevole dentro come la tigre, il brutto fuori ed eccellente dentro come la mandorla, e tra loro [vi è quello] che raccoglie [in sé] tutto ciò che è lodevole, come il mandarino, che è l’unione della bellezza dell’aspetto e della bontà dell’odore e del sapore.548
Non può essere considerato re un re mentitore, né asceta549
un asceta ingannatore, né fratello il fratello deludente, né un benefattore colui che fa favori a un ingrato.550
Se il dotto non è anche maestro551
, minore è la ricchezza della sua conoscenza, così come è minore la ricchezza del grande patrimonio dell’avaro.
L’uomo intelligente552
non deve rattristarsi in due casi: sia quando esiste un modo per difendersi dalla sventura che arriva su di lui, [nel qual caso] egli può impegnarsi in quello con il cuore libero dalla tristezza; sia quando non vede alcun modo per difendersi da ciò che arriva su di lui, [nel qual caso] egli è costretto ad adoperarsi per la pazienza.553
Il benefattore non è colui che tende a essere benevolo [soltanto] con chi è [a sua volta] benevolo escludendo il malvagio, ma è colui che è benevolente verso entrambi insieme: non vedi l’uomo onesto dire la verità a chi gli mente e l’uomo leale usare lealtà verso chi è sleale con lui, e l’uomo giusto essere giusto verso chi è ingiusto nei suoi
547 Ḏāt (pl. ḏawāt, femminile di dū) nel testo. Può significare anche “individualità, personalità, persona”. 548 Questa sentenza compare anche in PQ, p. 192, Aristotele 65.4; cfr. D. Gutas, Greek Wisdom Literature
in Arabic Translation, p. 413.
549
Al-nāsik nel testo.
550 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 413, le altre fonti
arabe nelle quali compare questa sentenza sono: 1. PQ, p. 192, Aristotele 65.5; 2. IHc 67.3-4, Aristotele 16.
551
᾿Iḏā kāna al-῾ālim ġayr al-mu῾allim nel testo. Ovvero: se colui che possiede la conoscenza non la insegna.
552 Al-῾āqil nel testo.
553 Come segnala D. Gutas in Id., Greek Wisdom Literature in Arabic Translation, p. 413, questa sentenza
compare anche in PQ, p. 192, Aristotele 65.6. Secondo Gutas, una possibile fonte greca potrebbe essere la massima conservata nel Gnomologium Byzantinum, ed. K. Wachsmuth, “Gnomologium Byzantinum” in
Studien zu den griechischen Florilegien, Berlino, 1882, pp. 162-216; ristampa Osnabrück, Berlino, 1971
174
confronti? Come quello benevolo compie il bene verso chi si comporta male con lui, e perdona chi lo opprime, ed è generoso verso chi con lui è avaro.554
[pag. 270]
Chi si riduce a questo è risaputo che non confidi nella sua logica in proposito, e che non gli venga in aiuto la sua forza nel ricompensarlo. Dunque non sia debole nell’amore di chi lo compie per lui e sia sincero nel suo proposito di amarlo.
L’uomo intelligente non deve essere impaziente per la freddezza del sovrano [nei suoi confronti] e [per il fatto che preferisca] avvicinarsi agli ignoranti [nonostante] la sua conoscenza perché le parti non sono fondate sulla grandezza del rischio.555
L’uomo intelligente è destinato a dare consigli su ogni cosa, allora non lo troverai se non in un buon consigliere per i sovrani, in un uomo rispettoso dei capi, in un uomo cauto con i nemici, e non in un uomo invidioso degli amici, disonesto con i migliori, provocatore con i peggiori, sobillatore del condiscepolo556
, né [in un uomo che] abbandona il sovrano, né in un agitatore del governo».