Il Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida
2. Struttura dell’opera
2.2. Le massime dei Persian
Il Kitāb Ǧāwīdān Ḫirad, ovvero il testamento di Ūšhanǧ vero e proprio, è parte integrante del capitolo Ḥikam al-Furs.346 Nel seguito, Miskawayh ha aggiunto altre massime e waṣāyāt relative alla sapienza persiana; vi troviamo dunque raccolte che vengono attribuite a un certo numero di personaggi: vi troviamo Aḏarbāḏ347, Buzurǧmihr348, Kabaḏ349, Anūširwān350, il re Benham. Tutti questi personaggi sono conosciuti: Aḏarbāḏ fu il pontefice supremo della religione zoroastriana al tempo di Šapūr II. Quanto a Kabaḏ, si tratta di un re che giunse al potere nel 433 d.C.; egli regnò quarant’anni e morì nel 531 d.C. Fu precisamente durante il suo regno che Mazdak, il famoso riformatore religioso proto-socialista, operò in Persia. Riguardo a Benham, invece, Badawī ha ipotizzato che esso possa essere lo stesso personaggio che compare in Ṯā῾ālibī col nome di Benham ibn Isfandiyār , e del quale l’autore fa un ritratto cavalleresco.
Ma senza ombra di dubbio, il personaggio più importante tra tutti coloro che compaiono in questo capitolo è proprio Ḫusraw I Anūširwān «il Giusto», «dall’anima immortale», il più celebre ed il più amato dei re sasanidi nella posterità sia araba sia persiana, che regnò dal 531 al 579, anno della sua morte. Famoso per essere stato il fondatore della famosa scuola di medicina di Gundīšāpūr e per aver dato asilo ai sette filosofi di Atene a seguito della chiusura della scuola di Atene da parte dell’imperatore Giustiniano nel 529 d.C., alla sua figura la tradizione ha attribuito l’eccellenza della saggezza politica, in una narrazione che mescola elementi storici e leggendari. Di lui si narra infatti che cominciò la sua riforma politica rimediando ai grandi disordini provocati dalle dottrine mazdaiche, facendo restituire ai legittimi proprietari i beni che erano stati loro confiscati, ristabilendo i legami familiari; che ricostruì i villaggi in rovina, i ponti distrutti; che riassestò le finanze dello Stato tramite un modesto aumento delle imposte, che riorganizzò l’esercito. In politica estera, riprese la guerra contro i
346 In An Anthology of Philosophy in Persia, Vol. 1: From Zoroaster to ῾Umar Khayyām, ed. H. S. Nasr e
M. Aminrazavi, London, 2008, pp. 323-355 è stata pubblicata una traduzione in inglese di buona metà del capitolo di Ḥikam al-Furs realizzata da A. Giese.
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Cfr. Miskawayh, Al-Ḥikma al-Ḫālida, pp. 26-28.
348 Ibid., pp. 29-41. 349 Ibid., pp. 41-45. 350 Ibid., pp. 49-61.
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Bizantini, prese Antiochia nel 540 d.C. e la distrusse. Infine, estese il suo regno a sud fino allo Yemen e occupò l’Abissinia.
Anūširwān è rimasto noto nella tradizione orientale come un modello di re giusto, circondato da un’aurea di regalità e di gloria. «For the Arab conquerors, Anūshīrvān symbolized the Sāsānid high culture of pre-Islamic kingdom. The Arabic literati managed to incorporate this vision into their own new world views; whereas, for the Iranians, who also gave great importance to Anūshīrvān, this figure came to represent, in contradistinction to the Arab’s representation of the pre-islamic past, the symbol of the past glories of their lost high culture».351 Gli autori sia arabi sia persiani non si sono risparmiati nell’attribuirgli un gran numero di massime e nel raccontare un gran numero di aneddoti che ne sottolineassero il grande senso di giustizia, la generosità, l’intelligenza e la capacità amministrativa. Si possono trovare esempi di queste massime e di questi aneddoti anche nel Kitāb al-Tāǧ fī Aḫlāq e nel Kitāb al-
mahāsin wa-l-addād attribuiti ad al-Ǧāḥiẓ, nonché in altri autori quali Ibn Qutayba e al-
Ṯā῾ālibī.
Quanto a Buzurǧmihr, secondo le fonti figlio di un certo Buḫtar o Buḫtakān352, secondo la leggenda fu ministro del re Ḫusraw I Anūširwān e suo saggio consigliere. La storicità della sua figura non è tuttavia sicura: è stato infatti ipotizzato che il corrispondente storico di Buzurǧmihr fosse un certo Borzoē, intellettuale di corte e confidente dell’imperatore, secondo Christensen fisico di corte probabilmente condannato a morte da Hurmuz IV, erede al trono di Ḫusraw I.353 Egli è considerato dalla tradizione colui che introdusse in Persia il gioco degli scacchi, nonché l’autore della traduzione dal sanscrito al pahlavi del Kalīla wa-Dimna. Il Fihrist attribuisce alcune opere, attualmente perdute.354
All’interno del Kitāb al-Ḥikma al-Ḫālida – così come in tutta la letteratura sapienziale – le due figure di Anūširwān e di Buzurǧmihr, in quanto archetipi del governatore giusto e del suo saggio consigliere, si pongono come il corrispettivo persiano del rapporto esistente tra Alessandro il Grande e il suo maestro Aristotele; in
351 Cfr. R. Marcotte, “Anūshīrvān and Buzurgmihr – the Just Ruler and the Wise Counselor: Two Figures
of Persian Traditional Moral Literature”, Rocznik Orientalistyczny, 1998, pp. 69-90, in particolare p. 78.
352 J. Rypka, History of Iranian Literature, p. 55. Traggo questa informazione bibliografica da R.
Marcotte, “Anūshīrvān and Buzurgmihr”, p. 76.
353 Vedi anche A. Christensen, “La légende du sage Bozurghmihr”, Acta Orientalia 8, 1930, pp. 81-128,
in particolare pp. 106s e 114.
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entrambi i casi esempi del passato pre-islamico vengono assurti a modello e guida per le necessità del presente Califfato.
Durante il Califfato ῾Abbāside vennero infatti prodotte diverse opere nella quali ci si proponeva di dipingere gli attuali governanti – in particolar modo al-Ma᾿mūn e Hārūn al-Rašīd – come i veri eredi di questa ḥikma. In alcuni testi, in particolare, si narra come fosse stato proprio al-Ma᾿mūn a scoprire il luogo della tomba ed, insieme ad essa, il lascito spirituale (la waṣiya) di Anūširwān, diventandone con ciò il custode come legittimo successore. Tale storia è narrata ad esempio, con alcune varianti, nel
Qūbūs-nāma (Libro di Qābūs), opera scritta nel 1083-1083 da Kay Kāvūs ibn Iskandar,
un principe iraniano discendente dei re del Ṭabaristān; nel Kitāb naṣīḥa al-mulūk (Libro
dei consigli dei re) di al-Ġazālī e nel ῾Aǧā᾿ib al-maḫlūqāt (Le meraviglie della creazione) di Muḥammad Ibn Maḥmūd ibn Aḥmad Ṭūsī.355