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Il moltiplicatore dei depositi: un approccio analitico

Nel documento IlSettoreBancario PaoloBiffis (pagine 115-118)

quasi certamente si verificherà una perdita progressiva dei depositi a favore di altre banche ([269]: 1–11, [244], [207]).

Si può aggiungere, infine, che la quota di mercato dei depositi, fortemente influenzata da massicce campagne di marketing, tende ad essere diversa dalla corrispondente quota di mercato dei prestiti di ogni banca: le campagne di mar-keting, infatti, prendono di mira prevalentemente i depositi, e più in generale la gamma di servizi offerti, piuttosto che i prestiti, tendendo a conquistare parte dei prestiti già concessi da altre banche affinché essi si trasformino in depositi presso la banca promotrice delle citate campagne. Non solo, ma simili campagne non tendono soltanto ad acquisire depositi in conto corrente ma ad offrire forme di investimento che legano con forza sempre maggiore il cliente alle sorti della ban-ca. Quest’ultima può ottenere così il vantaggio di acquisire nuovi depositi senza correre i rischi di nuovi prestiti, senza essere necessariamente dotata di costose infrastrutture immobiliari, riducendo la necessità di trasformare le scadenze e at-tivando sistemi di moral suasion nei confronti dei clienti per indurli a rinviare sistematicamente la convenienza a cambiare banca. È il caso, oggi osservabile, della vertiginosa crescita dei conti correnti telematici che tendono a modificare le quote di mercato fra banche.

3.6 Il moltiplicatore dei depositi: un approccio

analitico

Il processo di produzione di moneta bancaria viene più precisamente illustrato dalla teoria del moltiplicatore monetario ([183], [207]: Cap. 5).

Si supponga che la base monetaria (Bm) venga detenuta dal pubblico (BmP ) e dalle banche (BmB) in modo che sia verificata la seguente condizione di equilibrio:

Bm = BmP + BmB

Si supponga ancora che il pubblico e le banche detengano depositi–moneta, in proporzione costante alla rispettiva base monetaria: il pubblico deterrà depositi presso il settore bancario nella misura di (BmP = xDep) e le banche deterranno depositi nei confronti della banca centrale nella misura di (BmB = yDep). Data la condizione di equilibrio, ogni immissione nel mercato di base monetaria si ripartirà fra banche e pubblico:

∆Bm = ∆BmP + ∆BmB e, data la propensione per i depositi, si avrà

∆Bm = x∆Dep + y∆BmB di modo che

∆Dep = ∆Bm 1

per giungere alla condizione di equilibrio di partenza: Dep = Bm 1

x + y (3.1)

Questo coefficiente è indicato come moltiplicatore dei depositi e si può notare che esso è tanto maggiore quanto minori sonox ed y, quanto minori sono, cioè, la propensione del pubblico e delle banche per la base monetaria.

Si può anche individuare la relazione che collega la base monetaria con l’offerta di mezzi di pagamento. Se, infatti, definiamo i mezzi di pagamento come la somma fra la base monetaria e i depositi a mani del pubblico (M = BmP + Dep), data la propensione del pubblico per la base monetaria, otteniamo

M = xDep + Dep e dato il moltiplicatore dei depositi, otteniamo

M = Bm1 + x

x + y (3.2)

Il coefficiente è indicato come moltiplicatore dei mezzi di pagamento. Relazione analoga vale in caso di incrementi delle quantità.

Si può, infine, individuare la relazione che collega la base monetaria con i crediti. Se, infatti, ipotizziamo che il settore bancario impieghi in crediti tutto ciò che non detiene sotto forma di riserve, vale la seguente

C = Dep− BmB

data la propensione delle banche per la base monetaria, otteniamo C = Dep− yDep

e, dato il moltiplicatore dei depositi, C = Bm1− y

x + y (3.3)

Il coefficiente viene indicato come moltiplicatore del credito. Relazione analoga può venire stabilita ipotizzando incrementi nelle quantità.

È ancora necessario attirare l’attenzione almeno sulle seguenti questioni. Le relazioni fra base monetaria e depositi, crediti e mezzi di pagamento valgono con riferimento alle consistenze e alle variazioni per cui, all’interno delle ipotesi fatte, si possono cercare di prevedere, dato un determinato incremento di base monetaria, l’espansione delle tre quantità. La difficoltà di giungere a risultati soddisfacenti in termini di politica economica si fanno risalire al fatto che le ipotesi sono poco rispondenti alla realtà: basti pensare alla costanza della propensione del

3.6. IL MOLTIPLICATORE DEI DEPOSITI: UN APPROCCIO ANALITICO 111

pubblico e delle banche per la base monetaria. Gli studi e le analisi di economia e di politica monetaria hanno tentato perciò di approfondire con maggiore precisione le relazioni che intercorrono fra le variabili del settore monetario allo scopo di fondare le decisioni di politica economica su modelli più vicini ai reali comportamenti dei soggetti.

Il sistema di relazioni illustrato, tuttavia, è sufficiente per concludere che sussi-stono strette relazioni fra prestiti, depositi e mezzi di pagamento per cui, nonostan-te non sia possibile individuare precise relazioni di causalità fra le tre grandezze, è possibile affermare che l’insieme delle banche e la singola banca non possono essere visti come serbatoi entro i quali anzitutto ‘entrano i depositi’ e successiva-mente ‘escono i crediti’ come se i depositi rappresentassero la ‘materia prima’ del processo di produzione delle banche.

Con riferimento poi a ciò che si è chiamata la ‘propensione’ delle banche per la base monetaria, è da notare che non si tratta ‘soltanto’ di propensione ma soprattutto della ‘necessità’ di detenere una parte delle fonti in riserva obbligatoria Si può notare che il moltiplicatore dei depositi e quello del credito divergono per

1

x + y −1x + y− y = y

x + y (3.4)

e cioè per un multiplo del moltiplicatore dei depositi pari a y, cioè del vincolo di ROB. Dato il suo valore, la divergenza cresce all’aumentare di y e cioè del rapporto fra base monetaria delle banche (riserve disponibili) e loro depositi.

Ne segue che la divergenza si modifica a seconda del collegamento reciproco che sussiste fra componenti delle riserve disponibili: se fra le due quantità non esiste alcuna relazione, ciò significa che a qualsiasi livello venga posto il coeffi-ciente di riserva obbligatoria e qualsisi siano le modalità di computo, il settore delle banche detiene sempre la stessa quantità di riserva disponibile: in tal ca-so la divergenza fra moltiplicatore del credito e moltiplicatore dei depositi viene determinata esclusivamente dalla ROB. Se, invece, a fronte di una modifica del coefficiente o delle modalità di computo della ROB, il settore ha convenienza a reagire con una modifica delle componenti della riserva disponibile, la divergenza fra i due indicatori si modifica influendo sulla produzione monetaria e creditizia.

Il punto è che la riserva disponibile può essere considerata unitaria, dopo che la riserva obbligatoria è divenuta interamente mobilizzabile, in quanto la ricomposi-zione avviene nella riconfiguraricomposi-zione della riserva disponibile. Da tale configurazio-ne, peraltro, viene esclusa un’importante posta dell’attivo, quale quella relativa ai titoli utilizzabili per ottenere l’anticipazione infragiornaliera: a ben vedere, data la loro fungibilità in termini monetari, essi potrebbero esservi ricompresi. Sot-to quesSot-to aspetSot-to, dunque, riserve libere e riserve disponibili sono considerabili interdipendenti.

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