• Non ci sono risultati.

La moneta bancaria

Nel documento IlSettoreBancario PaoloBiffis (pagine 107-115)

3.5 La moneta bancaria

Un altro modo di aggregare i mezzi di pagamento è quello di scindere dagli altri quelli che vengono prodotti dal settore bancario.

La moneta bancaria è rappresentata dai debiti a vista delle banche. Si tratta dunque dei debiti di quelle aziende che possono emettere passività a vista rappre-sentate dai conti correnti in contropartita con i depositanti33. Lo stock di moneta bancaria ad una determinata data, allora, è costituito dall’ammontare dei depositi in conto corrente. Questi si formano perché i clienti affidati dalle banche pagano forniture a soggetti che ritengono di delegare la custodia dei mezzi di pagamen-to ricevuti al setpagamen-tore bancario; il mantenimenpagamen-to di tali mezzi di pagamenpagamen-to nella forma di depositi a vista determina l’esistenza della moneta bancaria.

La moneta bancaria si rafforza a mano a mano che il conto corrente bancario tende a divenire il mezzo di pagamento più importante per l’economia. Ed è la circolazione delle disponibilità esistenti su questi conti a determinare la formazione e la crescita della moneta bancaria ed è, in particolare, la circolazione dei fondi che stanno a fronte dei prestiti utilizzati dalla clientela. L’utilizzo dei prestiti accordati in questa forma tecnica, infatti, avviene attraverso ordini di pagamento (assegni e bonifici) a favore di terzi che il cliente invia al settore bancario. Il settore bancario si trasforma così in debitore nei confronti del beneficiario dell’ordine: se questi è titolare di un conto corrente bancario, il sistema gli accredita l’importo che rappresenta, appunto, la quota di moneta bancaria che è passata di mano. Se il beneficiario non trasforma in base monetaria il pagamento ricevuto, ma lo fa affluire nel proprio conto, lo scambio di merci e servizi fra traente e trattario dell’ordine viene regolato utilizzando esclusivamente la moneta bancaria.

Nell’ipotesi che il conto corrente sia l’unico mezzo di pagamento e il titolare usi il suo conto a favore di un beneficiario possono verificarsi i seguenti casi:

a) il traente è affidato dal settore bancario, ne è debitore in quanto ha utilizzato una parte dei prestiti e usa il proprio conto corrente a favore di un beneficiario, pure affidato e debitore per lo stesso motivo nei confronti del sistema: in tal caso il traente aumenta l’utilizzo degli affidamenti ricevuti, il beneficiario rimborsa una parte di quelli utilizzati e il settore bancario non registra né aumento dei prestiti, né aumento dei depositi;

b) il traente si trova nelle stesse condizioni di cui al punto a), mentre il bene-ficiario detiene depositi presso il sistema: il traente ha aumentato gli utilizzi del fido, il beneficiario ha aumentato i propri depositi, il settore bancario registra un aumento dei prestiti e un aumento dei depositi;

33In Italia, sono poco più di 700 le aziende di credito, costituite nelle forme giuridiche della società per azioni o della società cooperativa (oltre a 74 filiali di banche estere), che nel corso della trattazione vengono indicate con il termine banca (v. Glossario). Esse hanno l’esclusiva facoltà di raccogliere depositi presso il pubblico con il contratto di deposito in conto corrente (C.C., artt. 1834 e segg.), debbono essere iscritte all’albo presso la Banca d’Italia e sono soggette all’obbligo di riserva di liquidità.

c) il traente è un depositante e il beneficiario è affidato dal sistema, nonché debitore per l’utilizzo dei fidi: il traente vede diminuire i propri depositi, il be-neficiario vede diminuire i propri debiti e il sistema registra una diminuzione dei depositi e dei prestiti;

d) il traente è un depositante, come pure il beneficiario: l’uno vede diminui-re i propri depositi, mentdiminui-re l’altro li aumenta e il sistema non diminui-registra alcuna variazione nella consistenza dei depositi;

e) il traente è depositante o affidato, mentre il beneficiario non intrattiene rapporti bancari di nessun genere: il traente vede diminuire i propri depositi o aumentare l’utilizzo dei propri prestiti, il beneficiario accende un conto o riscuote banconote dal sistema. A seconda dei casi, il settore bancario può registrare una diminuzione dei propri depositi oppure un mantenimento dei depositi precedenti, oppure ancora un aumento dell’utilizzo dei prestiti a fronte del quale può aversi un aumento di depositi o una diminuzione del fondo di cassa detenuto.

Nelle prime quattro ipotesi non è mai intervenuto l’uso di banconote, ma tutti i rapporti di scambio sono stati regolati in conto corrente: per alcuni di questi (sub 1 e sub 4) il settore bancario, pur lucrando sui trasferimenti di importo da un soggetto all’altro, non registra alcuna variazione nella consistenza delle proprie attività finanziarie e delle proprie passività. Possiamo dire che il sistema ha svolto una funzione monetaria in quanto le proprie attività finanziarie a vista e le proprie passività a vista sono state usate come mezzo di pagamento; il sistema ha, peraltro, svolto anche l’altra sua funzione fondamentale e cioè la funzione creditizia, modificando qualitativamente i rapporti di debito–credito con i propri clienti.

Nel caso sub 2) il settore bancario ha svolto funzioni monetarie, ma ha anche svolto la funzione creditizia, concedendo prestiti addizionali che, per effetto del-la funzione monetaria esercitata, si sono trasformati in un aumento di depositi. Per questo si può affermare che i prestiti incidono sulla formazione dei depositi. E questa conclusione può essere verificata nel caso sub 3), laddove ancora si ve-rifica lo stretto collegamento fra depositi e prestiti e cioè il collegamento fra le due funzioni: risulta quindi evidente il collegamento fra produzione monetaria e produzione creditizia dell’insieme delle banche.

Il caso sub 5) illustra tuttavia anche un altro aspetto della questione e cioè il collegamento fra prestiti, depositi e fondo di cassa (o riserva di liquidità) del settore bancario: tale fondo non verrebbe modificato se non vi fosse propensione per la base monetaria da parte degli operatori.

La spiegazione del fenomeno ‘produzione bancaria’, nei suoi due aspetti mo-netario e creditizio, richiede di comprendere meglio il collegamento fra prestiti, depositi e mezzi di pagamento. Se è vero, infatti, che i prestiti influiscono sulla quantità di depositi per effetto della funzione monetaria, è altrettanto vero che esiste un collegamento fra propensione per la base monetaria e suo complemento a uno, che rappresenta la propensione per la moneta bancaria nell’ipotesi che la propensione per altri mezzi di pagamento sia irrilevante.

3.5. LA MONETA BANCARIA 103

Quando i prestiti si trasformano in depositi, il mezzo di pagamento è stato prodotto dalla banca e il circuito di produzione prestiti–depositi–moneta banca-ria sembra avere la tendenza a proseguire senza limiti, salvo quelli connessi con la capacità delle banche di onorare le passività a vista emesse e cioè di essere sistema-ticamente liquide presso il servizio di compensazione. La moneta bancaria è così misurata dallo stock di conti correnti passivi delle banche il quale può aumentare, oltre che per la crescita della base monetaria (attuato tramite i prestiti della BCE al settore bancario), anche per l’incremento dei prestiti concessi o per l’aumento del loro utilizzo. La differenza fra prestiti accordati e utilizzati rappresenta così moneta bancaria potenziale.

È facile capire come la moneta bancaria funga da mezzo di pagamento: ciò accade tutte le volte che viene acceso un deposito in conto corrente tramite versa-mento di contante o di assegni. Nel primo caso, si tratta di circolante che deriva da un prestito della BCE, nel secondo caso si tratta di prestiti accordati dalle banche e utilizzati attraverso il conto corrente e che i prenditori di fondi (tramite assegni e bonifici) versano nei rispettivi conti correnti. Il pubblico, dunque, come si diceva, esprime una propensione per la base monetaria e una propensione per la moneta bancaria che vanno a determinare la composizione dei mezzi di pagamento.

Se l’utilizzo dei prestiti avviene in contanti, e il prenditore non costituisce un deposito, non vi sarà evidentemente produzione di moneta addizionale; inoltre, se l’utilizzo dei prestiti avviene tramite gli strumenti tecnici attraverso i quali circola la moneta bancaria, ma tali strumenti vengono presto convertiti in base monetaria, il meccanismo di produzione bancaria funziona male. Perché esso possa esplicare tutte le sue potenzialità è necessario che l’utilizzo dei prestiti avvenga in conto corrente e che si trasformi in aumento di depositi.

Si deve poi aggiungere che la produzione di moneta bancaria viene ampliata dalla vendita di tutti i prodotti bancari che si ripercuotono sugli accreditamenti e sugli addebitamenti nei conti correnti, riducendo i flussi di contante. La scrit-turazione delle somme a debito e a credito dei conti accesi alla clientela affidata e depositante, allora, genera ed espande la moneta scritturale, di modo che essa va ad aggiungersi a quella parte di base monetaria che il pubblico, le banche e gli operatori detengono. Risulta evidente, dunque, che la quantità di base mo-netaria immessa nel sistema economico tramite i prestiti della BCE alle banche potrà rimanere nel portafoglio delle imprese e delle famiglie oppure potrà essere convogliata presso il settore bancario.

Se ipotizziamo che il totale dei mezzi di pagamento sia composto solo da due specie, la base monetaria e la moneta bancaria, e riassumiamo i motivi di convenienza da parte degli operatori per un determinato mezzo di pagamento nel concetto di ‘propensione’, possiamo dire che la propensione per la base monetaria è l’elemento dal quale si può partire per descrivere gli effetti sulla produzione bancaria del complemento a uno di tale propensione: si tratterà, cioè, di capire quali passività bancarie vengono acquistate con la base monetaria che non si vuole detenere.

Se si acquistano depositi a vista, si acquista moneta bancaria; e ciò avviene anche a seguito della propensione del settore delle banche ad accordare prestiti in conto corrente e dalla propensione della clientela affidata e depositante ad utiliz-zarli e a detenerli come mezzo di pagamento: questo è l’elemento centrale della propensione del pubblico per la moneta bancaria. In realtà, i prestiti utilizzati possono essere visti o come depositi o come base monetaria. La propensione delle banche a concedere prestiti, peraltro, è condizionata dalla necessità di detenere sia riserve di liquidità, atte ad affrontare problemi di equilibrio finanziario e mo-netario connessi con la continua oscillazione dei prestiti, dei depositi e del fondo di cassa, sia adeguati livelli patrimoniali atti a fronteggiare problemi di equilibrio economico–patrimoniale.

È evidente come la banca centrale sia interessata alle specie monetarie, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo e come le politiche perseguite tendano a controllare i diversi soggetti che intervengono nel mercato, mettendo a disposizio-ne diverse specie modisposizio-netarie. La sidisposizio-nergia che sussiste fra prestiti a vista e depositi a vista dà luogo al moltiplicatore dei depositi e cioè alla possibilità per il settore delle banche di accrescere i depositi per il tramite dei prestiti, salvaguardando adeguate condizioni di compatibilità finanziaria, economica e patrimoniale. È al-lora importante mettere in evidenza attraverso quale meccanismo varî il volume dei depositi–moneta o, in altri termini, il volume della moneta scritturale (il cui valore, cioè, deriva da scritture contabili).

L’ipotesi di partenza è che il settore delle banche abbia, come in effetti ha, un intreccio fra fonti e usi di fondi che fanno perno sul conto corrente di corrisponden-za e sulle oscillazioni della base monetaria che, per semplificare, identifichiamo con la posta Cassa del bilancio bancario. Le oscillazioni nei flussi delle fonti e degli usi di fondi pongono problemi finanziari e monetari (o di liquidità e di tesore-ria) in quanto le banche debbono essere in grado di rispettare sistematicamente il vincolo della ROB e debbono essere solvibili quotidianamente nel sistema di compensazione.

Se si ipotizza che il sistema bancario sia composto da una sola banca e che essa si costituisca ex novo con il versamento dell’intero capitale sociale in contanti (il contante derivando da prestiti concessi in precedenza all’economia da parte della banca centrale), è possibile registrare la seguente situazione:

SB0

Cassa 100,00 C. S. 100,00

Se si suppone poi che la banca medesima inizi ad effettuare dei prestiti ‘per cassa’ ad un gruppo di imprese A, ma che debba obbligatoriamente detenere il 10% delle proprie fonti in forma liquida o in forme diverse dai prestiti, non essendo ancora costituito alcun deposito, la banca può prestare il 90% del capitale sociale e si può registrare il fenomeno nel seguente modo:

3.5. LA MONETA BANCARIA 105

SB0bis

Cassa 10,00 C. S. 100,00 Prestiti 90,00

La scrittura indica:

a) che la banca ha potuto prestare il 90% delle fonti;

b) che i mutuatari hanno prelevato ‘per contanti’ i prestiti e che li restituiranno a scadenza.

In realtà così non può essere: se infatti, al suo esordio sul mercato, la banca prestasse ‘per contanti’ (o i clienti utilizzassero ’per contanti’ i prestiti ottenuti), dovrebbe attendere il rientro del contante per procedere a nuovi prestiti ad al-tre imprese; essa resterebbe bloccata nell’espansione della propria attività che si ridurrebbe a ben poca cosa.

In realtà, invece, i prestiti ‘per cassa’ non vengono mai utilizzati ‘per contanti’ ma quasi esclusivamente attraverso il conto corrente (e la locuzione ‘per cassa’ sta proprio ad indicare questo fenomeno contrapponendosi alla locuzione ‘di firma’): la banca si costituisce così debitrice in contropartita dei prenditori degli assegni e dei bonifici spiccati a valere sui prestiti concessi al gruppo di imprese A, in contropartita delle quali essa è pure creditrice.

Se si suppone ora che l’unica banca non debba detenere risorse obbligatorie in rapporto alle fonti ma solo in rapporto ai depositi, si osserva che, all’inizio, non essendosi costituito ancora alcun deposito, si può scrivere che la banca è creditrice del gruppo A per l’intero ammontare del capitale sociale prestato e utilizzato:

SB1

Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00

Se il gruppo di clienti A utilizza interamente i prestiti tramite conto corren-te, cioè paga i propri fornitori, che qui indichiamo come gruppo di imprese B, spiccando assegni o ordinando bonifici e se quest’ultimo gruppo:

a) non comprende altri soggetti affidati dalla banca (che, ricordiamo, è l’unica esistente),

b) versa gli assegni ricevuti sui propri conti correnti in essere presso la banca ovvero non preleva i fondi accreditati a seguito dei bonifici ricevuti,

è possibile registrare una situazione simile alla seguente: SB2

Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00 Depositi B 100,00

Si osserva dunque che la banca, creditrice del gruppo di imprese A, è diventata anche debitrice del gruppo di imprese B.

L’unica banca, si diceva, deve detenere una riserva di liquidità rapportata ai depositi; si supponga che questa debba essere pari al 2% dei depositi con scadenza originaria fino a 24 mesi e che, nel contempo, non vi sia alcun vincolo in rapporto al patrimonio.

Si osserva ora che la banca ha risorse liquide di gran lunga superiori rispetto al vincolo (100 vs. 2) e che pertanto può concedere crediti per cassa al gruppo di imprese C per l’ammontare totale dei depositi al netto del vincolo (100–2%).

La banca, creditrice del gruppo A (per 100) e e debitrice del gruppo B (per 100), diviene creditrice del gruppo C (per 98).

Si potrà dunque scrivere:

SB3

Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00 Depositi B 100,00 Prestiti C 98,00

Se il gruppo C, a propria volta, spicca assegni o ordina bonifici a favore del gruppo di imprese D il quale versa i mezzi di pagamento ricevuti presso l’unica banca (o non preleva i fondi accreditati), sempre nell’ipotesi che non si tratti di imprese affidate, si potrà scrivere che la banca è debitrice anche in contropartita del gruppo D:

SB4

Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00 Depositi B 100,00 Prestiti C 98,00 Depositi D 98,00

Anche a questo stadio, tuttavia la banca ha ‘capacità produttiva’ inespressa (100 vs. 198) ed ha facoltà di prestare ancora il 98% dei depositi addizionali (96,04) ad un gruppo di imprese E.

Queste ultime, comportandosi per ipotesi come le imprese dei gruppi A e C, spiccheranno assegni e ordineranno bonifici a favore del gruppo di imprese F le quali, come le imprese dei gruppi B e D, non essendo affidate, verseranno i loro averi presso la medesima banca (v. SB 5).

Si osserva che, entro le stringenti ipotesi adottate, la ‘capacità produttiva’ inespressa rimane relativamente elevata (100 vs. Σ Depositi), ancorché decresca man mano che si procede nella descrizione.

Come inSB4 la ‘capacità produttiva’ inespressa era pari al 98% dei depositi addizionali (98,00), anche inSB5 essa è rappresentata dalla possibilità di prestare il 98% dei depositi addizionali (96,04).

3.5. LA MONETA BANCARIA 107 SB5 Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00 Depositi B 100,00 Prestiti C 98,00 Depositi D 98,00 Prestiti E 96,04 Depositi F 96,04

InSB5 la banca ha dunque la facoltà di prestare ancora una parte dei depositi addizionali (96,04-2%=94,12) ad un gruppo di imprese G che, ceteris paribus, a propria volta spiccheranno assegni e ordineranno bonifici a favore del gruppo di imprese non affidate H. A loro volta, esse verseranno gli assegni presso l’unica banca.

Si giungerà così alla seguente situazione: SB6 Cassa 100,00 C. S. 100,00 Prestiti A 100,00 Depositi B 100,00 Prestiti C 98,00 Depositi D 98,00 Prestiti E 96,04 Depositi F 96,04 Prestiti G 94,12 Depositi H 94,12

Non sfugge che, mantenendo le ipotesi addotte ad ogni stadio successivo, la ‘capacità produttiva’, sempre in eccesso, si esaurisce quando il livello della ‘Cassa’ rimane pari al 2% dei depositi cumulati, cioè al limite di una progressione geo-metrica che, avendo un valore iniziale di 100 e una ragione di 0,98, è pari ad un moltiplicatore di 50.

Portare al limite la successione di prestiti, tuttavia, rappresenta una pura astrazione aritmetica con limiti esplicativi facilmente intuibili.

Questa descrizione può essere comunque interessante sia per capirne l’inap-plicabilità a livello di singola banca, sia per mettere a fuoco le difficoltà che può incontrare una banca di nuova costituzione non inserita in un circuito di scambi sufficientemente ampio: i prestiti concessi possono, infatti, alimentare i depositi o ridurre i prestiti presso le banche concorrenti e condurre rapidamente al dissesto l’azienda ultima entrata nel mercato.

Il meccanismo appena descritto funziona appieno se riferito all’intero sistema bancario: a parità di propensione per la moneta bancaria, ogni prestito addizionale concesso e utilizzato si trasforma in depositi presso il sistema bancario. Oppure, osservato il fenomeno da un altro punto di vista, ogni deposito inserito nel sistema bancario richiede il rispetto del vincolo di riserva; a parità di propensione per la moneta bancaria, i prestiti concessi si trasformano in depositi fino al livello del mantenimento del vincolo di riserva.

La produzione di moneta bancaria e le funzioni monetaria e creditizia risultano così strettamente collegate con la concessione sistematica di prestiti monetari. Il limite verso il quale tenderebbe la produzione di moneta da parte del settore

bancario, tuttavia, consente solo di capire il meccanismo di crescita dei depositi monetari in presenza di comportamenti costanti e lineari delle forze in campo: ciò, evidentemente non è verosimile. L’ampia casistica attraverso la quale si svolge il meccanismo di crescita della moneta scritturale difficilmente può essere descritto nei termini indicati: basterà rilevare che possono influire sui depositi non sono solo i prestiti, ma che anche gli impieghi in strumenti finanziari. Il settore, infatti, può acquistare titoli in circolazione o sul mercato primario. In entrambi i casi, se gli strumenti vengono acquistati in contropartita con soggetti utilizzatori di fidi, il settore bancario registra una riduzione dell’utilizzo dei fidi e un aumento degli impieghi in titoli. Ciò provoca una riduzione del processo di moltiplicazione almeno fino a quando i soggetti affidati non utilizzano nuovamente i prestiti di cui dispongono.

Possiamo dire, in sintesi, che la produzione di moneta bancaria risulta connessa con:

— la propensione per la base monetaria da parte degli operatori; se, infatti, i pagamenti ricevuti in moneta bancaria vengono trasformati in contante, almeno in parte, le potenzialità del processo di moltiplicazione si riducono;

— le riserve bancarie disponibili;

— gli impieghi bancari e la loro forma tecnica: gli effetti sulla produzione di moneta bancaria sono ben diversi a seconda che gli impieghi si materializzino in investimenti in titoli o in prestiti. In entrambi i casi è necessario che le controparti siano clienti della banca e che gestiscano i rispettivi rapporti in conto corrente.

Come si diceva, il meccanismo illustrato è comprensibile se riferito all’insieme delle banche, considerato come unità e cioè al sistema bancario, ma ciò semplifica una questione estremamente complessa.

Diversa, e di difficile percezione, risulta infatti la partecipazione alla produzio-ne moproduzio-netaria della singola banca: i prestiti concessi da ciascuna banca ai propri clienti, infatti, pur trasformandosi in depositi come ipotizzato, possono trasferirsi tuttavia in depositi presso altre banche, diverse da quelle che hanno concesso i prestiti. Si verifica in tal modo un continuo flusso di produzione a favore o a carico della singola banca ed è possibile che si verifichi una ricomposizione delle quote di mercato di ciascuna banca.

In realtà il fatto che il settore lavori attraverso un vasto numero di

Nel documento IlSettoreBancario PaoloBiffis (pagine 107-115)