3.12 Il rischio di liquidità
3.12.1 Il quadro di riferimento
L’importanza della gestione del rischio di liquidità è emersa con forza nel corso della crisi finanziaria in atto, nonostante essa avesse attirato l’attenzione di diversi organismi internazionali che si erano impegnati ad affrontare il problema pur senza fissare una disciplina comune. Nel 1992 il Comitato di Basilea pose il problema di fissare standard minimi di gestione del problema presso le principali banche internazionali, limitandosi tuttavia a divulgare un rapporto contenente principi di misurazione e di gestione [15].
Aggiornato nel 2000, per allineare le soluzioni all’evoluzione nel frattempo intervenuta103, il rapporto era stato seguito dall’Accordo di Basilea 2 che non contemplava la questione nell’ambito del primo pilastro, in quanto era matura-to un consenso generale sul fatmatura-to che la dimensione del patrimonio non fosse lo strumento più efficace per fronteggiare il rischio di liquidità data la sua difficile misurazione. In particolare:
101«The analysis of liquidity requires bank management not only to measure the liquidity position of the bank on an on going basis but also to examine how funding requirements are likely to evolve under various scenarios, including adverse conditions» [18].
102«The recent market turmoil highlighted the importance for institutions of regularly testing their contingency funding plans not only to prevent operational difficulties in times of crisis -but also to avoid sending the wrong signals the market if those ‘contingent sources’ - are to be activated only in times of stress» ([141]: 48).
103«Recent technological and financial innovations have provided banks with new ways of funding their activities and managing their liquidity...In light of the fact that standard practices for managing bank liquidity have changed since publication of its September 1992 paper - A framework for measuring and managing liquidity -, the Basel Committee is issuing this updated paper. This paper sets out several principles that highlight the key elements for effectively managing liquidity» [18]
«il rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di cassa nei tempi richiesti e a costi sostenibili dipende da così tanti fattori - struttura per scadenza di attivo e passivo, caratteristiche degli impieghi e della raccolta, andamento dei costi e dei ricavi, evoluzione dei mercati - da rendere un presidio di tipo patrimoniale poco adatto allo scopo [regolamentare]» [312].
Per questi motivi il rischio di liquidità è rientrato nell’ambito del secondo pilastro - processo di controllo prudenziale - del Nuovo Accordo, modificato dalla Capital Requirements Directive - CRD (cioè le due direttive 48 e 49 del 2006) che introdusse l’obbligo di definire strategie e processi per fronteggiare tali rischi e di predisporre piani di emergenza.
Nel 2007 la Commissione Europea richiese al CEBS (call for technical advice), anche in vista di un ulteriore aggiornamento della CRD, l’elaborazione di un parere tecnico in materia di liquidità presso le banche, incaricandolo altresì di condurre un’indagine presso gli Stati membri approfondendo alcuni aspetti quali: le variabili che possono influenzare in modo significativo la gestione del rischio di liquidità, l’interazione esistente tra funding liquidity risk e market liquidity risk, l’impatto dei sistemi di pagamento e di regolamento in tempo reale, l’uso di modelli interni di misurazione da parte di banche dotate di sofisticati sistemi di risk management, le modalità di valutazione del rischio di liquidità da parte delle società di rating.
L’indagine, concretizzatasi nella pubblicazione di due documenti ([140], [141]) ha evidenziato l’esistenza di numerose differenze nelle modalità con le quali la di-sciplina del secondo pilastro di Basilea 2 (richiamata nella CRD) viene trasposta in regole o linee guida presso i diversi Paesi104: alcuni supervisori fissano infatti limiti quantitativi all’esposizione al rischio di liquidità con valori soglia basati sul rapporto tra stock degli aggregati di bilancio ovvero sul grado di disallineamento dei flussi monetari in entrata e in uscita (o su una combinazione di entrambi); altri si affidano a presidi di natura qualitativa basati su sistemi interni di gestio-ne, controllo e reporting. L’approccio predominante risulta essere tuttavia quello ibrido, con componenti sia qualitative sia quantitative ([312]: 3); [24].
L’indagine ha generato una serie di raccomandazioni rivolte sia alle banche sia ai supervisori ([141]: 28-66) al fine di promuove la convergenza delle regole sul trattamento del rischio di liquidità presso i Paesi dell’UE. A seguito poi delle prime evidenze di crisi, il CEBS ha revisionato le ‘sound practices’ del 2000 e, dopo avere ribadito che la gestione del rischio di liquidità non si fronteggia con i
104«The Capital Requirements Directive (CRD) has introduced an explicit requirement for institutions to have in place (a) policies and procedures for the management of liquidity risk and (b) contingency plans to deal with liquidity crises. Except for EEA branches, the CRD contains no further details. While most national authorities have long established frameworks for supervising liquidity, there are at present no explicitly agreed guidelines within the EEA covering the supervision of liquidity. Most if not all national authorities, however, appear to recognise the Basel Sound Practices for Liquidity Risk Management Paper (2000) as an authoritative source of reference» ([140]: 3-4).
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mezzi patrimoniali ma attraverso adeguate politiche di misurazione e di controllo e attraverso l’adozione di efficaci sistemi operativi, ha individuato alcuni princi-pi volti a rafforzarne la gestione e la supervisione [25] attraverso u sistematico monitoraggio che dovrebbe riguardare:
– lo stabilire la tolleranza al rischio, che deve risultare appropriata alla strategia di business adottata dalla banca e al suo relativo ruolo nell’ambito del sistema finanziario105;
– il mantenimento di un adeguato livello di liquidità mediante la costituzione di una riserva di attività liquide;
– la necessità di considerare i costi, i benefici ed i rischi associati all’allocazione della liquidità tra le diverse unità di business;
– l’identificazione e la misurazione di una vasta gamma di rischi riconducibili a quello di liquidità, compreso il contingency liquidity risk ;
– l’identificazione e l’utilizzo sistematico di severi scenari di stress, che devono incorporare sia aspetti specifici della singola istituzione, sia aspetti sistemici, sia una loro combinazione106;
– l’esistenza di un solido piano operativo per la gestione delle emergenze (contin-gency funding plan) derivante dalla robustezza degli stress test effettuati; – il miglioramento della gestione e del monitoraggio della liquidità
infragiornalie-ra107 e l’importanza della diversificazione delle fonti di funding ;
– un’adeguata disclosure sulla situazione di liquidità delle banche al fine di favo-rire la disciplina di mercato108.
105«The tolerance, which should define the level of liquidity risk that the bank is willing to assume, should be appropriate for the business strategy of the bank and its role in the financial system and should reflect the bank’s financial condition and funding capacity. . . The risk tolerance should be articulated in such a way that all levels of management clearly understand the trade-off between risks and profits» ([25]: 7).
106«A bank should conduct stress tests on a regular basis for a variety of short-term and pro-tracted institution-specific and market-wide stress scenarios (individually and in combination) to identify sources of potential liquidity strain and to ensure that current exposures remain in accordance with a bank’s established liquidity risk tolerance. A bank should use stress test out-comes to adjust its liquidity risk management strategies, policies and positions and to develop effective contingency plans» ([25]: 24).
107«A bank should actively manage its intraday liquidity positions and risks to meet payment and settlement obligations on a timely basis under both normal and stressed conditions and thus contribute to the smooth functioning of payment and settlement systems» ([25]: 20).
108Il Comitato aveva infatti riscontrato che presso i regimi nazionali analizzati la disclosure pubblica era in genere limitata agli obblighi di informativa previsti dalle regole contabili ovvero dalle norme applicabili alle sole società quotate: «In most countries, public disclosure of infor-mation on firms’ liquidity positions is limited to disclosure required by accounting rules and rules applicable to publicly traded companies, rather than by regulatory requirements.
Gene-I principi elencati riguardano anche le autorità di vigilanza cui spetta la ve-rifica del rispetto di quanto stabilito e alle quali è attribuita la responsabilità di intervenire a fronte di carenze nella gestione della liquidità, richiedendo alle banche interventi efficaci e tempestivi ([25]: 34)109.
Infine, nel dicembre 2009, a fianco della proposta di revisione di Basilea 2 (v. supra, § 4.3), il CEBS ha pubblicato un documento sulle linee guida relative alle riserve di liquidità e al ‘periodo di sopravvivenza minimo’ (survival period ) per le banche, contenente principi e sound practices che le autorità di vigilanza dei singoli Paesi dell’UE sono chiamate a far rispettare110.