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F ACENDO UN PASSO INDIETRO I L PROCESSO DI RIFONDAZIONE FRA ROTTURA E PERSISTENZA «In futuro saremo certo chiamati a discutere (e a polemizzare) sul movimento

1. O RIGINI DELLA NUOVA TEATROLOGIA

1.1.0 F ACENDO UN PASSO INDIETRO I L PROCESSO DI RIFONDAZIONE FRA ROTTURA E PERSISTENZA «In futuro saremo certo chiamati a discutere (e a polemizzare) sul movimento

rinnovatore degli studi teatrali che, apparso imprevedibilmente alla metà degli anni '60, produsse una decina di libri chiave, diversi ma similmente rigorosi e non tradizionali, e che rifluì circa dieci anni dopo, disperdendosi nelle storie personali di ciascun studioso. Dovremo discutere se si trattò di un organico movimento di nuova cultura o di un semplice allontanamento dai vecchi territori letterari; e dovremo capir meglio il rapporto fra le sue tematiche distintive (il teatro del Rinascimento, il Barocco, la cultura dell'attore, la Commedia dell'arte, lo spazio scenico, la prima rivoluzione registica) e la prassi dirompente del contemporaneo teatro di ricerca. Un'altra questione da approfondire: cosa c'era alle origini di quel movimento, ovvero quale fu il dentro originario che lo portò a una nascita apparentemente così improvvisa?».46

Anche se le domande, passate decine d'anni, hanno continuato a crescere e ad affastellarsi secondo i nuovi sviluppi della nuova teatrologia italiana, quello che si tenterà di fare in questo capitolo, in parte, è di accogliere l'invito che Claudio Meldolesi ha formulato in questo testo a metà degli anni Ottanta.

Perché, per comprendere l'attuale stato degli studi, così come le pressioni che li hanno agitati e trasformati negli ultimi vent'anni, è indispensabile fare un passo indietro e volgere lo sguardo anche a stagioni precedenti della disciplina; questo, non solo per dovere storiografico e nemmeno per rispettare l'approccio duplice descritto nell'introduzione, che intende integrare la valorizzazione delle svolte del paradigma disciplinare con una visione più continuista. Il punto, semmai, è che analizzando il lavoro, la cornice epistemologica, il riposizionamento teorico-metodologico in opera nella teatrologia post-novecentesca è possibile riconoscere alcuni tratti che rimandano senza dubbio a momenti e fasi passate della storia della disciplina e degli studi; di più, seguendo il filo indicato dalla presenza di questi elementi è stato possibile individuare dei veri e propri itinerari attraverso le vicende della teatrologia italiana nel secondo Novecento che, non solo rendono più accessibili o comprensibili i dati che segnano la sua fase post-novecentesca, ma anche, se osservati dal punto di vista di una temporalità più lunga, sono in grado di illuminarli diversamente. Si vedrà dunque come gli elementi che si sono delineati come distintivi della teatrologia italiana post-novecentesca, oltre a costituire un margine inconfondibile di rottura, vadano debitamente a inserirsi in una più lunga e complessa tradizione di studio.

Ci sarà da comprendere il valore scientifico e il portato epistemologico di quella “decina di libri chiave”, considerandoli nella prospettiva unitaria del progetto – innanzitutto politico – della rifondazione degli studi; da valutare la dimensione dei rapporti con le letterature, quasi ovunque

46 Claudio Meldolesi, Il primo Zorzi e la “nuova storia” del teatro, «Quaderni di Teatro», VIII, 27, febbraio 1985

culla originaria della nuova teatrologia, con le coeve avanguardie della scena e delle scienze umane; da orientarne le motivazioni originarie e naturalmente anche i loro successivi riassetti. Ma alle domande sostanziali di Meldolesi, si diceva, negli anni, possono essersene aggiunte altre ancora: l'insofferenza per le categorie e le nozioni prestabilite, la spinta eversiva, o per meglio dire ricostruttiva, la prospettiva ogni volta nuovamente ampia, sempre insoddisfatta delle convenzioni vigenti sono elementi che ritorneranno spesso sia nel nostro discorso sulla teatrologia post- novecentesca, sia negli itinerari storiografici che è necessario compiere per delinearne ipotesi sulla collocazione, sullo stato e addirittura sull'identità.

La storia della nuova teatrologia italiana, comunemente, si considera nascere negli anni Sessanta e, in particolare, si definisce come fase della sua rifondazione proprio quel decennio chiamato in causa da Meldolesi, uno dei protagonisti del rinnovamento: fra la seconda metà degli anni Sessanta – con qualche importante precedente, lo vedremo – e la seconda metà dei Settanta una «generazione di giovani storici del teatro […] ha prodotto una vera e propria rifondazione degli studi teatrali in Italia, in realtà la loro prima adeguata definizione scientifica e disciplinare».47

La particolarità di questa “generazione di giovani storici del teatro”, proveniente in gran parte da studi di letteratura, è quella di aver saputo combinare con grande determinazione una certa rigorosa e aperta tipologia di approccio scientifico e la dimensione dell'operatività accademica e culturale, dando così origine a un vero e proprio unitario progetto di ristrutturazione della cultura teatrale in Italia. Soprattutto a Roma e Milano, ma anche a Padova, Firenze e Torino, poi a Bologna, si cominciano a fondare le basi per il rinnovamento del sapere teatrale o, meglio, per un nuovo modo di pensare e studiare il teatro. La storia che si racconta in queste pagine intende focalizzare questo scarto, prendendo in considerazione il processo di rifondazione alla luce sia delle sue premesse (prossime e remote) che delle sue conseguenze, vale a dire sia valorizzandone il portato di rottura che individuandone possibili dati di persistenza, provando così ad andare a collocarlo in un continuum storiografico che, abbracciando momenti precedenti e successivi la fase di rifondazione, intende prendere in considerazione una dimensione temporale più lunga e densa rispetto al punto segnato dall'originarsi della nuova disciplina, che altrimenti sembrerebbe – tornando alle parole di Meldolesi – “una nascita apparentemente così improvvisa”.

Ma i percorsi non sono in tutto già dati e la cartografia degli accadimenti non è così chiara; le fasi vanno spesso a sovrapporsi, fra spinte di rinnovamento e persistenze, nelle ricorrenze fra campi di studio e contesti culturali differenti: c'è naturalmente la cultura teatrale, così com'era all'epoca dentro e fuori l'università, ma anche quella letteraria e, più in generale, umanistica della ricostruzione, oltre che ovviamente quella politica. Le origini della nuova teatrologia italiana vanno a coincidere con fasi a dir poco cruciali della storia del Paese, sviluppandosi a cavallo del '68, da poco prima a poco dopo; fra i grandi movimenti della ricostruzione e tutto il loro portato neo- umanistico e quelli della contestazione, fra la nascita della repubblica, dopo il ventennio totalitario, e la sua già imminente messa in discussione istituzionale, fra il boom economico e le primi crisi del secondo Novecento, l'ascesa e la caduta della cultura di massa. Ci sono nodi, più o meno risolti, che si aggrovigliano nel secondo dopoguerra e si trasformano poi in fil rouge che attraversano tutto il secolo, che affondano le radici nel primo Novecento ma si configurano tuttora nella loro attualità. L'intenzione di questa premessa è, per quanto possibile, passarne in rassegna la natura e ipotizzarne le eventuali ricadute sulla storia della teatrologia italiana: i due paragrafi successivi saranno dedicati all'analisi di alcuni elementi di differenza che si sono dimostrati in questo senso fondanti, mentre l'ultimo e conclusivo di questa introduzione proverà a trarne le conseguenze dal punto di vista storiografico, vedendo come essi vadano ad incidere sulle possibili modalità di approccio alle vicende in oggetto.

47 Marco De Marinis, Fabrizio Cruciani (1941-1992), «Culture Teatrali», IV, 7/8, autunno 2002-primavera 2003

Per raccontare la storia della nascita della nuova teatrologia in Italia, fra anni Sessanta e Settanta, sarà insomma necessario provare a sciogliere qualcuno di questi nodi. A partire, ad esempio, da quella che è stata definita l'“anomalia” italiana.

1.1.1 LANASCITADELLANUOVATEATROLOGIAIN ITALIA. TENTATIVIDIAPPROCCIOALL'“ANOMALIA”

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