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145 con il SIAPE È stato già avviato il sistema della Regione Lazio e nei prossimi mesi si avvieranno i sistemi delle Region

10.2 La pianificazione energetica locale M Maran

La produzione e il consumo di energia sono elementi essenziali in ogni pianificazione dello sviluppo urbano, in un continente come l’Europa caratterizzato da una crescente urbanizzazione. In Europa quasi tre quarti della popolazione vive in aree urbane e, stando alle stime ufficiali, questa percentuale è destinata ad aumentare negli anni a venire, raggiungendo l’80% intorno al 2050 e facendo dell’Europa uno dei continenti più urbanizzati al mondo.

Nel pianificare lo sviluppo urbano, gli enti locali sono chiamati ad adottare una visione strategica e offrire soluzioni convincenti ai bisogni dei cittadini. La produzione e il consumo di energia sono elementi cruciali e trasversali, con molteplici ripercussioni sulla vita di ogni cittadino europeo, sull’ambiente e sulla gestione complessiva delle città.

Figura 10.1 – Imprese che hanno inviato ad ENEA la diagnosi energetica ai sensi dell’articolo 8 del D.Lgs 102/2014 per regione, anno 2017

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In Europa tutte le città sono chiamate a fare la loro parte attraverso una pianificazione strategica integrata dei loro contesti urbani, per dare attuazione alle principali politiche europee in tema di energia e ambiente. L’UE assegna un ruolo strategico agli strumenti di governo del territorio e alla costante ricerca di soluzioni legate alla sfera locale. Gli strumenti chiave con i quali un'Amministrazione locale può definire uno scenario di impegni ed un quadro di opportunità finalizzato alla “sostenibilità”, con significative ricadute sul piano economico sociale, sono il Piano Energetico Comunale (PEC) e il Piano di Azione per l'Energia Sostenibile e il clima (PAESC), strumento che adotta un approccio congiunto all’integrazione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e con il quale le singole amministrazioni attuano la strategia cardine del “Patto dei Sindaci”. Il PEC può diventare uno degli strumenti operativi del PAESC.

10.2.1 Patto dei Sindaci: PAES e PAESC G. Addamo, M. Marani

L’Unione Europea ha adottato il 9 Marzo 2007 il documento “Energia per un mondo che cambia”, impegnandosi unilateralmente a ridurre le proprie emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, aumentando nel contempo del 20% il livello di efficienza energetica e del 20% la quota di utilizzo delle fonti di energia rinnovabile sul totale del mix energetico. Nel 2008 nasce il “Patto dei Sindaci” (Covenant of Mayors) con l’impegno alla definizione di un “Piano di Azione per l’Energia Sostenibile” (PAES).

Le azioni principali che i firmatari del Patto si impegnano ad avviare sono:

• Redazione dell’inventario base delle emissioni (I.B.E. o Baseline)

• Redazione del documento strategico

• Redazione del piano di azioni, che descrive i passi verso gli obiettivi per il 2020 o il 2030, comprensivo di temporizzazione e strumenti di monitoraggio periodici.

CASO STUDIO – Le diagnosi energetiche ai sensi dell’articolo 8 del D.Lgs 102/2014 della Regione Umbria

A. Calabrò, R. Pallottelli

I dati qui presentati, riguardanti le diagnosi dei siti presenti nella regione Umbria, sono stati ottenuti mediante l’analisi puntuale della documentazione relativa alle 180 diagnosi presentate per altrettanti siti produttivi (l’1,33% delle diagnosi presentate a livello nazionale). I consumi rendicontati si attestano a poco meno di 900 ktep, valore che rappresenta l’1,45% del consumo dei siti diagnosticati a livello nazionale: I consumi di energia elettrica sono poco meno del 50% del totale; sugli altri consumi di energia primaria, spicca l’elevato contributo delle fonti diverse dal gas naturale, dovuto principalmente al consumo di coke dei cementifici (il 56%); le biomasse coprono l’11% delle altre fonti di energia termica e il gasolio l’8%.

Distribuzione sul territorio dei consumi energetici (sinistra) e dei risparmi energetici potenziali (destra)

Riguardo gli interventi di efficientamento proposti. I risparmi energetici valutati ammontano a circa 31 ktep, valore che rappresenta il 3,5% dei consumi totali. La tipologia di intervento che prevede il maggior contributo di risparmi è la realizzazione di impianti di cogenerazione (7.684 tep), seguita dal recupero di energia termica (4.770 tep). Gli interventi che interessano i macchinari, sia del ciclo produttivo che degli impianti ausiliari, produrrebbero più di 1/3 dei risparmi complessivi (circa 12.500 tep), mentre quelli più numerosi sono relativi agli impianti di illuminazione, ma con risparmi molto più limitati (2.000 tep).

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L’ENEA, fin dal 2013, è l’ente incaricato dalla Commissione Europea di assumere il ruolo di coordinatore nazionale. Già a partire dal 2012 il significativo successo dell’iniziativa, in termini di amministrazioni aderenti e di rilevanza degli obiettivi strategici di riduzione globale delle emissioni climalteranti, ha condotto la Commissione Europea da un lato alla decisione di allargarla ai paesi del Mediterraneo, con il lancio del progetto CES-MED (Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Marocco, Palestina e Tunisia); dall’altro, nel 2015, alla unificazione dell’iniziativa con quella gemella “Mayors Adapt”, finalizzata allo sviluppo di azioni per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Nasce il PAESC, il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima, che apporta alcuni significativi cambiamenti alla strategia del Patto. Si estende ulteriormente la copertura geografica dell’iniziativa, ricomprendendo oltre all’Africa sub- sahariana anche Nord e Sud America, Giappone, India, Cina e Sud-Est asiatico.

Gli obiettivi diventano più “sfidanti” (riduzione emissioni di CO2 del 40%, riduzione consumi energetici del 27%, utilizzo delle fonti di energia rinnovabile più 27% - entro il 2030); si aggiunge il “Documento di valutazione dei rischi dei cambiamenti climatici” contenente una valutazione della vulnerabilità del territorio rispetto ai cambiamenti climatici e le conseguenti strategie di adattamento.

Per quanto riguarda la partecipazione dell’Italia all’iniziativa, si riportano di seguito i principali dati:

• totale richieste di adesione Italia (anche in forma aggregata) 4.361

• totale richieste singole 4.018

• PAES sottomessi al Covenant of Mayors 3.830

• PAES/PAESC individuali pubblicati 3.108

• aderenti che non hanno presentato PAES/PAESC (on hold) 684

• PAES/PAESC in forma aggregata pubblicati 232

• in fase di valutazione 41

• cancellati o sostituiti con PAES aggregati 296

• percentuale di PAES con monitoraggio 24%

• percentuale di copertura della popolazione 71%

Il dato della partecipazione italiana, 4.018 richieste singole, non deve trarre in inganno, perché riguarda le sole richieste di adesione; tale numero si riduce sensibilmente considerando i PAES effettivamente sottomessi al Covenant of Mayors (3.830) e subisce una ulteriore riduzione considerando i PAES accettati a valle delle verifiche. Ma soprattutto è altissima la percentuale delle amministrazioni - con PAES accettato - che non hanno mai presentato alcun rapporto di monitoraggio sul raggiungimento degli obiettivi intermedi (circa il 75% del totale).

L’anomalia è dovuta principalmente a uno o più di questi fattori:

• Troppo frequentemente si è fatto ricorso a PAES ricalcati sullo schema tipo fornito dall’UE attraverso il sito dedicato, senza una adeguata personalizzazione alla realtà locale.

Alessandra Antonini, Covenant of Mayors Office

La partecipazione italiana al Patto dei Sindaci, anche considerando la limitata percentuale di aderenti che hanno provveduto al monitoraggio, resta sempre molto alta: quale è stata, secondo la sua opinione, la chiave del successo?

Credo che i fattori di successo del Patto dei Sindaci in Italia siano stati principalmente due. In primo luogo il fatto che l´iniziativa permetta ai Comuni una sorta di interlocuzione diretta con la Commissione Europea ha reso il Patto dei Sindaci una grande occasione di internazionalizzazione e di collegamento con le best practices a livello europeo. L'impegno in prima fila della Commissione europea in questo campo ha garantito negli anni la continuità e l'imparzialità del processo, guidato solo ed esclusivamente dall'interesse pubblico. In secondo luogo il modello del Patto dei Sindaci è andato a riempire un gap: in mancanza di uno strumento nazionale per affrontare la transizione energetica e la lotta ai cambiamenti climatici, il PAES prima e ora il PAESC rappresenta uno strumento formidabile per dare struttura e coerenza alle politiche in questo ambito.

Come e quanto, a suo parere, può incidere su uno sviluppo equilibrato del Patto il ruolo dei coordinatori nazionali?

I Comuni hanno un ruolo di prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici: si tratta di un ruolo importante e gravoso, in cui non possono essere lasciati soli. Alcune parti del PAES e del PAESC possono essere coordinate a livello regionale, come il monitoraggio energetico e l'analisi della vulnerabilità dei territori, per fare un esempio. Questo sta già avvenendo in diverse regioni d'Italia: dobbiamo continuare su questa strada e cercare sempre più di fare sistema e di spingere per la governance multilivello. A scala nazionale, credo sia importante coordinare il grande lavoro che stanno facendo le regioni, puntando sulla condivisione e diffusione delle buone pratiche, ma anche studiando come il PAESC possa integrarsi nel quadro normativo attuale e in fase di elaborazione, affinché i comuni che da anni sono attivi nella Comunità del Patto dei Sindaci vedano riconosciuto il proprio impegno e non si trovino a dover duplicare sforzi.

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• Il processo di realizzazione del PAES è stato spesso completamente esternalizzato, rendendo difficile per le amministrazioni gestire un piano rispetto al quale sono rimaste estranee.

• Molti PAES presentati si sono rivelati “libri dei sogni”, contenenti misure già in partenza difficilmente realizzabili sia sotto il profilo finanziario sia in termini di allocazione di adeguate risorse umane.

• In alcuni casi, anche per effetto della difficoltà di reperimento dei dati, l’inventario di base delle emissioni non si è rivelato attendibile o la metodologia utilizzata per la stima dei valori non direttamente misurabili si è rivelata difficilmente riproducibile.

• Il monitoraggio è stato letto dalle amministrazioni come una sorta di “valutazione” del loro operato, mentre è da considerarsi come un processo di auto-valutazione e miglioramento continuo del Piano, che è inevitabilmente soggetto a modifiche ed evoluzioni legate al mutare del contesto.

L’adesione dei Comuni al nuovo PAESC, che comprende la valutazione della vulnerabilità del territorio e le misure per l’adattamento ai cambiamenti climatici, renderà più complessa sia la presentazione del Piano che l’individuazione e la gestione degli strumenti di monitoraggio. Tali difficoltà si traducono nella necessità di competenze specialistiche di cui i Comuni più piccoli spesso non dispongono. Questo problema, molto diffuso in considerazione della numerosità dei piccoli comuni che hanno aderito, può essere superato attraverso opportune indicazioni e direttive, fornite sia da ENEA come Coordinatore nazionale, sia dalle Regioni in veste di Coordinatori territoriali, per la promozione e diffusione del modello di PAESC congiunto (ovvero quel PAESC che pianifica in modo unico e integrato le azioni per un distretto comprendente diversi comuni). La presentazione, infatti, di Piani di programmazione in forma aggregata, con l’ottimizzazione e la condivisione delle risorse dedicate, consentirebbe da un lato di superare l’ostacolo della limitata disponibilità di risorse qualificate, dall’altro permetterebbe una migliore attuazione del Piano dovuta alla presenza di una struttura gestionale stabile.

CASO STUDIO - L’ENEA al tavolo per la definizione del nuovo PAESC di Roma

G. Addamo

Roma Capitale, pur avendo già adottato nel 2013 il proprio PAES, ha scelto la strada di cimentarsi su un percorso più sfidante e con la delibera n. 78 del 14 novembre 2017 ha formalmente dato adesione al Patto dei Sindaci per il clima e l’energia, assumendosi quindi l’impegno di redigere entro il 2019 il nuovo Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC).

Virginia Raggi – Sindaco di Roma

“… Tra gli obiettivi che ci siamo posti – una vera e propria rivoluzione ambientale della Capitale d’Italia – abbiamo deciso di inserire il PAESC ovvero il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e per il Clima. Stiamo predisponendo azioni sulla mobilità sostenibile e sull’efficienza energetica, sulla riforestazione e sui rifiuti che vogliamo chiamare “materiali post consumo” per un cambio di paradigma culturale, per un futuro sostenibile della nostra città e per dare opportunità di lavoro alle giovani generazioni. L’ambientalismo non deve diventare un “hobby per ricchi”, ma una opportunità di crescita. Questo messaggio dobbiamo diffonderlo nelle “periferie” del pianeta che, purtroppo, spesso noi stessi abbiamo contribuito a creare”. (https://www.comune.roma.it/resources/cms/documents)

Antonio Lumicisi – Coordinatore PAESC Staff Assessorato Sostenibilità Ambientale

“… Ora ci si concentrerà nella redazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC), lo strumento operativo che dovrà dimostrare, in pratica, come la città di Roma intende raggiungere gli obiettivi che si è prefissata con l’adesione al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia e ben sapendo che l’obiettivo minimo da raggiungere è una riduzione del 40% delle emissioni di gas climalteranti sul territorio della città entro il 2030. Oltre alla riduzione delle emissioni (mitigazione), il PAESC dovrà contenere anche una valutazione preliminare di resilienza, propedeutica ad una vera e propria Strategia per l’Adattamento”. (http://www.ilcambiamento.it/articoli/clima-ed-energia-roma-fa-sul-serio) Per la definizione del nuovo PAESC Roma Capitale ha coinvolto ENEA e GSE per l’avvio di tavoli tecnici tematici finalizzati all’analisi del potenziale delle fonti di energia rinnovabile e dell’efficienza energetica sul territorio comunale. Le tematiche sono:

• Solare fotovoltaico – GSE

• Energia da biomassa (bioenergia) – ENEA • Solare termico (medio-bassa temperatura) – GSE • Solare termico (alta temperatura) – ENEA • Geotermia (a bassa entalpia) – GSE • Mini-Idro; Mini e Micro eolico – GSE • Efficienza energetica (residenziale) – ENEA • Efficienza energetica (terziario e PMI) – ENEA • Mobilità – ENEA

Roma Capitale analizzerà anche il bilancio delle emissioni climalteranti del settore dei rifiuti e delle aree verdi. Inoltre sarà presentata anche una visione al 2050 finalizzata alla riduzione delle emissioni di gas serra nell’ordine dell’80-90%, come richiesto dalla comunità scientifica internazionale. Per tener conto degli effetti che il cambiamento climatico già produce, e continuerà a produrre, nella città di Roma, il PAESC sarà integrato da una prima valutazione del rischio di vulnerabilità e da una strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici con l’obiettivo di individuare le azioni da mettere in atto entro il 2030 per rendere la città di Roma più resiliente agli effetti del cambiamento climatico. Il nuovo PAESC di Roma Capitale, integrato con gli altri piani settoriali (Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, Piano per la riduzione e gestione dei materiali post-consumo, Linee di indirizzo Smart City, ecc.) sarà il primo passo per una nuova visione di Roma quale città sostenibile, resiliente ed inclusiva.

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L’Agenzia per l’Efficienza Energetica dell’ENEA, nella sua qualità di Coordinatore nazionale, è impegnata con la sua rete territoriale a promuovere seminari, incontri, dibattiti per supportare le amministrazioni locali e i decisori regionali nella definizione delle migliori politiche, per una programmazione territoriale in linea con il raggiungimento degli obiettivi definiti nel Patto. Sono, inoltre, in avanzata fase di studio ed approfondimento metodologie e strumenti innovativi di tipo “multi-level”, per il monitoraggio dei risultati e per la loro integrazione con i risultati di riduzione dei consumi energetici, provenienti da altri settori dell’efficienza energetica (Conto termico, detrazioni 65%, Attestati di prestazione energetica degli edifici, ecc).

Gli obiettivi principali restano quelli di:

• Fornire alle amministrazioni firmatarie linee guida e strumenti per una definizione di obiettivi del PAESC con caratteristiche S.M.A.R.T. ovvero:

o Specifici o Misurabili o Attuali o Realistici o Temporizzati

• Fornire strumenti idonei al coinvolgimento e alla partecipazione della comunità locale nelle sfide per la sostenibilità energetica e ambientale.

• Contribuire alla sedimentazione della cultura gestionale per la realizzazione di PAESC “dinamici” anziché “statici”, ovvero modificabili in progress ai fini del continuo riadattamento suggerito dai report di monitoraggio intermedi.

• Assicurare il necessario supporto alle amministrazioni regionali per la gestione integrata del proprio territorio, ai fini del monitoraggio dei risultati su scala regionale e ai fini dell’adozione delle misure di incentivazione e finanziamento più idonee al raggiungimento degli obiettivi europei.

• Studiare e realizzare strumenti per una migliore integrazione del PAESC con i mezzi di pianificazione esistenti e futuri.

• Assicurare il necessario supporto alle amministrazioni regionali e locali nella sfida ad includere nella pianificazione anche l’adattamento ai cambiamenti climatici.

10.3

Fondi Strutturali e di Investimento Europei (SIE) – ciclo di programmazione 2007/2013

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