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Morale sessuale borghese e razzismo moderno

Lo stesso proliferare dei valori legati alla morale sessuale borghese, che ha la sua norma nella coppia familiare monogamica, fa parte di una definizione dei rapporti sociali che avvia la costituzione di un nesso strutturale tra le pratiche sessuali, come di un certo tipo di codici di austerità legati al sesso, e delle esigenze di tipo statuale e di classe, che si servono di un sapere della e sulla sessualità dell'individuo.

Ciò è reso possibile, al livello scientifico ed epistemologico del discorso occidentale, solo a partire dal momento in cui il sesso viene ad essere isolato dal resto del corpo, per cui ad una specificità delle perversioni come malattie anatomiche degli organi riproduttivi o genitali si sostituisce una considerazione in termini psicofisiologici dell'istinto sessuale, nozione nuova, e delle sue malattie: nascono delle malattie funzionali in cui la patologia non è riconoscibile nell'organo, ma in un istinto262.

Di qui una classificazione, che vuol essere sempre più minuziosa e specifica, individualizzante, di tipologie che identificano i caratteri personali sulla base della valutazione dell'istinto sessuale di cui si ritiene che ciascun soggetto sia portatore sano o deviato alle perversioni.

Nel contesto coloniale il sapere/potere legato al sesso determina l'innesto e la distribuzione del dispositivo sessuale all'interno delle relazioni di potere che stanno al fondamento delle formazioni discorsive della razza e della classe, strette in un unico ordine costitutivo.

Anzi, è proprio dalla centralità dell'impero e della razza che sarebbe stata possibile la produzione di soggetti borghesi ed europei, perché i rapporti tra razzismo e sessualità mirano a consolidare un ordine di tipo borghese e coloniale.

261 Cfr: Ivi, pp.125-131

262 Cfr: A.Davidson, L'emergenza della sessualità, Quolibet, Macerata 2010, pp.23-25

In questo testo, Davidson, con strumenti foucaultiani, traccia un parallelo tra la paura, l'orrore per i mostri e per i degenerati e quell'orrore per l'umanità, come rapporto tra ordini della morale e della natura, che può aprire “nuove prospettive sia sulla storia della volontà e della soggettività umane sia sulla storia delle classificazioni scientifiche” (p.134).

L'obbiettivo è mostrare, con tutte le implicazioni che ne derivano, che la sessualità non fa parte di una struttura sovrastorica, ma è essa stessa storica, non è una variante atemporale.

Ann Laura Stoler, che ha aperto questa linea di analisi, è convinta che “tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, non si possano individuare in Europa delle tecnologie legate al sesso senza tracciarne il percorso su una superficie coloniale”263.

Infatti “il pensiero razziale non rappresentò una conseguenza dell’ordine borghese: ne fu piuttosto un elemento costitutivo”264, come il perno a partire dal quale

sarebbe stato possibile utilizzare il dispositivo sessuale nella stessa Europa per distinguere l'ordine borghese da quello delle classi inferiori.

La Stoler, nel situare la storia della sessualità e “l'educazione del desiderio” all'interno dell'ordine coloniale delle cose, ha dunque collegato la nascita del razzismo in senso moderno - quello che, importato dall'Europa stessa in Europa, dalla gestione biopolitica della popolazione sfocerà nel nazismo quale sviluppo parossistico degli strumenti che sono parte costitutiva dello Stato moderno - con quella proliferazione discorsiva che ha caratterizzato il funzionamento del sesso come dispositivo, secondo la lezione del Foucault contenuta nei volumi sulla “Storia della sessualità”.

In “Race and the Education of Desire”, la Stoler porta avanti, con strumenti foucaultiani, un discorso che il filosofo francese ha esplicitamente tenuto a parte dalle sue analisi: “Io non voglio fare qui una storia del razzismo in senso generale e tradizionale del termine. Non voglio cioè fare la storia di ciò che in Occidente ha potuto essere la coscienza di appartenere a una razza, né la storia dei riti e dei meccanismi attraverso i quali si è tentato di escludere, squalificare e distruggere fisicamente una razza”265, aveva detto durante il corso “Bisogna difendere la 263 A.L.Stoler, Carnal Knowledge and Imperial Power. Race and the Intimate in Colonial Rule, University of California Press, Berkeley 2002

Nella trattazione del rapporto tra morale sessuale borghese e razzismo in ambito coloniale, farò riferimento in particolare al capitolo “A Colonial Reading of Foucault. Bourgeois Bodies and Racial Selves” (pp.140-161), secondo la traduzione di Orazio Irrera che si trova in A.L.Stoler, Una lettura coloniale di Foucault. Corpi borghesi e sé razziali, in “Materiali foucaultiani”, vol.I, num.2, luglio-dicembre 2012, pp.19-48.

Le note bibliografiche che seguono si riferiscono quindi a questo testo. Qui l'espressione citata è a p.24

264 Ivi, p.25

265 M.Foucault, Bisogna difendere la società, op. cit., p.78

In verità qui Foucault si riferisce più specificamente all'antisemitismo, ma la sua affermazione sarebbe la stessa, riferita al problema della razza extra-europea colonizzata in generale, come si evince da molti altri altri accenni alla questione, che indicano come quella del pensatore francese sia una scelta deliberata sull'oggetto dell'analisi, non la forclusione di un problema: si tratta infatti di un problema che il filosofo, pur collocandolo in maniera precisa, non tratta probabilmente anche per una questione di onestà intellettuale.

Infatti, se si considera la sua visione dell'intellettuale, come emerge da molte interviste, è chiaro che la mancata trattazione di certi aspetti è dovuta alla responsabilità di cui Foucault si è fatto carico quale intellettuale specifico, che non può e non deve assumere un impegno politico intellettuale se non in relazione agli archivi che può consultare e al contesto in cui è inserito.

Sono esplicite, in questo senso, le parole che emergono dalla conversazione contenuta in M.Foucault, Gli intellettuali e il potere. Conversazione tra Michel Foucault e Gilles Deleuze, op. cit.

società”, rispondendo alla provocazione di qualcuno del suo pubblico.

La Stoler ha sostenuto che Foucault nei suoi scritti non avrebbe in effetti intrapreso alcun tentativo di occuparsi in maniera critica delle aspirazioni imperialistiche dei Paesi europei, né di leggere la storia del colonialismo come storia del razzismo, in particolare sullo sfondo di diversi “parallelismi tra la regolamentazione della sessualità e la regolamentazione dei regni coloniali”266

Foucault, anche se non si è interessato direttamente del problema, ma l'ha usato per analizzare le forme del colonialismo interno agli Stati europei, ha colto il punto in cui si è potuta costituire una ragione coloniale, sostenuta, o meglio, contenente nel suo nucleo interno, un razzismo in senso socio-biologico.

Infatti, come viene in rilievo a partire dal corso del 1976, è da una ritrascrizione del discorso della guerra delle razze, nato come contro-storia, facente capo ad un soggetto che prendeva la parola rompendo il conservatorismo del discorso della sovranità, è da questo reinvestimento dialettico che sarebbe stato possibile, in seguito, per lo Stato, inventare i dispositivi di un razzismo socio-biologico utilizzato per squalificare le sotto-razze colonizzate e poi quella sotto-razza presente al suo stesso interno e necessariamente da espellere per difendere la società da se stessa. Già prima, nel primo volume sulla “Storia della sessualità”, “La volontà di sapere”, Foucault aveva però collegato la nascita di una società che mentre diceva di essere repressa non faceva che dare luogo ad una proliferazione dei discorsi sul sesso, con l'avvento di una nuova tecnologia di potere che, instillandosi al di sopra dei dispositivi disciplinari, agisce sulla popolazione.

Il liberalismo, tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, sviluppa una tecnologia di potere che all'anatomo-politica del corpo aggiunge una biopolitica della popolazione: il dispositivo della sessualità è il punto in cui si saldano questi due vettori, procedure di individualizzazione e di totalizzazione, che il potere si fa carico di mantenere correlate.

Come spiega Foucault, “a partire dal XVIII secolo il sesso [è] diventato un elemento assolutamente basilare: perché, in fondo, il sesso è situato esattamente nel punto di articolazione tra le discipline individuali del corpo e le regolazioni della popolazione. Il sesso è il punto da cui è possibile assicurare la sorveglianza degli individui: nel secolo XVIII, proprio nei collegi, la sessualità degli adolescenti è diventata un problema medico, un problema morale, quasi un problema politico

quello che, proprio per la necessità di avvicinarsi alle lotte reali, che avvengono in settori specifici, deve essere un intellettuale quale figura specializzata e immersa nell'immediatezza della lotta puntuale, contro dispositivi di potere che fanno presa a livello locale.

266 A.L.Stoler, Race and the education of desire: Foucault's History of sexuality and the colonial order of things, op. cit., pp.55-94

estremamente importante, perché attraverso la sessualità, prendendo la sessualità come pretesto, si potevano sorvegliare gli studenti, gli adolescenti, in modo permanente, anche durante il sonno. Il sesso diventa uno strumento di disciplinamento, uno degli elementi fondamentali dell'anatomo-politica; ma il sesso assicura anche la riproduzione delle popolazioni e, con il sesso, con una politica sessuale, è possibile cambiare il rapporto tra natalità e mortalità”267.

E' questo “ingresso della vita nella storia”268 che ha potuto svolgere un ruolo nella

primissima fase della formazione del capitalismo, laddove “il sesso è contemporaneamente accesso alla vita del corpo ed alla vita della specie”269.

Questa tecnologia di potere è lasciata in eredità dalla pastorale cristiana che, con la pratica della confessione, ha da sempre messo al centro di una scienza sottile della carne e di un codice di condotta morale il discorso di una sessualità da confessare; ed è da questo perno che è potuta esistere una cura che prende in carico omnes et

singulatim, che mantiene lo sguardo su tutti e su ciascuno.

E' il pastorato cristiano ad aver trovato il mezzo per instaurare un tipo di potere che controlla gli individui estraendo da loro stessi una verità che si dice essere nascosta alla coscienza, ma che in realtà va prodotta per rendere ciascuno e tutti soggetti ad un principio di identificazione: la sessualità deve essere detta, desecretata, perché è in essa che si esprime la verità del soggetto, sul soggetto.

Nasce un sapere degli individui su se stessi che non tarda a diventare oggetto di un discorso scientifico, una scientia sexualis, che analizza, controlla, normalizza la sessualità, facendo passare il soggetto dal confessionale del prete alla stanza del medico.

Dunque, contro l'ipotesi della repressione portata avanti da Freud e dal freudo- marxismo, Foucault mostra in che modo e a quale scopo il sesso è stato sempre continuamente incitato, interrogato, e le sue forme, tutto quel proliferare di perversioni basate su una norma dell' istinto sessuale, si sono moltiplicate in virtù di un proliferare dei discorsi.

Per comprendere il funzionamento di questo potere che si gioca su una volontà di sapere, bisogna allontanarsi dall'immagine negativa e riduttiva del potere che si è diffusa in Occidente a partire dal Medioevo: questa ci fa credere che il discorso vero sul sesso ci renda liberi, e che il silenzio sia invece il correlato di un potere che si esercita nella forma del divieto, mentre invece tale concezione trova il suo motivo d'essere nel fatto che il potere può mantenersi solo a condizione di dissimulare una

267 M.Foucault, Le maglie del potere. 1981, in Archivio Foucault vol.3, op. cit., pp.155-171, qui p.165 268 M.Foucault, La volontà di sapere, op. cit., p.125

parte importante di sé.

La sua riuscita è proporzionale alla quantità di meccanismi che riesce a nascondere270.

Foucault, in sostanza, “ci dice che abbiamo messo in piedi una storia sbagliata: l'immagine della ‘puritana imperiale’ sul blasone della nostra sessualità, contenuta, muta e ipocrita, mancherebbe del tutto quel che fu il regime della sessualità”271.

Il problema, per la Stoler, sta nel fatto che raramente si è considerato come, anche nelle colonie, il modo in cui sono prodotti i rapporti che danno luogo alla dominazione sessuale (rapporti tra donna di colore e maschio bianco e rapporti tra donna bianca e maschio nero) costituisca una parte sostanziale della politica imperiale: “[…] l’elemento cruciale de La volontà di sapere – appunto, quella

immagine della ‘puritana imperiale’ - che avrebbe dovuto dire qualcosa al mondo

imperiale del diciannovesimo secolo è stato largamente ignorato. Questo elemento è il collegamento strategico tra la storia della sessualità e la costruzione della razza. Contrariamente a un’immagine ampiamente acquisita, per cui il libro di Foucault si concentrerebbe sulla sessualità e sul biopotere, i riferimenti al razzismo vi appaiono virtualmente in ogni capitolo”272.

Ciò a cui la Stoler fa riferimento, come presenza virtuale non elaborata dagli studiosi del colonialismo, è il modo di atteggiarsi del dispositivo sessuale che in Foucault è immediatamente strumentale alla produzione di effetti di classe.

Foucault afferma esplicitamente che “c'è una sessualità borghese, che ci sono sessualità di classe. O piuttosto che la sessualità è originariamente, storicamente borghese e che induce, nei suoi spostamenti successivi e nelle sue trasposizioni, effetti di classe specifici”273, a maggior ragione nel contesto coloniale dove gli effetti

di classe passano attraverso il dispositivo razziale e la razza colonizzata è costituita come la classe inferiore per eccellenza.

L'origine di questo potere-sapere è da ricercarsi nelle classi borghesi emergenti. Il dispositivo sessuale è stato messo a punto ed utilizzato non, come vorrebbe la teoria di una sessualità soggetta a repressione, per le classi subordinate, allo scopo di indirizzare tutte le loro energie fisiche e mentali al lavoro, ma è stato creato da e per le classi politicamente egemoni ed economicamente privilegiate.

Infatti, la famiglia come istanza di controllo e centro di produzione di discorsi sul sesso è, inizialmente, una famiglia borghese o aristocratica: è qui che ci si

270 Ivi, p.77

271 Per quanto riguarda la citazione interna, la Stoler qui si riferisce alla prima riga del primo capitolo de “La volontà di sapere” (p.9)

272 A.L.Stoler, Una lettura coloniale di Foucault. Corpi borghesi e sé razziali, op. cit., p.29 273 M.Foucault, La volontà di sapere, op. cit., p.113

preoccupa della sessualità dei bambini e degli adolescenti, che viene medicalizzata la sessualità femminile (dal momento che la donna ha un ruolo chiave nel garantire la fecondità del corpo sociale, la salute dei figli e la stabilità della famiglia), che si affaccia il problema delle patologie individuali e sociali legate al sesso e la conseguente necessità di guidarlo, sorvegliarlo, correggerlo274.

Gli strati popolari, fino al XIX secolo, sono rimasti estranei al dispositivo della sessualità, rimanendo soggetti solo a quello dell'alleanza, che comportava una valorizzazione del matrimonio legittimo e della fecondità, il divieto di unioni fra consanguinei e l'obbligo di endogamia sociale e locale275.

Le classi dominanti hanno, dunque, sperimentato dapprima su di sé il dispositivo di sessualità, hanno cominciato ad interessarsi e prendersi cura del proprio corpo e del sesso, che ne costituiva la parte più importante, educandoli e preservandoli dai pericoli, al fine di garantire la longevità, il vigore e la discendenza sia del singolo che della intera classe, facendo dipendere dal sesso la vita, la morte, la salute futura dei discendenti.

Il dispositivo basato sulla confessione, sulla produzione di discorsi, è nato per l'autoaffermazione di una classe, non solo e principalmente per l'asservimento di un'altra276.

Che poi le due cose siano l'una la conseguenza dell'altra, non si tarda a vederne gli esiti.

Su questa linea, Foucault individua, infatti, nella cura che la borghesia emergente ha avuto del proprio corpo e del sesso, una trasposizione dei metodi utilizzati in passato dalla nobiltà per marcare e conservare la sua distinzione di casta.

Mentre, per affermare la specificità del proprio corpo, le classi nobiliari avevano creato il concetto del "sangue", inteso come antichità dell'ascendenza e importanza delle alleanze matrimoniali, la borghesia guarda ora alla sua discendenza e alla salute dell'organismo.

Esiste dunque una stretta correlazione fra la valorizzazione del corpo e del sesso attuata a partire dal XVII-XVIII secolo, l'epoca della puritana imperiale del regime vittoriano, e il processo di crescita ed affermazione dell'egemonia borghese.

Non si tratta però di una semplice affermazione di sé di tipo conservatore, come era

274 Cfr: Ivi, p.107 275 Cfr: Ivi, p.108

276 In questo senso l'affermazione della Stoler, che approfondisco in seguito, secondo cui “il razzismo non fu un riflesso coloniale, plasmato per occuparsi dell’Altro distante, ma una parte del processo di formazione degli europei stessi” sembra essere esattamente una parafrasi di quanto Foucault dice a proposito dell'autoaffermazione della borghesia.

Il pezzo citato si trova in A.L.Stoler, Una lettura coloniale di Foucault. Corpi borghesi e sé razziali, op. cit., p.25

quella della nobiltà, ma di un razzismo che ha un progetto, che guarda al futuro, all'espansione della classe borghese: si è passati, nelle nostre società, “da una

simbolica del sangue ad una analitica della sessualità”277

Una volta creato questo apparato tecnico-amministrativo, il dispositivo di sessualità ha potuto essere esteso anche alle classi inferiori, passando così da strumento di autoaffermazione a mezzo usato dalle classi privilegiate borghesi per esercitare la propria egemonia278.

Si è così fissata una sessualità - intesa come produzione di un discorso sul corpo e sui comportamenti, sull'istinto - specifica per ogni classe, e in virtù di questa differenziazione, la borghesia ha potuto ridefinire la propria specificità separando e proteggendo il proprio corpo attraverso la linea del divieto.

E' a questo punto che la teoria della repressione è stata utile, per operare una frammentazione del corpo sociale cui fa da correlato l'identificazione di ciascun gruppo (come classe) con un certa natura sessuale.

La borghesia si sarebbe così distinta dalle altre classi proprio per il modo in cui si esercita il divieto e per il rigore con cui è imposto: la sua sessualità, a differenza di quella degli altri, è sottoposta ad un regime di repressione così intenso perché il sangue va conservato puro.

Da ciò, inversamente, si può dedurre come le stesse classi inferiori siano servite al sé borghese per operare questa divisione e la definizione propria, di un proprio istinto sessuale che si mantiene in cura in modo da prevenire il rischio di entrare nel circolo vizioso che stringe il rapporto immediato fra perversione-ereditarietà- degenerescenza.

Per la Stoler il razzismo moderno e i discorsi sulla sessualità sono interdipendenti tanto nelle metropoli occidentali quanto nelle colonie: “La proliferazione discorsiva sulla sessualità che Foucault registra in Europa, nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo, non può essere semplicemente registrata nella sola Europa, ma attraverso un percorso imperiale ben più tortuoso di quello che Foucault suggerisce. Tale proliferazione era riflessa da uomini e donne la cui affermazione di un sé borghese dipendeva da prodotti imperiali, da percezioni, e da Altri razzializzati che essi generavano”279.

Fanon, in “Pelle nera maschere bianche”, è molto chiaro in questo senso, e, dopo i due capitoli in cui spiega il rapporto tra “La donna di colore e il Bianco” e poi de “L'uomo di colore e la Bianca”280, sembra mantenere una linea simile a quella 277 Ivi, p.131

278 Cfr: Ivi, pp.113-114 279 Ivi, p.24

foucaultiana che la Stoler suggerisce di percorrere, collocando gli aspetti nevrotici di quei rapporti entro il quadro generale che fissa “Il negro e la [sua] psicopatologia”281 nella forma predefinita di uno specifico tipo di essere umano in

relazione alla sua sessualità.

Ma se nelle metropoli occidentali del XVIII secolo – e ancora per noi - “la sessualità individualizza, trasforma ciascuno di noi in uno specifico tipo di essere umano”282,

nelle colonie il dispositivo sessuale serve anche a massificare, a costituire la razza. Come precisa la Stoler, infatti, “le sovversioni dell'ordine borghese erano ciò che minacciava [un] repertorio di sensibilità etichettato come ‘carattere personale’ e che definiva chi poteva essere classificato come bianco”283.

Laddove, allora, “i discorsi sulla sessualità classificavano i soggetti in gruppi umani distinti”284, Fanon vede che il negro è ridotto alla sua mera corporeità, “nei confronti

del negro infatti tutto accade sul piano genitale”285, e, se, come detto, i discorsi

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