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Origine come provenienza, emergenza, invenzione

Contro il mito dell'origine che lo storicismo lascia profilare, Foucault richiama l'esperienza di Hölderlin, di Nietzsche e di Heidegger, per i quali il ritorno non si dà come compimento (come avviene in Hegel, Marx e Spengler), ma come “incessante lacerazione che libera l'origine in ragione stessa del suo regresso”389, in grado di

connotare l'esperienza di un diverso senso storico.

A parte il richiamo all' “Oltre-uomo” e alla visione dell'eterno ritorno, Foucault approfondisce il senso del suo progetto genealogico nel saggio “Nietzsche, la genealogia, la storia”, in cui alla storia dei metafisici contrappone la storia nietzscheana come storia effettiva – wirlkiche Historie – che, recuperando il vero senso storico, diventa strumento della critica genealogica nel suo non orientarsi verso nessun assoluto.

Se, in Foucault, dal passaggio dal metodo archeologico al metodo genealogico traspare la consapevolezza che non esiste una storia i cui dati sarebbero già pronti in attesa di essere scoperti, la genealogia vuole mostrare che esistono solo discontinuità dove gli altri hanno visto il progresso e la continuità: suo obiettivo polemico sono le dottrine dello sviluppo e del progresso, che postulano il primato delle origini e delle verità immutabili.

Come scrive Foucault: “l’inizio storico è basso. Non nel senso di modesto, o di discreto come il passo della colomba, ma derisorio, ironico, atto a distruggere tutte le infatuazioni”390.

Si tratta allora, seguendo la prospettiva genealogica nietzscheana, di recuperare quell’autentico “senso storico”, quella capacità d’indagine anatomica del tessuto della storia che sappia restituire la consapevolezza della genesi effettiva dei valori morali, da ricercarsi non nell’incorruttibile purezza dell’ideale, ma in quel corpus vile che sono le battaglie, le lotte, le sopraffazioni, gli egoistici interessi e le violente interpretazioni che si sono succedute sul suolo sanguinante della storia: in altre

389 M.Foucault, Le parole e le cose, op. cit., p.359

parole, una pudenda origo, come la chiama Nietzsche.

Bisogna scendere nella trama viva delle cose, guardando dal basso “ciò che è confuso, contingente, legato al caso. All'origine degli eventi storici vengono posti da Foucault fatti fisico-biologici, come la forza e proliferazione di una razza, fattori contingenti, come le sconfitte e le vittorie, elementi psicologici e morali, come il coraggio e l'odio”391.

Allo stesso modo, in “Bios”, Roberto Esposito, nel tracciare un parallelo tra la genealogia nietzscheana e la genealogia foucaultiana, osserva che “Nietzsche riconosce nell'origine delle cose non l'identità, l'unità, la purezza di un'essenza incontaminata, bensì la lacerazione di qualcosa che non è mai ciò che dichiara di essere; […] intravede, dietro la successione ordinata degli eventi, e la rete di significati in cui essi sembrano comporsi, il tumulto dei corpi e il proliferare degli errori, le usurpazioni del senso e la vertigine della violenza”392.

Quello che si ritrova nel metodo foucaultiano è un'attenzione all'evento, all'idea del salto, della discrepanza, dell'avvenimento preso nella sua singolarità, oltre la continuità teleologica, che ricalca la visione nietzscheana dell' “origine” come frattura, come invenzione.

Il rifiuto della ricerca dell'origine da parte del Nietzsche genealogista si oppone alle tre modalità platoniche della storia per fare della storia stessa un “uso parodistico e distruttore di realtà, che si oppone al tema della storia- reminiscenza o riconoscimento”, un “uso dissociativo e distruttore d'identità che si contrappone alla storia-continuità o tradizione”, e infine un “uso sacrificale e distruttore di verità che si oppone alla storia-conoscenza”393.

Queste dislocazioni della storia si manifestano in Nietzsche non solo nel rifiuto della ricerca dell'origine, ma anche nella preferenza accordata a due diverse declinazioni del significato di “origine”, come Ursprung, che si rinviene nei termini di Herkunft (origine come provenienza) e di Entstehung (origine come emergenza).

Così, far emergere la discontinuità di un divenire privo di fondamento vale a liberare la storia dal residuo platonico che fa della memoria il punto primo del riconoscimento: non esiste un orizzonte divino quale dimensione in cui le cose si trovavano alla loro perfezione e alla quale faranno finalisticamente ritorno, né un luogo al riparo dagli accidenti del tempo, perché la storia è “il corpo stesso del divenire”394.

Questa indagine è indissociabile dal lavoro “distruttore d'identità”, che si

391 V.Sorrentino, Il pensiero politico di Foucault, op. cit., p.80

392 R.Esposito, Bios. Biopolitica e filosofia, Einaudi, Torino 2004, p.81 393 M.Foucault, Nietzsche, la genealogia, la storia, op. cit., p.60 394 Ivi, p.47

compie assumendo l'origine come provenienza, per cogliere e mantenere la dispersione dell'essere che sta sotto ciò che si credeva unito: “l'analisi della provenienza permette di dissociare l'Io e di far pullulare nei luoghi della sua sintesi vuota mille eventi ora perduti”395; eventi di cui occorre considerare la

matrice materiale, corporea, di modo che, rovesciando la prospettiva che va dalla storia alla fissazione dell'origine, sia possibile, viceversa, guardare alla storia nel suo articolarsi con vicende legate alla corporeità, desideri, cedimenti, errori.

Sondando la nostra provenienza, la storia fatta dal genealogista non si pone come fine ultimo di ritrovare la nostra identità, ma al contrario di disperderla nel mare dei “sistemi eterogenei che, sotto la maschera del nostro io, ci interdicono ogni identità”396.

Infine, l'indagine in termini di origine come emergenza comporta “l'uso sacrificale e distruttore di verità che si oppone alla storia-conoscenza”: se la genealogia vuol far emergere un divenire segnato da discontinuità prive di fondamento, essa cancella anche il termine finale assunto dallo sguardo metafisico quale destinazione delle immagini del passato rispetto al presente e del presente rispetto al futuro.

L'emergenza segna l'entrata in scena delle forze per ristabilire “i diversi sistemi d'asservimento: non la potenza anticipatrice d'un senso, ma il gioco casuale delle dominazioni”397.

La storia deve determinare le modalità che hanno fatto sì che tale emergenza abbia potuto costituire, per un certo tempo e per determinati individui, l'a-priori storico di un'esperienza possibile.

Dietro la Verità che la metafisica platonica pretende di situare in un luogo quale origine delle cose e del tempo, c'è in realtà la proliferazione millenaria degli errori, l'effetto dello stabilizzarsi di volta in volta di un nuovo rapporto di dominazione, in un continuo gioco di rituali.

4.3 Il discorso storico-politico: la guerra delle razze e la partigianità

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