• Non ci sono risultati.

Le operazioni di polizia nel contrasto ai gruppi criminal

Un caso di studio: Siracusa

6.4 Le operazioni di polizia nel contrasto ai gruppi criminal

La prima operazione dopo l’introduzione dell’art. 416-bis è datata 30 maggio 1984: si indicano come appartenenti all’associazione a delinquere di stampo mafioso Urso Agostino ed altri quindici elementi e si distinguono le altre due associazioni criminali, permettendo così di delineare i primi segni della mappa della criminalità organizzata nel capoluogo e nei Comuni vicini, ossia i tre consessi associativi capeggiati rispettivamente da Urso Agostino, Belfiore Salvatore e Schiavone Salvatore.

La seconda operazione rientrante nell’art. 416-bis è portata a compimento nell’ottobre del 1984 dopo una lunga e complessa indagine che smantella un traffico di stupefacenti con agguerrite organizzazioni che si contendono la supremazia della piazza. Nessun angolo della città è indenne, aumenta il numero di tossicodipendenti allettati dalla facilità di reperire la bustina di eroina. Il predominio in tale settore è anche la causa di atti intimidatori di stampo mafioso tra gruppi rivali. E’ il momento in cui emerge la figura di Schiavone Salvatore, forte di una nutrita schiera di fidati ed abili collaboratori. Nel volgere di pochi anni, gli uomini della squadra di Totuccio Schiavone sono disseminati in tutta la città, ripartendosi la competenza per zone nell’ambito delle quali spacciano l’eroina e controllano che non vi siano concorrenti dediti alla stessa attività o si ordinano spedizioni punitive organizzate dai suoi adepti. Di Mari Francesco, nonché affiliato del gruppo di Belfiore Salvatore, è il concorrente più ostile nel traffico di stupefacenti, operandovi da lungo tempo con l’intero gruppo familiare e forte dell’appoggio di grossi personaggi del lentinese, dai quali si rifornisce di eroina. Pertanto, nella su indicata operazione di polizia, avvenuta specificatamente il 3 ottobre 1984, a seguito di un Rapporto Giudiziario, vengono denunciati, ai sensi dell’art. 416-bis e dediti al traffico di

194

sostanze stupefacenti, Schiavone Salvatore e i suoi adepti, alcune persone appartenenti al gruppo Di Mari, più altri soggetti. I su indicati vengono raggiunti da ordini di cattura emessi dall’autorità giudiziaria.

A seguito del grave colpo subito dal suo gruppo, decapitato dall’operazione di polizia, Schiavone, sebbene latitante, sposta i suoi interessi nella zona sud della provincia di Siracusa, con sede a Pachino, dove la nuova banda è dedita allo spaccio, al traffico di armi, materiale esplodente e all’organizzazione di bische clandestine, quest’ultima attività foriera di sicuri guadagni, difatti, ogni gruppo criminale ne gestiva almeno due.

Nel Rapporto Giudiziario di denunzia del 4 marzo 1985, redatto con i riferimenti all’art. 416-bis, a firma della Squadra Mobile della Questura di Siracusa e del Commissariato di Avola, vengono raggiunti da ordini di cattura per associazione a delinquere di stampo mafioso e dediti al traffico di sostanze stupefacenti, Lentinello da Pachino e Mauceri Concetto (gruppo Schiavone Salvatore). Mauceri Concetto, detenuto per lungo tempo, riusciva a comunicare e a impartire disposizioni all’esterno della struttura carceraria, ciò era un fatto ricorrente, solo l’art. 41-bis, che introduce il regime di carcere duro (isolamento) interrompe questa prassi. Si intrattenevano collegamenti con personaggi di altre province e perfino con il nord Italia, testimoniando così l’espansione del gruppo Schiavone Salvatore. L’arresto di quest’ultimo, residente in Canicattini Bagni, avvenuto sulla Maremonti a seguito del riconoscimento della moglie, mette in difficoltà il gruppo da lui capeggiato, fino a quando non si arruolano altri adepti, alcuni vengono dimessi dal carcere e ascendono al vertice figure come Mallia Luigi e Aparo Antonino.

Negli anni ‘86/’87 prendono, quindi, il sopravvento i gruppi Urso e Belfiore che imperversano nelle estorsioni, nel traffico degli stupefacenti e nelle bische clandestine. Questo è il periodo in cui i due gruppi anzi detti portano a segno l’attacco congiunto a Schiavone, agonizzante per le perdite e gli arresti dei suoi adepti ma devono fare i conti con Mallia Luigi e Aparo Antonio.

Nell’ottobre del 1986 viene redatto un Rapporto Giudiziario a firma della Squadra Mobile di Siracusa e dei Carabinieri, a conclusione di lunghe e complesse indagini, che denunzia l’associazione a delinquere di stampo mafioso facente capo a Santapaola Benedetto con ramificazioni in tutta Italia e all’estero. Si accerta che la sua banda, con a capo Mangion Francesco, ha organizzato, tra l’82 e l’86, un traffico internazionale di sostanze stupefacenti e di armi. Si riscontra la presenza, in tale consesso associativo di tipo mafioso, di un gruppo di

195

lentinesi, guidati da Nardo Sebastiano e dal siracusano Belfiore Salvatore. E’ la dimostrazione che i gruppi locali hanno perfezionato i loro programmi criminali attraverso legami con i catanesi di più comprovata e consolidata tradizione mafiosa. Il semplice fatto che Santapaola abbia instaurato rapporti con Belfiore è indice della posizione di spicco raggiunta da quest’ultimo. Infatti, Urso è costretto a rinunciare ad una quota di controllo del territorio a seguito di un patto di non belligeranza, imposto dai catanesi, con Belfiore, forte del sostegno dei lentinesi.

Il 22 ottobre 1986 lo stesso Rapporto Giudiziario di denunzia, ai sensi dell’art. 416-bis, individua la presenza di un’organizzazione dedita al traffico degli stupefacenti. Riguarda il gruppo dei lentinesi, tra cui Mangion Francesco. Tale Rapporto non ebbe, però, nessuno sbocco non traducendosi in provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria, non per mancanza di indizi ma a causa di una carenza di mezzi e strumenti da parte dell’autorità giudiziaria stessa. Da tutto ciò emerge che la criminalità ha condizionato ogni area geografica, non vi si può prescinderne e che, anche nel capoluogo aretuseo diventa incontenibile e sempre più progressivamente audace e imprevedibile.

Outline

Documenti correlati