2.1 «La mia vita intera è cosparsa di parole chiave»: un’avventura linguistica
2.2.3 Pasolini e gli altri: interviste e dialoghi con i lettor
«Il destinatario è uno contro cui polemizzo, contro cui lotto. Il destinatario è il mio nemico».
Keyword Freq. Keyness Idf Keyword Freq. Keyness Idf
1 film 877 558.75 0,082 26 rubrica 68 94.91 2.585 2 ho 1504 557.36 0 27 crisi 204 93.73 0.363 3 mi 1713 519.69 0 28 lettera 144 92.47 1.363 4 perché 1407 363.44 0 29 marxista 184 83.9 0.363 5 teatro 272 275.84 1.17 30 ero 171 81.05 0.17 6 lei 435 235.66 0.17 31 c 959 79.75 0 7 sono 2599 223.43 0 32 questo 1773 79.09 0 8 io 1308 197.97 0 33 posso 186 73.7 0 9 me 730 174.24 0 34 società 332 72.7 0.17 10 avevo 199 172.91 0.17 35 miei 274 72.59 0.082 11 mio 681 157.51 0 36 pubblico 112 71.05 0.263 12 Vangelo 158 152.44 0,71 37 ha 1661 66.7 0 13 molto 571 141.8 0 38 marxismo 149 66.34 1 14 fare 607 133.93 0 39 no 348 65.86 0.082 15 è 7871 133.38 0 40 uomo 440 65.3 0.082 16 Stato 724 130.48 0 41 Teorema 47 62.16 1.585 17 mia 772 125.54 0 42 problemi 177 59.7 0.17 18 Accattone 142 107.14 0.71 43 adesso 158 59.2 0 19 credo 257 106.73 0 44 avrei 95 59.2 0.469 20 più 176 106.26 0 45 Porcile 48 58.85 1.585 21 cosa 657 102.82 0 46 faccio 122 56.7 0.17 22 quando 570 100.37 0 47 contestazione 84 56.28 1.363 23 che 10403 98.7 0 48 marxisti 73 56.06 0.848 24 fatto 738 98.03 0 49 studenti 111 56.02 1.17 25 non 6434 97.01 0 50 un 6984 52.98 0
199
Nell’articolo che inaugura la rubrica «Il caos» sul settimanale «Tempo», nell’agosto del 1968, Pasolini giustifica la sua scelta di aver accettato questo impegno di confronto costante e diretto con i lettori affermando «la necessità “civile” di intervenire, nella lotta spicciola e quotidiana, per conclamare» quella che, a suo parere, è «una forma di verità», precisando che non si tratta di «una verità affermativa», ma piuttosto di «una dinamica, una prassi» che non può non essere «piena di errori, e magari anche di qualche stupidità»184.
Queste parole di Pasolini possono legittimamente essere impiegate per descrivere l’intero gruppo, estremamente magmatico e disomogeneo, dei suoi numerosissimi interventi estemporanei costituiti dalle interviste e dai dialoghi con i lettori, accomunati dal carattere discorsivo e «dall’immediatezza delle circostanze che li determinano»185, ossia le richieste,
le critiche o in generale le sollecitazioni degli interlocutori, che si tratti di autorevoli intervistatori o dei lettori di «Vie Nuove» o «Tempo».
L’indagine lessicale condotta su questo settore tipologico riflette sia la grande eterogeneità contenutistica del materiale considerato, che non permette di individuare un rilevante nucleo lessicale specificamente attinente a questo genere, sia la sua natura colloquiale, che implica una minore densità semantica dei testi (molte delle parole più frequenti in questo gruppo sono infatti parole vuote, come pronomi o ausiliari). Fra le parole piene più ricorrenti spiccano, nelle prime posizioni, «film» e «teatro»: nel primo caso, le occorrenze sono distribuite equamente in tutti i testi del sottogruppo (idf 0.082), il che riflette l’estremo interesse suscitato nel pubblico dall’attività di cineasta dell’autore, mentre nel secondo la minore dispersione (idf 1.17) risente evidentemente dell’ampia sezione occupata nel Sogno del centauro dal Manifesto per un nuovo teatro del 1968. Altre voci ricorrenti (anche se non tutte ugualmente disperse) sono poi «Vangelo» (idf 0.71), «Accattone» (idf 0.71), «Teorema» (idf 1.585) e «Porcile» (idf 1.585), tutte riferite ovviamente ai rispettivi film dell’autore (Accattone del 1961, Il Vangelo secondo Matteo del 1964, Teorema del 1968 e Porcile del 1969), molto citati sia nelle interviste che nei dialoghi con i lettori: i riferimenti al Vangelo, tuttavia, non si limitano alla sua personale rivisitazione cinematografica del testo di san Matteo, ma rivelano piuttosto l’alta considerazione in cui lo scrittore tiene questa «grandissima opera intellettuale, una grandissima opera di pensiero che non consola: che riempie, che integra, che rigenera...»186.
Altri termini con alta keyness in questo settore tipologico, che tuttavia risultano legati piuttosto a un determinato periodo storico, sono poi «crisi» (le cui occorrenze, 204
184 P.P. Pasolini, Il caos cit., p. 7.
185 P.P. Pasolini, Le belle bandiere cit., p. 238. 186 P.P. Pasolini, Interviste corsare cit., p. 180.
200
in totale, mostrano un addensamento nei testi compresi fra il 1961 e il 1965, con 84 occorrenze nelle Belle bandiere e 25 nelle Interviste corsare) «marxismo» (idf 1: su 149 occorrenze, 121 provengono dai testi risalenti al periodo 1961-1965) con i derivati «marxista» (idf 0.363, ma ben 111 voci su 184 si collocano comunque in questa finestra temporale) e «marxisti» (idf 0.848, ma di nuovo 47 voci su 73 si riferiscono all’inizio degli anni Sessanta), tutti evidentemente connessi agli sconvolgimenti economici, politici e sociali che hanno travolto l’Italia nei primi anni Sessanta, con il relativo declino dell’ideologia marxista; alla fine del decennio saranno invece da attribuire le voci «contestazione» (idf 1.363: 72 occorrenze su 84 si collocano fra il 1966 e il 1973) e «studenti» (idf 1.19, con ben 98 attestazioni su 111 risalenti a questo periodo), con ovvio riferimento alla rivolta studentesca del 1968, duramente avversata da Pasolini, che dedicherà a queste tema molti dei suoi interventi nella rubrica Il caos.
Molte delle voci più frequenti, allora, non presentano una reale dispersione nei vari testi del settore, che appare caratterizzato semmai dal carattere dialogico degli interventi, piuttosto che da uno specifico nucleo lessicale. È questa peculiarità, infatti, che determina la semplificazione sintattica e il tono colloquiale, informale, sia delle interviste che dei dialoghi con i lettori, luoghi in cui l’autore si avvicina a tal punto ai suoi interlocutori da collocarsi sul loro stesso piano. In effetti, la centralità del destinatario in queste opere è tale che da essa dipende in buona parte la costruzione dell’immagine pubblica dell’autore: non a caso, una delle parole più frequenti e con maggiore dispersione in questo gruppo sarà proprio «pubblico» (idf 0.263), le cui 112 occorrenze sono significativamente ripartite fra tutti i testi, con una certa prevalenza in quelli che raccolgono i dialoghi con i lettori (21 occorrenze provengono dalle Belle bandiere, 23 dal Caos).
La centralità delle rubriche tenute da Pasolini su giornali e riviste nella formazione di quello che sarà il pedagogo e il polemista degli anni Settanta non corre il rischio di essere sopravvalutata: in particolare, l’inizio della sua collaborazione con «Vie Nuove» (giornale legato al PCI, con un pubblico prevalentemente di sinistra), nel 1960, segna l’incontro/scontro di Pasolini con la figura del lettore comune, collettivo, da un lato stimolando la sua vocazione pedagogica e trasformandolo nel confidente, amico e compagno di strada di tutti, dall’altro esponendolo agli strali di «benpensanti scandalizzati e furenti, o echi di giornaletti oscurantisti pieni di livore, che additano in lui il pubblico corruttore, il “pornografo”, il polemista blasfemo»187. È proprio in questo luogo di