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2.1 «La mia vita intera è cosparsa di parole chiave»: un’avventura linguistica

2.1.7 Sezionando il magma: generi e tempi.

Le tabelle seguenti illustrano la distribuzione del lessico pasoliniano in base ai sottogruppi di scaglioni e generi, con il relativo numero di parole e le percentuali di incidenza del materiale considerato rispetto al corpus: per quanto possibile, si è cercato di mantenere un certo equilibrio fra i diversi raggruppamenti cronologici e tipologici, sebbene alcuni generi non siano in realtà rappresentati in tutti i periodi presi in esame.

La produzione poetica in lingua, ad esempio, dopo il lungo silenzio che fa seguito a Poesia in forma di rosa, ha un ultimo sussulto con la raccolta Trasumanar e organizzar (1971), per poi tornare a eclissarsi nel biennio 1974-75, quando Pasolini decide di recuperare il dialetto come lingua della poesia, pubblicando la funebre Nuova Gioventù (1974).

D’altro canto, gli interventi orali, pur nel loro indubbio interesse, non forniscono un contributo particolarmente rilevante dal punto di vista quantitativo: completamente assenti nei due scaglioni 1955-60 e 1961-65, compaiono nel corpus solo a partire dal 1967 (Le confessioni di un poeta), ma con un apporto lessicale che non va oltre il 2,04%, il che è dovuto sia alla loro natura eminentemente dialogica, che riduce sensibilmente la percentuale di parole attribuibili all’autore, sia a una selezione che ha privilegiato le apparizioni televisive di Pasolini presumibilmente più note al largo pubblico.

In generale, comunque, pur tenendo nella debita considerazione queste naturali differenze fra i vari generi nel valutarne l’impatto sul pubblico, nell’ambito dell’indagine statistica esse saranno in realtà superate, come si è visto, da un tipo di indagine che considera, ai fini della distintività, solo le frequenze relative delle varie parole.

La suddivisione in scaglioni del corpus si è invece rivelata fondamentale per il tipo di indagine qui condotto, poiché la fissazione di confini e cesure temporali all’interno dell’opera autoriale ha permesso di enucleare una serie di raggruppamenti lessicali particolarmente significativi, a seconda del periodo considerato e della relativa evoluzione della poetica autoriale. In questo senso, i risultati ottenuti hanno confermato la sostanziale omogeneità dei materiali ripartiti per sezioni cronologiche, indipendentemente dalla loro

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maggiore o minore quantità e dal loro genere.

CAGLIONE

(ANNI) (SCRITTO) PAROLE PAROLE (ORALE) TOTALE PERCENTUALE/ CORPUS

1955-1960 190972 190972 190972 22,97% 1961-1965 166979 166979 166979 20,08% 1966-1973 293405 9674 303079 36,45% 1974-1975 124564 7252 170518 20,51% TOTALE PAROLE 814622 374877 831548

Tabella 2. Numero di parole per scaglione temporale.

GENERE PAROLE PERCENTUALE/

CORPUS

SAGGI/ARTICOLI 355009 42,69%

POESIE 90809 10,92%

INTERVISTE/

DIALOGHI CON I LETTTORI 368804 44,35%

INTERVENTI ORALI 16926 2,04%

TOTALE PAROLE 831548

Tabella 3. Numero di parole per genere.

La tabella 3 mostra appunto come, a fronte di alcuni settori non particolarmente produttivi, altri abbiano invece un impatto determinante rispetto al lessico totale: in effetti la saggistica, le interviste e le rubriche sui giornali (inclusi i dialoghi con i lettori) forniscono da soli quasi il 90% delle parole totali. La percentuale ridotta del lessico poetico

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(10,92%) attribuisce invece alle poesie, anziché un ruolo di veri e propri centri di diffusione delle innovazioni linguistiche, piuttosto una funzione di controcanto rispetto alla lingua della prosa, utile per saggiare un eventuale trasferimento di alcune forme lessicali, il che ne confermerebbe la maggiore circolazione e disponibilità. Anche gli interventi orali, come si è già accennato, data la loro natura prevalentemente colloquiale. forniscono un numero molto limitato di “parole d’autore”142, per cui il loro apporto

diviene interessante solo nella misura in cui funzionano di cassa di risonanza per i testi scritti, riproponendo e ribadendo parole-chiave che hanno visto la luce altrove.

Il periodo 1966-73, il più esteso, è naturalmente il più rappresentato (36,4%), ma ciò su cui vale la pena richiamare l’attenzione è in realtà la percentuale relativa al biennio 1974-75, al quale si deve il 20,51% del materiale totale, dato particolarmente ragguardevole se si tiene conto della brevità del periodo considerato. Infatti, sebbene i testi entrati a far parte del corpus siano frutto di un’opera di selezione, il che pregiudica la validità in senso assoluto di queste percentuali, esse rispecchiano comunque fedelmente l’andamento dei vari momenti della produzione pasoliniana, per cui i dati relativi all’ultimo biennio possono essere ritenuti altamente indicativi dell’intensissima attività dell’autore nell’ultimo, drammatico periodo della sua vita.

Questa evidenza statistica, allora, può forse essere utile per saggiare con maggior cautela le dichiarazioni di quanti vogliono relegare l’ultimo Pasolini al ruolo di distaccato, funebre osservatore di una realtà nemica, non più capace né, in fondo, desideroso, di intervenire attivamente su di essa. Al contrario, la fortissima presenza pubblica pasoliniana, la sua eloquenza appassionata e la forza della sua «disperata requisitoria contro l’estrema degenerazione capitalistica», lungi dallo «scavalcare il pubblico»143,

sembrano aver favorito la crescita, intorno alla sua persona e al suo discorso, «di un interesse reale e diffuso, problematico e polemico, sia da parte di intellettuali e politici, sia da parte di un vasto pubblico giovanile.»144 Allora, è proprio quest’ampio riscontro del

discorso pasoliniano che, nella sua violenza, costringe il pubblico a «prese di coscienza e ad analisi più diffuse e approfondite che nel passato»145, ad aver certamente determinato

la precoce fortuna di alcuni delle sue più celebri «parole d’ordine».

Le tabelle seguenti mostrano poi la distribuzione del materiale lessicale così come risulta dall’incrocio dei due macrofattori scaglione/genere: si osserverà come la sezione

142 La denominazione “parole d’autore” per designare i neologismi attribuibili a persone note si deve a B. Migliorini e alla sua celebre opera Parole d’autore. (Onomaturgia), Firenze, Biblioteca Sansoni 1975.

143 R. Rinaldi, Dall’estraneità cit., p. 106.

144 G.C. Ferretti (a cura di), Pasolini. L’universo orrendo cit., p. 86. 145 Ivi, p. 88.

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più ricca sia quella che coniuga il genere interviste/dialoghi con i lettori con il periodo 1966-73: in effetti, a questi anni risalgono sia l’intera, ampia intervista con Jon Halliday confluita nel volume Pasolini su Pasolini, che la rubrica Il caos su «Tempo», oltre a moltissime interviste sparse. La notevole percentuale di materiale proveniente dallo scaglione 1955- 60 è invece in gran parte dovuta all’ampio numero dei saggi di Passione e ideologia, che da soli forniscono il 16,54% del lessico totale. Infine, il raggruppamento saggi/articoli relativo al biennio 1974-75, corrispondente a quasi il 14% del totale, corrisponde al vasto gruppo di articoli pasoliniani pubblicati in quegli anni sul Corriere della sera (poi raccolti negli Scritti corsari e nelle Lettere luterane), di estremo interesse per documentare l’evoluzione e la risonanza del linguaggio dall’autore nei suoi ultimi anni di vita.

1955-1960 1961-1965 1966-1973 1974-1975 SAGGI/ARTICOLI 21434 100028 198453 48889 POESIE 31992 27455 31362 - INTERVISTE/ DIALOGHI CON I LETTTORI 137546 39496 63590 114377 INTERVENTI ORALI - - 9674 7252

Tabella 4. Distribuzione delle parole per scaglione/genere.

1955-1960 1961-1965 1966-1973 1074-1975 SAGGI/ARTICOLI 2,58% 12,03% 23,87% 5,87% POESIE 3,85% 3,30% 3,77% - INTERVISTE/ DIALOGHI CON I LETTTORI 16,54% 4,75% 7,65% 13,75% INTERVENTI ORALI - - 1,16% 0,87%

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2.2 «Sono infiniti i dialetti, i gerghi, le pronunce, perché è infinita la

forma della vita»: a ogni genere la propria lingua?

La suddivisione interna del corpus in diverse sezioni tipologiche ha permesso di sottoporre ognuna di esse a un’interrogazione che rilevasse i differenti indici di frequenza lessicale, confrontando di volta in volta i sottogruppi presi in esame con il resto del corpus; a differenza della ripartizione cronologica, fondata su ipotesi preesistenti, in questo caso l’obiettivo era quello di verificare l’effettiva possibilità (o impossibilità) di un’inedita ripartizione per generi del lessico pasoliniano.

Dal momento che i risultati dell’indagine non hanno evidenziato la presenza di parole-chiave specifiche dei vari settori tipologici (interviste, saggi, poesie ecc.), ciò si pone indirettamente a conferma della trasversalità dei testi di Pasolini, dimostrando come la sua visione liberissima e poliedrica della lingua sfugga a qualsiasi compartimentazione:

Si dica subito che quella attitudine a investire forme diverse di espressione non nasceva in Pasolini da un’accettazione dei generi come istituti, ma anzi dalla certezza, propria del decadentismo […] che le forme dei generi fossero solo dei rituali culturali, forme appunto, stampi nei quali versare una materia vitale.146

In effetti, si è già visto come «la stratificazione e l’accumulo» di opere e linguaggi siano i procedimenti messi in atto da Pasolini per tentare di dominare e possedere il magma della realtà, con la conseguenza che tutta la sua vastissima e multiforme produzione funziona in realtà come un unico corpo, «un continuum» dove è impossibile «dipanare i fili che da una zona rinviano all’altra, continuamente rimescolando le carte per una sorta di sistematica contaminatio»147. Le opere pasoliniane, infatti, risultano

fortemente dominate dalla presenza dell’autore, quasi carnalmente vincolate alla sua figura, per cui da esse si origina un flusso continuo di pensieri e parole intimamente intessuto di richiami e citazioni, al cui interno è impossibile identificare degli elementi costitutivi di un solo testo o un solo genere. La concezione pasoliniana della «letteratura come totalità» ha infatti il suo «rovescio […] nell’impossibilità, più volte dichiarata, di accettare la chiusura di un testo»148, la sua autonomia, il suo essere «oggetto» compiuto e

autosufficiente. L’idea della scrittura come azione si manifesta quindi essenzialmente in questa apertura costante dei testi, in questo loro essere unità fluide, sospese, “pezzi possibili” di un’opera globale che coincide, in ultima analisi, con la vita stessa dell’autore.

146 F. Fortini, Attraverso Pasolini cit., p. 152. 147 G. Giudici, L’inespresso esistente cit., p. VIII. 148 E. Liccioli, La scena della parola cit., p. 47.

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