L’analisi delle norme sembrerebbe proporre, da un lato, un’identita` di ratio tra beni destinati all’esercizio dell’impresa (art. 178 c.c.) e beni che servono all’esercizio della professione [art. 179, lett. d), c.c.] e, dall’altro, tuttavia, una decisa differenziazione di disciplina, posto che i beni aziendali, esclusi dall’oggetto immediato della comunione legale in funzione della loro ‘‘oggettiva’’ destinazione, sarebbero destinati a cadere inesorabilmente in comunione differita, a differenza dei beni strumentali alla professione che, se immobili o mobili registrati, potrebbero essere esclusi definitivamente dalla massa comune la` dove «tale esclusione risulti dall’atto di acquisto se di esso sia stato parte anche l’altro coniuge» (art. 179, 28 co., c.c.). In altri termini – secondo la tesi prevalente in dottrina4 e l’orientamento accolto dalla Suprema Corte5 – sarebbe inammissibile per il coniuge imprenditore
appartengono o appartengono anche ad altri (come nel caso della comunione legale), in quanto non gode di quella liberta` di gestione che gli consente di sfruttarli al meglio, rag- giungendo un maggiore rendimento del lavoro. Il pregiudizio puo` risultare particolarmente intenso nell’attivita` d’impresa perche´ questa e` fortemente condizionata dalla legittimazione del titolare a mutare rapidamente la composizione dell’azienda».
4S
CHLESINGER, Della comunione legale, in Comm. Carraro, Oppo, Trabucchi, I, Padova,
1977, 399-400; CIAN, VILLANI, Comunione dei beni tra coniugi (legale e convenzionale), in
Riv. dir. civ., 1980, I, 397; GABRIELLIG., I rapporti patrimoniali tra coniugi, Trieste, 1981, 68-69; GIUSTI, Impresa e societa`, Impresa e societa` nel regime patrimoniale legale della
famiglia, in Famiglia e dir., 1996, 291; RADICE, I beni personali, in Il diritto di famiglia,
Tratt. Bonilini-Cattaneo, II, Torino, 1997, 145; AULETTAT., Gli acquisti personali, in Tratt.
Bessone, Il diritto di famiglia, IV, 2, Torino, 1999, 199; LUMINOSO, Comunione coniugale e
acquisto di beni destinati all’esercizio della professione o dell’impresa individuale, in Riv. notariato, 2001, 1015 ss.; BECCARA, I beni personali, in Tratt. Zatti, III, Milano, 2002, 178- 179; BALESTRA, Attivita` di impresa e rapporti familiari, in Trattato teorico-pratico di
diritto privato, diretto da Alpa e Patti, Padova, 2009, 52-53.
5Cass., 29.11.1986, n. 7060, cit.; Cass., 19.9.2005, n. 18456, in Nuova giur. comm., 2006,
I, 933 ss., con nota di PALADINI, Una ricostruzione alternativa all’illogica distinzione tra beni aziendali e beni professionali nel regime di comunione legale. Nella giurisprudenza di merito, aderiscono all’interpretazione della Suprema Corte, T. Vigevano, 20.2.1979, in Riv. dir. ipotecario, 1980, 182 ss., secondo cui «il legislatore, con la lett. d) dell’art. 179 c.c., ha ovviamente inteso riferirsi a beni strettamente connessi all’esercizio di un’attivita` profes- sionale, quali, ad esempio, l’attivita` del medico, dell’avvocato, del notaio ecc.». Nello stesso senso, cfr. T. Monza, 8.6.1988, in Riv. notariato, 1990, 168 ss., e T. Piacenza, 9.4.1991, in Dir. famiglia, 1991, 1033 ss., con nota di Nappi: si legge nella motivazione della pronuncia che «ove i coniugi intendano escludere dalla comunione de residuo il bene destinato all’impresa di uno di essi, hanno l’onere di modificare, nelle forme di rito ex lege, il regime patrimoniale che li governa».
In giurisprudenza, l’unico precedente edito favorevole all’applicabilita` dell’art. 179, 28 co., c.c. ai beni strumentali all’esercizio dell’impresa gestita dal singolo coniuge e` T. Mon-
acquistare beni immobili (o mobili registrati) da destinare all’esercizio del- l’impresa e impedire il loro futuro ingresso nella comunione differita facen- do ‘‘riconoscere’’ la loro natura di beni ‘‘personali’’, perche´ strumentali al- l’attivita` individuale d’impresa, mediante il volontario assenso dell’altro co- niuge [cosı` come previsto per l’acquisto di beni immobili o mobili registrati di cui alle lett. c), d) ed f) dell’art. 179 c.c.].
La Corte di Cassazione individua il fondamento di questo diverso regime normativo in una presunta differenza ‘‘concettuale e funzionale’’ che sussi- sterebbe tra le due categorie di beni, poiche´, a differenza dei beni di cui all’art. 178 c.c. che presentano un’oggettiva ed effettiva finalizzazione all’at- tivita` imprenditoriale di uno dei coniugi, i beni che servono all’esercizio della professione si caratterizzano, invece, per la loro stretta appartenenza alla sfera ‘‘personale’’ e sono strumentali rispetto all’estrinsecazione della perso- nalita` del coniuge.
Sennonche´, pare assai difficile rinvenire, nelle due descritte categorie, caratteristiche funzionali talmente eterogenee da giustificare ‘‘di per se´’’ il differente trattamento normativo. E` problematico affermare, infatti, che i beni che servono all’esercizio di una professione (ad esempio, lo studio professionale dell’avvocato, dell’architetto, ecc.) costituiscano ‘‘estrinseca- zione della personalita`’’ piu` di quanto non possano esserlo i beni destinati all’esercizio dell’impresa (ad esempio, l’immobile in cui il coniuge svolge separatamente la sua attivita` imprenditoriale di tabaccaio, ristoratore, ecc.). Deve rilevarsi, inoltre, che la realizzazione della personalita` del coniuge attraverso l’esercizio della professione si configura parimenti anche nell’ipo- tesi in cui i beni strumentali siano di proprieta` di entrambi (in comunione legale o ordinaria), ovvero appartengano soltanto all’altro coniuge o a un terzo. Non si comprende, quindi, perche´ il diritto del coniuge alla libera espressione della sua personalita` o la tutela del lavoro richiederebbero ne- cessariamente la ‘‘proprieta`’’ dei beni destinati all’esercizio della professione. A sostegno della asserita incompatibilita` tra l’art. 178 c.c. e l’art. 179, 28 co., c.c. si e` invocata6, altresı`, la ‘‘maggiore importanza dei beni aziendali’’,
za, 14.11.1988, in Dir. famiglia, 1989, 179 ss., secondo cui «per sottoporre un bene alla peculiare disciplina di cui all’art. 178 c.c. e` sufficiente la sua effettiva destinazione all’eser- cizio di un’impresa, mentre, qualora il coniuge imprenditore sia interessato a sottrarre il bene anche alla comunione de residuo, al fine di rivendicarne la titolarita` personale, e` necessario che l’esclusione dell’acquisto della comunione risulti dall’atto di compravendita, se di esso sia stato parte l’altro coniuge».
6
SCHLESINGER, Della comunione legale, cit., 400: «per l’esercizio di una professione l’e- lemento essenziale rimane la persona e le sue capacita` ...; un’azienda ... e` rilevante sempre innanzitutto per i suoi profili oggettivi, che possono consentire un compenso a favore della
in quanto muniti, di regola, di un piu` elevato valore economico rispetto a quelli destinati ad uso professionale. Dal maggior valore economico dei beni aziendali deriverebbe, pertanto – anche ad avviso della giurisprudenza7 – l’esigenza di tutelare il coniuge non imprenditore, attribuendogli la comu- nione in via differita ed escludendo in radice la possibilita` che i beni siano resi personali ai sensi dell’art. 179 c.c.
In realta`, la prassi dell’organizzazione degli studi professionali smentisce categoricamente la ‘‘maggiore importanza economica’’ dei beni strumentali all’impresa rispetto ai beni destinati alla professione: questi ultimi possono, in concreto, assumere un rilievo patrimoniale significativamente superiore in confronto ai primi (si pensi, ad esempio, al valore di un immobile di ampia superficie, posto al centro di una grande citta` e adibito a studio legale, e, viceversa, al diverso valore del modesto locale adibito a bar di periferia)8.
L’ulteriore argomento – espressamente sviluppato in giurisprudenza9 – che richiama l’art. 41 cost. per giustificare la sottrazione dei beni destinati all’esercizio dell’impresa alle regole della comunione immediata non pare, infine, che possa essere adoperato per sostenere l’impossibilita` che i coniugi possano, con un loro accordo, attribuire definitivamente quegli stessi beni al patrimonio del coniuge imprenditore. La «liberta` di scegliere la propria attivita`», che – secondo i giudici di legittimita`10– «e` reale se ... non e` condi- zionata da interferenze del coniuge: in specie se non e` subordinato ad inter- ferenze del coniuge l’acquisto dei beni che sono strumentalmente necessari per l’esercizio della attivita` scelta e la disponibilita` dei beni a quel fine acquistati», non puo` che risultare maggiormente garantita laddove si con- senta la definitiva personalita` dei beni strumentali.
A fronte della evidente fragilita` degli argomenti finalizzati a giustificare – in rapporto all’art. 179, 28 co., c.c. – un diverso trattamento tra beni destinati
comunione, anche se, indubbiamente, il successo di un’iniziativa e` legata in primo luogo, anche nel campo imprenditoriale, a fattori soggettivi».
7In questo senso, espressamente Cass., 29.11.1986, n. 7060, cit. 8B
ALESTRA, Attivita` di impresa e rapporti familiari, cit., 52-53 – pur aderendo alla tesi
accolta in giurisprudenza – esprime l’auspicio di una revisione della disciplina vigente, posto che «la dicotomia professioni intellettuali/attivita` d’impresa ... sembra vacillare sotto molteplici direzioni. Non puo` negarsi che l’esercizio di determinate professioni c.d. intel- lettuali richieda sempre piu` frequentemente significativi investimenti».
Per l’interpretazione secondo la quale possono essere beni personali funzionali all’eser- cizio della professione anche i beni immobili: Cass., 19.2.2000, n. 1917, in Nuova giur. comm., 2001, I, 16 ss., con nota di Regine; Cass., 27.2.2003, n. 2954, in Nuova giur. comm., 2003, I, 911 ss., con nota di Regine.
9Cass., 29.11.1986, n. 7060, cit. 10Ibidem.
all’esercizio dell’impresa e beni che servono all’esercizio della professione, si tratta di stabilire se ci si trovi di fronte a un’asimmetria normativa, rispetto alla quale prospettare l’irragionevolezza censurabile sotto il profilo costitu- zionale, oppure se sia possibile una piu` razionale ricostruzione della disci- plina in esame.
La chiave di soluzione del problema e` costituita, invero, dal disposto dell’art. 179, lett. d), c.c., il quale, nel sancire che «non costituiscono oggetto della comunione e sono beni personali del coniuge ... i beni che servono all’esercizio della professione del coniuge...» aggiunge il significativo inciso «tranne quelli destinati alla conduzione di un’azienda facente parte della comunione». L’espressa limitazione concernente «i beni destinati alla con- duzione di un’azienda facente parte della comunione» attribuisce alla cate- goria principale dei «beni che servono all’esercizio della professione» il significato estensivo di «beni strumentali allo svolgimento di un’attivita` auto- noma», sia essa di natura imprenditoriale ovvero di natura libero-professio- nale. Se, al contrario, il legislatore avesse inteso sancire una netta contrap- posizione tra ‘‘beni aziendali’’ e ‘‘beni professionali’’, l’inciso finale dell’art. 179, lett. d), c.c. resterebbe assolutamente privo di qualunque significato, posto che esprimerebbe la limitazione di una species di beni non apparte- nenti al genus precedentemente indicato.
In definitiva, i beni strumentali all’esercizio dell’impresa di uno dei co- niugi:
a) sono personali durante la comunione legale [art. 179, lett. d), prima parte, c.c.],
b) ma destinati a divenire oggetto di comunione al momento dell’estin- zione del regime patrimoniale legale (art. 178 c.c.),
c)e possono essere resi ‘‘definitivamente’’ personali, se immobili o mobili registrati, qualora, all’atto dell’acquisto, il coniuge non imprenditore manife- sti il proprio consenso alla destinazione degli stessi all’attivita` imprendito- riale del coniuge acquirente (art. 179, 28 co., c.c.).
Una tale interpretazione pone un ragionevole equilibrio tra le esigenze del coniuge non imprenditore, che puo` consentire l’esclusione dei beni stru- mentali soltanto con un proprio atto volontario di adesione, l’interesse del coniuge imprenditore a gestire liberamente la sua impresa e a procedere ad acquisti senza la remora rappresentata dalla futura (ed eventuale) caduta dei beni strumentali nella massa oggetto di comunione proprio nei difficili mo- menti della crisi del rapporto coniugale (si pensi alla separazione personale o al divorzio) o della stessa impresa (fallimento), e, infine, le ragioni dei creditori dell’imprenditore, che possono piu` agevolmente erogare finanzia-
menti all’impresa contando sulla natura definitivamente personale dei beni costitutivi dell’azienda11.