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3.1 La soglia di gravità come criterio interpretativo

4. La Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani e degradanti (CEPT) e il

4.1 Risultati delle visite del CPT in Italia

Dall’inizio della sua attività ad oggi, il CPT ha effettuato dodici visite in Italia sette rientranti nel programma di ispezioni periodiche e cinque rientranti nel programma di visite ad hoc; l’ultima visita risale a giugno 2017248.

Nella prima visita periodica del CPT effettuata nel marzo del 1992 presso caserme, stazioni di polizia e carceri di alcune delle principali città italiane (Roma, Milano e Napoli) è emersa una difficoltà per la delegazione europea di accesso ai luoghi da ispezionare, ritardi nell’inizio delle visite, informazioni

247 C. Zanghi, op. cit., p. 373.

248 Per i rapporti delle visite del CPT in Italia, si consulti http://www.coe.int/en/web/cpt/visits -

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mendaci circa la presenza di celle presso le caserme o le stazioni nonché il diniego di accesso ad alcuni fascicoli contenenti informazioni sullo stato di detenzione di alcuni soggetti. A tal proposito, il Comitato ha invitato il governo italiano di diffondere tempestivamente la notizia della visita sul territorio da parte del CPT al fine di rispettare l’onere di collaborazione da parte degli Stati firmatari sancito dalla stessa Convenzione.

Da questa prima visita, si evidenzia come la situazione nel nostro Paese è simile a quella di altri Paesi europei, dove si riscontra un “sufficiente” rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti in carcere; a destare preoccupazione è invece il non trascurabile rischio di subire maltrattamenti presso le stazioni di polizia o le caserme dei carabinieri durante le fasi antecedenti al trasferimento249; il rischio di subire maltrattamenti, poi, aumenta per determinate categorie di persone quali stranieri o imputati di reati legati al traffico di stupefacenti. Nel suo rapporto, il Comitato raccomanda un rafforzamento della tutela dei diritti di soggetti privati della libertà personale sul piano pratico, auspicando l’adozione di strumenti di prevenzione più efficaci ed in particolare di rivedere le condizioni di detenzione presso le stazioni di polizia e le caserme dei carabinieri; risulta in tal senso indispensabile procedere all’esame di ogni denuncia sporta contro autori di maltrattamenti appartenenti alle forze dell’ordine al fine di accertarne la responsabilità e, qualora tale accertamento risultasse positivo, procedere all’applicazione della sanzione penale adeguata. Si raccomanda inoltre alle forze dell’ordine di informare la persona sottoposta a fermo o arresto dei suoi diritti attraverso un documento redatto in più lingue, garantire l’assistenza di un avvocato nei casi previsti dalla legge e fornire l’assistenza medica laddove sia necessario. Per quanto riguarda le condizioni di detenzione presso gli istituti penitenziari, verificate sulla base delle visite al Regina Coeli di Roma e del San Vittore di Milano, il CPT già mostrava all’epoca come i problemi principali del sistema carcerario italiano fossero legati al sovraffollamento strutturale delle carceri e la presenza sempre più massiccia di detenuti stranieri, per lo più

249 In particolare, il CPT durante questa visita ha richiesto alle autorità italiane osservazioni più

dettagliate circa il momento in cui la persona viene considerata in stato di fermo o arresto, avendo constatato la violazione dell’Art. 386, 3 comma c.p.p., in base al quale l’arrestato o fermato può essere trattenuto ma non oltre le ventiquattro ore in attesa dell’intervento del p.m. Il CPT ha rilevato che, nonostante non siano pervenute notizie di maltrattamenti, spesso questi soggetti vengono trattenuti per più giorni in celle non adeguate presso caserme o stazioni e, talvolta, si sono riscontrati casi di denuncia in cui le forze dell’ordine negano il pasto giornaliero all’arrestato o al fermato.

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extracomunitari. In particolare, lo spazio delle celle è “a mala pena accettabile” e lo spazio vitale diviene “troppo insufficiente”; la manutenzione e la pulizia delle celle è “povero e talvolta deplorevole”, alcuni detenuti sono stati trovati sul pavimento su scatole di cartone; non pienamente positivo il giudizio sull’ora d’aria, dove mancano attività sportive e ricreative e i programmi di formazione professionale sono ridotti al minimo indispensabile. Nella valutazione e proposte finali, il CPT afferma che “presentare ai detenuti a un tale insieme di condizioni di detenzione equivale, ad avviso del CPT, a un trattamento inumano e degradante250”.

Nella successiva visita periodica, il rapporto si apre con un giudizio non positivo circa il grado di collaborazione ricevuto dalle autorità italiane; il CPT lamenta di non aver avuto l’opportunità di incontrare ministri o altre persone che occupino posti di responsabilità politica né all’inizio né alla fine della visita, il tutto è aggravato dalla preoccupante mancata ottemperanza da parte delle autorità italiane delle raccomandazioni precedentemente formulate da parte del CPT a seguito della sua prima visita periodica, in particolare per quanto riguarda il carcere di San Vittore251.

Poche le denunce riscontrate in merito a torture o maltrattamenti subiti dal personale penitenziario, fatta eccezione per il carcere di Napoli, dove alcuni detenuti, soprattutto giovani o tossicodipendenti, hanno dichiarato di essere stati schiaffeggiati: il numero di denunce, le conferme da parte dei detenuti più anziani e di altro personale carcerario e la resistenza manifestata dal personale penitenziario a condurre colloqui privati con i detenuti, sembrano dare credibilità alle denunce. Nelle raccomandazioni finali, il Comitato invita le autorità italiane a considerare di introdurre dei mezzi appropriati al fine di evitare che i destinatari di maltrattamenti siano persuasi dal non sporgere denuncia. Resta preoccupante, invece, la situazione del carcere di San Vittore dove il Comitato non ha riscontrato miglioramenti rispetto alla prima visita; l’ulteriore esito negativo dato alle condizioni fa augurare al CPT che questa volta il governo italiano si mostri più recettivo nel tradurre in pratica le varie indicazioni.

La visita del 2000 ha riguardato numerosi luoghi del nostro paese in cui viene limitata la libertà personale: dai centri di soggiorno temporaneo e assistenza per

250 Rapporto al Governo italiano relativo alla visita del CPT in Italia dal 15 al 27 marzo 1992. 251 Rapporto al Governo italiano relativo alla visita del CPT in Italia dal 22 ottobre al 6 novembre

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stranieri di Francavilla Fontana, Roma e San Foca, alle carceri di Bologna, Poggioreale e Spoleto, gli istituti per minori di Nisida, Bari e Bologna, l’ospedale psichiatrico di Montelupo Fiorentino. Rispetto alle ultime due visite, il Comitato trova le condizioni di trattamento dei detenuti migliorata, ma anche negli altri luoghi non è stata riscontrata alcuna notizia relativa a torture o maltrattamenti. Nel 2004, le preoccupazioni del Comitato si sono riversate principalmente presso i centri di soggiorno temporaneo e assistenza per stranieri in concomitanza con il sempre più crescente fenomeno di sbarchi nel Mediterraneo, senza dimenticare comunque la situazione degli istituti penitenziari, e occupandosi infine del servizio psichiatrico di diagnosi e trattamento dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

Questa visita viene effettuata tra il 2000 e il 2004, nel quale arco temporale si collocano i fatti incresciosi di Napoli e Genova del 2001.

Il CPT raccomanda che venga ricordato i membri delle forze di sicurezza, regolarmente e in modo appropriato, che qualsiasi forma di abuso (incluso l'abuso verbale) dei detenuti è inaccettabile che qualsiasi informazione relativa a possibili maltrattamenti saranno oggetto di indagine e che i responsabili del male trattamento sarà severamente punito[…] In questo contesto, il Comitato ha raccomandato di ricordare a tutti i membri della sicurezza quale momento di apprensione, l'uso della forza deve essere limitata a quanto strettamente necessario; inoltre, una volta che la persona arrestata è controllata, nulla può giustificare il fatto che divenga vittima di brutalità. Per quanto riguarda gli eventi di Napoli (17 marzo 2001) e Genova (20 luglio a 22 2001), il CPT ha chiesto informazioni dettagliate sulle misure adottate dalle autorità Italiano per evitare il ripetersi di episodi simili in futuro (per esempio, la gestione dei livelli di importanti operazioni di mantenimento della pace in tutto, il livello di formazione istruire personale ed esecuzione, e il livello di sistemi di controllo e di ispezione).252.

Nelle raccomandazioni finali, il CPT chiede di essere “regolarmente informato degli sviluppi e azioni legali disciplinari in corso sulle accuse di maltrattamenti in contro la polizia in occasione degli eventi che ha avuto luogo a Napoli e Genova253”.

In tale rapporto, il CPT menziona per la prima volta il progetto di legge parlamentare sull’introduzione del reato di tortura nel codice penale e afferma di aver seguito i progressi parlamentare e di apprezzare gli sforzi fatti fino al 2004 quando il testo dell’Art. 613-bis, pronto per essere approvato, viene bloccato da una modifica dell’ultimo minuto che paralizzerà successivamente i lavori.

252 Rapporto al Governo italiano relativo alla visita del CPT in Italia dal 21 novembre al 3

dicembre 2004.

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Nel 2008, nelle raccomandazioni finali, chiede ancora una volta all’Italia di aumentare gli sforzi per l’introduzione “non appena possibile” di un reato di tortura nel codice penale, in conformità con gli obblighi italiani internazionali assunti e richiede informazioni sull’esito dei procedimenti giudiziari in merito ai fatti di Napoli e Genova. Sulle generali condizioni della popolazione carceraria, il CPT raccomanda il miglioramento delle condizioni di Brescia e Cagliari, elaborando e implementando progressivamente un piano per migliorare la situazione riscontrata durante la visita, dove il Comitato ha registrato la mancanza di beni primari per i detenuti quali materassi e coperte; si richiede inoltre presso gli stessi istituti ma anche in altri dove si riscontri una situazione analoga, di raddoppiare gli sforzi per migliorare il programma delle attività offerte ai detenuti. Sui detenuti sottoposti al regime di carcere duro del 41-bis, il Comitato chiede uno sforzo da parte delle autorità italiane per adottare misure che migliorino le opportunità offerte ai detenuti “per mantenere un vero contatto umano, sia con i familiari, che con gli altri prigioni o membri del personale254” proponendo anche le misure da adottare.

Nel 2012, durante la penultima visita periodica, la lista delle raccomandazioni si apre dicendo

Raccomandiamo le autorità italiane a raddoppiare gli sforzi per introdurre quanto prima il reato di tortura nel codice penale e ad adottare le misure necessarie per garantire che il reato di tortura non sia mai soggetto ad un statuto di limitazione255.

Si raccomanda, a seguito della denuncia presentata da un cittadino straniero presso il centro di identificazione ed espulsione di Bologna per maltrattamenti da parte della polizia, di intraprendere presso il CIE di Bologna e gli altri centri italiani le misure necessarie per garantire in prima istanza la tutela da maltrattamenti, e successivamente la registrazione delle lesioni accertate da un medico per verificare la compatibilità tra la lesione e l’ipotetico maltrattamento. Si raccomanda, inoltre, di seguire le linee tracciate dalle Raccomandazioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa riguardanti il sovraffollamento delle prigioni e l’inflazione della popolazione carceraria e si prevedono delle misure da adottare per le condizioni di alcune carceri come quelle di Vicenza e Palermo. Si richiedono sforzi da parte delle autorità nazionali e regionali per

254 Rapporto al Governo italiano relativo alla visita del CPT in Italia dal 14 al 16 settembre 2008. 255 Rapporto al Governo italiano relativo alla visita del CPT in Italia dal 13 al 25 maggio 2012.

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attuare la riforma sui servizi psichiatrici, per garantire che tutti i pazienti del Paese siano dotati di un ambiente terapeutico e di un programma di adattamento adeguato alla situazione e alle esigenze.

L’ultima visita periodica del CPT in Italia risale ad aprile del 2016, mentre l’ultima visita ad hoc è recentissima e risale a giugno 2017. Entrambi i rapporti non possono essere analizzati nel dettaglio in quanto ogni qualvolta il Comitato svolge una visita presso uno Stato firmatario, prima della pubblicazione del rapporto, è necessario attendere la presentazione di eventuali osservazioni da parte del governo dello Stato che ha subito la visita; il tempo di attesa per la pubblicazione dei rapporti si aggira intorno ai due anni successivi rispetto alla data della visita da parte del Comitato.

È possibile, però, ottenere qualche notizia sommaria della visita che si è svolta dall’8 al 21 aprile 2016: è stato possibile valutare le condizioni di detenzione e di trattamento delle persone detenute, soprattutto a seguito delle misure recentemente introdotte dalle autorità italiane per ridurre il tasso di sovraffollamento dei carcerati; la delegazione ha inoltre esaminato la situazione dei detenuti soggetti ad un regime di massima sicurezza presso le carceri di Ascoli Piceno e Sassari. Per la prima volta, la delegazione ha valutato la situazione dei pazienti psichiatrici ospitati in residenze per l'esecuzione di una misura di sicurezza (i c.d. REMS) dopo importanti riforme della normativa sulla salute mentale del Paese; una visita è stata condotta anche in uno dei rimanenti ospedali psichiatri giudiziari, nonché nel dipartimento psichiatrico civile di un ospedale generale, dove i pazienti possono essere sottoposti a "trattamento medico involontario". Inoltre, la delegazione ha esaminato il trattamento offerto ai pazienti in un'unità di osservazione psichiatrica di prigione e in una unità protetta all'interno di un ospedale generale.

Nel corso della visita, la delegazione del CPT ha incontrato alcuni ministri tra cui il ministro della giustizia Orlando, i rappresentanti delle forze dell’ordine, nonché il capo dell'autorità nazionale recentemente nominato per i diritti delle persone prive della propria libertà, Mauro Palma.

Da ultimo, nel giugno del 2017, il CPT ha effettuato una visita ad hoc in Italia per verificare lo stato di detenzione per immigrazione. A tal fine, la delegazione ha visitato i centri di Lampedusa, Pozzallo e Trapani, potendo anche osservare una procedura di sbarco al porto di Trapani. La delegazione ha inoltre visitato i

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centri di permanenza per il rimpatrio a Caltanissetta, Roma e Torino, nonché l'impianto di partecipazione all'aeroporto di Roma Fiumicino.

Al termine di entrambe le visite, la delegazione ha presentato le proprie osservazioni preliminari alle autorità italiane.

Sebbene durante questi venticinque anni di visite, il CPT non ha trovato alcuna prova o situazione potenzialmente rientrante nella fattispecie di tortura, non sono mancate raccomandazioni sul sovraffollamento, sul clima oppressivo, sull’inadeguatezza strutturale di alcune carceri e la precaria situazione igienico sanitaria, nonché considerazioni importanti relative alla fase precedente al trasferimento in carcere sia per quanto riguarda le autorità competenti che le strutture detentive. Il Comitato, infatti, ha espresso qualche preoccupazione per alcuni casi di maltrattamenti consumatisi presso le celle di sicurezza delle forze dell’ordine. Nonostante ritenga che la situazione sia migliorata rispetto alle prime visite, emergono nuove accuse di maltrattamenti che riguardano calci, pugni, schiaffi, sputi e ingiurie; oltre a ricordare al personale delle forze dell’ordine che il maltrattamento di persone detenute non può essere tollerato e sarà severamente sanzionato, il CPT raccomanda di rivedere il programma di formazione delle forze dell’ordine, integrando i principi dei diritti umani.

Dubbi importanti sono emersi anche sulle modalità di applicazione del regime previsto al 41-bis dell’ordinamento penitenziario, soprattutto nel caso di detenuti in attesa di giudizio o con sentenze non definitive: il CPT segnala come i detenuti soggetti per lungo tempo a questo regime carcerario possono riportare gravi danni dal punto di vista psicofisico ed ha inoltre richiamato più volte le autorità a pronunciarsi contro la violenza e i maltrattamenti subiti dai detenuti. Una notevole importanza è riconosciuta, poi, alla formazione del personale affinché sviluppi capacità interpersonali e comunicative.

Per quanto riguarda gli istituti penitenziari minorili, il CPT ha richiesto l’adozione al più presto di un regolamento che sia applicabile a tutti i centri e, rispetto ai maltrattamenti, ha ribadito il divieto di qualsiasi tipologia di punizione corporale, scagliandosi contro l’uso consueto dello “schiaffo pedagogico” per i minori che non si comportino in maniera irreprensibile, demandando alle autorità italiane la responsabilità di far rispettare tale regola.

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5. Il divieto di tortura nella Carta dei diritti fondamentali

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