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Abbandoniamo momentaneamente il testo del Tractatus per risalire ai

Quaderni 1914-1916, nei quali Wittgenstein appunta le riflessioni che andranno a

confluire nella sua opera principale. La trattazione riservata alla tautologia appare come uno dei punti focali della raccolta: tornando in diversi periodi sull’argomento, Wittgenstein arriva ad alcune formulazioni del problema insieme più chiare e più articolate rispetto a quanto non accada nel Tractatus. Una nota del 3.10.14 introduce la tautologia in opposizione all’immagine: «La proposizione

enuncia qualcosa solo nella misura in cui è un’immagine! Le tautologie non

enunciano nulla, non sono immagini di stati di cose […]». Tenendo a mente l’equivalenza tra dire e rappresentare, la tautologia non dice nulla ma la sua funzione si esaurisce nell’ambito del mostrare: «(La tautologia mostra ciò che sembra dire […])» (NB 14.10.14). La tautologia è una proposizione «affatto generale» che «sembra non AVERE una forma, ma esser essa stessa una forma in sé compiuta» (25.10.14): non dicendo nulla, il suo mostrarsi come forma è l’ostensione autosufficiente di una compiutezza che rimane in sé, senza riferirsi a fatti nel mondo ma esibendo un’articolazione appartenente al simbolismo.

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Ma, si domanda Wittgenstein, «come “p v ¬ p” non dice nulla?» (5.12.14), in che modo penetrare più a fondo nel registro del mostrare in cui si muove la tautologia? Così come nel Tractatus a proposito del rapporto raffigurativo e della comunanza di struttura logica, Wittgenstein ricorre anche qui a un esempio musicale per spiegare in maniera più chiara la natura formale della tautologia, priva di riferimento al mondo:

7.2.15

I temi musicali sono, in un certo senso, proposizioni. Conoscere l’essenza della logica porterà quindi a conoscere l’essenza della musica.

[…] 4.3.15

La melodia è una specie di tautologia, è conclusa e compiuta in sé; basta a se stessa.

Inutile insistere su quello che potremmo definire un criterio metodologico: per spiegare la realtà del linguaggio, della proposizione in generale o della tautologia come in questo caso specifico, Wittgenstein ricorre a un ambito familiare, quello musicale, sicuro di potervi trovare gli esempi e le analogie più appropriate per una chiarificazione di quello che è il suo primo e più importante campo d’indagine, la nostra attività di modellizzazione logico-linguistica. Si può rilevare come in questa illustrazione della melodia come tautologia Wittgenstein cerchi di mettere a punto l’idea di una forma che vale per sé, priva di riferimento al mondo; ma, come si è visto, la raffigurazione di un fatto corrisponde al senso di una proposizione e mancando questo ancoraggio al mondo non è possibile parlare della tautologia come di un’immagine e dunque di una proposizione. Come scrive Pasquale Frascolla: «Venendo meno la capacità raffigurativa, ai confini del dicibile il nesso proposizionale significante si dissolve, il senso scompare» (FRASCOLLA 2000, p. 192).

Anche il tema musicale, d’altra parte, è solamente «in un certo senso» una proposizione, condividendo con essa l’articolazione: «La proposizione non è un miscuglio di parole» (NB 5.4.15) «Né la melodia è un miscuglio di suoni, come

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crede chi non ha orecchio» (11.4.15). Le due annotazioni riportate, che hanno un corrispettivo nella proposizione 3.141 del Tractatus, tracciano un’analogia tra melodia e proposizione a partire dall’articolazione interna, dall’ordine dei costituenti; ciò non è sufficiente tuttavia a stabilire un’equiparazione tra i due termini. Il tema musicale è simile a un particolarissimo tipo di proposizione, o pseudo-proposizione, quale la tautologia; dalla lettura del Tractatus sappiamo che essa, non raffigurando nessun fatto ma essendo la convocazione simultanea – sempre vera – delle alternative possibili, non è un’immagine di un fatto (poiché non si può decidere il valore di verità di un’immagine prima di un confronto con la realtà che essa rappresenta) ma indica il centro insostanziale di ogni proposizione. Per questo motivo la tautologia, insieme alla contraddizione, costituisce il tipo della proposizione appartenente alla logica. La connessione tra tema musicale e logica avviene dunque attraverso il medio della tautologia: per questo motivo «Conoscere l’essenza della logica porterà […] a conoscere l’essenza della musica».

Ci si può ora domandare in che rapporto siano la logica e l’esperienza musicale. Torniamo in tal modo al Tractatus:

5.52 L’“esperienza”, che ci serve per la comprensione della logica, è non l’esperienza che qualcosa è così e così, ma l’esperienza che qualcosa è: ma ciò non è un’esperienza.

La logica è prima d’ogni esperienza – d’ogni esperienza che qualcosa è così. Essa è prima del Come, non del Che cosa.

Precedente a ogni esperienza del come, la logica e le sue proposizioni tautologiche sono trascendentali (TLP 6.13). Si è ricordato che il che si mostra nell’articolazione della forma logica, a sua volta non dicibile (non rappresentabile) dal linguaggio, che al contrario la presuppone. Ogni tentativo di dire la forma logica, la forma comune a ogni proposizione, si risolve in tautologia: tra i tentativi di definizioni della forma generale della proposizione – corrispondente all’essenza del mondo (5.4711) – brilla per il suo carattere tautologico la

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formulazione proposta in 4.5, «La forma generale della proposizione è: È così e così». La «forma generale della fattualità» (BOUVERESSE 1973, trad. it. p. 52) non dice assolutamente nulla di determinato ma si mostra come struttura comune a tutte le proposizioni. Nella tautologia, la forma generale della proposizione si dà a vedere nella totale assenza di riferimento al mondo, come pura struttura che si sottopone all’attenzione mostrando il che della relazione linguaggio-mondo: «[..] la sua è la verità di una totalità racchiusa nell’orizzonte (formale e immanente) della possibilità di raffigurazione»; tale verità «pur dicendo nulla, esprime dall’interno di ogni proposizione sensata […] la condizione di possibilità del “rimando cor-rispondente” tra linguaggio e mondo […]» (DISTASO 1999, p. 24).

Venendo dunque prima del come, la logica è trascendentale; tale caratterizzazione è tuttavia condivisa da altri due ambiti: dal momento che «il senso del mondo deve trovarsi fuori di esso» (TLP 6.41), «è chiaro che l’etica non può formularsi. L’etica è trascendentale. (Etica ed estetica sono tutt’uno)». Accanto alla logica, vi sono dunque altri due trascendentali: etica ed estetica. La connessione tra tema musicale e tautologia non è dunque un curioso accostamento dettato da un’inclinazione relativa alla biografia del filosofo ma, al contrario, in essa si trova una saldatura più volte ribadita tra due ambiti – logica ed estetica – distinti ma congiunti nella paradossalità di un’“esperienza” precedente a ogni esperienza.

Seguendo la ricostruzione fin qui fornita, le proposizioni della logica, come la tautologia, «descrivono l’armatura logica del mondo» (6.124) mostrandosi come forma, in analogia con quanto avviene per il tema musicale, struttura sonora valida di per sé. In entrambi i casi, l’autoriferimento mette in crisi il regime di raffigurazione: di conseguenza la tautologia non fa parte dell’insieme delle immagini (proposizioni) ma ne costituisce il caso limite; per questo motivo «[…] la tautologia e la contraddizione mostrano che esse non dicono nulla. […] Tautologia e contraddizione sono prive di senso [sinnlos]» (4.461). Eppure la proposizione successiva si affretta a precisare: «Tautologia e contraddizione non sono però insensate [unsinnig]; esse appartengono al simbolismo […]» (4.4611). Su questi passi, apparentemente contraddittori, si è concentrata una sorprendente

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quantità di critici e commentatori, facendone derivare letture molto differenti (quando non diametralmente opposte) relative al senso complessivo dell’intero

Tractatus.