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blocco e sconti sul valore emergente dalla valutazione

5. il tipo e le caratteristiche dell’azienda valutanda 116 : ovvero rimangono valide le considerazioni della dottrina della valutazione d’azienda tradizionale circa la preferenza d

3.2.1. Metodi patrimonial

3.2.1.1. Vantaggi e limiti della metodologia

I metodi patrimoniali rientrano nella metodica dell’asset o cost approach, ovvero si basano su grandezze stock, costruendo la valutazione dell’equity di un oggetto valutativo prendendo in esame le componenti attive e passive a una certa data del patrimonio aziendale. Infatti i metodi patrimoniali sono volti a valutare l’impiego di capitale che un ipotetico investitore dovrebbe effettuare per istituire una nuova impresa avente medesima struttura patrimoniale di quella oggetto di stima118: il valore dell’impresa (definito capitale netto rettificato) sarà la somma algebrica dei valori correnti di sostituzione dei singoli elementi patrimoniali attivi e passivi contabilizzati (metodo patrimoniale semplice) e anche non contabilizzati, facendo riferimento agli intangibles (metodo patrimoniale complesso).Partendo dai valori di funzionamento, di libro determinati applicando i criteri di redazione del bilancio, si effettua un processo di rielaborazione delle voci degli elementi del capitale volta alla riespressione ai valori correnti, giungendo dal capitale netto di bilancio al capitale netto rettificato (CNR). Quindi andremo ad apportare al capitale netto contabile una serie di rettifiche positive o negative dei vari elementi di capitale, scaturenti dal confronto fra valore corrente di sostituzione e book value.

115

Danovi A., Fallimento, op. cit., p.509.

116 Danovi A., Fallimento, op. cit., p.509. 117

Ci riferiamo a titolo di esempio, alla preferenza riconosciuta in dottrina dell’utilizzo di metodologie patrimoniali per aziende fortemente patrimonializzate, ovvero basate sui flussi qualora ci sia una preponderante componente immateriale.

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La dottrina nazionale e internazionale119 riconosce ai metodi patrimoniali quale principale pregio l’oggettività della stima rispetto ad altre metodologie valutative, ovvero minore grado di soggettività da parte del perito, permettendo di identificare un valore aggiornato di mercato dell’azienda attraverso l’individuazione e l’applicazione di rettifiche ai valori di bilancio e richiedendo l’applicazione di un minor numero di ipotesi e la rilevazione di un minor numero di competenze soggettive in merito ai flussi reddituali o finanziari da valutare. Tale mancata valorizzazione, in questo metodo, della redditività o dei flussi di cassa futuri dell’azienda riduce il grado di incertezza del risultato della valutazione, privando la stima di informazioni attuali e prospettiche sulla capacità di generazione di flussi reddituali. Un altro pregio del suo utilizzo e che determina una sua ampia diffusione nella prassi professionale è la sua maggior facilità di impiego, proprio per le caratteristiche appena enunciate, e capacità di rappresentare il valore che si è creato in passato. La riespressione analitica a valori correnti di sostituzione garantisce, inoltre, maggior cautela, prudenza e attendibilità dell’informazione patrimoniale su cui si basa il valore aziendale stimato.

Tuttavia tale metodo presenta evidenti limiti. Innanzitutto risulta assente la componente reddituale: il valore dell’azienda viene determinato sulla base della somma algebrica tra attività e passività (e quindi su dati storico-contabili), facendo scivolare in secondo piano sia la capacità di generazione futura di reddito o di flussi di cassa, sia l’aspetto del binomio rischio-rendimento presente nei tassi di sconto dei flussi.

Questo determina un allontanamento dal valore economico del capitale nella sua accezione teorica più stretta (valore intrinseco) e conferisce una connotazione di “staticità” alla valutazione. In secondo luogo, attribuendo un valore corrente di sostituzione ad ogni voce di bilancio, attiva o passiva, si prescinde dalla sua appartenenza al complesso aziendale unitario e funzionale, vendendo meno la caratteristica intrinseca della sua inscindibilità. Uno specifico appunto di dedica all’assenza totale o parziale della componente avviamentale, rispettivamente nella versione semplice e complessa del metodo patrimoniale. Il metodo patrimoniale semplice, infatti, considera solamente i beni immateriali (e non gli oneri pluriennali) fra le immobilizzazioni immateriali iscritte a stato patrimoniali, prendendo in considerazione dunque solo gli elementi suscettibili del requisito di trasferibilità120. Il metodo patrimoniale complesso, invece, include nel valore aziendale anche la componente immateriale non contabilizzata, giungendo in teoria ad un risultato maggiormente vicino al valore economico dell’azienda rispetto alla valutazione del metodo patrimoniale semplice, in quanto l’aggiunta dei beni

119 Per l’esposizione dei vantaggi e dei limiti dei metodi patrimoniali abbiamo fatto riferimento ai

seguenti contributi: Balducci D., La valutazione, op. cit.; Gonnella E., Logiche e metodologie, op. cit.; Guatri L. – Bini M., Nuovo Trattato, op. cit.; UGDCEC di Roma, Valutazione d’azienda. Un focus su assets

strategici e gruppi di imprese, (a cura di) Commissione di Consulenza Aziendale, Roma, paper, 2010. 120

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immateriali permette di esplicitare una parte dell’avviamento, riferito ai soli beni immateriali stessi121.

Il metodo patrimoniale, in particolare nella versione semplice, per i suddetti motivi, non è adatto alla valutazione di aziende con basso capitale fisso, risultando particolarmente indicato per la stima di aziende a gestione patrimoniale, ovvero fortemente patrimonializzate come le holding pure o aziende di gestione immobiliare, in modo da ritenere il valore patrimoniale emergente dalla stima una affidabile approssimazione del valore economico122. Da queste osservazioni possiamo dedurre come il metodo patrimoniale venga considerato dalla dottrina come un metodo “orientativo”, e, “preso in se stesso, non può mai considerarsi una soluzione razionale del problema di valutazione di un’impresa”123

, risultando un metodo adatto, in linea generale, ad essere utilizzato come metodo di controllo o come ulteriore metodo principale affiancato ad altri metodi più razionali, come quelli basati sulle grandezze flusso. Riassumiamo nella seguente tabella i vantaggi e i limiti dei metodi patrimoniali.

Tabella 3.2

Vantaggi Limiti

• maggiore oggettività della stima

• minore incidenza delle ipotesi soggettive • minor grado di incertezza della stima • facilità di applicazione

• maggior cautela, prudenza e attendibilità dell’informazione patrimoniale

• assenza della componente reddituale, dunque della capacità di generazione futura di flussi e della prospettiva di rischio-rendimento

• valutazione “statica”

• scindibilità del complesso aziendale • assenza totale o parziale dell’avviamento

• inadatto alla valutazione di aziende con basso capitale fisso

• metodo “orientativo”

3.2.1.2.

Problematiche emergenti nella valutazione d’azienda nelle procedure concorsuali

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