• Non ci sono risultati.

4 - Ambrogio e le basiliche martiriali di Milano

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 171-175)

I SANTUARI I TALICI

IV. 4 - Ambrogio e le basiliche martiriali di Milano

Ambrogio fu promotore di un’iniziativa edilizia senza precedenti per il suburbio milanese, costruendo una basilica cimiteriale per ogni lato delle mura: Basilica Martyrum nel 386 (poi S. Ambrogio in seguito alla deposizione del vescovo) nel cimitero ad martyres, non lontano dalla porta vercellina; Basilica Apostolorum nel 386 (poi S. Nazaro), nel coemeterium Maius, fuori porta Romana; Basilica Prophetarum (poi S. Dionigi), lungo la strada per Bergamo;

Basilica Virginum (poi S. Simpliciano), presso la via per Como (fig. 619)596. Tale disposizione delineava idealmente una croce, i cui quattro bracci s’intersecavano nel quartiere arcivescovile597.

iv.4a - La Basilica Martyrum

Originariamente nota come Ambrosiana, fu costruita sul cimitero ove si ritenevano sepolti i primi martiri della chiesa milanese, Gervasio e Protasio598. Da una lettera alla sorella Marcellina (XXII), si apprende che furono i fedeli a richiedere la consacrazione con le reliquie, resa possibile dall’inventio dei due corpi presso la basilica dei SS. Felice e Nabore. La basilica romanica ricalca in parte l’impianto paleocristiano, con tre navate divise da colonne, precedute da atrio e concluse da abside accessibile da arco trionfale (fig. 620)599. Dell’edificio originario faceva parte il portale ligneo con pannelli decorati da scene del ciclo davidico (figg. 621-622)600.

596 Sulle basiliche martiriali, oggi rimpiazzate da edifici romanici: CROSATO 2008, pp. 168-175; LUSUARDI

SIENA 1997a, pp. 34-35; SANNAZARO 1997a, pp. 110-111; MIRABELLA ROBERTI 1986, pp. 157-163.

597 L’attenzione di Ambrogio per il culto martiriale era celebrata nelle fonti: prima che lui le scoprisse, le salme di Gervasio e Protasio e di Nazario e Celso erano dimenticate, rispettivamente, nel cimitero poi definito ad

martyres e in un hortus suburbano. La riorganizzazione delle necropoli avviata dal vescovo dovette prevedere

anche la regolamentazione delle pratiche funerarie. Un custode del cimitero ad martyres, infatti, vietò alla madre di Agostino il refrigerium presso le “memoriae sanctorum”, pratica ritenuta pagana (Conf., VI, 2, 2). Tale intervento non era immotivato, se si considera che, all’epoca del vescovo ariano Aussenzio, nel 367, un culto improprio fu prestato a quattro funzionari giustiziati, poi sepolti ad Innocentes.

598 Paolino di Milano descrive le cerimonie che seguirono la morte del vescovo (Vita Ambrosii, 48). Ricorda il trasferimento del corpo dall’episcopio alla chiesa maggiore, dove rimase esposto la notte, e la seguente traslazione nell’Ambrosiana, dove fu tumulato. Sottolinea, inoltre, la commozione di una gran massa di fedeli, e il tentativo di produrre reliquie da contatto attraverso il lancio di fazzoletti e cinture.

599 Sulla basilica Martyrum, nota da ricerche ottocentesche e da recenti scavi presso l’attuale atrio (hanno portato alla luce sepolture del cimitero ad martyres): CROSATO 2008, pp. 172-174; COLOMBO,HOWES 1997, pp. 84-88.

600

172 Sull’articolazione della sepolture venerate, c’informa lo stesso Ambrogio nella lettera a Marcellina: “…egli (Cristo), che è morto per tutti, sta sull’altare, questi che sono stati riscattati dalla

sua passione (Gervasio e Protasio), staranno sotto l’altare. Questo posto io avevo scelto per me, perché è giusto che un vescovo riposi dove era solito offrire il sacrificio; ma a queste vittime sacre, cedo la parte destra; questo luogo era dovuto ai martiri” (77, 12-13). Nel presbiterio della basilica, sotto l’altare protetto da un muretto di recinzione, si trovavano effettivamente due loculi vicini (fig. 623)601. Quello dei martiri era coperto da una lastra litica e rivestito di lastre marmoree bianche, pavonazzetto e verde. Al suo interno furono rinvenuti frammenti ossei, filamenti aurei, un drappo purpureo, resti d’incenso, fermagli d’oro, un pezzo d’ampollina vitrea, monete di V e VI sec. (fig. 624). La vicina tomba di Ambrogio aveva struttura simile ed era interessata da un analogo corredo: frammenti vitrei, filamenti aurei, pezzetti di legno, grani d’incenso e monete della fine del IV-VI secolo. Proprio il ritrovamento delle monete documenta le continue manomissione a cui andarono soggette le sepolture602.

La mensa d’altare sui sepolcri era forse costituita da una lastra di porfido forata, che consentiva la produzione di reliquie da contatto, forse una di quelle “praetiosissime” che Ambrogio aveva a disposizione nel 392 (Ep. XXV, 4) (fig. 625). Una transenna marmorea con chrismon faceva anch’essa parte dell’altare o dei suoi cancella, essendo il primo contenuto in un recinto presbiteriale e sormontato da tegurium retto da colonne porfiretiche603. Presso il presbiterio trovarono posto sepolture privilegiate (fig. 626).

Come Damaso, anche Ambrogio volle che la sua basilica cimiteriale si configurasse come mausoleo di famiglia. Il corpo del fratello Satiro (m. 378), secondo l’epigrafe dettata dal vescovo e tradita da silloge (ILCV 2165), riposava presso la salma del martire Vittore, mentre l’epitaffio della sorella Marcellina ricordava che la donna era sepolta vicino al fratello e i martiri milanesi (CIL V 623)604. Presso S. Vittore, anche Manlia Daedalia, presunta sorella del prefetto del pretorio e console Flavio Manlio Teodoro fu deposta “martyris ad

frontem”605.

Nel corso di vecchi scavi, presso l’abside della basilica e in luogo della più tarda memoria di S. Vittore in Ciel d’Oro furono rinvenuti due loculi contigui ma separati da un setto murario, rivestiti da lastre di pietra e di forma diversa. Si è ipotizzato che quello grossomodo quadrato ospitasse Vittore mentre l’altro, più allungato, il fratello Satiro606

. I sepolcri dovevano trovarsi in una struttura commemorativa, forse un piccolo martyrium o un recinto funerario di cui non restano tracce. Se così fosse, potremmo immaginare che l’Ambrosiana, prima della consacrazione con le reliquie dei martiri, costituisse un annesso liturgico alla memoria di Vittore, così come la basilica Faustae lo era dei SS. Felice e Nabore.

iv.4b - La Basilica Apostolorum

Menzionata col titolo di Romana nella lettera a Marcellina (22, 1), la basilica cruciforme, la prima nel suo genere nell’Occidente latino, fu costruita nel principale cimitero milanese, sede

601

Sul presbiterio paleocristiano e sui sepolcri venerati, indagati nel corso dell’800 dal monsignor Rossi, alla cui corrispondenza epistolare si devovo le informazioni sul loro assetto, LUSUARDI SIENA 1997, pp. 98-103.

602 Una prima ricognizione fu effettuata dal vescovo Lorenzo (490-512) ma la più importante è attribuita ad Angilberto II (824-859), che traslò i resti venerati nel sarcofago valorizzato dall’altare di Vuolvinio.

603

Sulla transenna, PORTA 2012, p. 121. La ricostruzione del presbiterio è stata agevolata dal ritrovamento di pezzi marmorei decontestualizzati ma non è chiaro se esso fosse effettivamente pertinente ad Ambrogio o a Lorenzo. A quest’ultimo, si deve probabilmente un pavimento settile e l’innalzamento e allargamento del coro.

604 Sull’iscrizione di Satiro: CARLETTI 1998, p. 286; CUSCITO 1997 (b), pp. 180-181. Collocando il proprio mausoleo vicino alle spoglie del fratello, Ambrogio esaudiva un espresso desiderio (Ambr., De exc fratris, I, 18).

605 A lei il parente dedicò un carme epigrafico, forse dettato da Ambrogio, di cui resta una tarda copia (fig. 627) (ILCV 1700). Si vedano: CUSCITO 1997, p. 116; CUSCITO 1997b, pp. 181-182; SARTORI 1997, pp. 81-83.

606 Sulle tombe: COLOMBO HOWES 1997, pp. 86-87; SANNAZARO 1997b, p. 114; PICARD 1988. In realtà, non si può escludere che Vittore giacesse nella basilica di S. Vittore al Corpo.

173 di sepoltura dei vescovi di III sec. (fig. 628)607. La scelta icnografica, ispirata dall’Apostoleion costantinopolitano, è motivata nell’epigrafe commemorativa dettata da Ambrogio per la consacrazione: “Ambrogio edificò il tempio e lo consacrò al Signore, col nome degli apostoli, come casa per le reliquie. Il tempio è disegno della croce, il tempio è la vittoria di Cristo. La sacra immagine trionfale rende insigne il luogo” (ILCV 1800) (fig. 629)608

.

Costruita in opus spicatum e forse pavimentata con sectilia, la basilica era costituita da una lunga aula, la cui esedra fu forse aggiunta in occasione della deposizione di Nazaro in luogo di un’originaria parete piatta. I due bracci laterali, occupati da coppie di esedre affrontate, erano accessibili mediante triforium retto da pilastri e colonne granitiche rosa e grigie (fig. 630). È possibile che anche l’abside fosse accessibile per mezzo di un triforio mentre il presbiterio era soprelevato. L’ingresso era probabilmente preceduto da un atrio quadrangolare, collegato da arco al settore centrale del portico della via Romana (figg. 631-632)609. La basilica cimiteriale e la via porticata che la collegava alla città rientravano in un progetto edilizio unitario, attestante la comunione d’intenti di imperatore e vescovo. In tal modo, essi tentavano di sottolineare il ruolo di capitale imperiale di Milano, sul modello di Roma, come peraltro suggeriscono il nome della strada e il titolo della basilica riportato da Ambrogio.

Sulla base del Geronimiano, si presume che le reliquie apostoliche deposte nella basilica appartenessero a Giovanni, Andrea e Tommaso, sebbene Landulphi senioris (Mediolanensis

historiae libri quatuor di XI sec.) facesse riferimento a una donazione papale delle reliquie di

Pietro e Paolo, portate a Milano dal presbitero Simpliciano. Nel 395, Ambrogio vi traferì anche le reliquie di Nazaro, esumate da un orto suburbano (Paolino di Milano, Vita Ambrosii, 32-33), forse il cimitero di porta Romana610. Il corpo del martire, stando all’epigrafe commemorativa, si trovava sotto il terreno, nell’abside costruita per accoglierlo: “Nell’abside del tempio c’è Nazario di alma vita, e il suolo è elevato per le spoglie del martire. Dove la croce ha innalzato il capo consacrato in forma di cerchio ricurvo, questo è abside al tempio e casa a Nazario, il quale, vincitore per essere stato pio, conserva l’eterna quiete. Per lui, cui la croce fu palma di vittoria, la croce è anche luogo611

. Fu il cardinale Carlo Borromeo a rinvenire, proprio al centro dell’abside, la presunta sepoltura di Nazaro, una tomba in pietra rivestita di lastre di marmo, una delle quali riportava l’epigrafe dedicatoria, di cui furono rinvenuti due frammenti. La rilevanza dell’esedra quale luogo di depositio era rimarcata nell’iscrizione di Serena, che ne ricordava il rivestimento con marmi libici quale voto per il ritorno del marito Stilicone (ILCV 1801)612.

Gli Atti della Visita Pastorale del Borromeo documentano l’esistenza di una altare degli apostoli all’incrocio tra l’aula e il transetto, sovrastato da un ciborio retto da quattro colonne. In occasione del suo smantellamento, si rinvenne un’“arculam argenteam”, oggi identificata nel reliquiario di S. Nazaro, decorato con scene di Vecchio e Nuovo Testamento e occupato da un graffito illeggibile sul fondo, forse di IV sec. (figg. 633-634)613. La cassetta, deposta evidentemente in un loculo sottostante la mensa, conteneva palliola, capelli e un secondo piccolo reliquiario sferico con l’iscrizione “Daedalia vivas in Christo” (ILCU 2220 A), a sua volta contenente frammenti ossei (figg. 635-636)614. Il doppio deposito potrebbe essere messo in relazione alla duplice attestazione di reliquie nelle fonti.

607 Sulla Apostolorum: CROSATO 2008, pp. 169-172; BRENK 2005, pp. 126-128; BONETTI 1997, pp. 70-73.

608

Sul carme, di cui si conservano due frammenti di marmo(SARTORI 1997, pp. 80-81 li ritiene non originali) e noto da Silloge,CUSCITO 1997 (b), pp. 177-178. Sull’epigrafia ambrosiana, CUSCITO 2012, pp. 457-459.

609 Sulla via porticata, lunga ca. 600 m. e conclusa da un arco onorario a tre fornici, ROSSIGNANI 1997, pp. 22-23.

610 L’intitolazione a Nazaro s’impose relativamente tardi, essendo attestata la prima volta nella silloge di Lorsch. Il santuario era piuttosto rinomato nell’Altomedioevo, essendo citato anche nell’Itinerario Salisburgense.

611 Sull’elogio di Nazaro, CARLETTI 1998, pp. 285-286.

612 Sull’epigramma di Serena, oggi scomparsa, CUSCITO 1997, pp. 178-179.

613 Sul reliquiario di S. Nazaro: SENA CHIESA 1997, pp. 74-79; SLAVAZZI 1997, pp. 179-180.

614

174 Stando alla relazione cinquecentesca, ai lati dell’altare erano quattro semplici sarcofagi vuoti, fungenti da segnacoli per le sepolture dei vescovi milanesi Venerius (m. 408), Glycerius (m. 440), Lazario (ante 451) e Marolus (m. 422). La deposizione di tre di essi all’interno dell’edificio è attestata nella lista episcopale milanese mentre i frammenti dell’iscrizione funeraria di Glycerius, originariamente posta sul pavimento a segnalare il sepolcro, furono reimpiegate nella chiesa romanica (fig. 637). Una seconda epigrafe, forse affissa su un muro della basilica, costituiva l’elogio funebre di Glicerio e ne ricordava la sepoltura presso Nazaro615. Questa testimonianza induce ad ipotizzare che le spoglie vescovili, originariamente nell’abside, siano state spostate al centro dell’edificio durante le ristrutturazioni romaniche. Le reliquie della basilica richiamarono sepolture privilegiate nell’esedra, con sarcofagi in serizzo disposti attorno alla tomba di Nazaro, all’esterno dell’edificio, nell’area dell’atrio e nei bracci laterali, laddove fu rinvenuta l’epitaffio bilingue del medico Dioscoro (fig. 638). iv.4c - Le basiliche Prophetarum e Virginum

Delle basiliche dei Profeti e della Vergine abbiamo minori informazioni. La prima fu ridedicata al vescovo orientale Dionigi, forse in occasione dell’arrivo di sue reliquie. Stando a un vecchio disegno, si trattava di un edificio absidato, con due piccole esedre laterali, presumibilmente occupate da sepolture privilegiate (fig. 639)616. La basilica fu apprezzata dalle gerarchie ecclesiastiche come luogo di sepoltura; lo attesta l’epigrafe dell’armeno Aurelio (475).

L’altra basilica, fondata in un’area apparentemente non funeraria, fu forse terminata dal successore Simpliciano617. La dedica alla Vergine, riportata da fonti di XIII sec., si spiega considerando la devozione che Ambrogio nutriva nei suoi confronti. L’edificio, occupato da sepolture, aveva impianto cruciforme, con navata unica, pavimentazione in opus sectile, abside semicircolare, e due accessi laterali (fig. 640). A N dell’abside, il cd. Sacello dei Martiri dell’Anaunia, cruciforme, absidato e voltato a botte, potrebbe risalire alla fine del IV sec., o, più probabilmente, al V. Al suo interno dovettero essere deposte le reliquie spedite a Simpliciano da Vigilio di Trento618.

iv.4d - Gli altri interventi del vescovo

Ad Ambrogio si devono anche ristrutturazioni di precedenti memorie. Il martyrium di Felice e Nabore, frequentato abitualmente dal vescovo (Ep. 75a, 15), fu rimpiazzato probabilmente da una basilica, certamente esistente nel 422, quando Paolino di Milano vi ricorda deposti i santi eponimi (Vita Ambros. 14)619. Poiché la basilica Faustae era identificata come S. Vitale in fonti carolingie, è probabile che al suo interno fossero state deposte parte delle reliquie di Vitale e Agricola, scoperte a Bologna alla presenza di Ambrogio stesso (Exort. virg. 1, 1-8; 2. 9)620. Il vescovo fu attivo anche fuori Milano, avendo forse consacrato con reliquie di questi martiri, deposte sotto l’altare, la basilica di Firenze (Paul. Med., vita Ambr. 29)621.

615 Riportata da un umanista del ‘500, costituiva forse un’elaborazione tarda di uno degli elogi di Ennodio.

616 Sulla Prophetarum, distrutta nel 1548 e attribuita ad Ambrogio ipoteticamente, CROSATO 2008, pp. 168-169.

617 CROSATO 2008, pp. 168-169; DI GIROLAMO,HOWES 1997, pp. 104-108. L’edificio fu intitolato a Simpliciano solo nel VII sec., quando vi fu inumato, poiché fino ad allora quegli aveva riposato, assieme a Geronzio e Benigno (seconda metà V) in un angolo dei SS. Felice e Nabore (Itinerario milanese) (PICARD 1988, pp. 46-48).

618 Carlo Borromeo, tuttavia, sostenne di averle rinvenute sotto l’altare, assieme ai corpi dei vescovi Simpliciano, Benigno, Geronzio, Antonio e Ampelio.

619

LUSUARDI SIENA 1997a, p. 34; SANNAZARO 1997b. p. 114. L’edificio potrebbe essere identificato nella

basilica naboriana (CUSCITO 1997, p. 116).

620 SANNAZARO 1997b, p. 114. Alcune reliquie dei martiri, tuttavia, furono certamente trasferite a Firenze (Ambr., Exh. virg., 1; Paul. Vita Ambr., 29).

621

175

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 171-175)