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2 - La devozione dei fedeli

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 118-122)

I SANTUARI DI R OMA

VI. 2 - La devozione dei fedeli

L’importanza che Damaso conferì ai santuari ipogei determinò la diffusione del fenomeno delle tombe ad sanctos, già manifestatosi in forme discrete sotto Costantino ma esploso proprio tra il tardo IV sec. e la metà di quello successivo. La devozione dei fedeli, inoltre, si manifestò nella redazione dei graffiti devozionali, anche questa una pratica d’antica ascendenza.

vi.2a - Le sepolture privilegiate

320

In questo panorama, fanno eccezioni le immagini di Traditiones legate agli apostoli, diffuse abbastanza precocemente sugli apparati scultorei, probabile testimonianza indiretta dell’esistenza di cicli pittorici legati ai martiri di Pietro e Paolo(BISCONTI MAZZOLENI 2005, pp. 39-41).

321 BISCONTI MAZZOLENI 2005, pp. 51-52

322

BONFIGLIO 2013, p. 25

323CIPOLLONE 2004 (b), p. 222.

324 Sugli affreschi della cripta di S. Cecilia, BISCONTI 1997, pp. 303-339. La datazione dell’immagine di Cecilia, o Ottato, oscilla tra V e VI secolo.

325

119 In taluni casi, è possibile riscontrare che la predisposizione di spazi per sepolture privilegiate avesse fatto parte, sin dall’inizio, del progetto damasiano per la riorganizzazione dei santuari. Dovremmo dedurne che tali spazi fossero quindi riservati a quegli evergeti, laici o ecclesiastici, che avevano sostenuto finanziariamente il pontefice nelle sue iniziative. A tal proposito, un’iscrizione filocaliana rinvenuta frammentaria nella chiesa di S. Martino ai Monti (ED 18), ma d’incerta provenienza, reca un elenco di nomi di esponenti del clero con relativa data di deposizione (fig. 310)326. La cd. Regione Liberiana a S. Callisto, formatasi, nella seconda metà del IV sec., pare avesse ospitato sepolture del clero327.

Nel periodo immediatamente successivo agli interventi damasiani, la proliferazione di tombe

ad sanctos ebbe esiti diversi, come l’estensione dei cimiteri ipogei, l’apertura di monumentali

e riccamente decorati retrosanctos, la predisposizione di singole tombe caratterizzate da particolare monumentalità e, infine, la diffusione di insiemi di modeste sepolture, faticosamente innestate in spazi di risulta328.

Analizziamo il fenomeno caso per caso. La nascita di nuovi spazi funerari nell’ambito delle catacombe, ovviamente, interessò in modo particolare i cimiteri che avevano beneficiato delle cure del pontefice. Quelli di Commodilla, dei Gordiani e l’anonima della via Ardeatina assunsero ampie dimensioni in seguito all’affermazione dei culti, rispettivamente, di Felice e Adautto, Alessandro e dei martiri anonimi. In uno degli arcosoli delle gallerie retrostanti la tomba di Alessandro, in particolare, si trova una presunta rappresentazione del santo, quale intercessore della defunta orante. Un certo sviluppo interessò anche il cimitero di Marco e Marcelliano, quello di S. Valentino, dove due nuovi livelli di gallerie furono creati sopra quello primitivo occupato dalla memoria e di Pretestato, con nuove gallerie E presso la

spelunca magna. Raramente, la vicinanza di reliquie determinò la formazione di nuclei

cimiteriali indipendenti. La catacomba dell’ex-vigna Chiaraviglio, nel cimitero di S. Sebastiano, nacque in seguito all’inventio della tomba di Eutichio329

. Tra la fine del IV sec. e la prima metà del V, invece, la valenza pluriconfessionale del cimitero callistiano determinò lo sviluppo del cimitero della Torretta, sul sito di una preesistente necropoli abbandonata, favorendo, peraltro, l’istallazione di una piccola catacomba in cunicoli idraulici (fig. 311). Grande diffusione ebbero anche i retrosanctos, inseriti spesso “a forza” nella già esistente rete degli ambulacri per trovarsi alle spalle dei seguenti santuari: la Cripta dei Papi e i cubicoli di Gaio e Cornelio a S. Callisto, ove è aperto un cubicolo decorato da marmi e mosaici (fig. 312); Callisto a Calepodio; Alessandro ai Gordiani, con il collegamento del cubicolo venerato ad un adiacente ambiente (Be); Marcellino e Pietro, con spazi privilegiati disposti a diversi livelli; nella regione centrale dei SS. Marco e Marcelliano, caratterizzata da piccoli sub-ipogei (fig. 313); Novaziano, interessato dall’apertura di una corta galleria (N 13) trasversale a quella venerata. Anche sotto la basilica martiriale di Felice, Filippo e Silvestro a Priscilla, nell’ipogeo degli Acili, si svilupparono due gallerie ad L occupate da arcosoli decorati da mosaici ed opus sectile. Nel cimitero di Nereo e Achilleo a Domitilla, invece, furono aperti ben tre piani sovrapposti di gallerie, disposte a raggiera ed occupati da cubicoli monumentali (fig. 314). In uno di questi, alle spalle del santuario, si trovava un arcosolio affrescato con l’immagine della defunta Veneranda introdotta in paradiso da Petronilla, qualificata dalla didascalia “Petronella mart(yr)” (ICVR III 6963) (figg. 315-316).

Le tombe monumentali isolate si trovavano a ridosso degli spazi confessionali o ne occupavano gli interni330. Si vedano, a tal proposito, i due arcosoli riccamente decorati ubicati, rispettivamente, sulla parete occidentale del cubicolo di Gaio e di fronte alla cripta

326 Sull’iscrizione, SPERA 1994, p. 124.

327

SPERA 2004 (b), p. 39

328 Sulla diffusione delle sepolture privilegiate: SPERA 2012, pp. 42-45; FIOCCHI NICOLAI 2001, pp. 86-89; SPERA 1998, pp. 72, 73; FIOCCHI NICOLAI,BISCONTI,MAZZOLENI 1998, pp. 51-56; SPERA 1994, pp. 111-127.

329 Su questo cimitero, PERGOLA 2002, pp. 203-204.

330

120 venerata della catacomba di Generosa. Due tombe ad arca furono aperte sulla scala originaria della cripta di Proto e Giacinto (una con mosaici rappresentanti scene bibliche) mentre un sepolcro simile apparteneva al presbitero Timoteo nel santuario di Ippolito (ED 70). Analogamente, le due grosse arche in muratura addossate al sepolcro di Felicissimo ed Agapito dovevano configurarsi come sepolture privilegiate così come, nello stesso vano, il grande arcosolio del presbitero Lucenzio, decorato con motivi floreali e riportante il nome del defunto dipinto sulla lunetta di fondo (ICUR V 14429) (fig. 317).

Accanto alle tombe più ricche, trovarono ricetto negli spazi privilegiati anche insiemi di sepoltura più semplici. Si vedano i loculi ubicati nella galleria aperta sotto la scala che conduceva alla confessio di Felice e Adautto e, nello stesso contesto, i profondi pozzi scavati negli ambulacri con loculi e tombe alla cappuccina, per una capienza complessiva nell’area di 1700 inumazioni (figg. 318-319). Sepolture multiple sono state rinvenute anche presso il santuario di Papia e Mauro, con tombe accatastate sotto il sepolcro venerato e la nicchia antistante (determinarono l’asportazione di alcuni gradini) (fig. 320) e nella catacomba di S. Tecla, in corrispondenza di cameroni funerari (fig. 321).

Il caso della Basilica di Generosa documenta l’invadenza dello spazio confessionale in ambito basilicale, con la predisposizione di sepolture a fossa nel piano pavimentale. Lo studio dei contesti funerari (in particolare delle epigrafi, molte delle quali datate all’ultimo quarto del IV sec.), ha consentito di appurare che lo status sociale degli inumati non era particolarmente elevato, motivo per credere che una sepoltura privilegiata non si negava a nessuno (figg. 322-323). Addirittura, anche per i deposti nel settore absidale non si sono riscontrate cariche ecclesiastiche o civili. L’utenza, oltre che da fedeli locali, era costituita anche da pellegrini di Ostia e Porto che, probabilmente, erano soliti sostare al santuario durante i loro viaggi a Roma331.

L’istallazione del cubicolo di Leone (ultimo ventennio del IV) in un’area decentrata del cimitero di Commodilla, dimostra che l’ambizione ad un sepolcro di una certa monumentalità poteva precludere la sepoltura ad sanctum, considerata la rapida saturazione degli spazi funerari privilegiati (figg. 324-325)332. Per compensare questa lontananza, l’officialis annonae Leone fece decorare il proprio cubicolo con immagini che rievocavano la presenza dei martiri quali protettori del sepolcro: scena di ter negabis sulla parete destra, Agnese orante in un riquadro (fig. 326), Felice e Adautto ai due lati dell’arco d’ingresso (figg. 327-329).

vi.2b - Le epigrafi funerarie

Conseguenza della diffusione delle tombe ad sanctos, è l’attestazione di epigrafi funerarie con richieste d’intercessione, particolarmente diffuse tra la seconda metà del IV e il V secolo333

. A tal proposito, del tutto particolare è l’epitaffio di Ciriaco (fine IV-inizi V) nel cimitero di Panfilo, per il tipo di supporto utilizzato, un titolo musivo su tegole (ICVR X 26350) (fig. 330). Su una normale lastra marmorea, invece, è l’iscrizione di Crescens (ICVR X 27060) dal cimitero di S. Ermete, con richiesta d’intercessione a Bassilla (IV-V) (fig. 331)334.

In altri casi, a comparire non è la richiesta d’intercessione ma l’allusione al ristoro (refrigerium inteso in senso escatologico) che la vicinanza del martire può arrecare. Lo attestano l’epitaffio di Babosa (ICVR II 6152) (fig. 332), della fine IV del sec., in riferimento a Felice e Adautto, quello rinvenuto a Pretestato, in relazione alle spoglie di Felicissimo e Agapito (ICVR V 13877), e l’iscrizione nel cimitero di Ippolito menzionante l’omonimo martire (ICVR VII 20166).

331 Sull’occupazione funeraria della basilica di Generosa, LORETI,MARTORELLI 2003, pp. 392-397.

332

Sul cubicolo di Leone, PROVERBIO 2012, pp. 425-436; CARLETTI 2004 (b), pp. 138-139.

333 Sull’epigrafia devozionale:MAZZOLENI 2012, pp. 507-508; CARLETTI 2008, pp. 85-93, 277-282; MAZZOLENI

2005, pp. 82-90;SPERA 2002, pp. 27-29; FIOCCHI NICOLAI,BISCONTI,MAZZOLENI 1998, pp. 176-178.

334 La richiesta d’intercessione a Bassilla ricorre in altre due iscrizioni della catacomba (ICUR X 27034, 27037) (CARLETTI 2008, pp. 279-280).

121 Sempre a partire dal pontificato di Damaso, data la diffusione di iscrizioni nelle quali il destinatario del sepolcro si vanta d’esser riuscito ad accaparrarsi una posizione particolarmente privilegiata: Vittore e i suoi cari presso la sepoltura di Damaso stesso (ICVR IX 25165); Eros, Leone e Settima, intorno al 396, in prossimità della memoria di Pietro e Paolo a S. Sebastiano (fig. 333); i coniugi Felicissimo e Leoparda, che acquistarono un bisomo presso l’ingresso della Cripta di Crescenzione, (ICUR X 25165) (fig. 334); Serpentius nelle vicinanze della cripta di Cornelio (ICVR IV 9441); Iovina presso la confessione di Gaio (ICVR IV 9924) (fig. 335); la figlia di un tale Dracozio Pelagio accanto a Ippolito (ICVR VII 20059). Predilessero la vicinanza del martire Lorenzo, invece, Lucilius Pelio, inumato nella

basilica maior, quindi in un contesto subdiale e, precisamente, “in mesu et situ presbiteriu” (ICVR VII 17912) e Flavio Eurialo, sepolto proprio accanto al santo (ICVR VII 17535). Quest’ultima iscrizione, rinvenuta in tre frammenti nel cimitero del Verano, è particolarmente interessante, per cui vale la pena riportarla integralmente: “Flavius Eurialus, uomo onesto,

comprò la tomba per sé in vita presso la tomba del beato martire Lorenzo, nella cripta, a destra di chi scende, dal fossore del luogo stesso Faustinus. Il 29 aprile del secondo consolato di Stilicone”. L’interesse sta nella precisa indicazione dell’ubicazione del sepolcro e nell’attestazione dell’importanza che avevano acquisito i fossori a partire dalla seconda metà del IV sec., in concomitanza con lo sviluppo delle sepolture privilegiate: scavavano gli ipogei, allestivano le tombe e ne gestivano la vendita, svolgendo talvolta anche le funzioni di garanti o testimoni nelle transazioni. Laddove è presente l’indicazione del prezzo pagato al fossore per l’allestimento della sepoltura, come nella lastra di Aratemisius (ICUR I 1282), le iscrizioni attestano una variabilità importante dei costi, determinata dal tipo di tomba richiesto e, ovviamente, dal grado di vicinanza alle reliquie335.

vi.2c - I graffiti devozionali

Il culto dei santi romani si manifestava anche nella redazione delle iscrizioni devozionali che, a partire dalla fine del IV sec., dopo gli antecedenti nei contesti apostolici, trovarono nuova diffusione, in concomitanza con l’arrivo a Roma di pellegrini provenienti da buona parte della Penisola. Tale fenomeno, soprattutto nel corso del V sec., fu ulteriormente incentivato dal graduale abbandono funerario delle catacombe a favore di una loro frequentazione di tipo cultuale336. I cimiteri interessati da questa pratica devozionale furono soprattutto quelli di S. Callisto, soprattutto la parete d’ingresso alla Cripta dei Papi (fig. 336), Priscilla, in una galleria adiacente il sepolcro di Crescenzione (fig. 337), SS. Marcellino e Pietro, all’interno e all’ingresso del cubicolo venerato (fig. 338), S. Ippolito, nella cripta del martire.

La struttura base dei testi, come nella Memoria Apostolorum, poteva prevedere solo il nome del fedele o, frequentemente, l’indicazione del richiedente (il pellegrino), il destinatario (il santo) e l’invocazione formulata con le formule verbali rogare, petere, in mente habere in

oratione. Presso la Cripta dei Papi e nel santuario labicano, ad esempio, si legge: “[sa]nte

Suste in mente/m abeas /in horationes / Aurelius Repentinus” (ICUR IV 9524)337

; “Marcelline / Petre petite / [p]ro Gallicanu / cristianu” (ICUR VI 15963) (fig. 339)338

. In altri casi, si riscontrano formulazioni più elaborate, con la richiesta di protezione per affrontare situazioni particolare, come dimostra un esempio del contesto callistiano: “p[etite spirit]a sancta / ut Verecundus cum suis / bene naviget” (ICUR IV 9522).

335 Su queste due epigrafi: CARLETTI 2008, pp. 204-205; Christiana Loca, II (2001), pp. 113-114.

336

Sui graffiti devozionali: MAZZOLENI 2012, pp. 512-514; CARLETTI 2008, pp. 90-93; BISCONTI,MAZZOLENI

2005, pp. 91-93; Christiana Loca, II (2001), pp. 128-129; FIOCCHI NICOLAI,BISCONTI,MAZZOLENI 1998, pp. 179-180; TESTINI 1980, pp. 343-345.

337 Sui graffiti della Cripta, datati tra la seconda metà del IV e la metà del V sec., CARLETTI 2008, p. 275.

338

122 Nella Cripta quadrata a Pretestato, un’iscrizione graffita non si trovava sulle pareti del santuario ma sulla calce di chiusura di un loculo e faceva riferimento al culto di Gennaro ed Agapito: “refrigeri Ianuarius Agatopus martires” (ICVR V 13877).

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 118-122)