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2 - I cimiteri subdiali

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 135-138)

I SANTUARI DI R OMA

VII. 2 - I cimiteri subdiali

In ambito subdiale, papa Simmaco predispose la costruzione di nuovi edifici di culto e restaurò quelli in degrado, potenziando, parimenti, le infrastrutture di servizio. Si delineava,

406 TOMMASI 2004, pp. 180-184

407 Sull’Anonima dell’Ardeatina: PERGOLA 2002, pp. 207-209; Christiana Loca, II (2001), p. 130; FIOCCHI

NICOLAI 1996, pp. 134-135; NESTORI 1990.

408

Sui graffiti della mensa, Christiana Loca, II (2001), p. 130. La loro datazione ha lasciato aperta la possibilità che la trasformazione del sepolcro in altare risalga ad una fase successiva a quella originaria.

409 La proposta di riconoscere l’edificio nel mausoleo di Damaso fu di NESTORI 1990, ripresa da PERGOLA 2002, p. 208. FIOCCHI NICOLAI 1996, pp. 134-137, seguito da SPERA 2012, p. 37, lo ha invece identificato come santuario dei Martiri Greci.

136 in questo modo, una più intensa e strutturata occupazione del suburbio che portò, in piena età altomedievale, alla formazioni di nuovi poli insediativi.

vii.2a - Papa Simmaco “costruttore di chiese”

I restauri promossi dal pontefice interessarono le basiliche di S. Pietro, S. Paolo, S. Felicita e la circiforme di S. Agnese410. Sulla Nomentana, il rifacimento interessò l’abside (LP I, p. 263), alle cui spalle, sul lato occidentale, nel punto di contatto con la parete longitudinale, fu eretto un poderoso contrafforte, più spesso di quelli costantiniani (fig. 429). L’intervento fu reso indispensabile dalla cattiva statica della basilica, costruita su un terreno alluvionale, a ridosso del cd. fosso di S. Agnese411. In Vaticano, invece, gli interventi si sostanziarono nella valorizzazione degli ingressi per mezzo dell’allargamento delle vecchie scale e la costruzione di nuove, nella stesura di marmi e mosaici nella chiesa e nell’atrio, nell’impianto di una fontana e di servizi per i pellegrini (LP I, pp. 261-262). Anche a S. Paolo, i rifacimenti interessarono l’abside, decorata nuovamente dopo i danneggiamenti forse causati da un terremoto, gli ingressi, resi accessibili da nuove scale, e l’atrio, occupato da una fontana. Tra le basiliche di nuova edificazione, si annovera quella trinave di S. Pancrazio (LP I, p. 262), accanto alla quale fu anche costruito un bagno per pellegrini412. L’edificio era intensamente sfruttato a scopo funerario, almeno fino alla prima metà del VI sec. come attestano i ritrovamenti epigrafici (ICVR II, pp. 57-62) (figg. 430-431). La tomba del santo continuava a trovarsi probabilmente nella sottostante catacomba, in asse con la basilica e comunicante con essa tramite scale, poiché la più tarda cripta voluta da Onorio aveva forse lo scopo di inglobarla413. Una seconda scala dava accesso ad una regione della catacomba entro cui è possibile fosse sepolta la martire Paolina.

Tra i pochi interventi attribuiti ai successori di Simmaco, si ricorda quello di papa Felice (526-530), che restaurò la basilica di S. Saturnino (LP I, p. 279), rovinata da un incendio.

vii.2b - Gli edifici attestati dalle fonti

Le fonti agiografiche, soprattutto gli Itinerari e il Liber Pontificalis, attestano l’esistenza di numerosi edifici di culto subdiali, ma raramente fanno riferimento all’allestimento dei sepolcri e all’organizzazione degli spazi in generale. Non differenziano mai, poi, i santuari nati sui sepolcri rispetto a quelli costituitisi per effetto di una traslazione di reliquie414. L’utilizzo di termini molto generici (basilicae, ecclesiae, cometeria), inoltre, non sempre consente di precisare a quale genere di edificio essi si riferissero415. In alcuni casi, le ricerche archeologiche hanno consentito l’individuazione di questi martyria ma per tutti gli altri, anche in assenza di riscontri storici più precisi, non resta che proporre una generica datazione paleocristiana416.

I santuari subdiali attestati dalle fonti, ma di cui non si sono conservati apprezzabili resti, sono i seguenti: di Bassilla e Massimiliano (o Massimiano), in due diversi edifici a S. Ermete

410 Per un inquadramento dell’attività del pontefice, FIOCCHI NICOLAI 2001, pp. 114-117.

411

Sul contrafforte simmachiano, BARBINI,SEVERINI 2004, p.107.

412 Sulla basilica di Pancrazio: SERRA 2006, pp. 163-165; DI LIELLO 2003, p. 103.

413 Gregorio di Tours (Glor. Mart. 38) lascia intendere che il sepolcro si trovasse presso la schola cantorum mentre l’iscrizione dedicatoria di Onorio I allude a una basilica separata dal sepolcro.

414

SPERA 2012, p. 32, nota 21

415 Pare, ad esempio, che i termini basilica ed ecclesia, il secondo meno attestato, indicassero genericamente edifici interessati da frequentazione devozionale, solitamente subdiali e d’impianto basilicale. Al primo, tuttavia, era associata una funzione funeraria e martiriale più marcata e, pare, una maggiore dimensione. L’oratorium, invece, era un ambiente facente parte di un edificio o complesso di edifici, mentre Cymiterium era molto generico, riferendosi a catacombe e basiliche ad corpus, ma anche a monumenti e aree funerarie ad aperto cielo, come piccole basiliche o mausolei. Sulla terminologia attestata nel Liber, DE SANTIS 2001, pp. 49-58.

416 Sulle basiliche subdiali attestate dalle fonti: PERGOLA 2002, pp. 109-111, 118, 198, 204, 210, 238; MARINONE

137 (VZ II, pp. 74-75), ad uno dei quali potrebbero ipoteticamente attribuirsi alcune strutture murarie portate alla luce417; di santi ignoti nella basilica “supra montem positam” (VZ II, p. 90), dedicata all’eponima del cimitero di S. Tecla; di Pollione e di Abdon e Sennen (la seconda era detta “ecclesia magna”) (VZ II, p. 92), evidentemente dopo che le loro reliquie erano state traslate sul sopraterra della catacomba di Ponziano, soggetta ad infiltrazioni d’acqua; di Candida, nello stesso contesto funerario (VZ II, p. 91); di Quarto e Quinto nel cimitero di Gordiano ed Epimaco (VZ II, p. 147), nella zona detta “ad centum aulas” nel Geronimiano418; di Tertullino, nell’ambito probabilmente dello stesso cimitero (De Locis, VZ, II, p. 112); di Marziale e Vitale, nella necropoli dei Gordiani (VZ II, p. 76); di Sotere, forse tra il I e il II miglio dell’Appia, in connessione con la catacomba della Santa Croce, presso le cripte di Lucina a S. Callisto (VZ II, pp. 88, 110, 149); di Marco e Marcelliano419. Indicazioni nelle fonti porterebbero a pensare che un edificio di culto esistesse sulla tomba della martire Felicola, al VI miglio dell’Ardeatina420. Solamente a Bonifacio V (619-625), infine, si deve il completamento della basilica di S. Nicomede sulla Nomentana (LP I, 321)421.

Nei rari casi in cui le fonti fanno riferimento alla disposizione delle sepolture venerate, generalmente esse sono ricordate sotto gli altari. Così, le tombe di Marco e Marcelliano, si trovavano in una posizione centrale dell’edificio, forse entro un tumulo, “sub magno altare” (VZ, II, p. 89). Sul sopraterra del cimitero di Gordiano ed Epimaco, esisteva una basilica che era dedicata solo al primo per il De Locis (VZ II, p. 111) e l’Itinerario di Einsielden (VZ II, p. 199), solo al secondo per la Notitia Ecclesiarum (VZ II, p. 84), ad entrambi per il Liber

Pontificalis (I, p. 509). A dispetto delle incongruenze delle fonti, la basilica era unica ed

ospitava le tombe venerate “in una sepultura” (VZ II, p. 111), “sub altare magno” (VZ II, p. 84)422. Anche la testa di Giovanni Ad Clivum cucumeris, come abbiamo visto, si trovava nella medesima posizione (VZ II, p. 118).

Talvolta, è possibile documentare il collegamento con le sottostanti cripte venerate. In relazione alla basilica di S. Emerenziana nel Cimitero Maggiore, la Notitia Ecclesiarum sembra fare riferimento ad un percorso che menava alla cripta di Vittore ed Alessandro (VZ II, p. 78), da riconoscere in una tarda scala d’accesso alla catacomba che affiancò quella antica423. Sulla volta di un cubicolo ricavato nel suo pianerottolo si trovava un’apertura che aveva forse lo scopo di istituire un legame visivo proprio con la basilica.

Entro il VI-VII sec., è da segnalare la fondazione di numerose chiese ed oratori suburbani, spesso dedicati a santi non romani e forse consacrati con loro reliquie e al servizio delle comunità stranieri di Roma. Si ricordano quelle di Aristo, Agata, Cristina, Vittoria, Ciro, Apollinare, Euplo, Menas, Menna, Cipriano. La basilica dedicata a quest’ultimo è nota solamente in un’iscrizione funeraria del 577 (ICUR I 1122) ed era ubicata sulla Labicana424

. In molti casi, questi edifici si trovavano nei pressi dei santuari di Pietro, Paolo e Lorenzo, o lungo le porticus che li congiungevano alla città, costituendo poli devozionali aggiunti425. A questo gruppo, appartenevano le basiliche devozionali di Gennaro e Agapito sulla via

417 L’esistenza di una basilica subdiale dedicata a Mssimiliano sarebbe solamente indiziata dalle fonti (SPERA

2006 (c), pp. 63-64).

418 AUGENTI 2004 (b), p. 97

419 Questa basilica è genericamente ubicata nell’area soprastante gli ambienti ipogei entro cui erano presumibilmente i sepolcri venerati. Nel cimitero subdiale sono stati rinvenuti mausolei absidati (SPERA 2006 (b), pp. 28-31).

420 Secondo FIOCCHI NICOLAI 2004 (c), pp. 247-248, l’edificio poteva localizzarsi tra le località Torre Chiesaccia e casale della Torre, laddove l’Ardeatina si divideva in due tronconi e presso cui si trovava un cimitero cristiano.

421 L’edificio è forse da riconoscere nei ruderi rinvenuti in Piazza Croce Rossa (BARBINI 2006,pp. 94-95).

422

Sulla basilica di Gordiano ed Epimaco, AUGENTI 2005, pp. 29-30.

423 CIPOLLONE 2004 (b), pp. 221-222; BONFIGLIO 2013, p. 77

424 Secondo FIOCCHI NICOLAI 2004, pp. 175-176, avrebbe potuto trattarsi di un edificio rurale votato alla cura

animarum.

425

138 Tiburtina, forse legate al vicino santuario di Lorenzo, il protomartire che perì nella stessa persecuzione che coinvolse diaconi di Sisto II426. La prima è ricordata dal De Locis (VZ II, p. 113) e menzionata da Gregorio Magno (Dial., 4,56). Sulla base di alcuni ritrovamenti archeologici ed evidenze cartografiche cinquecentesche, è stata proposta un’ipotesi sulla sua localizzazione. L’edificio commemorativo di Agapito, ricordato dagli Itinerari (VZ II, pp. 82, 113-114, 145), fu voluto da Felice III (483-493) “iuxta basilicam sancti Laurentii matyris(LP I, p. 252). Doveva trovarsi lungo un percorso di pellegrinaggio che proprio dal santuario laurentino conduceva a Porta Maggiore, ricostruibile sulla base del riesame dell’antica viabilità e di alcune informazioni desumibili dalla Notitia Ecclesiarum (VZ II, pp. 82-83)427. Lungo la porticus di S. Paolo doveva trovarsi la basilica di S. Menna, certamente esistente all’epoca di Gregorio Magno (in Eveng. 2, 35) e forse risalente all’epoca di Pelagio II428

. Quando le basiliche si trovavano molto distanti dalle mura, è possibile che avessero svolto funzione parrocchiale, come quella dei SS. Nicandro, Eleuterio e Andrea, costruita da Gelasio I (492-496) sulla Labicana (LP I, 255)429. Il rinvenimento di due edifici basilicali (uno a tre navate) in loc. S. Maura (V miglio) giustifica il riferimento a più di una basilica nel Liber. vii.2c - Il cimiteriolo episcopale in Vaticano

Il Liber Pontificalis (I, p. 303 ss.) testimonia la predilezione dei papi di fine V-VI sec. per il cimitero vaticano430. Dal 496 (data di morte di Gelasio) al 795 (deposizione di Adriano I), infatti, con sole tre eccezioni, tutti i pontefici furono inumati “in basilica beati petri apostoli” (fig. 432). Morto nel 555 a Siracusa, papa Vigilio fu dei tre a trovare sepoltura altrove, nel cimitero di Priscilla, presso il sepolcro di Marcello. La spiegazione va forse ricercata nella poca simpatia di cui godeva tra i romani, a causa della vicinanza da lui dimostrata a Giustiniano su alcune questioni teologiche.

La ricostruzione della basilica petrina del XVI sec. ha compromesso la ricostruzione del sepolcreto episcopale. Gli epitaffi trascritti nell’Alto Medioevo (ICUR II, 4148-4162) e le descrizioni della basilica redatte da Pietro Mallio nella seconda metà del XII sec. e da Tiberio Alfarano nel 1582, tuttavia, consentono di proporre alcune ipotesi. Tra V e, soprattutto, VI sec., si riscontra una predilezione per gli spazi esterni alla basilica: Leone I e Benedetto I (575-579) nel secretarium, Simplicio (468-483), Gelasio (492-496), Simmaco (498-514), Anastasio II (496-498), Giovanni II (533-535), Giovanni III (561-574) e Gregorio I (590-604) nel braccio occidentale del quadriportico. Quest’area costituiva certamente uno spazio di sepoltura privilegiato poiché gli epitaffi da essa provenienti sono riconducibili a membri della gerarchia ecclesiastica, come quello di un diacono della metà del VI sec. (ICUR 4202). Due defunti, in particolare, vantavano il possesso di un sepolcro “ad sanctum Petrum

apostolum ante regia in porticu columna secunda quomodo intramus sinistra parte virorum”

(ICUR 4213).

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 135-138)