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3 - Le basiliche funerarie

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 163-168)

I SANTUARI I TALICI

III. 3 - Le basiliche funerarie

La scarsa attenzione di Costantino e Damaso ai contesti extra-romani, episodica e geograficamente circoscritta, si riflesse in una più tardiva diffusione di basiliche funerarie, intorno alla fine del IV secolo. Alcuni luoghi di culto di semplice articolazione, comunque, inglobarono preesistenti sepolture venerate già nella prima metà.

iii.3a - La committenza imperiale e papale

La committenza di Costantino è riscontrabile solamente a Capua, laddove una basilica dedicata agli Apostoli fu fondata sulla via Aquaria, presso l’Appia (Liber Pontificalis); si trattava, forse, di un edificio funerario trinave e absidato551.

Anche l’attività di Damaso fu piuttosto contenuta fuori Roma ed è cautamente riscontrabile, oltre che a Cimitile, solamente nel santuario di S. Alessandro “ad Baccanas” (XX miglio della Cassia) e nella chiesa di S. Agata a Ferentino. Nel compendio degli Atti di S. Alessandro, contenuti nel Martirologio di Adone, si attribuisce al pontefice l’edificazione di una crypta sul sepolcro venerato (fig. 538)552. A questa struttura, forse una basilichetta o un’aula ad corpus, appartenevano probabilmente due pilastrini d’altare in marmo lunense, rinvenuti a Baccano (fig. 539). Sulla faccia principale di uno di essi corre una decorazione con tralcio di vite che si snoda tra due monogrammi costantiniani, alludente al dettato cristologico “Ego sum vitis vera”. I pilastrini, assieme ad altri due elementi di cui non v’è traccia, dovevano sostenere una mensa connessa al sepolcro (fig. 540). Nel secondo Dopoguerra, pare che nella distrutta chiesa di S. Agata di Ferentino, in un’area dalla presumibile vocazione funeraria in epoca tardoantica, fosse stata rinvenuta un’iscrizione frammentaria che presentava “caratteristiche grafiche del periodo damasiano”553.

iii.3b - S. Erasmo a Formia e gli altri casi

A dispetto del disinteresse di Costantino e Damaso, alcune basiliche funerarie furono fondate precocemente, come l’extraurbana di Agrigento e S. Erasmo a Formia. L’edificio ai piedi della Collina dei Templi, absidato e preceduto da un piccolo nartece, inglobò le presunte sepolture di Libertino e Pellegrino nella navata (fig. 541-543)554. Il martyrium mononave di S. Erasmo, invece, fu progettato in modo tale che fossa del proto-vescovo si trovasse al centro dell’abside soprelevata (figg. 544-546). Forse in questa fase, il sepolcro fu coperto e foderato

551 Il carattere martiriale della basilica, portata alla luce nel corso di frettolosi scavi nel piazzale antistante S. Pietro in Corpo (reimpiegava una colonna con capitello corinzio datata proprio alla prima metà del IV sec.), non è stato provato ed è supposto sulla base della titolatura (SPERA 2012 (b), p. 266, FIACCADORI 1992, p. 146). Le basiliche volute dall’imperatore a Napoli, Albano Laziale e Ostia svolgevano funzione episcopale.

552 Sul santuario di Baccano, noto in numerose fonti,FIOCCHI NICOLAI 1988, pp. 106-113. La passio (V-VI), in particolare, ricorda il martirio e la depositio presso la mansio romana Ad Baccanas, rinvenuta archeologicamente, nonché l’edificazione di una basilica con annesso cimitero sopra la tomba.

553 La tradizione, ricordando che la basilica ospitava il corpo di S. Ambrogio, ne attesterebbe, in via indiretta, la natura martiriale(PANI ERMINI,GIORDANI 1978, pp. 80-81).

554

164 sui lati lungi da lastre di marmo grigio, e sormontato da una calotta in muratura, acquisendo la fisionomia di una cassa con cupa (figg. 547-549)555. Sulla tomba fu costruito un altare a mensa, con lastra marmorea addossata all’abside e sorretta da tre muretti intoncati, con tracce di color giallo ocra (fig. 550). Al centro doveva trovarsi la fenestella confessionis mentre nelle immediate adiacenze era un pozzetto per i brandea. Su un lacerto d’intonaco del sostegno sinistro correva un graffito devozionale su due linee, inscritto in un ovale (fig. 551). Il testo in capitale corsiva, di cui faceva parte anche una croce stilizzata, riportava “er + / cidpoq / lcta” (fig. 102), sciolto in: er(asmo) + / c(orpus) i(n) d(eo) p(ost) o(bitum) q(uiescat) / l(iberato) c(hristus) t(e) a(ccipiat)556. Il graffito, composto secondo una struttura metrica, potrebbe essere stato redatto dal vescovo Probo, che commissionò i lavori del martyrium. Fu lui probabilmente ad essere inumato nella fossa foderata con lastre fittili, parallela alla tomba di Erasmo e addossata all’altare557. Assieme a quest’ultimo, i due sepolcri furono delimitati da un muretto che tagliava trasversalmente l’abside (fig. 552).

Nella seconda metà del secolo, il santuario di S. Erasmo andò incontro a una rapida espansione, con la costruzione di edifici annessi alla basilica (fig. 553): un vano absidato (D) occupato da bancali riferibili ad un recinto liturgico, forse destinato alle agapi o al catecumenato (fig. 554); un paradisus quadrangolare con vasca centrale; ambienti d’incerta destinazione (H, E, F). Contestualmente, il sepolcro richiamò alcune sepolture privilegiate alle spalle dell’abside ed una tomba a cassa (S1) al suo interno.

Anche a Sanafer (Cornus), il complesso episcopale munito di battistero e sorto in un’area cimiteriale paleocristiana, fu interessata da un’espansione edilizia piuttosto consistente nella fase tarda del IV sec. (fig. 555)558. La funzione martiriale del complesso non è provata ma vale la pena segnalare che l’edificio settentrionale, occupato da sarcofagi, presentava una doppia abside che proteggeva un’arca privilegiata, resa visibile da fenestella confessionis (fig. 556). Se la tomba conservava reliquie, i vani funerari adiacenti, occupati intensivamente, potrebbero essere interpretati come retrosanctos mentre l’aula G, impegnata da sedili, come ambiente destinato alle agapi.

Alcuni edifici, noti nelle fonti, non sono ancora stati rintracciati. Nell’ambito del IV sec. potrebbe essere stata edificata la basilica cimiteriale taurianense che inglobò l’ambiente santificato dalle spoglie di Fantino mentre l’annesso cimitero ospitò la sepoltura del vescovo Leucosio (metà IV) (ICI V 8) (fig. 557)559. Un edificio commemorativo del martire Asterio esisteva a Ostia poiché nel libello polemico di Marcellino e Faustino contro Damaso (383-384) è citata la sua basilica560.

III.4 - Le memoriae

Assieme alle basilichette, trovarono diffusione anche memoriae più semplici, come aulae ad

corpus, sacelli funerari o mausolei, spesso di pianta trilobata. Si segnalano l’aula di S.

Canzian d’Isonzo e la tricora di Concordia Sagittaria mentre il noto martyrium milanese di Felice e Nabore è scarsamente conosciuto.

iii.4a - L’aula di S. Canzian d’Isonzo e il martyrium dei SS. Felice e Nabore a Milano

555 Sul santuario di S. Erasmo a Formia, PUNZO,MIELE,FRECENTESE 1992.

556 La traduzione del testo è: “Erasmo + Il corpo dopo la morte riposi in Dio (così) liberato Cristo ti accolga”.

557 L’iscrizione non fu redatta da un pellegrino poiché è l’unica presente sull’altare ed è coeva alla sua costruzione, essendo stata realizzata durante l’asciugatura dell’intonaco.

558 GIUNTELLA, PANI ERMINI 1989, pp. 77-78; MASTINO 1979, pp. 89-90. L’associazione tra complesso martiriale e episcopale non sorprende se si considera che tale feneomeno sembra attestato in altri contesti sardi.

559 COLICELLI 2004, p. 230; OTRANTO 1991, pp. 45-47

560

165 La piccola memoria quadrangolare dei tre fratelli Canzii (prima metà IV), priva di abside e interamente rivestita di mosaici geometrici, rispettò la presunta esedra memoriale, il cui ingombro fu compreso nel suo perimetro (fig. 558)561. La tomba dei Canzii, invece, venne a trovarsi presso il fondo e fu rivestita di lastre marmoree, giustificando la definizione di locello marmoreo” contenuta nella Passio (fig. 559)562

. È probabile che in questa fase il sepolcro avesse una configurazione analoga a quella di S. Felice a Cimitile, con anfore sovrapposte a sostenere la lastra di copertura563.

Nello stesso lasso di tempo, in onore di Proto si eresse una seconda cella quadrangolare (fig. 560), decorata da mosaici geometrici valorizzati da elementi simbolici come croci e pesci e da affreschi interessati da graffiti devozionali (figg. 561-563). Sul lato N, la struttura presentava un portichetto pavimentato in cocciopesto, con ingresso sulla strada per Aquileia (fig. 564). Sulla parete opposta, uno zoccolo in muratura sosteneva il sarcofago di Proto, che fu rinvenuto, assieme a quello di Crisogono, nella cappella cinquecentesca564. Le arche, di riutilizzo, erano a cassapanca, prive di decorazioni (ma forse furono erase) e con coperchi non pertinenti (figg. 565-566). Sulla cassa calcarea di Crisogono, inquadrata da una tabula con cornice rilevata e spostata verso destra, correva l’iscrizione su tre righe “BEATISSIMO /

MARTYRI / CHRYSOGONO” (CIL V Suppl. I 1224) (fig. 567). Un testo simile occupava la

fronte del sarcofago marmoreo di Proto, su fondo leggermente ribassato: “BEATISSIMO /

MARTYRI / PROTO” (CIL V Suppl. I 1223) (fig. 568)565. La circostanza che il tergo e i lati del sarcofago di Crisogono fossero semplicemente sbozzati, indica che le arche fossero sistemate a ridosso dei muri.

Forse al vescovo milanese Materno (316-328) si deve il martyrium dei SS. Felice e Nabore, le cui reliquie, assieme a quelle di Vittore, furono da lui traslate da Lodi566. Fu in questo edificio, “presso i cancelli”, che Ambrogio dissotterrò i corpi di Gervasio e Protasio (Ep. 77, 2). Il martyrium non era molto articolato, forse un semplice recinto funerario se il vescovo, per la veglia notturna, trasferì i corpi venerati nella vicina Basilica Faustae567. Quest’ultima, di committenza privata come suggerisce il titolo, doveva essere l’unica basilica preambrosiana del cimitero Ad martyres e fungere da annesso al martyrium per le attività liturgiche in onore dei santi568.

iii.4b - Le cellae trichorae

La diffusione di cellae trichorae fu piuttosto ubiquitaria. Quella di Concordia Sagittaria (prima metà IV), presso l’ingresso E della città, era decorata con mosaici nelle absidi e opus

sectile nel vano centrale (fig. 569)569. Nell’abside mediana correva un sedile, forse connesso a

561 Sulla prima memoria, TAVANO 2007, p. 246.

562 Il racconto agiografico specifica anche che la sepoltura di Proto si trovava presso quella di Crisogono.

563

In realtà, i dati estrapolati negli anni ’60 del secolo scorso non sono dirimenti al riguardo (TAVANO 2007, pp. 60-62). Sulla tomba, si vedano anche: MAZZOLENI 2005, pp. 75-78; CUSCITO 2008, pp. 54-57.

564 Sulla memoria, portata alla luce sotto l’attuale cappella di S. Proto, TAVANO 2007, pp. 242-246. Se la lastra col nome del santo non aveva funzione funeraria, è possibile che si trovasse al suo interno.

565

Le due dediche, in capitale rustica e d’impostazione classica, con formula dativa che sottintende il dedicante (la comunità) e la depositio, ricordano la damasiana di S. Gennaro a Pretestato e quella di S. Paolo sull’Ostiense (PORTA 2008, pp. 507-509; CARLETTI 2008, pp. 284-285; CUSCITO 2007 (b), pp. 196-200; CUSCITO 2000 (b), pp. 65, 67). Per Proto e Crisgono si trattò forse di una seconda deposizione, ma non si esclude che i sarcofagi fossero vuoti e avessero esclusiva funzione votiva.

566 Lo lascia immaginare Ambrogio (Ep. 77, 12). Sul martyrium dei SS. Felice e Nabore: LUSUARDI SIENA

1997a, p. 34; SANNAZARO 1997b. p. 114; CUSCITO 1997, p. 116.

567 Non è da escludere, tuttavia, l’ipotesi che la basilica esistente fosse impraticabile a causa degli scavi relativi all’inventio (PICARD 1988). Strutture paleocristiane riconducibili alla memoria di Felice e Nabore furono rinvenute sotto la basilica di S. Francesco Grande, distrutta nel ‘800 e oggi occupata dalla Caserma Garibaldi.

568 SANNAZARO 1997 (b). p. 114

569 Sulla tricora concordiese: ZOVATTO 1965 (a), pp. 7-34 e (b); ZOVATTO 1971, pp. 49-62; FORLATI TAMARO

166 pratiche refrigeriali, sovrastato da una piattaforma quadrangolare che doveva costituire il piano di una cattedra. L’edificio era un martyrium, come attesta il loculo cruciforme del vano centrale, poi sormontato da altare (fig. 570).

Il caso del triconco retrostante l’abside della chiesa di S. Marina ad Ardea, scavato nel tufo, è controverso. I sedili lungo i muri interni indizierebbero un antico culto funerario ma i rosoni e gli stucchi nelle absidi e i tombini nel pavimento sono meglio compatibili con un ninfeo o un ambiente termale570. Come in casi analoghi, è possibile che un antico edificio romano sia stato poi adibito a funzioni diverse, funerarie o battesimali571.

Il modulo trilobato ebbe particolare diffusione in Sicilia ma solo in un caso è possibile postulare una datazione di IV sec.572. Presso il martyrium di via Dottor Consoli a Catania (fig. 571), in una necropoli pagana poi cristianizzatasi, fu rinvenuta l’epigrafe sepolcrale della piccola Julia Florentina (314-320), deposta “per intervento di un presbitero, davanti alla

porta dei martiri il 4 ottobre” (ILCV 1549) (fig. 572)573. L’iscrizione conferma la natura martiriale dell’edificio e attesta l’ascendente delle gerarchie ecclesiastiche nell’assegnazione delle sepolture privilegiate.

III.V - Le sepolture episcopali in Italia settentrionale

Stante la carenza di dati archeologici, l’identificazione delle sepolture vescovili dell’Italia settentrionale è agevolata dalla lettura delle fonti agiografiche e delle liste episcopali574. Almeno cinque basiliche funerarie ospitarono le spoglie dei vescovi milanesi di IV sec., ma solamente due di esse sono parzialmente note archeologicamente (figg. 573-574). A S. Vittore in Corpo, stando alla Lista e ad altre fonti, furono inumati Merocle (313-314) e Protasio (343-344)575. Alla fine del IV sec., la basilica era recintata da un ottagono schiacciato rinforzato da torri e annessa la mausoleo dei Valentiniani, ma non è chiaro se fosse ad esso contemporanea o precedente (fig. 575). S. Eustorgio, in un cimitero tardo-imperiale presso la via Ticinese, fu fondata dal vescovo eponimo (345/6-347/8) per ospitarne il corpo576. Costruita su tombe di IV-V sec., o occupata da esse, sostituì probabilmente una precedente memoria o recinto funerario (fig. 576). La basilica dedicata a Calimerus (uno dei cinque precedecessori di Merocle), fu restaura da Laurentino I (489-510/12) (Carmina) per cui è probabile che fosse precedente577. Nella chiesa di S. Vitale, esistente tra S. Ambrogio e le mura civiche fino al 1577, era deposto il terzo vescovo Monas, ivi rinvenuto dall’arcivescovo Arnolfo II

non è unanimemente condivisa. SANNAZARO 1989, pp. 258-270, ad esempio, ritiene che l’edificio sia stato addossato all'adiacente basilica della fine del IV. Sulla querelle, CROSATO 2008, pp. 99-100.

570 ZOVATTO 1965, p. 16, pensa a un martyrium mentre MORSELLI,TOTRICI 1982, optano per la seconda ipotesi.

571 L’edificio, peraltro, fu ulteriormente trasformato in cripta o cappella nel XII secolo.

572

MARGANI 2005,pp. 29-107; GIGLIO 2003; AGNELLO 1958, pp. 6-9

573 Sull’epitaffio di Iulia Florentina, CARLETTI 2008, pp. 294-295. Sull’edificio, SGARLATA 1998, p. 302.

574 In realtà, le liste, redatte nel Medioevo, presentano diverse criticità. Innanzitutto, non sempre alludono ai luoghi di sepoltura e, quando lo fanno, sono piuttosto generiche e non si soffermano sull’articolazione dei sepolcri. In secondo luogo, gli edifici di culto furono spesso ridedicati nell’Altomedioevo, in concomitanza con la traslazione di nuove reliquie. Per questi motivi, non sempre è possibile appurare se le chiese costituissero strutture dal classico impianto basilicale o complessi funerari più semplici, come mausolei. Estremamente difficile, inoltre, è capire se fossero state costruite dal vescovo a cui erano dedicate o ne abbiano solo accolto le spoglie. Su questi casi, PICARD 1988.

575 Su S. Vittore, menzionata la prima volta nel 777 e ricostruita nel ‘500: LUSUARDI SIENA 1997, pp. 34-35; SANNAZARO 1997, pp. 112-113; ROSSIGNANI 1997, p. 24. L’edificio potrebbe essere identificato, su basi toponomastiche, nella Portiana nota dalle fonti.

576

Sulla basilica, rimpiazzata dall’edificio romanico: LUSUARDI SIENA 1997 (a), p. 34; SANNAZARO 1997 (a), p. 112. Vi trovò sepoltura anche il vescovo Magno nella prima metà del VI sec. (PICARD 1988, pp. 70-71).

577 Il cimitero di Porta Romana, presso cui la basilica fu costruita, dovette accogliere anche le spoglie di

Castricianus, successore di Calimero, poiché il De Situ civitatis mediolanensis (seconda metà X) ricorda la

167 1018) (Gesta episcoporum mediolanensium). Ai SS. Celso e Eustorgio, a S/E della città, infine, l’Itinerario Milanese collocava la sepoltura di Materno.

Al primo vescovo pavese Syrus (metà IV) si deve la basilica sul lato N/O del suburbio, ricordata nella Vita con la dedica ai SS. Gervasio e Protasio (fig. 577); l’edificio era composto di abside e transetto, a giudicare dai resti individuati sotto l’attuale chiesa. Il vescovo era deposto in un sarcofago, forse interrato, di cui si sono conservati alcuni frammenti. Sull’arca in serizzo, priva di decorazioni, correva un’iscrizione su due file: “Surus / ep(is)c(opus)”578. Stando alla lista episcopale e a pochi dati archeologici, tre vescovi bresciani di IV sec. furono sepolti nella necropoli E mentre altri due si trovavano in quella S (fig. 578). Nella basilica funeraria di S. Faustino ad Sanguinem, lungo la via per Cremona, erano Latius e, forse più tardi, Faustino vescovo. Più volte ristrutturata, doveva trattarsi di una basilica devozionale, poiché l’intitolazione sembra riferirsi al luogo d’esecuzione579

. Il predecessore di Faustinus, Apollonio, fu inumato ai piedi del Monte Fiorano, laddove aveva battezzato (Vita Sancti

Apolloni di XI)580. La chiesa costruita sul sepolcro, distrutta nel ‘500, si trovava non lontano dalla via Emilia Gallica, che conduceva a Verona attraversando la seconda necropoli cittadina. A lato di S. Apollonio, presso la porta dedicata ad Andrea nel Medioevo, era la memoria entro cui fu deposto Filastrius (…381-384/7). Il suo sarcofago doveva essere interrato poiché nella Traslatio ricorda che si dovette scavare per metterlo in luce. Stando allo scritto, sulla testa del defunto era l’altare consacrato al suo nome mentre da una nota più tarda (XII sec.) si apprende che un epitaffio molto semplice segnalava il sepolcro.

Un caso interessa anche l’Italia meridionale. Al vescovo napoletano Fortunato (metà IV), si deve una basilica nel cimitero della Sanità, non lontano dalla catacomba di Gaudioso, all’interno della quale fu poi sepolto, assieme al successore Massimo581

.

578 Stando al Catalogo Rodobaldino, nella basilica fu inumato anche il successore di Siro, Pompeus.

579

La Passio SS. Faustini et Jovitae (IX) non indica il luogo di sepoltura dei due.

580 Il sarcofago che ne ospitava le spoglie presso l’altare fu aperto da Atto di Canossa, che ne prelevò le ossa. La basilica ospitò anche il corpo di Ursicinus (…342…).

581 Sull’ecclesia Beati Fortunati:ARTHUR 2002, pp. 63-64; FIACCADORI 1992, p. 156; LICCARDO 1991, pp. 101-102. L’erudito Camillo Tutini, che ne visitò le rovine nella prima metà del ‘600, redasse uno schizzo con le immagini dei due vescovi, in abiti pontificali e con aureola. Si segnala che nella cappella del Sacramento del Duomo, nel corso di vecchie ricerche, fu rinvenuto un sarcofago strigilato (III sec.) con iscrizione paleocristiana: “Maximus episcopus qui et confessor Chr(isti)”.

168 CAPITOLO IV

L’EPOCA DEI GRANDI VESCOVI.

L’ESEMPIO DI DAMASO

Il periodo compreso tra la fine del IV e la prima metà del V sec. costituisce l’età d’oro dei santuari. La loro espansione, il restauro degli spazi confessionali, la monumentalizzazione dei sepolcri mediante l’addizione di altari, la costruzione di nuove basiliche ipogee e subdiali, l’apporto di ricchi partiti decorativi, furono patrocinati da vescovi che s’ispiravano a Damaso. Predisponendo spazi di sepoltura privilegiati, riservarono a se stessi il posto più vicino alle reliquie.

In ambito ipogeo si distinsero Urso di Nomentum (401-417), Quodvultdeus d’Amiterno e Giovanni di Napoli (prima metà V). I primi due incentivarono l’espansione dei santuari di Alessandro e Vittorino mentre il terzo, traslando le reliquie di Gennaro nel cimitero di Capodimonte, diede vita a un nuovo polo devozionale. L’evoluzione dei principali contesti subdiali, invece, è segnata dall’azione di Paolino di Nola (409-431), promotore del potenziamento di Cimitile, Ambrogio di Milano (374-397), inventore di reliquie e costruttore di basiliche, Simmaco di Capua (424-439) e Vigilio di Trento (385-405 ca.).

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 163-168)