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3 - Le strutture connesse all’esigenze di culto

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 138-142)

I SANTUARI DI R OMA

VII. 3 - Le strutture connesse all’esigenze di culto

Quando le basiliche si trovavano molto distanti dalle mura, è possibile che avessero svolto funzione parrocchiale, come quella dei SS. Nicandro, Eleuterio e Andrea, costruita da Gelasio I (492-496) sulla Labicana (LP I, 255)429. Il rinvenimento di due edifici basilicali (uno a tre navate) in loc. S. Maura (V miglio) giustifica il riferimento a più di una basilica nel Liber. vii.2c - Il cimiteriolo episcopale in Vaticano

Il Liber Pontificalis (I, p. 303 ss.) testimonia la predilezione dei papi di fine V-VI sec. per il cimitero vaticano430. Dal 496 (data di morte di Gelasio) al 795 (deposizione di Adriano I), infatti, con sole tre eccezioni, tutti i pontefici furono inumati “in basilica beati petri apostoli” (fig. 432). Morto nel 555 a Siracusa, papa Vigilio fu dei tre a trovare sepoltura altrove, nel cimitero di Priscilla, presso il sepolcro di Marcello. La spiegazione va forse ricercata nella poca simpatia di cui godeva tra i romani, a causa della vicinanza da lui dimostrata a Giustiniano su alcune questioni teologiche.

La ricostruzione della basilica petrina del XVI sec. ha compromesso la ricostruzione del sepolcreto episcopale. Gli epitaffi trascritti nell’Alto Medioevo (ICUR II, 4148-4162) e le descrizioni della basilica redatte da Pietro Mallio nella seconda metà del XII sec. e da Tiberio Alfarano nel 1582, tuttavia, consentono di proporre alcune ipotesi. Tra V e, soprattutto, VI sec., si riscontra una predilezione per gli spazi esterni alla basilica: Leone I e Benedetto I (575-579) nel secretarium, Simplicio (468-483), Gelasio (492-496), Simmaco (498-514), Anastasio II (496-498), Giovanni II (533-535), Giovanni III (561-574) e Gregorio I (590-604) nel braccio occidentale del quadriportico. Quest’area costituiva certamente uno spazio di sepoltura privilegiato poiché gli epitaffi da essa provenienti sono riconducibili a membri della gerarchia ecclesiastica, come quello di un diacono della metà del VI sec. (ICUR 4202). Due defunti, in particolare, vantavano il possesso di un sepolcro “ad sanctum Petrum

apostolum ante regia in porticu columna secunda quomodo intramus sinistra parte virorum”

(ICUR 4213).

VII.3 - Le strutture connesse all’esigenze di culto

La progettazione di edifici di diversa destinazione presso i santuari maggiormente venerati, dalle strutture connesse alle esigenze del culto a quelle deputate all’alloggio dei residenti e del clero, dai complessi assistenziali per gli indigenti a quelli finalizzati all’ospitalità dei pellegrini, attesta che il suburbio romano andava organizzandosi come un polo insediativo

426 Su questi due luoghi di culto, BONFIGLIO 2013, pp. 89-90.

427 SERRA 2001, p. 30. Secondo una diversa ipotesi, meno accreditata, la basilica andrebbe riconosciuta in una struttura in opera listata che fu rinvenuta sul sopraterra di Ponziano, sulla collinetta antistante S. Lorenzo.

428 Lacerti di questo edificio sono stati ipoteticamente riconosciuti presso il cd. ponte della Moletta (SPERA 2006 (d), pp. 63-64).

429 FIOCCHI NICOLAI 2006 (d), pp. 93-94

430

139 alternativo a quello urbano (fig. 433)431. Non è un caso, che le fonti letterarie ed epigrafiche ricordino il palatium presso la basilica di S. Paolo o che, a partire almeno da Giovanni III (561-574), stando al Liber Pontificalis, il sopraterra della catacomba di Pretestato fosse occupato da strutture abitative, di cui pare essersi conservata la cd. “casa del custode”. Le residenze di Pretestato, oltre che quelle di S. Felicita, servivano alle esigenze dei cubicularii (custodi delle tombe sante), dei mansionarii e dei praepositii (guardiani e sopraintendenti), a cui su riferivano le fonti e le iscrizioni a partire dalla metà del V secolo. Questo processo portò Procopio a riconoscere nell’insieme di strutture che attorniavano le basiliche di S. Pietro e S. Paolo un vero e proprio quartiere abitativo (Bellum goticum 2, 1; 2, 9; 2, 4). La cartina al tornasole per questo genere di trasformazioni è rappresentata dalla mutazione dei nomi delle porte urbiche che, a partire dagli inizi del VI sec., furono dedicate ai santi più venerati: Pietro, Paolo, Pancrazio, Lorenzo, Valentino e Silvestro.

vii.3a - Le trasformazioni di S. Pietro in Vaticano

I cambiamenti maggiori interessarono la basilica di S. Pietro, attorno alla quale furono annesse nuove strutture di servizio, culto e rappresentanza. Fu proprio l’accresciuta importanza del santuario apostolico, che veramente si poneva come polo liturgico alternativo alla Cattedrale Lateranense, ad indurre i pontefici contemporanei a sceglierlo come luogo di sepoltura privilegiato. I lavori promossi da Simmaco in Vaticano furono forse dettati dalla particolare affezione che il pontefice nutriva nei confronti del luogo in cui visse relegato durante lo scisma laurenziano: costruzione di habitacula pauperibus a Sud della basilica; edificazione degli oratori di S. Croce, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista (LP I, pp. 261-262), presso il battistero dell’ala settentrionale del transetto, forse legati alla liturgia battesimale. Nell’ambito del battistero della basilica costruì poi tre oratori (S. Croce, S. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista432.; trasformazione in cappella di S. Andrea di uno dei mausolei rotondi addossati al lato sud-orientale del transetto; installazione di strutture igieniche e di una fontana nella piazza che fronteggiava la basilica; costruzione di due

episcopia ai lati dell’atrio, destinati all’ospitalità del papa e del clero in visita al santuario

petrino.

Sulla cd. Rotonda di S. Andrea siamo fortunatamente ben informati grazie agli scavi archeologici che l’hanno interessata alla fine degli anni ’50 del secolo scorso, e ai disegni e rilievi che furono redatti prima che venisse distrutta nel 1776. Si trattava di un edificio che riutilizzò un precedente mausoleo costruito agli inizi del III sec. presso la spina del circo di Nerone, in un momento in cui questo era già stato interrato di tre metri. Fu probabilmente agli inizi del VI sec., che la costruzione fu rialzata, dedicata al fratello di Pietro, e collegata alla basilica costituendone un accesso secondario. Vi erano annessi gli “oratoria” di S. Tommaso, S. Apollinare e S. Sossio e una confessione di S. Cassiano, S. Proto e S. Giacinto (LP I, p. 261), forse valorizzati da reliquie ex contactu. Simmaco costruì ospizi per i poveri anche presso i cimiteri di S. Lorenzo e S. Paolo, mentre accanto alla basilica di S. Pancrazio, e alle spalle dell’abside di S. Paolo, volle dei balnea.

vii.3b - I monasteri

Alle testimonianze di papa Gregorio Magno si deve l’attestazione di monasteri annessi alle basiliche cimiteriali, che avevano la funzione di assicurare l’officiatura delle basiliche, assicurarne la loro custodia e fruizione da parte dei pellegrini. Un cenobio dedicato a S.

431Sulle strutture di supporto ai santuari, tra V e VI secolo: SPERA 2012, pp. 45-46;FIOCCHI NICOLAI 2008, pp. 325-328; Christiana Loca 2001, pp. 154-157; GIUNTELLA 2000, pp. 173-175;ROMANA STASOLLA 2000, pp. 189-191; ROMANA STASOLLA 2000 (b), pp. 200-202; SPERA 2000, p. 58.

432 Stando alle fonti, avrebbe anche potuto trattarsi di altari dotati di reliquie, posti nel transetto assieme alla vasca battesimale, e cinti da una recinzione, un baldacchino o una pergola (BRANDENBURG 2004 (b), pp. 170-172).

140 Stefano fu fondato nel VI sec. da Gallia dietro l’abside di S. Pietro (Dialogi) mentre un altro, anch’esso femminile, si trovava presso il quadriportico di S. Paolo, “ad quattor angulos” (Reg. Epist., XIV, 14) (fig. 434). Il secondo è attestato anche da iscrizioni funerarie di vergini consacrate datate tra V e VI sec., e tra queste, l’epitaffio della badessa Petronia. Anche il monastero di S. Agnese (LP II, p. 25), come abbiamo visto, è documentato da un’iscrizione analoga, quella di Serena Abbatissa (514), mentre un altro complesso era a S. Pancrazio. In Vaticano, oltre agli habitacula pauperibus voluti da papa Simmaco, doveva esistere anche un vero e proprio xenodochium, citato da Gregorio Magno a proposito di un lascito testamentario (Ep. IX, 63).

Sulla memoria del martirio dell’apostolo di Tarso, invece, nacque il monastero di S. Paolo alle Tre fontane, detto inizialmente “de Cilicia” e attestato per la prima volta nel 649, quando il suo abate partecipò al primo Concilio Lateranense433. Un luogo di culto certamente esisteva nell’Altomedioevo se fu restaurato da papa Sergio (687-701) ma non è stato ancora individuato, se si eccettuano i resti di una struttura muraria rinvenuta sotto l’abbaziale delle e solo ipoteticamente riconducibile al cenobio più antico. Sulla base delle testimonianze erudite ed iconografiche del XV-XVI sec. (figg. 435-436), tuttavia, si può ricostruire l’aspetto della chiesa antica, distrutta per far posto all’odierna, senza poterne precisare la cronologia. Si trattava di un edificio preceduto da vestibolo e composto da due navate poste a livelli differenti, una delle quali absidata, conformazione peculiare, forse determinata dalle pre-esistenze. Nella chiesa trovavano posto le tre fontane che facevano riferimento al martirio, ricordate nel trecentesco Memoriale de miralibus et indulgentiis quae in Urbe Romana

existunt.

Alla basilica di S. Agata, costruita da Simmaco (LP I, p. 262) “cum fonte”, sulla “via Aurelia,

in Fundum Lardarium”, stando alle fonti medievali, era associato, sin dalla fondazione, un

coevo monastero434. La funzione martiriale della basilica, la cui identificazione è tuttora discussa, non è provata. Al contrario, è stato supposto che svolgesse funzione parrocchiale per il fondo Lardario, essendo dotata di battistero, o diaconale per l’approviggionamento del complesso vaticano, trovandosi nelle sue vicinanze.

vii.3c - I portici dei pellegrini

Probabilmente a papa Simmaco si deve la costruzione di tre imponenti porticati, vere e proprie vie sacre che, a partire dalle porte della cinta aureliana, conducevano, costeggiando le vie Cornelia-Aurelia, Ostiense e Tiburtina per circa 1-2 chilometri, ai santuari di Pietro, Paolo e Lorenzo435. I primi due sono ricordati da Procopio di Cesarea a proposito delle vicende relative alla guerra greco-gotica, quindi certamente esistenti nel 537, mentre la via porticata di S. Lorenzo è citata per la prima volta nell’VIII secolo.

Il portico petrino, originariamente a due bracci, doveva costituire un collegamento tra il Tevere e la strada che giungeva all’ingresso della basilica, ricalcando, presumibilmente, l’attuale via della Conciliazione. Non sono state rinvenute tracce archeologiche di tale struttura, se si eccettuano sporadici frammenti marmorei relativi a fusti di colonne, basi, capitelli ed architravi. L’attribuzione del portico a Simmaco, per quanto non esplicitata nel

Liber Pontificalis, potrebbe desumersi da un'altra fonte. Stando ad una lunga iscrizione

dedicatoria tramandata da codici (ICVR II 4107), infatti, il pontefice provvide a decorare con un affresco la porta tra il mausoleo di Adriano e il Tevere, quella che, presumibilmente, dava avvio proprio al portico. Non è escluso, tuttavia, che un collegamento alla memoria petrina fosse stato già progettato da Graziano, Valentiniano II e Teodosio, dal momento che un’iscrizione tradita dalla silloge di Einsiedeln (CIL VI 1184) allude alla costruzione da parte

433 Sul cenobio, affidato ai monaci ciliciani in virtù della provenienza di Paolo,BERNACCHIO 2011, pp. 73-97.

434 Sulla basilica, SERRA 2001 (b), pp. 30-31.

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141 degli imperatori di una porticus maxime e di un arco monumentale introduttivo al ponte Elio. Tale ipotesi non è priva di suggestione se si considera che proprio sul finire del pontificato damasiano le memorie suburbane vennero affollate da pellegrini e che un analogo sistema di collegamento (asse porticato e porta monumentale) fu progettato per la basilica degli Apostoli milanesi proprio all’epoca di Graziano. Proprio a Teodosio, inoltre, si debbono gli interventi presso la basilica di S. Pietro, che ebbero come esito l’edificazione dell’annesso monumentale mausoleo.

Della porticus Sancti Pauli, estesa tra la porta Ostiense e l’atrio del santuario, sono state recentemente portate alla luce alcune strutture risalenti all’VIII sec. circa, quindi pertinenti ad una fase di ristrutturazione (fig. 437). Anche questo portico è tradizionalmente attribuito a papa Simmaco, sebbene la ricostruzione della basilica paolina proprio alla fine del IV sec., e per iniziativa diretta dei tre imperatori, potrebbe suggerire una datazione più alta.

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PARTE III

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 138-142)