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2 - Gli anelli santificanti

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 182-190)

I SANTUARI I TALICI

V. 2 - Gli anelli santificanti

Sul modello ambrosiano, si diffuse la pratica di consacrare edifici con reliquie traslate, deposte sotto gli altari664. Le reliquie, da contatto o piccoli frammenti corporali, provenivano solitamente dall’Oriente ed erano relative ad apostoli o ai proto-martiri Stefano e Lorenzo665

. La prassi di costellare il suburbio con una Basilica Apostolorum e un edificio dedicato a Stefano, accompagnata dalla preesistenza di una o più memorie martirili o vescovili, determinava, sul modello romano già sperimentato a Milano, la formazione di “anelli santificanti”. Essi trovarono particolare diffusione in Italia settentrionale, dove l’influsso di Ambrogio fu più forte e laddove si trovavano porti legati all’Oriente. Nel suburbio di Aquileia, ad esempio, alla fine dell’epoca paleocristiana, si trovavano ben cinque edifici funerari: basilica del fondo Tullio a S, S. Felice a S/E, S. Giovanni a S/O (probabile Basilica

Apostolorum), S. Stefano a N e Monastero a N/E (fig. 682). L’anello aostano si era

659

Sull’arcosolio di Pascentius a S. Gaudioso, recentemente restaurato, MAZZEI 2012, pp. 413-423.

660 SGARLATA 2003, pp. 40-41. Sulle epigrafi, non anteriori alla fine del IV sec., FELLE 2005, pp. 247-248.

661 Su questa peculiare sistemazione, EBANISTA 2006, pp. 38-39.

662 La barca mistica della Chiesa rappresentava l’ancora di salvataggio per i dispersi nel mare del peccato mentre il pesce era un acrostico le cui iniziali (ictus), formano la frase “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”.

663 PANI ERMINI 1991, pp. 83-85

664 Tale consuetudine è attestata nelle epistole di Paolino a Sulpicio Severo (31-32), che gli aveva richiesto resti santi per consacrare una chiesa.

665

183 parzialmente costituito nel V sec., con l’Apostolorum e S. Orso ad E e S. Stefano a N/O; si chiuse nel VI con la basilichetta di Porta Decumana (fig. 683). Analogamente, l’Apostolorum e il S. Stefano veronesi, rispettivamente ad O e a N, furono affiancanti successivamente dalle basiliche dei vescovi Zeno e Procolo (fig. 684)666.

v.2a - Le basiliche Apostolorum

Erette nelle principali città della Penisola, mantennero solitamente pianta cruciforme, seppur con qualche variante rispetto al prototipo milanese. A S. Lorenzo ad Aosta (metà V), ad esempio, i quattro bracci terminavano con un’abside, la facciata era preceduta da un piccolo portico, mentre due vani affiancavano il coro (figg. 686-690)667. Nel suburbio S di Aquileia, la cui Apostolorum è attestata da un sermone cromaziano e da Geronimiano (vi ricorda la deposizione di reliquie di Andrea, Luca, Giovanni ed Eufemia), erano cruciformi sia la basilica del Fondo Tullio che quella di S. Giovanni668. La prima (fine IV-V), nell’importante cimitero della Beligna, aveva tre navate, pavimento a mosaico e abside poligonale iscritta in un ambulacro semicircolare, entro cui è stato proposto si trovasse un dispositivo con reliquie (fig. 691)669. In realtà, la basilica costituiva più verosimilmente il martyrium di Fortunato e Ermacora poiché a loro fu dedicato il monastero altomedievale di S. Martino alla Beligna. L’epigrafe del sacerdote Amantius (CIL V 1623), rinvenuta nei pressi, inoltre, faceva riferimento al culto di due santi strettamente legati670. L’identificazione del santuario apostolico, allora, trova una migliore corrispondenza nella basilica di S. Giovanni, caratterizzata da abside rettangolare, nartece e portico con tombe di IV e V sec. (fig. 692)671. Al contesto martiriale faceva riferimento l’iscrizione acefala del consularis Venetiae et

Histriae Parecorio Apollinare che aveva patrocinato qualche lavoro in onore degli apostoli

(CIL V 1562) (fig. 693)672. Sulla base di sporadici ritrovamenti del pavimento mosaicato, si presume che anche l’Apostolorum ravennate (attuale S. Francesco) fosse cruciforme, con navata unica e transetto673. Il committente ne sarebbe stato Neone (450-476), come suggerisce il mosaico col suo nome.

In altri casi, i dati archeologici non consentono di proporre ipotesi sugli assetti icnografici. Dell’Apostolorum di Verona, in un cimitero lungo la Postumia, è stata messa in luce solo l’abside, per cui la datazione alla fine del IV-inizi V sec. si basa sulla sola titolatura (fig. 694)674. Basiliche apostoliche, poco note archeologicamente, erano diffuse anche in altri centri, soprattutto settentrionali: a Lodi, costruita dal vescovo Bassiano; in Piemonte; forse a Genova, in luogo della più tarda S. Siro; a Como (inizi V); più tardi a Napoli, costruita da Sotere (seconda metà V) (Gesta episcoporum)675.

La corrispondenza tra consacrazione con reliquie apostoliche e modulo cruciforme poteva essere disattesa, come dimostrano la Basilica Nova e quella di Concordia Sagittaria.

666 Sulle basiliche di Aquileia, interessate da vecchi scavi: CROSATO 2008, pp. 204-207; CANTINO WATAGHIN, LAMBERT 1998, pp. 100-102; BUORA 1992, pp. 16-31. Su Aosta: CROSATO 2008, pp. 154-160; BONNET, PERINETTI 2005, pp. 159-162; BONNET, PERINETTI 1986. Su Verona, CROSATO 2008, pp. 185-190. Anelli santificanti si formarono anche altrove, in grandi città come Ravenna, Napoli e Ostia (fig. 685), o in centri minori, come Rimini e Camarina.

667 Sulla basilica aostana, costruita lungo la strada per Eporedia, forse in area cimiteriale: CROSATO 2008, pp. 154-157; BONNET,PERINETTI 1986, pp. 34-49; PERINETTI 1986, pp. 143-156; CORNI 1989, pp. 127-130.

668

Sulle basiliche cruciformi di Aquileia: CROSATO 2008, pp. 204-205.

669 FIOCCHI NICOLAI,SANNAZARO 2012, p. 218

670 Sull’identificazione della basilica, CANTINO WATAGHIN 1989, pp. 84-89.

671 La ricostruzione dell’edificio si deve a una pianta del 1693, ai catasti dell’800 e alle ricerche del 1970.

672

CUSCITO 2012, pp. 460-461

673 Sulla basilica, ubicata presso il fiume Padennae e davanti al ponte di Apollinare,PICARD 1988.

674 CROSATO 2008, p. 187

675 CUSCITO 2012, pp. 460-461; MARTORELLI 2012, p. 236. Su Como, BONETTI 1997, p. 70. Su Napoli, MAZZEI

184 D’altronde, esistevano anche edifici cruciformi con diversa dedicazione, come S. Croce a Ravenna. L’Apostolorum di Concordia, probabile cattedrale a partire dal 390, era costituita da un’aula scandita in tre navate da colonne e occupata da banco presbiteriale (fig. 695)676

. Le reliquie apostoliche, essendo poco ingombranti, erano solitamente contenute in piccoli reliquiari deposti, come conferma Paolino, in urne incassate sotto gli altari. Quella predisposta a Concordia per i resti del Battista, l’Evangelista, Luca, Tommaso e Andrea, provenienti dall’Oriente e ricordate nel discorso “in dedicatione ecclesiae” del vescovo aquileiese Cromazio (388-407) (sermone XXVI), si trovava presso il presbiterio ed era forse occupata da capsella (fig. 696)677. La piccola cassa aostana, intonacata con malta rossiccia, si trovava invece al centro dell’edificio e conteneva frammenti ossei e reperti ceramici di epoca classica (fig. 697). Un’urna simile, rivestita di marmo, era nella basilica trinave di Capo La Torre (prima metà V) (figg. 698-699), forse parte, col vicino Specus Martyrum, di un unico grande santuario di S. Ippolisto678. Il presbiterio che ospitava il reliquiario era separato dalle navate da elementi di recinzione lignei o di metallo (fig. 700) mentre l’abside, accessibile da arco trionfale, era decorata da crustae marmoree su zoccolo di pavonazzetto (fig. 701).

In alcuni casi, le Apostolorum erano associate a basiliche santificate da altre reliquie. La tricora concordiese, ad esempio, proprio nella prima metà del V sec. fu trasformata in presbiterio di una basilichetta cimiteriale mediante l’anteposizione di tre navate, a loro volta precedute da nartece e cortile lastricato. A quest’ultimo, occupato da sepolture, si addossò un ambiente funerario con sarcofagi679. Il triconco comunicava con la basilica apostolica mediante un’apertura nell’abside O. Una disposizione simile interessava il vicino complesso di Invillino-Colle Zucca (metà V), dove un’aula di tipo adriatico era associata a una tricora con altare nell’abside E e battistero nel vano di collegamento680

. Forse il triconco costituiva il

martyrium di quel Giovanni menzionato nell’iscrizione altomedievale rinvenuta sul colle

Santina.

Anche la basilica aostana era associata a un altro edificio di culto, forse identificabile nella chiesa di S. Pietro citata nelle fonti681. Si trattava di un’aula absidata, attorniata su tre lati da un portico che inglobava parte di un preesistente mausoleo (fine IV-inizi V), occupato da una sepoltura a cassa (fig. 702). Tra le tombe della navata, grandi e regolari, una presentava carattere particolarmente privilegiato (85), essendo diversamente orientata e fiancheggiando il presbiterio. Un’altra sepoltura, invece, fu tenuta in gran conto in età carolingia, quando la nuova basilica fu traslata in modo da allinearla ad essa. È probabile che ad una delle due tombe appartenesse l’iscrizione di un vescovo morto nel 522, rinvenuta fuori contesto.

A Brescia e Milano, l’attestazione di una Concilia Sanctorum dimostra che alcuni edifici erano consacrati con un insieme di reliquie più vario rispetto a quelli delle Apostolorum682. La prima, nel suburbio O, presso la porta milanese, fu fondata dal vescovo Gaudentius (serm. 17, 960-971) con reliquie degli apostoli Andrea, Tommaso e Luca, dei Quaranta Martiri di Sebaste, dei milanesi Gervasio, Protasio e Nazario, dei martiri anauni683. La seconda, voluta probabilmente da Lorenzo I (489-510/512), stando a documenti della fine del IX sec.

676

Agli inizi del V sec., il pavimento in battuto fu rimpiazzato da un modesto mosaico, che occupava anche il coevo portico. A S di esso, tre vani mosaicati con focolari erano forse pertinenti all’episcopio.

677 Sulla Basilica Apostolorum di Concordia: CUSCITO 2008, pp. 75-77; CROSATO 2008, pp. 99-103.

678 La basilica è d’incerta dedicazione (FARIELLO,LAMBERT 2009, pp. 49-73; PESCATORI 2005, pp. 298-306).

679

ZOVATTO 1965 (a), pp. 7-34 e (b); ZOVATTO 1971, pp. 49-62; FORLATI TAMARO 1972;FURLAN 1972, pp. 79-95; FLABOREA, SOTTIL ZANCO, VIGNADEL 1996, pp. 12-35

680 FIOCCHI NICOLAI,SANNAZARO 2012, p. 221; PORTA 2012, p. 125

681 Sulla chiesa, rinvenuta sotto la collegiata di S. Orso: CROSATO 2008, pp. 157-158; BONNET,PERINETTI 2001.

682

PICARD 1988. Non è escluso, tuttavia, che la denominazione di questi edifici sia sorta più tardi e tenesse conto della deposizione, al loro interno, dei vescovi locali.

683 Sulla basilica bresciana, identificabile nel S. Giovanni Evangelista, SPERA 2012 (b), p. 271. Sull’omelia di Gaudenzio, tesa a rivendicare la funzione protettiva delle reliquie in un momento in cui la città era minacciata dalle incursioni gote, DE SANTIS 2012, p. 321.

185 costituiva l’antica denominazione di S. Romano, piccola chiesa, oggi distrutta, ubicata presso la porta E684. Anche la basilicula fondiana, come abbiamo visto, era consacrata con reliquie di apostoli e martiri milanesi.

v.2b - Le basiliche dei proto-martiri

Come le apostoliche, le basiliche dedicate a Stefano e Lorenzo, proto-martiri delle Chiese d’Oriente e Occidente, erano spesso cruciformi e costruite col concorso dell’evergetismo privato, anche imperiale. La particolare diffusione delle prime fu dovuta al sensazionale rinvenimento delle reliquie a Caphar Gamala.

Una basilica di S. Stefano non poteva mancare a Milano e fu voluta dal vescovo Martinianus, che vi fu inumato. Si trovava in un’area del suburbio S/E interessata da epigrafi della metà del V sec.685. La S. Stefano veronese (prima metà V), aveva pianta a croce latina, con navata, abside semicircolare e atrio (fig. 703)686 mentre quella aostana (inizi V), costruita su una struttura funeraria di fine IV, era caratterizzata da un’abside oltrepassata entro cui una seconda esedra, forse successiva, formava un deambulatorio occupato da sepolture privilegiate (fig. 704)687. Una soluzione simile consentiva la vista delle reliquie in S. Stefano “in Arce”, piccolo edificio quadrato sul colle Cidneo a Brescia (fig. 705)688. L’abside era divisa da una parete su cui si aprivano una porta e due monofore.

Le informazioni sulla basilica di Aquileia, invece, sono scarse e le sue origini incerte. A Rimini, una S. Stefano, forse sulla Flaminia, è attestata in alcune fonti che ne ricollegano la fondazione a Galla Placidia689. Anche a Puteoli (Pozzuoli) un edificio suburbano dedicato al proto-martire è documentato nelle fonti e ipoteticamente riconosciuto in un rudere della necropoli romana di via Celle, intensivamente utilizzata dai cristiani690. Gregorio Magno (Ep. 2, 6), invece, ricorda che al protomartire erano associati nella dedica di una basilica messinese, i martiri locali Pancrazio ed Euplo691.

Non mancano casi presso i centri minori o i contesti rurali. A Siponto, la basilica ricordata nella Vita del vescovo Lorenzo, che ne sarebbe stato il fondatore (fine IV-inizi V), era dedicato anche ad Agata e presentava tre navate, abside unica e pavimento mosaicato692. Lo spazio presbiteriale doveva essere recintato, come documentano i frammenti di lastre e di un pluteo. Analogamente, se il cd. martyrium cruciforme di Vaste (V sec.), annesso a un cimitero rupestre, era effettivamente dedicato a Stefano, le sue reliquie avrebbero dovuto trovarsi presso un altare poiché un area di rispetto nel presbiterio era delimitata da recinzione (figg. 706-707)693. La nercropoli rupestre retrostante, entro cui fu ricavata una grande esedra, ha lasciato tracce del rito refrigeriale ed era occupata da numorose fosse ordinatamente disposte (figg. 708-709)694.

684 Sulla basilica milanese, CUSCITO 2012, pp. 470-471.

685

La basilica, distrutta nel 1075 e poi ricostruita, ospitò anche il corpo del vescovo Auxanus (terzo quarto del VI) (PICARD 1988).

686 Pur non negando l’esistenza di un edificio anteriore, PICARD 1988, pp. 297-298, ritiene che la basilica cruciforme risalga all’epoca di Teodorico.

687

Sulla basilica di S. Stefano: CROSATO 2008, pp. 157-158; BONNET,PERINETTI 2005, pp. 162-180.

688 SPERA 2012 (b), pp. 280-281. Il colle Cidneo si trovava tra le mura urbiche ma, essendo a quell’epoca poco abitato, è possibile che fosse considerato una sorta di spazio peri-urbano.

689 NEGRELLI 2008, pp. 21-25. La basilica è anche ricordata da Gregorio Magno (epist. 6, 45).

690

Il Martirologio di Beda ricorda che i corpi di Procolo, Acuzio ed Eutiche, giustiziati nel vicino praetorium

Falcidium, vi furono deposti(ARTHUR 2002, pp. 76-77;D’AMBROSIO 1976).

691 FORLIN PATRUCCO 1991, p. 202

692 Forse al vescovo Felice (seconda metà V) si deve la soprelevazione del presbiterio mentre le sepolture rinvenute risalirebbero solo al VI-VII sec. (CAMPIONE,NUZZO 1999, pp. 113-116).

693 ANDRIA,MASTRONUZZI,MELISSANO 2006, pp. 231-321; NUZZO 2012, p. 339;NUZZO 2008,pp. 212-213. Per FIOCCHI NICOLAI,SANNAZARO 2012, p. 221, non esistono prove per attribuire funzione martiriale all’edificio.

694 La ricchezza dei corredi ha indotto a riconoscervi un luogo di sepoltura privilegiato per un gruppo sociale di rango elevato, forse legato alla committenza del luogo di culto.

186 A Milano, che rivendicava l’eredità romana, giunsero anche reliquie di Lorenzo, la cui basilica (fine IV-prima metà V) si trovava presso il cimitero della via Ticinensis695. L’edificio era tetraconco, con esedre traforate da arcate aperte su un deambulatorio sormontato da tribune e munito di torri angolari (figg. 710-711). Davanti all’ingresso erano un quadriportico e grandiosi propilei formati da colonne di reimpiego bordanti la strada. Alla costruzione erano annessi tre oratori ottagonali esterni: quello a croce inclusa di S. Ippolito a E, S. Sisto a N e S. Gervasio (o S. Aquilino) a S. Quest’ultimo era rivestito di porfido secondo il Sangallo e fu forse commissionato da Stilicone (fig. 712-714)696. L’oratorio di S. Sisto, un ottagono con nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari, accessibile dalla basilica, stando al Poema d’Ennode, si deve invece al vescovo Lorenzo (489-511)697

.

A Ravenna, al contrario, un oratorio dedicato a Lorenzo costituiva un annesso della basilica absidata di S. Croce (425-430), voluta da Galla Placidia per contenere frammenti del sacro legno (figg. 715-716)698. Ubicato sul lato S del nartece, il sacello cruciforme del proto-martire, come quello speculare di Zaccaria, costituiva presumibilmente un mausoleo imperiale consacrato da reliquie, ed è oggi noto come mausoleo di Galla Placidia.

v.2c - Le basiliche dei martiri orientali, nord-africani, milanesi e romani

Assieme alle reliquie apostoliche, raggiunsero l’Italia resti di comuni martiri, talvolta trasportati da ecclesiastici nord-africani in fuga dalle persecuzioni vandaliche o provenienti dall’Oriente. Anche in questi edifici, indizi più o meno labili inducono a riconoscere la confessione nel presbiterio. Nella basilica trinave di S. Foca a Priolo, in connessione con le catacombe di Manomozza, le presunte reliquie del martire, giunte in Sicilia agli inizi del V sec., furono rinvenute sotto l’altare699

. La basilica cimiteriale trinave di S. Restituta a Ischia fu fondata in un’area funeraria tardo-antica forse già nell’ambito del IV sec., sebbene fosse stata dedicata alla martire cartaginese solo in seguito all’arrivo delle sue reliquie700

. Esse furono deposte nel presbiterio, occupato da sedile e da quattro formae chiuse da lastre marmoree, e valorizzato da transenne ed elementi colonnati (figg. 717-718). A S. Giovanni del Timavo (V sec.), al centro dell’abside, le presunte reliquie del Battista e dell’Evangelista erano deposte in una vera e propria tomba in muratura (fig. 719)701.

Tra V e VI sec., un culto particolare in Italia godette Eufemia, soprattutto dopo esser divenuta custode dell’Ortodossia dopo il Concilio di Calcedonia (451). Attestato dapprima ad Aquileia e Milano, raggiunse presto, forse per iniziativa di Ambrogio, anche l’Italia meridionale; agli inizi del V sec., ad esempio, le sue reliquie si trovavano a Cimitile (Paolino di Nola, carm. 27, 430-431). Un percorso simile dovettero affrontare le reliquie dei Quaranta martiri di Sebaste, oggetto di culto nella basilica bresciana Ad coetum sanctorum voluta da Gaudenzio702.

Piuttosto comune, divenne anche la circolazione di reliquie milanesi. Il grande slancio del loro culto a Napoli fu incentivato dal dono fatto a Paolino, con conseguenti deposizioni a Cimitile e Fondi, ed è documentato dagli affreschi di S. Severo e dalle festività riportate nel

695

Sulla basilica di S. Lorenzo, CROSATO 2008, pp. 168-169;MIRABELLA ROBERTI 1986, p. 160.

696 Su S. Aquilino, in particolare, ROSSIGNANI 1997, pp. 24-25.

697 La dedica a S. Sisto non sorprende poichè egli fu il papa di cui Lorenzo divenne diacono.

698 L’attenzione di Galla per questa reliquia è rimarcata dal restauro da lei promosso in S. Croce in Gerusalemme. Sull’edificio ravennate, rimaneggiato nel secondo quarto del V sec. con l’allungamento dei bracci laterali, DAVID 2012, pp. 687-695. La basilica trova un confronto in S. Croce a Casaranella, presso Gallipoli (NUZZO 2012, p. 339).

699 Il corpo potrebbe essere appartenuto anche al vescovo Germano (metà IV), fondatore dell’edificio secondo la tradizione, ma una cronologia alla fine del IV-V sec. appare più attendibile (SGARLATA 2005, pp. 73-74; 85-92).

700 Sulla basilica, ricordata da Gregorio Magno e munita di battistero per immersione variamente datato tra V e VI-VII: EBANISTA 2011, p. 410; MONTI 2005, pp. 4, 23-24, 28-29; ARTHUR 2002, p. 75; MONTI 1989, pp. 64-69.

701 FIOCCHI NICOLAI,SANNAZARO 2012, p. 202; NUZZO 2012, p. 335; CUSCITO 2008, p. 72

702

187 Calendario marmoreo. Altrove, le attestazioni non mancano703. Nel settore del suburbio pavese rivolto proprio verso Milano, una basilica dei SS. Gervasio e Protasio ed una di S. Nazaro esistevano già all’epoca di Ambrogio, se nella seconda vi fu deposto il contemporaneo

Eventius (Vita altomedievale)704. Le reliquie di Nazario e Nabore, forse proprio i martiri milanesi, erano ricordati dal Geronimiano al V miglio dell’Aurelia, presumibilmente alla data della loro traslazione. Dovevano trovarsi nella basilica in cui, stando a un’iscrizione del 404 (ICVR II 4499), fu inumato Victor, figlio di vescovo705. La sua deposizione “secund‹o› arcu

iuxta fenestra(m)” suggerisce che i perimetrali dell’edificio fossero occupati da arcosoli simili

a quelli della Basilica Apostolorum sull’Appia. Attestata archeologicamente è la mononave S. Vittore ad Albenga (V sec.), con recinto cimiteriale anteposto alla facciata. L’abside a ferro di cavallo inglobava una struttura a nicchia forse legata al culto memoriale (figg. 720-721)706. Mediato proprio dal vescovo milanese Simpliciano, a cui Vigilio aveva donato delle reliquie, anche il culto dei martiri anauniesi ebbe una discreta diffusione, essendo attestato nelle diocesi di Torino (Max Taur., serm. 105-106), Brescia (Gaudent., serm. 17, 13) e Ravenna (Ven. Fort., carm. I, 1)707.

Circolazione prevalentemente locale, invece, ebbero le reliquie di alcuni martiri romani, forse rappresentative, documentata dallo sdoppiamento dei culti. La basilica ternana di S. Valentino, ricordata in una passio, occupava un’area cimiteriale interessata da epigrafi tardo-antiche708. Sulla stessa via si veneravano le catene (vincla) di Pietro, in una basilica costruita dal vescovo spoletino Achille dopo il 419, sebbene a Roma già esistesse S. Pietro in Vincoli. L’edificio di Achille è ricordato in un’iscrizione metrica perduta (ICI VI, 47) e nel lungo carme dedicatorio (CIL XI, p. 689)709. Analogamente, Ippolito era venerato anche a Porto, città che peraltro condivideva con Ostia il culto di Ercolano. Il fenomeno si riscontra anche in territori di limitata estensione, come dimostrano le due basiliche dedicate a S. Massimo in area sabina, l’una presso Cures, l’altra in zona Ponticelli710.

La circolazione di reliquie interessò anche aree apparentemente marginali dello scacchiere mediterraneo, come la Sardegna. Dando credito alle ricerche seicentesche, nella necropoli cagliarita ove era il martyrium di Saturno, nella “prima chiesa sotterranea di Lucifero”, furono trovate reliquie, evidentemente rappresentative o da contatto, del martire Lussorio, sepolto a

Fordongianus711. Esse erano sistemate in una tomba in laterizi, affiancata da fosse terragne e sigillata da un’iscrizione paleocristiana: “+ Bone Memo[…]/M(artyr) Luxu[ri]us

Nob(lis)/quiebit” (CIL X, 1, 1297).

Raramente, sono attestati anche santuari urbani, generati da deposizioni del tutto eccezionali, dall’allargamento delle cinte murarie, da precoci traslazioni o dall’arrivo di reliquie rappresentative. Sotto S. Vitale a Ravenna, ad esempio, è possibile che l’antico oratorio contenente un altare su loculo abbia accolto i resti del bolognese Vitale e del pannonico ursicino, almeno dando credito ad una passio di V sec. e a Venanzio Fortunato (mart. 4, 680-685 e carm. 8, 3, 167)712.

v.2d - Le basiliche dei martiri locali

703 Una reliquia di Gervasio e Protasio si venerava, addirittura, anche ad Argentarium, presso Ippona.

704 Su S. Nazaro a Pavia, distrutta nel ‘700, PICARD 1988.

705

Sulla basilica, di cui si rinvennero resti alla congiunzione tra Aurelia Novus e Vetus, presso il Casale Troili, e sull’iscrizione, copiata nel ‘500: FIOCCHI NICOLAI 2006 (e), pp. 86-87; FIOCCHI NICOLAI 1988, pp. 25-29.

706 Sulla basilica, posta lungo l’Aurelia, FRONDONI 1998, 9/1.

707 La donazione beneficiò anche il costantinopolitano Giovanni Crisostomo (DE SANTIS 2012, pp. 321-322).

708

Sull’edificio, stravolto nel ‘700, FIOCCHI NICOLAI 1991, pp. 165-178.

709 CUSCITO 2012, p. 465

710 I due edifici sono ricordati in documenti medievali(FIOCCHI NICOLAI 2009, pp. 84-85).

711 CISCI 2001, pp. 403-405

712

188 Sebbene minoritarie rispetto a quelle dei santi allogeni, le basiliche dedicate ai martiri locali continuarono a trovare diffusione. Anche in questo caso, lo spazio confessionale era generalmente costituito dal presbiterio, con reliquie deposte presso l’altare o in un sarcofago sistemato nel coro. Questa peculiare disposizione, se non è il risultato di interventi più tardi, attesterebbe la diffusione di precoci elevationes.

La basilica trinave di S. Agapito a Palestrina (loc. Quadrelle) risale a un periodo compreso tra la seconda metà del IV e il V sec. poichè l’epigrafe tardoantica riportante il nome del santo (CIL XIV 3415), pare facesse riferimento al suo complesso cultuale (fig. 722)713. La depositio in un sarcofago, attestata dalla passio altomedievale, sembrerebbe confermata dal

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