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2 - Deposizioni in catacomba

Nel documento Santuari paleocristiani in Italia (pagine 72-79)

I SANTUARI DI R OMA

II. 2 - Deposizioni in catacomba

I primi santi di Roma furono sepolti nei cimiteri suburbani, solitamente entro il terzo miglio dalle mura aureliane, seguendo una distribuzione omogenea che determinò la formazione di un vero e proprio “anello santificante” (fig. 51). I contesti meglio indagati sono quelli ipogei mentre gli spazi ad aperto cielo, se si escludono i casi di Pietro e Paolo, si sono rivelati più avari d’informazioni133

. In merito ai primi, a S. Callisto, cimitero della Chiesa per antonomasia, si costituì un nucleo funerario dedicato ai pontefici mentre nelle altre catacombe trovarono ricetto soprattutto le reliquie dei martiri.

ii.2a - La Cripta dei Papi e le sepolture episcopali circostanti

La catacomba di S. Callisto, cimitero della Chiesa per antonomasia, assunse ben presto valenza confessionale, avendo ospitato, nella cd. Cripta dei Papi e nei cubicoli adiacenti, le sepolture dei pontefici di III sec. e degli inizi del IV (fig. 52)134. Alle sepolture vescovili si affiancarono ben presto le tombe di altri martiri romani.

La Cripta dei Papi è un ambiente funerario trapezoidale, generato dal riadattamento di un originario cubicolo doppio avvenuto nel 235 presso una breve diramazione di una delle due scale dell’Area I (fig. 53). Come lasciano supporre alcune tracce sulla parete di fondo, era decorato ad affresco con cerchi ornati da kymation e linee curve, tipici dello stile “lineare rosso e verde”, solitamente attestato nelle prime pitture delle catacombe (fig. 54); si ignora se il pavimento fosse o meno lastricato di marmo.

Entro la fine del III sec., la cripta accolse i sepolcri di ben nove pontefici: Ponziano (230-235), Antero (236), Fabiano (236-250), Lucio (253-254), Stefano (254-257), Sisto II (257-258), Dionigi (259-268), Felice (269-274) ed Eutichiano (275-283). Le quattro tombe nei settori alti delle pareti laterali erano costituite da ampi loculi sigillati da epigrafi marmoree, mentre le quattro ubicate nel settore inferiore erano conformate a mensa, tipologia apprezzata nella regione appio-ardeatina nei primi decenni del III sec. e particolarmente idonea a questo importante contesto (figg. 55-56)135. La sepoltura di Sisto II, anch’essa a mensa, si distingueva dalle altre, essendo ubicata in posizione privilegiata sulla parete di fondo ed essendo il suo parapetto tufaceo rinforzato da un muretto in laterizi con pilastri laterali (fig. 57)136. Con l’eccezione di quella di Eutichiano, le epigrafi erano redatte in greco e riportavano semplicemente nome e rango episcopale del defunto (fig. 58)137. Nei casi di Ponziano e Fabiano, solo alla fine del III sec., fu aggiunta, in posizione decentrata e con diversa grafia, l’appellativo di martire, indicato da una sigla formata dal legamento di μ, ρ e τ: Ποντιανòς έπίσκ(οπος) μ(ά)ρτ(υς) (ICVR IV 10670); Φάβιανòς έπι(σκοπος) μ(ά)ρτ(υς) (ICVR IV 10694) (figg. 59-61).

L’ubicazione della Cripta dei Papi nel settore primitivo del cimitero non sorprende, se si considera che le catacombe costituirono il principale ricettacolo di tombe sante e alcune di esse trassero la denominazione proprio dal martire di cui conservavano le reliquie, come dimostrano i casi di S. Agnese, S. Lorenzo, S. Gorgone e S. Novaziano.

133 Nel Liber Pontificalis, gli spazi ipogei entro cui trovarono deposizione martiri e pontefici erano detti cryptae (DE SANTIS 2001, pp. 58-59). Una panoramica sulle catacombe romane e i culti in esse consumati è in GIULIANI

2006, pp. 109-132.

134 Sul cimitero della Chiesa e la Cripta dei Papi: FIOCCHI NICOLAI,GUYON 2006, pp. 121-161; BONFIGLIO 2013, pp. 143-177; SPERA 2004 (b), pp. 33-41; PERGOLA 2002, pp. 195-203; SPERA 2000, pp. 50-52. La Cripta dovette ospitare anche altri membri del clero, come attesta l’iscrizione del diacono di Marcellino Severo.

135

Per una revisione dei sepolcri della Cripta dei Papi, FIOCCHI NICOLAI,GUYON 2006, pp. 133-143.

136 La particolare venerazione di cui questo papa martire godeva è testimoniata dal fatto che era considerato l’eponimo del cimitero in molte fonti agiografiche.

137 Si conservano quelle di Ponziano, Antero, Fabiano, Lucio, Eutichiano (ICVR IV 10670, 10558, 10694, 10645, 10616) (CARLETTI 2008, pp. 147-148; MAZZOLENI 2005, pp. 72-73).

73 Alla fine del III sec., la saturazione del primitivo sepolcreto episcopale rese indispensabile l’utilizzo di nuovi spazi cimiteriali e determinò la diffusione di sepolture individuali a discapito di quelle comunitarie138. Due nuove regioni furono edificate proprio nelle sue adiacenze, per assicurare la sepoltura dei papi Gaio (283-296), Eusebio (309 o 310) e Milziade (311-314). Nella Regione di Gaio ed Eusebio, presso la scala d’accesso, si trovavano i cubicoli dei due pontefici, entrambi intonacati di bianco. Quello di Gaio (011) era piuttosto monumentale e illuminato da un lucernario, poi contornato da graffiti devozionali, soprattutto di vescovi (fig. 62). Il loculo venerato, piuttosto ampio, si apriva sulla parete di fondo e conservava ancora l’epitaffio in greco, con l’indicazione della data di deposizione (ICUR IV, 10584) (fig. 63). Il piccolo vano di Eusebio (010), invece, si trovava sul lato opposto a quello di Gaio, nella stessa galleria; il sepolcro venerato era forse un arcosolio della parete O (fig. 64). Il sepolcro di Milziade non è stata ancora individuato, sebbene la sua ubicazione a S. Callisto sia confermata dalla Depositio episcoporum (VZ II, p. 13) e dal Liber Pontificalis (I, p. 168). Uno dei cubicoli della regione di Milziade è tradizionalmente legato alla deposizione del pontefice (fig. 65) ma non è escluso che essa avvenne nel sopraterra.

Anche il pontefice Cornelio fu sepolto fuori la Cripta dei Papi, nonostante avesse esercitato il suo sacerdozio alla metà del III secolo. Essendo morto in esilio, è probabile che il suo corpo fosse stato riportato a Roma quando lo spazio dell’ambiente funerario era già stato saturato, circostanza che giustifica le ridotte dimensioni del sepolcro139. Il sepolcro venerato si trovava in una delle più antiche regioni del cimitero, le “Cripte di Lucina”, sotto un lucernario sulla parete di fondo del cubicolo L, ambiente funerario preesistente ma all’uopo ampliato (fig. 66)140. Si trattava di una tomba a mensa, con parapetto in muratura e internamente rivestita di stucco bianco. L’epitaffio, che probabilmente costituiva la base della mensa, recitava “Cornelius martyr ep(iscopus)” (ICUR IV 9367) (fig. 67); l’utilizzo del latino e dell’epiteto

martyr, rimandano ad un contesto della prima metà del IV sec., per cui non è ancora chiarito

se la deposizione avvenne in questa fase o se, piuttosto, l’iscrizione fosse stata apposta in un secondo momento.

ii.2b - Le sepolture dei martiri

Anche negli altri contesti ipogei, le tombe venerate non erano particolarmente monumentali. Nella maggior parte dei casi si trattava di loculi ma non mancano le sepolture a mensa o ad arcosolio. La loro ubicazione poteva variare, all’interno di cubicoli o in galleria, ma generalmente non si discostavano dalle scale d’accesso primitive e dagli assi generatori poiché, solitamente, era proprio la deposizione di reliquie a determinare lo sviluppo degli ipogei141.

L’insieme delle sepolture in ambienti privilegiati conta numerosi esempi. A S. Callisto, ad esempio, due cubicoli furono ben presto edificati per ospitare le spoglie della martire Cecilia, e quelle di Calocero e Partenio, non lontano dalle tombe di Gaio e Eusebio, nell’omonima regione. La coppia di martiri fu deposta in due loculi distinti, sulla parete destra di un modesto vano rimaneggiato (013), come attesta il graffito di un fedele che ne ricordava i nomi (ICUR IV 9543)142. Sono stati proprio i graffiti devozionali, oltre a tarde pitture, sepolture di

138

Sulle sepolture degli altri pontefici a S. Callisto:SPERA 2004 (b), p. 41; PERGOLA 2002, pp. 198-200, 202.

139 È stato addirittura proposto che la traslazione risalga ad età damasiana. Per una sintesi del problema, ROCCO

2008, p. 339.

140 Sul sepolcro di Cornelio: BONFIGLIO 2013, pp. 171-172; SPERA 2004 (b), p. 41.

141

Sulle tombe dei martiri di Roma nel periodo precostantiniano: BONFIGLIO 2013; SPERA 2012, pp. 35-37; BISCONTI,MAZZOLENI 2005, pp. 25-61; PERGOLA 2002, pp. 73-81, 108-239; FIOCCHI NICOLAI 2001,pp. 15-47; GIULIANI 2000, pp. 23-27;FIOCCHI NICOLAI,BISCONTI,MAZZOLENI 1998, pp. 13-36; SPERA 1998, pp. 20-36; MAZZOLENI,BISCONTI 1992, pp. 70-91.

142

74 devozione e una frase della passio, a consentire il riconoscimento della Cripta di S. Cecilia, adiacente a quella dei papi e scavata agli inizi del IV sec. (fig. 68)143.

I loculi di Marcellino e Pietro, ad esempio, erano sovrapposti, sulla parete di fondo di un cubicolo rettangolare, alla fine della galleria principale, area G5 (Regione X), nel noto cimitero labicano (figg. 69-70)144. Alessandro era sepolto ai Gordiani, in un loculo del cubicolo Bd, in un nucleo cimiteriale della prima metà del III sec. (fig. 71), mentre quello di Gennaro, con piano ribassato e imboccatura arretrata rispetto alla parete, era il secondo a partire dal basso del cubicolo Ag, presso la galleria A della Spelunca Magna a Pretestato (fig. 72)145. In un vano adiacente (Ak) era il loculo di Urbano. Stando alle più tarde pitture che lo ritraggono e ad un graffito devozionale che ne ricorda il dies natalis o il giorno della sua traslazione a Ponziano (ICUR II 4533), anche Milix fu deposto, tra la fine del III e gli inizi del IV sec., in un piccolo ambiente adiacente la galleria A del cimitero di Ponziano. Nello stesso contesto, i loculi o gli arcosoli di Abdon e Sennen dovevano trovarsi in un cubicolo dell’area della catacomba poi adibita ad usi battesimali146. Sulla base delle indicazioni della Notitia

Ecclesiarum (VZ II, p. 93), il centro cultuale delle martiri Sofia e figlie va ricercato nell’area

settentrionale del cimitero di S. Pancrazio, presso l’area di superficie, in un cubicolo doppio un tempo interessato da croci, monogrammi e graffiti altomedievali che le invocano147. In alcuni casi, l’edificazione di più tarde basiliche ha compromesso la lettura dei contesti. Nel cubicolo 3, aperto sulla galleria in asse con la scala d’accesso del cimitero di Generosa, agli inizi del IV sec., pare fossero sepolti in loculi uno o più martiri non identificati, forse Faustino, Simplicio e Viatrice (fig. 73). Non è escluso tuttavia, che la deposizione avvenne in una galleria che, per effetto di successivi allargamenti e lo sbarramento di un accesso, acquisì l’aspetto di un vano funerario. Del cd. piccolo “Ipogeo dei martiri” a Domitilla, dove furono inumati Nereo e Achilleo alla seconda metà del III sec., invece, si conservano poche tracce della scala d’accesso. Le tombe venerate, forse loculi anche in questo caso, dovevano trovarsi in corrispondenza del settore absidale della più tarda basilica semi-ipogea (fig. 74). È stata un’iscrizione funeraria che ricordava il culto di Ippolito (ICUR VII 20059) a consentire l’ubicazione del suo sepolcro, un loculo (o, meno probabilmente, una tomba a mensa), in un distrutto cubicolo dell’area Q dell’omonima catacomba (fig. 75).

Le sepolture più elaborate rispetto ai semplici loculi sono meno diffuse ma generalmente occupano proprio i cubicoli, talvolta preesistenti. Il sepolcro di Felicissimo e Agapito, nel cubicolo di Lucenzio a Pretestato, era forse un arcosolio, sebbene non sia escluso che esso si trovasse in realtà in uno dei vani del cimitero ancora interrati148. L’arcosolio di Tecla, invece, si trovava sulla parete destra del più occidentale dei tre cubicoli edificati alla fine del III sec. nell’omonima catacomba, in asse con la scala d’accesso (fig. 76). La tomba di Crescenzione è stata riconosciuta nell’arcosolio della parete settentrionale del cubicolo con lucernario C2, nella regione degli Acili a Priscilla (figg. 77-78). La corretta individuazione è avvenuta grazie al ritrovamento, in C1, di un’iscrizione attestante l’acquisto di un sepolcro presso la tomba del martire (ICUR IX 25165) e di graffiti devozionali altomedievali, una dei quali portava una richiesta d’intercessione col nome del santo e alla domna Priscilla (ICUR IX 24853, 24854). Stando al Liber Pontificalis (I, p. 162), presso il sepolcro di Crescenzione fu inumato

143 BONFIGLIO 2013, pp. 157-158

144 Sulle sepolture di Marcellino e Pietro: GUYON 2004, pp. 209-215; Christiana Loca, II (2001), p. 111.

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Secondo una differente ipotesi, la tomba di Gennaro era ad arcosolio (PORTA 2012, p. 121). Sulle sepolture venerate a Pretestato, SPERA 2006 (e), pp. 257-259.

146 Sulle sepolture venerate del cimitero di Ponziano, BONFIGLIO 2013, pp. 229-235; PEGOLA 2002, pp. 227-229. Secondo una differente ipotesi, Abdon e Sennen, ricordati nella Depositio Martyrum “ad Ursum Pileatum”, sarebbero stati sepolti nel sopraterra, laddove gli Itinerari ne ricordavano la basilica. Il cubicolo che ne riportava le immagini affrescate, in questo caso, avrebbe funzionato come battistero ab initio (BARBINI 2001 (b), pp. 9-10).

147 Sul culto di Sofia e figlie, piuttosto complesso: BONFIGLIO 2013, pp. 256-257; PERGOLA 2012, pp. 234-236.

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75 Marcellino (296-304), forse in un arcosolio di un cubicolo successivamente affrescato149. La rappresentazione pittorica dei tre giovani che rifiutano di adorare l’idolo di Nabucodonosor, infatti, ben si addiceva al pontefice accusato d’aver turificato. L’abbandono da parte dei papi della necropoli callistiana può essere messo in relazione ad una confisca delle proprietà ecclesiastiche verificatasi all’epoca delle persecuzioni dioclezianee. Da quel momento in poi si verifica una dispersione delle sepolture episcopali che interessa tutto il IV sec. e la prima metà del V. La catacomba di Priscilla divenne particolarmente apprezzata, avendo successivamente ospitato anche i sepolcri di Marcellino (296-304), Marcello (308-309), Silvestro (314-335), Liberio (352-366), Siricio (384-399) e Celestino (422-432) e Vigilio (537-555) (LP I, pp. 74, 187, 208, 230)150.

Del tutto particolare è il caso dello scismatico Novaziano, deposto in una tomba d’incerta articolazione, forse un loculo rivestito di lastre marmoree, entro una galleria secondaria dell’omonima catacomba, presso l’incrocio con la matrice (fig. 79)151

. Il sepolcro, segnalato da una più tarda iscrizione, era piuttosto piccolo, forse perché destinato a parti del corpo che era stato martirizzato, secondo la tradizione, fuori Roma, e quivi traslato intorno alla seconda metà del III secolo (figg. 80-82)152. Anche il presunto sepolcro di Lorenzo, alle spalle dell’abside pelagiana, era piuttosto piccolo153

. Non si trovava propriamente in un cubicolo, ma al centro di due gallerie perpendicolari che, intersecandosi, generavano una sorta di ambiente funerario ad L, illuminato presumibilmente da lampade adagiate nelle quattro nicchie che furono viste agli incroci (fig. 83). La tomba venerata, inquadrata da una sorta di nicchia quadrata e scavata nel pavimento, era del tipo a pozzetto e, sebbene piccola, era probabilmente bisoma, perché piuttosto profonda (fig. 84). La copertura del pozzetto, impostata su una risega tagliata nella roccia, era costituita da una cappuccina nella parte settentrionale e da una lastra di marmo di reimpiego in quella meridionale. Probabilmente, nel bisomo trovarono posto anche le reliquie di Abbondio, la cui sepoltura era vicina a quella del protomartire secondo gli Itinerari (VZ II, pp. 80-81, 114, 145).

I sepolcri più semplici erano costituiti dai loculi scavati in galleria. In molti casi, essi si trovavano a ridosso delle scale d’accesso, come quelli di Silano, in un ambulacro della catacomba di Massimo, e di Felice e Papia, in un bisomo lungo la scala A del Coemeterium

Maius (fig. 85)154. L’individuazione di quest’ultimo è stata propiziata dal ritrovamento di due iscrizioni più tarde menzionanti i santi (ICUR VIII 21591; ICUR VIII 21592) e di due affreschi che li ritraevano. Gli altri martiri della catacomba, Vittore ed Alessandro, erano probabilmente deposti nella cd. Cripta di S. Emerenziana, ampio ambiente absidato e decorato155. Anche altrove, i sepolcri venerati sono stati riconosciuti grazie ad iscrizioni. Un’epigrafe (ILCU I 2133), oggi scomparsa, in particolare, accennava alla sepoltura di Castulo al secondo piano dell’omonimo cimitero, presso la scala, mentre un epitaffio

149 Sulle sepolture venerate nel cimitero di Priscilla, GIULIANI 2006, p. 267. Sono state proposte localizzazioni anche di santi meno noti, citati nelle fonti: Fimite all’ingresso della scala S3, in un edificio subdiale (regione del criptoportico); Pudenziana e Prassede nell’ipogeo di Tyche.

150

Sulla dispersione delle sepolture episcopali, SPERA 2000, pp. 52-53.

151 Sul primitivo sepolcro di Novaziano, a lungo ritenuto erroneamente a mensa: ROCCO 2008, pp. 326, 338; ROCCO 2006, pp. 323-341.

152 L’identità di Novaziano è complessa, al punto da aver generato una vera e propria “questione novazianea”, riassunta in ROCCO 2008, pp. 333-341. Più che un martire della persecuzione dioclezianea, a cui sembrerebbero riferirsi discussi latercoli del Geronimiano, sembrerebbe trattarsi dell’antipapa di Cornelio (251), giustiziato sotto Giuliano (258) e ignorato nei più antichi documenti topografici e liturgici di Roma. Le peculiarità che si riscontrano nella catacomba, afferenti l’organizzazione degli spazi sepolcrali e la redazione degli epitaffi, inducono il sospetto che la sua fondazione vada ascritta alla comunità scismatica seguace di Novaziano.

153 Sulla tomba di S. Lorenzo, SERRA 2007, pp. 357-373.

154 La venerazione di cui godeva il sepolcro del Maius è attestata dall’adiacente dipinto con personaggi stanti recanti un rotolo (NIEDDU 2006 (b), p. 13).

155

76 menzionante Quirino (ICUR V 14270) ha portato all’ipotetica attribuzione della sepoltura su una risparmiata parete di loculi, in un ambulacro del cimitero di Pretestato (AB 10)156. Come Marcellino e Pietro, anche Felice ed Adautto furono inumati in due loculi sovrapposti, presso la primitiva scala d’accesso all’arenario A (figg. 86-87)157. Lo attesta la più tarda raffigurazione pittorica che li ritrae e il carme damasiano tramandato da silloge, che ricorda la loro sepoltura comune.

In alcuni casi, sono le fonti letterarie a fare esplicito riferimento a depositiones presso gli ingressi delle catacombe. Sulla base di un passo della Notitia Ecclesiarum, che ricorda la sepoltura di Semetrio “in cubicolo quando exeas” (VZ II, p. 77), si ritiene che la deposizione nel cimitero di Priscilla avvenne presso l’accesso ad una scala della regione del Criptoportico, che menava ad un edificio subdiale. La Passio S. Sebastiani, invece, ricorda la tomba venerata “ad catacumbas”, “…in initio cryptae iuxta vestigia Apostolorum”. Come hanno documentato le indagini archeologiche, il sepolcro di Sebastiano, non sappiamo un loculo o arcosolio, era effettivamente ubicato in un ambulacro di un ipogeo originariamente indipendente, forse accessibile per mezzo di una propria scala, a sua volta in collegamento con l’iter perpendicolare all’Appia che menava alla vicina memoria apostolica (fig. 88)158

.

Talvolta, è possibile solo individuare genericamente il sito della primitiva confessione. La tomba della martire Agnese, ad esempio, si trovava certamente in una galleria dell’originaria Regio I della catacomba nomentana (metà III)159, mentre quella di Valentino era presso l’ingresso in piano alla sua catacomba sulla Flaminia, scavata durante il III sec. nel fianco del colle dei Parioli.

Ben noto è il caso di Callisto. Il loculo del papa (prima metà III) era il primo in basso della parete settentrionale della galleria primitiva, in asse con la scala d’accesso del cimitero di Calepodio (figg. 89-91)160. La deposizione di Callisto sull’Aurelia, e non nel cimitero che da lui trae il nome, potrebbe dipendere dal legame che il pontefice ebbe con l’area del Trastevere dove, stando alla passio, si svolsero importanti vicende legate alla sua vita e al suo martirio. La Cripta dei Papi, d’altronde, non doveva essere ancora pronta se solamente il corpo di Antero, suo terzo successore poté esservi ospitato.

In rari casi, le sepolture dei primi martiri potevano essere costituite da tombe pavimentali o da sarcofagi. La forma di Ermete, sepolto “sub terra” secondo la Depositio Martyrum, fu scavata nel settore occidentale della catacomba omonima, accessibile per mezzo di una scala indipendente, laddove sorse la basilica di VI sec. (fig. 92).

L’utilizzo di sarcofagi, quando ipotizzato, non è mai documentato con certezza. Stando al De Rossi, ad esempio, il sepolcro di Cecilia consisteva in “un sarcofago nel nicchione”. Nella catacomba di Domitilla doveva essere venerata Petronilla, figura controversa sulla cui storicità gli studiosi sono in disaccordo161. Nel 1574, tuttavia, Tiberio Alfarano lesse e trascrisse l’epitaffio che compariva sul sarcofago della presunta santa: “Aur(eliae) Petronillae

filiae dulcissimae” (ICUR III 8456)162. Il sepolcro di una certa Prisca, invece, è stato ipotizzato entro una nicchia per sarcofagi in nella sala a crociera (G1) del cimitero di Priscilla. Nella piccola catacomba ai piedi della collina lungo la via Ostiense, al VII miglio, erano forse

156 Sull’iscrizione di Castulo, ricordata dal Fabretti, GIULIANI 2004, pp. 77-78.

157 CARLETTI 2004 (b), p. 136.

158

Sul sepolcro di S. Sebastiano, ricordato nella Depositio Martyrum, nel Geronimiano e nei Martirologi storici: NIEDDU 2009, p. 14;GIULIANI 2004 (b), p. 90.

159 Sulla sepoltura di Agnese, ricordata anche nella Depositio Martyrum, BARBINI 2001 (c), pp. 33-34.

160 Sulla deposizione di Callisto: VERRANDO 2004 (b), p. 53; BONFIGLIO 2013, pp. 281-282; PERGOLA 2002, p. 237. Sulla figura del pontefice, VERRANDO 2004, pp. 44-50.

161 Dalla lettura delle fonti agiografiche, si presume che Petronilla non fu martire. È probabile che il suo culto sia nato in seguito alla venerazione di una nobildonna sepolta nel cimitero, forse un’evergeta legata a papa Damaso (BONFIGLIO 2013, p. 202).

162

77 i corpi di Ciriaco, Largo, Crescienziano, Memmia, Giuliana e Smaragdo, ma la loro sepoltura è stata a lungo riconosciuta in alcuni sarcofagi di una mausoleo subadiale163.

Entrambe le tipologie funerarie (sarcofagi e fosse) sono attestate nella catacomba dei SS. Marcellino e Pietro, in relazione al culto dei Quattro Coronati, attribuito alla Labicana dagli Itinerari altomedievali (VZ II, pp. 83, 113, 146). Si trattava, forse, di martiri romani dai nomi ignoti, associati a quelli pannonici dopo la traslazione delle loro reliquie a Roma nel VI sec.164. Segni di devozione sono stati rinvenuti in due cubicoli (54-55 in A6), all’estremità orientale della regione Y mentre un graffito riportante il nome di Clemente (S(an)c(t)e

Cle[mens]) (ICUR VI 15938a) occupava una parete del primo (figg. 93-94)165. Nell’ambiente 55, rivestito da un muro di fodera, fu rinvenuta una sepoltura pavimentale, poi monumentalizzata da una recinzione con transenne e pilastrini (figg. 95-96). In quello adiacente, invece, un sarcofago di reimpiego a protomi leonine occupava l’arcosolio sulla parete di fondo, all’uopo ampliato, mostrando carattere particolarmente privilegiato (figg. 97-98). Questo secondo ambiente aveva chiaramente natura confessionale poiché, al momento dell’arrivo delle reliquie, fu rimaneggiato. La preesistente epigrafe sulla tabula di un altro arcosolio posto sulla parete meridionale venne abrasa mentre nella lunetta fu raffigurato un personaggio con nimbo o corona d’oro. A discapito della scarsità di chiare evidenze

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