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attestata la forma àscino (AGI 16, 430), forma non ignota a certi dia-

dia-letti

moderni

lucchesi (Nieri, 18),

mentre

per altre zone della provin-cia di Lucca è attestata la variante sonora àiino

(AGI

16, 430); allo stesso

modo

si spiegano kuìt'cosi' e kuazi'quasi',

forme

chesi trovano

1Nelle parole dottelapronuncia sonoradijè causatadal fattochein Italiasettentrionalee inToscanasintervocalicanell'insegnamentodel latino viene pronunciata sonora{aiirsus, ntiter).

284 il. Consonantismo

ad

Apiro

inprovinciadiMacerata

(SR

3, 131).

Mediante

ilprocessodi palatalizzazionepotrà trovare lasua spiegazione anche la zche si trova inluogodisinmolteparoleimportatedalfrancese: cfr. peresempio il

toscano rugiada (piemontese ruzà, emiliano ruzè,

lombardo

ruzada a fianco della forma più frequente rusada)<frane, rosee, bugia (mil. bo-sia)chesiricollega all'anticofrancese boise'cattiveria'(cfr. § 286).

Con

rugiada,bugia

(*bausia)

va ancheil

cognome

Guinigi<long.

Winisi;

cfr. anchel'ant.it.Tunigi

Tunisi.

211.-s- intervocalica nelle altre regioni. Fuoridella

Toscana

la

si-tuazione linguistica è molto più chiara. I dialetti dell'Italia settentrio-nale inposizione

mediana

intervocalica conoscono soltanto s sonora

-cfr. ilmilanese

mesada

'mesata', risoti, mìlanesa, spesa; il ligure naiu, fuiu; ilvenezianonaso, fuìo'-, conlasola eccezionedellas situata

do-po

au,che rimane sorda: per

esempio

in ligure, piemontese, lombardo, veneto e bolognese coj,tf<causa. Allo scopo di distinguere questa s dalla s sonora, il suono sordo viene scritto ss nell'ortografia tradizio-nale dei dialetti settentrionali (cossa), e tale suono viene pronunciato

nell'Italia settentrionale

come

s semplice.

La

-s finale prende del pari la pronuncia sonora

(come

infrancese)

quando

si trovadavanti ad

una

vocale: per esempio in milanese dei

ann

'dieci anni'. I dialetti gallo-siciliani

hanno

anch'essi

come

regolas sonora: per esempio fus 'fuso', nès 'naso' (San Fratello), nas, vai, cusè 'accusare' (Piazza Armerina), jusu,nasu(Sperlinga); neidialetti gallo-italianidellazonadi Potenzala s sonoraoggi è ancora percettibile soltanto a Potenza, nellapronuncia delle persone più anziane (per esempio fute, nate, casa, rite, mssura), altrimenti è stata sostituita dallasorda(Tito,Picerno,ecc.).

Anche

i par-laridellaCorsicaconoscono soltanto ssonora, perciò si dirànasu, casa, pisu 'pisello'

(AC,

103 e 358).

La

situazione che

abbiamo

incontrato nel toscanoletterariosi

esten-de

nell'Italiacentrale indirezionesud fino ad

una

lineacheva da Gros-seto, attraverso l'Umbria settentrionale e le

Marche,

alla zona situata asuddi

Ancona:

ildialetto di

Ancona

presentagiàicaratteri della pro-nuncia tipica dell'Italia settentrionale {casa, /«io, péfa).

A

sud di tale linea, tutta la rimanente partedella penisolaitaliana, inclusa la Sicilia,

1

A

Pirano(Istria)inluogodi icompareB: peresempiokaSe,spola,misurolive, 79).

San.

-s-intervocalica nellealtre regioni 285

non

possiede in generaleches sorda, se si escludono alcune zonenella CalabriasettentrionaleenellaLucaniameridionale,

dove

sintervocalica vienepronunciatasonora. In questezone si verifica anzi

una

differenza

rispetto allo stato di cose che

abbiamo

osservato nell'Italia settentrio-nale, e cioè qui viene pronunciata sonora anche la s in principio di pa-rola,

quando

si trova fra

due

vocali. Nella Calabria settentrionale

una

talesituazione siincontra nei'casali'diCosenzae in

una

zona alquanto più estesaintorno alle

montagne

della Sila,inoltre inalcune località

si-tuatenell'estremitànord-orientale dellaregione(Amendolara,Roseto):

in tuttiquesti parlari dicecaia,naku,casti 'cacio',mise 'mese',

u

sale

'ilsale',asira'lasera'; nellaLucaniameridionaleilLausberg($ 186) ha registrato la sonoritàdella («che a direilvero

non

raggiunge

mai un

grado moltoelevato») a

Nova

Siri,Rotondella, Tursi, Colobraroe

Noe-poli.

Quando

si verificano casi di pronunciadi s sonora al di fuori di queste zone (in certi dialetti siciliani, in alcune località della Lucania settentrionaleeoccidentale),si trattadicolonielinguisticheprovenienti dall'Italiasettentrionale(cfr. $

202

)2.

Come

già fu esposto nel § 210, s seguito

da una

i viene facilmente palatalizzata ins: cfr.inLiguria ko¥t'cosf;in

Romagna

mii'mesi'; nelle

Marche

misi, guasi 'quasi'; in

Abruzzo

mite 'mesi', pajite 'paesi' (cfr.

Merlo,

RIL 48,92

sgg.); in anticoaquilano misti'misi',crisci< crisi 'cre-detti', intisci 'intesi'; in gallo-siciliano(Nicosia)fosì'tu fossi', verSi 'ver-si',roìi'grossi',

koH

'cosi',kreHSi'tu crescessi'.

La

corrispondente sono-rasiincontra nelpiemonteseleina'lesina' (Valsesia), tuii'ragazzi'(< to-si),gìruiia'gelosia'

(Ormea)

(Schadel, 44); nelligure lèiina'lesina',

qua-li, mùztca; nelticineseainada'asinata'; nelgallo-siciliano(Nicosia)

me-zi 'mesi', famoli 'famosi', prikoloze 'pericolose', ngreii 'inglesi'; nelle

Marche

talvolta miii'mesi'.

Questo fenomeno

si verificararamente da-vanti

oda

eado: peresempionel

lombardo

ruiada{>it.lett. rugiada) a fianco di rusada; nell'emiliano

moroìa

'amorosa'.

La

forma toscana va-getto 'caldaiadei tintori'sispiega

come

prestitoda

un

vasèl'vasello',che

sitrovanei parlariitalianisettentrionali.

Va

posto qui anche(da

Athe-sis)il

nome

delfiume

Adige

{Adiie),anticotoscanoAdice (Dante).

1 InSiciliala ssonorasiincontraanchein taluni dialetti ilcui substrato gallo-italianononera stato finora riconosciuto: per esempioaMonralbano(prov. Messina) naia,iuSu;a Caltagirone Ca-sina,baiuni(Cremona,yj).

A

questesiaggiunganoanchealtrelocalitàIparticolarmente nellazona orientale e sud-orientaledell'isola)chenonsonoesentidainflussiprovenientidall'Italia settenttio.

naie (Buccheri,SanMichelediGanzeria, Valguarnera).

286 il. Consonantismo

212.Ricapitolazionecriticadellosviluppo deisuoniintervocalici-k-,

-p-, -t-, -s-in Toscana. L'opinione sostenuta

un tempo

dal

Meyer-Liib-ke

(SS

198

e 208),che inToscanaquestisuoni

rimangono

sordi

quando

si trovano

dopo

la vocale tonica e viceversa diventano sonori

quando

le

sono

davanti,

non

ha potutopiùessere accettata dallaultimacritica

filo-logica1; e giàilBattistinella suatrattazione sullo sviluppodelle dentali (Beiheft

28

zur

ZRPh) ha

rifiutato la teoria degli accenti proposta

da Meyer-Lubke.

L'Ascoli aveva tentato didareun'altraspiegazioneai di-versirisultatichesiregistranointoscano(strada:cantato; ape : povero;

lago :amica; naso :chieda), in quanto egli aveva reso responsabili dei vari esiti

(AGI

10, 91) talvolta lanatura delle vocalivicineaisuoniin questioneetalaltraÌdifferenti'casi'che avrebbero provocatodelle

diffe-renzenello sviluppo dei suoni stessi: cosiper esempioa

dovrebbe

aver favoritoil passaggioalla sonora(cfr.strada,ago)dicontro invece a

ma-rito, amico, rete; e cosi luogorisalirebbe ad

un

accusativo,

mentre

fuo-co e giuoco dovrebbero continuare degli antichi nominativi (*focs,

*jocs).

Una

similespiegazionedellaquestione

non può

esserepresasul serio,edelresto'ègià statarevocataindubbio

da

Schuchardt (LB, 1887, 19) e

da

Meyer-Liibke

(ZRPh

11, 284).

Di

contro a queste

due

teorie,

entrambe

così

poco

valide,siè andata

sempre

piùaffermandola convin-zioneche in

Toscana

isuoni sordi rappresentino ilrisultato indigeno e popolare,

mentre

g,d, v,s tradisconoinflussiprovenientidall'Italia set-tentrionale

o

dai parlari gallo-romanzi: questa opinione è stata soste-nutaperlaprimavolta dalPiericon

un

corredopiuttosto seriodi argo-menti

molto

validi

(AGI

15, 369-89; inoltre

SR

4, 167-87), e negli ultimi tempisiè dichiarato risolutamentea favoreditale

punto

divista ancheilBartoli(cfr.

«

AttidellaR.

Accademia

delleScienze diTorino», 75,

40

sgg.); l'autore della presente

«Grammatica»,

da parte sua,

ha sempre

sostenuto questa teoria (cfr. Rohlfs, Strutt-, 16; Rohlfs, in Ja-berg, Don., 35). Il

Merlo

e il Bottiglioni sono di tutt'altraopinione:

secondo loro la « corrente toscana schietta» sarebbe rappresentata da ago,lago,luogo, spada, scudo,riva, stiva,mentreleparoleche

contengo-no

suonisordi sarebbero

da

considerare latinismi(Merlo,

RLR

9, 189);

«ilcontinuatore toscanodella sordalatina...è

una

sonora» (Merlo,

ID

1 Un ultimotentativo fattoda).Briichper difendere questatesiinuna formaunpo' modifi-cata(RF6;,436sg.)nonriesceadessereconvincente.

$212. Ricapitolazionecriticadellosviluppodi -k-,-p-,-t-,-s- inToscana 287 9, 18); cfr. anche Bottiglioni,

RLR

9, 273.

Noi

riteniamo che questa opinione siaassolutamente fuori del giusto: se fosse

come

diconoloro, bisognerebbeconsiderarelatinismi dico,fico, ortica,formica, amico, ni-pote, aceto, dito, maturo, sete,siepe, capo, ape,cipolla, mese,pietroso, eci

dovremmo

diconseguenza aspettare che lo sviluppo schiettamente toscanosuonassedigo,figo,ortiga,formiga,amigo,ntvode, agedo, dido,

maduro,

sede, sieve,cavo, ave,civolla, mese,pietroso; secondoilpunto di vista di Merlo, anche la stessa flessioneverbale, conlesue desinenze basate su consonanti sorde {sapete, potuto, cantato, finivate), sarebbe rimasta

completamente

latineggiante, e

come

sviluppo schiettamente toscanoci

saremmo

dovuti aspettare savede,

podudo,

cantado,finivade:

per l'appunto queste desinenzeverbali, che in tuttala

Romania hanno

seguito

uno

sviluppo popolare, mostranosenza

tema

di smentitaqualè lo sviluppo indigeno delle

forme

toscane. Se la teoria di

Merlo

fosse giusta, sidovrebbero assumere

come

sviluppo

normale

perla Toscana, per essere congruenti, anche noge, voge, croge, page, diegt, dige, cuo-gere,

mentre

noce, voce, croce,pace, dieci, dice e cuocere sarebbero da considerareaddirittura dei latinismi!

Inappoggioalnostro

punto

divista

può

essereaggiuntaancora un'al-traconsiderazione: losviluppodi

k

>g,t>d,

p

>

b

( >v)è validoper l'in-tera

Romania

occidentale (provenz.atniga,roda,saber): questosviluppo

si

può

qualificare

come

caratteristico della Galloromania, e anzi,

ulti-mamente

si è persino tentato di ricercare le cause di questo sviluppo stessonel sostrato celtico(cfr.

A.

Tovar,

«Estudio

sobrelas primitivas lenguas hispanicas»,

Buenos

Aires 1949, 127 sgg.; A. Martinet,

«Lan-guage» 28, 192-217).

Quanto

si èdettomostra chiaramente chein To-scana

g,d

e v possonoessere considerati soltanto

come un

«

fenomeno

d'invasione».

Il

punto

di vista inbaseal quale si sostiene cheleparole cong,d, v e f

non

siano indigene della Toscana è suffragato in molti casi ora

da

questa ora

da

quellaprova che

ne

attestala verosimiglianza: le

forme

dell'antico italiano

drudo

e

pruovo

sono senza alcun dubbio dei pre-stiti; lido, laguna, nievo riconducono chiaramente a

forme

dell'Italia settentrionale; riva, cavo e coverta 'ponte della nave' saranno parole provenienti dallegrandi repubbliche marinare,di controalle corrispon-denti

forme

indigeneripa, capo, coperta;

un

termine marinaresco è an-che scóvolo 'spazzola per cannoni' (

=

triest. scóvolo 'piccola scopa');

rugiada è del pari

un

imprestito dalla lingua letteraria, di contro alla

288 li. Consonantismo

forma

indigena toscana guazza;

congedo

e medaglia

provengono

dal francese (<metallea); all'italiano letterario

mudare

corrisponde

mu-tare nei dialetti popolari toscani; padella, scudella, povero, arrivare e covertapossonoconsiderarsicasi tipici diparoleche

da un

determinato centro si sono diffusefino in Sicilia.

Di

contro a segare, sbadigliare e aguzzaresi

hanno

leparoleditipopiùpopolare(oche

almeno un tempo

furono più popolari) serrare, alare e ammolare; laparola pegola, usata

da

Dante, proviene dall'Italia settentrionale (cfr.

AIS,

210) e anche badile è

una

tipica parola settentrionale, che si è molto diffusa in To-scana. Il toscano ago

può

risentire l'influssodel settentrionale aguglta (cfr. ilderivato gugliata inToscana). Imprestitidalla Francia,penetrati inItaliaattraversoilprovenzale(cfr.inprovenzaleespaza, guizar,

meza-gliadicontro alle

forme

indigene balada, nodo),sonospada,

medesimo,

podestà, guidare, medaglia2.

Nei

molti altri casi rimanenti, bisognerà presumere chegiàin epoca predantescasi siano avuti degli influssi lin-guisticidi

una

certa consistenza provenienti dall'Italia settentrionale, 1

quali

devono

avereesercitatoil loroeffetto sullalingualetteraria

tosca-na

chesi andavaallora

formando

a poco apoco: attraverso un'influenza avolteculturale,avolte economicae a voltepolitica,Venezia,

Genova,

Bologna,

Padova

e

Milano hanno

agito sui

Comuni

toscani con

fortissi-mo

prestigio.

E

questo insiemedieffettihalasciatoanchenellalinguale suevisibilitracce anchelalinguadi

Dante appunto

mostraquantoegli sia stato aperto agli influssi di provenienza settentrionale.

Ma

ciò che più particolarmente certifica il carattere indigeno delle parole con k, t,

p

è la toponomastica. In Toscana i toponimi

mostrano

solo

molto

raramente(e soprattutto nelle zonemarginalisettentrionali)

g,dev;

la stragrande maggioranza dei

nomi

di località toscane

ha

k, t e p: per

!Leparolecheabbiamocitatopare siano stateprese in prestitodall'antico francese nelix-x secolo,quandola-/-intervocalicaaveva raggiuntoilgrado-d-(espade,medesme): conquesto grado dfurono presein prestito dalprovenzale e poterono ancora partecipare intalelinguaallosviluppo indigeno che nemutòladin ; (espaza,ecc.), cfr.Rohlfs,ZRPhji, 303, eancoraRohlfsin «Fest-gabe Ernst Gamillscheg», Tiibingen isjz, 112sgg.

'Anchedalpuntodi vista della geografia linguisticasièportatichiaramente a concludere che

-p-, -t- e-k- rappresentanoin Toscana losviluppo indigeno, perchéin tuttele parolechehanno conservatolesordesi puòstabilireunnettoconfine linguistico dicontroallesettentrionali-v-, -d-e-g-,confinechecorrelungogliAppennini,mentrenelleparoletoscaneconv,de g nonsiriesce maiariconoscereunlimite linguistico unitario: sitrattadi intrusionicon provenienzadalnordche voltapervoltahannoundifferenteraggio diespansioneindirezionesud(talvoltaessehanno rag-giunto persino la Sicilia!) Per l'importanza della pronuncia lombarda (tipo settentrionale) come 'pronuncia distinta' sul fenomeno della lenizione [chieia, pogo, paradiso, vescovado), cfr. ora le sensate osservazioni diT. Franceschi nell'opuscolo«Sulla pronunciacit.»,pp. 18sgg.e 34sgg.

S213. -k-intervocalicadavantiavocale palatale 289 esempio

Dicomano,

Prato, Corcianico, Lajatico, Orciatico, Latignano, Putignano, Popigliano, Petazzano, Pitigliano, Petignana, Nipozzano, Mutigliano, Retignano, Statigliana, Titignano, Vitigliano, Pagànico, Colle Fuscianico, Fontànico, Berenzanica,ecc.

Sull'intero

problema

cfr. ora il lavoro di S. Holzheid «

Die

stimm-losen intervokalischen Verschlusslaute

im

Toskanischen» (tesi, Miin-chen 1947,inedito).Cfr. ancoral'aggiunta(diultimaora)a p. 319.

213. -k-intervocalica davantia vocale palatale nell'Italiacentralee meridionale. L'antica

k

latina

come

sipresentain

decem

(pronuncia-to

deke

in latino volgare)siè conservatain certezonedell'interno del-laSardegna (peresempiodèke,akètu'aceto'),

mentre

in altrezonedella Sardegna si è avuto il passaggio alla corrispondentesonora: dège, a£e-du. Nell'Italia centrale e meridionale

k

si è sviluppata nell'affricata c

ovvero

nella fricativa i: la maggior parte del

Mezzogiorno

presenta la

pronunciac {vicinu, cruci, dèéi),mentre in

Toscana

prevale lafricativa s(visino, croie, diesi), e tale s si distingue da quelladi pesce, fascio, in

quanto

quest'ultimavienepronunciatacon maggioreenergia(in

un

cer-to senso pesse, faSio}'.

La

pronunciatoscana dellac di cui discorriamo valeanche pertuttoilLazioeper

una

partedell'Umbriae delleMarche, sebbenes

non

sia sconosciutaneanche nelle regioni meridionali, tant'è verochelatroviamoin talunezonedella

Campania

(ad

Ausonia

vssìno, a

Montefusco

risa 'dice', a Ischiaasita),eancheaNapoli,

dove

igiovani usano

sempre

piùi,

mentre

le generazionipiùanziane

rimangono

attac-cateancora aé.

Da

quantodettosiinduce chelapronunciatoscanadella cvafacendosi strada

sempre

piùverso ilMezzogiorno.Altri centri della pronuncia i sono la zona pugliese-lucana orientale fra Taranto e Bari (krote, vote) e vasti territori in Sicilia, particolarmente nellazona occi-dentaledell'isola(vìsìnu, pisi'pece',asitu 'aceto'

^-

Inalcunidialettidel Salento(zonadiOtranto)lapronuncia amikje'amiche', fikje 'fichi', an-kje 'le anche'è dovuta

ad

influssi del sostratogreco: xévTpo

=

kjèndro.

A

fianco dello sviluppo toscano normale \ la lingua letteraria pre-senta tuttavia alcunicasi, nei quali invece della sorda s

compare

la

so-1 IIpassaggiodalla callafricativa(vote,diesi)sembraessereavvenutoinToscanasolodurante

i!secoloxtv(Castellani,voi.I,31).

3 Cfr. inoltreitoponimi toscaniCecina,Bucignano, Licignano, Cicignano.

290 ir. Consonantismo

nora z (espressa ortograficamente da g): per esempio l'antico italiano augello, piagere, piagente, piagenza, bragia'brace', dogio'duca', 'doge',

il

nome

dellacittàdi Piagenza (Decam., 2, 9), e ancora nellalingua

mo-dernadugento(accantoaduegento,duecento),vagellare,filugelloe doge.

Queste

forme fonetiche sono in

massima

partedi provenienza setten-trionale{cfr. § 212); augello èpresodalprovenzale(auzel).IlManzoni, inoccasione dellarevisione linguisticadelsuo romanzo,

ha

sostituito la

forma

brage dell'anno

1825

con l'altra brace, schiettamente toscana.

L'influsso delle

forme

fonetiche dell'Italia settentrionale siè fatto sen-tire raramente fino nel Mezzogiorno: allag di dugentocorrisponde qui

una

g rafforzata, peresempionel napoletanoàggero 'acero',nel reggino cuggiri'cucire*. In Corsica, a

nord

della linea Cargese-Aleria,c è diven-tatag: agèdu, fage'egli fa',a gròge'lacroce', ammiri,agimmige.

- Lo

sviluppo

non

chiarodi

vocitus

in volto>voto>vuoto troverebbe for-se la sua spiegazione se si assumesse

una

discendenza dall'italiano set-tentrionale *vogitu> *vojto.

^ /

V

214. -k-intervocalica davantia vocalepalatalenell'Italia settentrio-nale. Il risultato nei dialetti dell'Italia settentrionale si presenta in partenella formadella fricativaz,in parte (con pronunziaanteriore) in

forma

della sibilantes(cioèssonora).

Come

grado intermediofrail

suo-no

di

k

del latinovolgare (piùtardipalatalizzatosiin

k

1)eglistadi

fone-tici attuali è

da

porre di (g): losviluppo

ha dunque

attraversato le se-guentifasi:

dik'it>dldze>dldse

i i

dize dite

Il grado prepalatale i si incontra nei dialetti liguri (per esempio tuie 'luce', nuìe 'noce', ai9u 'aceto', kuiina, koie 'cuocere', veiin)e nell'e-miliano (per esempio aie,kuiina, kòiar, kruza 'croce'); in talune zone

si ha tuttavias (per esempio nel parmigianoPiasenza, tasi 'tacere', cu-scino). In

Piemonte

idialettidei singoli territorioscillano fra ies (cosi peresempio koie e kóse 'cuocere', kuiinae kusìna); inValsesia si

ha

i (cfr. kòzt 'cuocere', sòzu 'suocero', tali 'tacere', kùit 'cucire') (Spoerri,

6yi

). Nei restanti dialetti dell'Italia settentrionale il risultato prevalen-teè s: peresempio nel

lombardo

asét, kiisina, koser; nel veneziano

do-§ 215. -b- e-v-intervocaliche

se, aséo, kusina, kòser, masenàr, tasér, visin'.

Le

colonie gallo-italiane dellaSicilia

hanno

il grado i, cfr. fazendo, voii'voci',amiii 'amici', ve-lina (Nicosia), aié 'aceto', piazér, cuiina, amiii,pai 'pace' (Piazza Ar-merina)i.

Nel

casoin cui

vengano

a trovarsi inposizionefinaleinseguito alla caduta dellavocale finale (che le seguiva), i e s diventano sorde e

compaiono

diconseguenza

come

s

oppure come

s: cfr.in

lombardo

e

pie-montese

dis; in emiliano e

romagnolo

dis 'dice'; in piemontese e lom-bardo nus; in emiliano nus. Negli antichi testi provenienti dall'Italia settentrionale il suono di

nuova

formazione delquale discorriamo

non ha una

rappresentazione grafica unitaria,percui talvoltaviene scrittos, talaltraz

oppure

x: cfr.l'anticogenovese voxe, croxe,paxe, oxelo; l'an-tico

lombardo

dise, plase, taser, vesina, fasiva; l'antico milanese soxer 'suocero', plaxer, caxer 'giacere'; l'antico piemontese vesìn, fazé, reze-ver; l'antico veronese voxe,

adexo<decet;

l'antico

padovano

erose, pflse, dlese, tasere, piasere.

Sembrerebbe

che con

;e:

venisse rappre-sentatalas sonora, viceversa

non

è chiarose nella

x

sia

da

vedere

una

i

ovvero

una

z;

come

segno ortografico

sembra

che la

x non

abbia avuto

il

medesimo

valorenellevariepartidell'Italiasettentrionale: cfr.texoro nel sensoditesoro inBarsegapè, laxar(

laiar) 'lasciare'inUguccione.

Lo

sviluppo settentrionale raggiunge parzialmente, attraverso gli

Ap-pennini, lezone marginali estreme della Toscana(parte superioredella Garfagnana, Lunigiana,zona settentrionale dellaprovìnciadi Pistoia):

cfr.a

Sambuca

(prov. Pistoia) voie,noie,féhza'felce'.

215. -b-e-v-intervocaliche.

La b

intervocalica èpassataalla

fricati-vabilabiale (3)findai primisecolidel latinovolgare,dopodichésiè con-fusa con la

v

intervocalica, che a quell'epoca aveva anch'essa

una

pro-nuncia bilabiale: di conseguenzasi disse tanto

faPa

e

depere,

quanto

lavare

e pa(3ore.

A

partiredal1 secolo d.C.si verificanelleiscrizioni

una

grande incertezza ortografica:

bibus

vale

vivus, donavit

vale

donabit, grabem

vale

gravem. La

confusionefrai

due

suoni valeper tuttelelingue neolatine(cfr.ilfrancese fèvee lever,ilportoghesefavae levar),laqual cosacipermettedidirecheilfattoèmoltoantico. Pili

tar-1

A

fiancodellosviluppo indigenovisonodelleparolenondi originepopolare,chehannoc oppureis,cfr.il lombardofaci!ovverofazxil, difici!. trecenl,adi'acido',necessarionezessari(cfr.

Salvionì,Fon.. 141).

; A Pìrano(Istria)sèdivenuta8, cfr. pitie'pace',laSi 'taci',làrì&e(ìve, 80).

292 il. Consonantismo

di,inparecchiepani della

Romania

Pbilabialeè statasostituitadalla

la-biodentalev,diconseguenza

abbiamo

nel dialettotoscano,dall'antica b, fava, ove, dovere,cavallo,avere,nuvola,avanti,governare;e dall'antica

v

avena, lavare, pavone, levare, vivere, muovere, uovo, nove, neve'.

Questo

sviluppo valeperl'interoterritorioitaliano. Elementidiorigine

non

popolare con pronuncia latineggiante sono gleba, abito, abile, abi-tare,abete (peròin ligure avé,piemonteseavéi),nobile,robusto, sabato, subito, ecc.

La

b germanica è rimasta conservata in rubaree roba; nel

Questo

sviluppo valeperl'interoterritorioitaliano. Elementidiorigine

non

popolare con pronuncia latineggiante sono gleba, abito, abile, abi-tare,abete (peròin ligure avé,piemonteseavéi),nobile,robusto, sabato, subito, ecc.

La

b germanica è rimasta conservata in rubaree roba; nel

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