Le
consonanti inposizione iniziale149. Consonantiinposizioneiniziale (Generalità). Nell'Italia me-ridionale le consonanti iniziali di certi monosillabi
tendono
alraddop-piamento
enfatico: cfr.illazialemeridionale el'abruzzesennó
'no';l'a-bruzzese
nné
<nec
; ilsicilianonnu
'uno'; ilsalentino nnu,nna
'una'; ilnapoletanonnì'in' (Merlo, 86);ilpugliese (Trani)
««/<nec;
cfr.ancheil
romagnolo
ppiuel'italiano meridionale cchiù (plus); perilcalabrese citiamoddui 'due',mmi
'mi',ppe
<per,cc«<cum. - Nel
puglieseme-ridionale(Salento)simanifesta
una
singolareincertezzanelleconsonantiiniziali, talché in questo dialetto vi sono delle parole che cominciano con
una
consonante completamentediversada
quellacheciaspetterem-mo,
senzachesipossa formularesuquestofattouna
regolaprecisa: cfr.lu
curmòne
'ilpolmone', cikkèmpu
'chetempo' (Salve), lat'ipara'lavi-pera'(Vernole),
cammace
'bambagia' (Maglie). Si trattadiun fenomeno
che si estende anche aldialettogreco parlatonellazona: per esempioa Coriglianocàftilo(invecedi dàftilo)<SebcruXo?.- Nei
dialettidell'Italia settentrionale l'alterazione diuna
consonante iniziale è provocata dalla cadutadiuna
vocale, inquantochéintalmodo
sihaun
adattamento del-laconsonante iniziale stessa all'articolazione dellaconsonante seguente,oppure
siha
dissimilazione: cfr.inemiliano tnósser'conoscere'; aImolatmén
'cornino'; inmonf
errinobsana'mezzana'; inemiliano brenda 'me-renda',dbù
'bevuto',dben
'vivagno'; inromagnolo
psiga 'vescica'; in emilianofsiga'vescica'; in monferrinopfia 'pipita'; inromagnolo
pton 'bottone',bdoc
'pidocchio', bsèl 'pisello'; cfr. § 242.Nell'Italiasettentrionaleleconsonantiinizialisorde
non vengono
col-pite dalla sonorizzazione dei suoniintervocalici, neanchesecapitanofra vocali(cfr. ilmilaneselacadrega,laterra, lapaja),mentre
incerte parti del Lazio e nell'Umbria meridionale tali consonanti passano a sonore (ovverosubiscono lenizione),esattamentecome
se st trovasseronell'in-194 11 Consonantismo
ternodella parola: cfr.tgabilli'Ìcapelli',le
démbìe
'letempie',a bègora'la pecora' (si
vedano
altriesempinei SS 151, 162, 166).Esempi
diun fenomeno
delgenere sihanno
anchenellaCalabria settentrionale (prov.Cosenza), per esempio a vitamina 'la femmina'^
a
sale 'il sale' (altriesempi aiSS
154
e 165).Abbiamo dunque
inquestezonedeicasi paral-leli aifenomeniconosciutiinSardegnae inCorsica: cfr.ilsardosa (tèr-ra,una
gota,su bilu 'ilpelo',su vórru'ilforno'; ilcòrso u véli 'ilfiele',ufaceti,a gabra'lacapra',
u
dètu'iltetto',una
gèrva,u
béde'ilpiede''.Molto
singolare è lamanifestazione delfenomeno
inverso,che con-siste nella desonorizzazione delle consonanti inizialid
e g, con conse-guente passaggioa t e k,fenomeno
che è caratteristicodel Lazio meri-dionale, del Salento e diuna
piccola zona nelle vicinanze di Messina(cfr. SS 153 e 155); nel Salentoanche v->/• (cfr. S 167)*. Qualcosadi simile siosservanellongobardo
-
cfr.ilgermanicodump
>long, tutnpf,gahagi>long.
kabagi>tosc. cafaggio (cfr. Gamillscheg,219
e221)-,
tuttavia sarà
ben
difficile poter parlare diinflussi germanici nelle zone dicuiabbiamo
discorso(e inognicaso,non
inSicilia).150.
b
iniziale.La
b iniziale resta conservata in Italia settentrio-nale e in Toscana; cfr. il toscano bagno, bello, bene, bocca, bollire; ilmilanese bagn, beli, bev 'bere',
bò
'bue', buj 'bollire', bus 'buco'.Nel-l'Italiameridionaleb-inizialepassain vasti territoria v-'.
Le
zone prin-cipali in cui talepassaggio si verifica sono laCampania,
la Lucania, la Puglia,lametà
settentrionale dellaCalabriael'Abruzzo; versonord
tale passaggiopuò
seguirsi finoaidintorni diRoma,
all'Umbriameridionale e adAncona:
lalineaRoma-Ancona può
esserepresacome
confineset-tentrionaledella
massima
diffusione delpassaggio di b->v-. Tuttaviain parecchicasi talelineanon
viene del tutto raggiunta,ilchesignificacheinflussi letterariagiscono, nell'estremazonasettentrionale diquesto
ter-ritorio, contro il passaggio fonetico proveniente dal sud.
Un tempo
v-predominava
ancheaRoma:
cfr.nella« VitadiColadiRienzo», scritta in antico romanesco, vagno,vasso, vasta, vastava, vàttere, varva,vasto-1 Cfr. Bottiglioni,RLR9,
271-*Diamoquialcuniesempiper lagrandeindifferenza frasordee sonoreinprovinciadi Lecce:
buttarla 'puttana',bavane'pavone', bentecoste, baserai (postcras),braficu 'coprifico',lènte 'den-te',caddu'gallo',
1 Esempidiunsimilepassaggiosi incontranogiànel latino delieanticheiscrizioni: per esem-pio vene, iine vile (Richter, 80).
§ 150. biniziale 195
ne, vestiame (Merlo,
ID
5, 190). Dall'odierno napoletano citiamo va-gno, valanza, varva, vàttere, vescuotto, vévere 'bere', vocca, vùfaro 'bufalo'; daidialettidellaCalabriasettentrionale vagnu,valestra,vancu, varca, vastune,ve£a<beta,
viestia 'bestia', vilanza, vucca, vurza 'bor-sa',Varvara, Vàrtulu,Viatrice, Vattista; ilnome
dellacittàdiBarisuo-na Vara
nel dialetto locale (oggi per lo più Bars); nei toponimi della Campania,ilnome
di San Benedetto appare sottoforma
diSanto Ven-dette eSan
Venditto.Anche
in Siciliaper parecchi territori v- rappre-senta il risultato normale: vói 'bue', varva, vagnu, viviri 'bere', vuc-ca; però inalcunezonedell'isola(particolarmente sullacostaorientale) b resta inalterata, edanzisipresentain formarafforzata: bbucca, bbòi, bbarba,bbastuni2.La
Calabria meridionale haessapurecome
tipo pre-valente bb: per esempio bbarca, bbagnu, bbarba, bbàttiri, bbìscòttu, bbucca, bbòsco, bbòria (boreas); d'altra parte anche vajana 'baccello' (bajana), vancale (derivato da 'banco'), varrà, vilanza, vói 'bue'.Oltre cheinquestezone,intuttiidialettidelMezzogiorno
si trovanonon
po-che paroleche presentanobb
invecedi v-: cfr. ilnapoletano bbannèra 'bandiera', bbannìto 'bandito', bbarcone, bbarrèra, bbarretta,bbetum-mo
'bitume',bbottone, bbutirro'burro'; ilcalabresesettentrionale bban-nèra,bbannu
'bando', bbarcune, bbarrètta 'berretta', bbbtta, bbùfalu, bbussula;ilsiciliano(palermitano) bbarracca,bbalenu'veleno',bbaruni, bbàrbaru,bbaìtardu(De
Gregorio,62).InCalabriaabb
vieneallevolte prepostauna
vocale di appoggio-
per esempio abbili 'bile',abbenda
'benda', abbenedica
—
e talefenomeno non
è sconosciuto neanche in napoletano: per esempio abbalestriere 'balestriero', abbasca 'affanno' (cfr.lospagnolo basca).Tutte queste sonoparole introdotte neidialetti dallalingualetterariao
dal cetocolto.È degno
di notailfattoche per-sinoparoledi tuttiigiornicome
'buono' e'bello' siincontrano nell'Ita-liameridionalesoloconl'iniziale bb-: cfr.ilsiciliano bbèddu, calabrese bbiellu, napoletanobbiello; il sicilianobbònu, calabresebbuonu,
napo-letanobbuono
1.Anche
'bene'compare
nell'Italia meridionale per lo1 In Corsicalasituazionenon4chiara: untempol'isolasembraaveravutogeneralmentev-
-cfr.ancora oggi vèrca'barca', valcone, varane,vuccale\ nellezonesettentrionaliauèrba'labarba', euòtte'lebotti'-vicino a b,che oggisiincontrapiùfrequentemente (beilu, birba, bócca, bàite, buttane).PerlaBalagna Alfonsiregistra(xtl)unavèlia jégia'unabella chiesa',aValagna'la Bala-gna'.I! nomedeDa localitàbalneare Guag.nosispiegadaunprecedentegradouanu(balneum).
' Vi sono soltanto pochissime eccezioni: peresempio vellu 'bello' nelle Marche(L 11,200), vuóns: femtn. vònainAbruzzo, talvoltavànunelle Marche: cfr. ancheAcquavano, toponimoche
si incontra inCalabriaduevolte. In Calabriailgradofonetico indigenosi è conservato ancorain vìillula 'donnola'(<bellula].
igfi li. Consonantismo
piùconbb-: peresempio innapoletanoe abruzzese bbèna, e solo
isola-tamente si
ha
véne{peresempio nelleMarche
meridionali).Come
si ef-fettui la penetrazione delleforme
della lingua letteraria è dimostrato peresempioin napoletanodallaparola 'barba': merftreildizionario delD'Ambra
(1873) registra per varvaildoppio significato di 'mento' e di 'barba', tale parolaviene usata oggi a Napoli soltanto nel significato di 'mento',mentre
per 'barba' si adopera laforma
bbarba.Molte
parole che nel napoletano di altri tempi iniziavano con la consonante v- (peresempio
vastemiento, vattaglia, vèstìa, vesogna), oggihanno
bb- (bba-stemiento,ecc.).Ilpassaggio di b->v-,caratteristico dell'Italia meridio-nale,un tempo
deve essersi esteso parecchio verso nord; a Pitigliano (nell'estremo sud dellaToscana) se ne trovaancora traccia nellaforma vagu 'acinod'uva' (cfr. il latino baca),mentre
altrimenti in questazo-na
si usabb
(bboccale, bbardèlla, bbucata, ecc.), che è daconsiderare, anche qui,come una
provadisvilupponon
indigeno*. Idialettidel Mez-zogiornonon
conosconodunque
in posizioneiniziale laconsonante sem-pliceb-,ma hanno
soltanto v-come
consonante indigena, ovvero,come
imprestitodallalingua nazionale,l'occlusivarafforzatabb-s.
—
Invecediv,nellaLucaniameridionale si ha ilsuono bilabiale 3: peresempio p/«
'vino', $ìt,§aril,fiarafc 'barba',§a$'bacio',0e«'vena', edall'altraparte, nelcasodiparole
non
indigene, bbens,bbóns,bbedd,bbut'trr: lab- sem-plicequinon
esiste (Lausberg, $ 174).Per
SoraMerlo
indicaa (2 ré):per esempio uokka, uaks 'acino'. Nella zona di confine umbro-laziale-abruzzese esiste
una
tendenza all'annullamentocompleto del suono ini-ziale: per esempio a Sant'Oreste (Lazio) a ócca; inumbro
(Norcia) la ócca; in abruzzese (Leonessa, Tagliacozzo)la ócca (AIS, 104).Nel
Sa-lerno si perde completamente v-: per esempiola ucca 'labocca', la uc-cuzza'laboccuccia', laandèra,laursa. Nella Calabria meridionale,v da-vanti ada
passa con facilità a g: per esempio gurza 'borsa', gug"gire 'bollire', gula 'zolla' (3ÙX.04),guda <huà&
,gudèddu
'budello', gurru 'burro', gurràìna 'borraggine', gutti 'botte'; cfr. anche il còrsogugnu
'bugno', gudellu 'budello'.- La
v- passa a bb-dopo
parole che provo-cano ilraddoppiamento
della consonante iniziale: cfr. il calabrese tribbue
'trebuoi' (sing. vue); ilsalernitano ire bbifari'tre agnelli tardivi'4 0-compareisolatamente anche più verso nord,cfr.laformavallare,documentataper Pisanel xivsecolo(AGI12, 152}e laformaviglietloneltoscanopopolare.
' Indialettocalabrese la lettera8suonambe,etalepronuncia pare chesiaotiginatada dissi-milazione da bbe,comende'letteraD' sarebbeoriginatoda dà.
$ 151. cinizialedavanti ada,o,u 197 (sing- v'tfaru); ilnapoletano
Varana
'Barano', peròaBbarans, tre bbuc-chs 'trebocche' (sing. vócca).Nel
Salento,dove
v-è andataperduta, lalegge che
abbiamo
enunciato porta di conseguenza che anche altre pa-role, le quali perloronatura iniziavano conuna
vocale,hanno
assuntojn talicasi bb- per analogia: per esempio
nu
bbarde 'non arde', cchtù bbàutu 'più alto',nu
bbete 'non è' {eie 'è'), su bbessuti 'sono uscite', e bbeccu 'ed ecco'.Sempre
nel Salento esisteuna
tendenza a mutare la b-(attraversolo stadiov-)in/-: cfr.illeccesefarcune'balcone',fusazza 'bisaccia', fernùcchia 'bernoccolo', falamda 'ghianda' ((ìaXavlSa); cfr.S167.
La
presenza dip
è condizionata da influssi germanici nelle parole longobarde panca (di fronte a banca),palco (difronte a balco); cfr. an-cheilfriulano bleón a fianco dell'italiano meridionale piatone (oggiper lopiù cbiascione) 'lenzuolo'(blahjon).Nelle forme delcòrso
magone
'scarafaggio' (cfr. illigurebagùn
'sca-rafaggio'), del calabrese mattagliu 'battaglio' e del salentinoMimjentu
'Benevento' siverificail passaggiodib
adm
(cfr. § 160).T51. c iniziale davanti
ad
a, o, u. In certi casi nel toscano sitro-va invece della consonante c la corrispondente sonora e
un
antichissi-mo
esempiodiquestofenomeno
vieneofferto dalla parolaguberno (già in Plauto) da xuPepvù, che dimostracome una
simile tendenza fosse già caratteristica del latino volgare.Altre parolediorigine greca presen-tano anch'esselastessa singolarità: peresempiogobius
<xu(ìio<;,gam-marys come
variante dicammarus
<xàu^apo?,gamba come forma
secondaria dacampa
<xapxrj,*gangalus
(cfr. l'italiano ganghero, però in milanesecànchen)come
variantenon
documentata dacancha-lus<xàyx<*^. Una
variante dicattus
eragattus (ALL
5, 135),cfr.l'italianogatto,spagnologaio,provenzalegat.Citiamoinoltreilsiciliano gamiddu,l'anticogenovese
gameo,
ilportoghesegamelo
(Iat.camélus
<xàpvnXoc;),
Le forme
italiane garofano (frane, girofie) e golfo (provenz.golf,spagn.golfo), àicontroaxapuócpiAXov ea xóXnoi;,sarannodel pari indicative dellapresenzadi
una
gesistente giànellatinovolgare; eanche per l'italiano gabbia (provenz. gabia, spagn. gavia, ant. port. gaiva) è giàda
presupporrecontuttaprobabilitàun *gavea
(invecedi cavea);cfr. pureilnapoletanogajola 'gabbia'.
Altriesempi appartengono ad epocapiùrecente.
Vanno
qui perlalin-198 II. Consonantismo
gua
letterariagomito (cubitus), gonfiare (Gonfiare),gombina
(che si ricollegaacombinare),
gastigaredifronteacastigare; nel«Decamero-ne»
sitrovalaGostanza
(5,z)el'isoladiGurfo
{2,4);cfr.anche Gaeta (Cafeta),Gaetano
e Gonfienti (prov.Firenze}<tonfIuentes.
L'anti-calinguadiLuccapresentagosto, Costantinopoli, Ghagli—
Cagli(AGI
16,408); l'anticopisano
ha
gostare,Gostantìno(AGI
12, 150); l'anti-co senese ganale, ganavaccio, gattivo, gavillare(Hirsch,ZRPh
9, 562).La
consonanteg
è alquanto diffusanei dialettivolgariodierni della To-scana: peresempiogattivo(Pisae Grosseto), gostare (prov. Lucca, Pisa e Firenze), garota (Livorno), garogna,govone
(prov. Livorno), gaglìo 'caglio' (prov. Firenze eSiena),gupo
(nell'aretino), galcina (Montale), gotesto,gavà 'cavare'(Monte
Amiata); perl'isoladelGiglio,Merlo
citagognata
e
gugino(ID
8,216). IIfenomeno
inquestionesimanifestaconuna
certa regolarità nel villaggio diCastagno (detto dialettalmente Ga-stagno),pressoSan Godenzo:
lagame
gótta, lagapra, e gani'icani', e gapélli, e gappèlli,igonti, gèsta, gastello.Per l'Elbaho
potutoio stabi-lireuna
certa frequenzanellacomparsa
di g in località Capoliveri (e inmodo un
po'meno
caratteristico aRioElba): lagame,
lìgani,ligavalli, lagasa, sigala,una pena
digòre. Inentrambe
questelocalità dell'isolad'Elba il
fenomeno
simanifesta particolarmenteinposizione intervoca-lica: ilsuono
di g èpoco
energico, alquanto ottuso; la consonante sipresenta
come un suono
lene.Un
tale tipo dig si trova anche nei dia-letti del Lazio e dell'Umbria meridionale: cfr. perPalombara
(a nord-estdiRoma)
igabilli'icapelli',lagóa'lacoda',lagódiga'lacotica',a gan-néla'lacandela',agunna
<cuna,
gattivo,iguìnadi'icognati',agraba
'ca-pra'; perAmelia
(Umbria) góa, gódega, gannéla, gunna, guinado, gat-tivo,una
graba'; dall'Abruzzo settentrionaleappuntiamo
la pronuncia locale liGoti perilvillaggio di Colli, presso Amatrice (punto616
del-PAIS). Sporadicamente, lo stesso
fenomeno
si incontra anche in pro-vincia diCosenza: peresempioaRovitoa
gasa'lacasa'.Perl'Italia set-tentrionale citeremo il milanese gabana 'capanna', galavrò 'calabrone', gardinàl, gatàr 'catarro', garavanna 'carovana', gólàr 'collare', golanna' Sipuòcertamente presumere cheesista inquesto casounapatemela conil fenomeno cono-sciuto nei parlati sardiecòrsi: cfr. ilsatdo saya-Una'lacatena', sa Sèrra'la terra', sa$èdde'la pelle',suvéle'ilfiele', suvìlu 'ilfilo'; ilcòrsou gapu'ilcapo',a gufa'lacasa', agabra'lacapra', auistagèrla,u dèngu'Iotengo',ancadu'anchetu',ubèàe'ilpiede'{cfr.§149).Chequesto
feno-menostiainconnessionecollasonorizzazione gallo-romanza(lacus>lago, nata>nada),comeviene interpretato dalLausberg(R. Sp.J79) edalWeinrich(62},nonmisembracredibile.Nelnostro caso
sitrattacertamentedi sviluppopiuttosto recente.
§ 151. c inizialedavanti ada,0,u 199
'collana' (Salvioni, 230); il
lombardo
occidentale (Busto Arsizio) garo-ta; ilpiacentinoeparmigianogombinar< combinare.
Perl'Italia meri-dionale,ilcalabreseguta'cote'.Viene
trattatak
iniziale,nelcasochesitrovidopo una
vocale,esatta-mente come k
intervocalica in quelle zone della Toscana in cuiamica
passaad
amihae focus
ufòbo: cosfperesempioihavalli,ihani,labòba
'la cuoca', la basa, la bùgola, però a (ad) ccasa, i
kkane
'il cane', tre (tres) ccani, i honsiglierivanno
a cconsigliarsi.Anche k
del nesso chi segue questo sviluppo: peresempio
la biave, lo biamo.A Camaiore
(prov.Lucca)
Yh
èammutolita:du
avalli,la uìina,una
apanna;laforma
pluraledell'articoloinquestazonafaraddoppiarelaconsonanteiniziale, perciòsiha du
ani'duecani', però;kkanì.La
palatalizzazione dik
si incontranelleestreme zone marginali set-tentrionali dell'area linguistica italiana, in corrispondenza col ladino (cbiavra'capra',cbiasti 'castello')e col francese (chèvre, cbàteau); dalla regione dell'Ossola Nicolet registra (118) 'éamp, Sei 'collo', HI 'culo', ft'«tf<cuna, lira 'curare'; per la Valmaggia(Canton
Ticino) Salvioni citak%a
'casa', kyjxr,ktamp,
ktaura 'capra',kxerta 'carta', k^ena 'can-na'; inquesta zona, tuttavia,k
resta inalterataquando
l'accentonon
ca-de sulla sillaba iniziale: per esempio kaval, kadena, kamisa
{AGI
9, 216).La
palatalizzazione si è affermataprofondamente
nella Valtellina superiore: per esempio a Tresivio (Sondrio) laura 'capra', Sambra, la 'casa', Sarti, lastena,Sòr'cuore', Sòl'collo', còl 'cotto',Soa'coda',lòrp, lue 'covare',luràm
'cuoio' (Salvioni,SFR
8, 27 sg.),e ancora(semprea Tresivio)luna
<cuna, SMàt
'cognato'(Merlo,ID
1, 216); ed anchenel caso di cinizialedi sillabanell'interno della parola,peresempio marSàt 'mercato'.Ancora
nell'estremità occidentale del territorio bergamasco, Bagolionopresenta cut 'culo', cuna'culla',tòt'cuore', valea direla pa-latalizzazionedavantia vocalepalatale(però si ha cavra,càren 'carne');per BustoArsizio
(Lombardia
occidentale) èdocumentato
chian 'cane' (Azzimonti, 26). Il dialetto gallo-italiano diSan
Fratello (Sicilia)mo-stra che la palatalizzazione era
comune un tempo
anche nelPiemonte
meridionale: cfr.kyen
'cane', ky,e"sa 'cassa',k%émara
'camera',k%èn
'carne',k%esa'casa'(peròkav'eu'cavallo',kamiza,kantèva'cantava'.
An-chelelocalitàgallo-italianedellaLucania presentanotracce diun
similefenomeno
in lanatu (Trecchina) e cenatu (Potenza) v.ZRPh
51,274
e 61, 92; cfr.l'ossolano luna 'cognato'. Nell'antico triestinolapalataliz-200 il. Consonantismo
zazionedipendedal substratoladino: peresempiochìavei'capelli', chia-tte!,chialctna
(AGI
4, 365);itestiantichivenezianipresentanoessipure traccedi palatalizzazione: peresempio
chian'cane', chiarii 'cani',inFra Paolino1.- Molto
materiale documentario per questofenomeno
viene dato dal Salvioni inSFR
8, 1-33; sulle relazioni con le contigue lingue neolatine,cfr.Wartburg, ZRPh
56, 22 sg.,dove
sitrovanoulteriori in-dicazioni bibliografiche; peruna
bibliografia dettagliata, cfr. ancheKel-ler,47.
Nei
dialettidell'Italiameridionale l'elemento velaredel risultato fo-netico cau- si unisce facilmentealla consonante iniziale: cfr. il sicilianoquaàara<cauiara 'caldaia', quacina<cantina 'calcina',quatela'cautela', quasetta<causetta 'calzetta', quadiari<caudìari 'riscaldare'; il calabrese quaàara,
quaddu
'caldo',quatela, quaci 'calce', quazare 'calzare', quazi 'calzoni'.- Le
forme #«e\r/o<eccu-istu, quello<eccu-illu, italiano meridionale quagliu'caglio'<coagulum
sononotevoli soltantodal pun-to di vista orpun-tografico. Sulla velarizzazione dell'esipun-tofoneticoca- dovuta aduna u
precedente (per esempio l'italiano meridionale ukuam
'il ca-ne'},cfr. § 297.152.cinizialedavantia vocalipalatali.
Al tempo
diCiceronelacdi certuse dicìvisnon
deveessere statadiversa (almenopresso ilceto col-toromano)
dalla c di canise di collis.Le
popolazioni germaniche pre-serogli imprestitilatinicon lapronunciak: Keller(cellarium), Kiste (cista),Keim
(cyma), Kerbel(caerefolium),
Kirsche (ceresia),e an-che Ì greci identificaronoquestac senz'altro con lalorok
(xericrap, xtk-Xàpiov).Alcune
parti della Sardegnahanno
conservatok
fino ad oggi:kertu, kéntu, kera, kirru, kìnta<
cincta
, ed anche l'estinta lingua dal-matica di Veglia aveva conservatok
perlomeno
davanti ad e (kaina<cena), sebbene davanti ad * ci fosse già lapalatalizzazione (éinko<
ci-mice).
Nel
bascogliantichiimprestiti dal latinomostrano
delpari con-servatal'antica occlusiva, talvoltasottoforma
di g: cfr. kipula<cepul-la, |W(7<ceIla, gerta<certu. Resti dell'antica pronuncia si trovano anche altrove: la
forma
toscana scoiattolo (diminutivo di *scoio) per-mettedi riconoscereuna
baselatinavolgare*skuiru< skiuru
(<ffxiou-1Le formeciambellano(ital. camarlingo),cialda, cera(aera)<chière<cara, ani, il.ciausire, c/ambra,originanoIurte dalfrancese.
% 152. einizialedavanti a vocalipalatali 201
pò?),
come
anche ilnome
del santo Kvpi.axó<; (volgarmente Kupix6<;) è passato in Italia nella forma Quiricus (Migliorini, «Silloge Ascoli», 286).Nel nome
carriglio datoin Calabria al'cerro' (specie di quercia)sicontinua, insieme alla
forma
karro del greco calabrese,una
voce del-l'antico sostratomediterraneo'.II
primo
stadio diuna
palatalizzazione dev'essere stato raggiunto a partire dalla fine delni
secolo: a quell'epoca si diceva*kjervus,
*kjertus, *kjilium, ma
questo stadionon
si è conservato in nessu-na parted'Italia.A
suddegliAppennini kj è passatoall'affricata prepa-latale c (ti): cera, éena, Urna, éerto, tenere, iittà. Tale pronuncia vale pertutta l'Italiacentralee meridionale: cfr. ilcalabrese eira, cientu; ilsicilianoéinniri 'cenere'; ilnapoletanociervo 'cervo'. In Toscanain po-sizione intervocalicalaocclusione dentalesiè perdutacon passaggioaS (lasera,latenere,lasima,la sittà) ed anchenel Laziolapronunciaèper lo piùs (la séra, lénnere); questa i toscana
non
è sconosciutaanche in certezonedellaSicilia(prov. Trapani,Palermo
e Messina): peresempio asipudda,iìisiri'iceci',aVinniri'lacenere',sèntu, sinku Ilsegno orto-grafico eh, usatonegli antichitesti siciliani-
per esempiochelu,chìma, chitati— hn
ilvalorefoneticodi c erisaleadinflussifrancesi(normanni):sicilianoéinniri 'cenere'; ilnapoletanociervo 'cervo'. In Toscanain po-sizione intervocalicalaocclusione dentalesiè perdutacon passaggioaS (lasera,latenere,lasima,la sittà) ed anchenel Laziolapronunciaèper lo piùs (la séra, lénnere); questa i toscana