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muortu 'molto', cuomu oppure cpmu 'come', àuoppu oppure dgppu

'dopo'; anche le

forme

jgrnu del siciliano, juornu

oppure

jgrnu del ca-labrese, juorna dei dialetti

campani

e lucani saranno imprestiti dalla lingua letteraria: la

forma

che

normalmente

ci

aspetteremmo da

diur-num

, cioèjurnu,si èconservatanellaCalabriasettentrionale,

- Nel

ca-so che

uo

sivenga a trovare in posizionedi iatodavanti

ad una

vocale,

inCalabriasi

ha

facilmente

una

riduzionea uesesi trattadi uoi: cfr.il

cosentino vue(<*vuoi)<

boves

,

pue

(<*puoe)'poi',

pue

'tu puoi', vue

'tu vuoi*; e parimenti si

ha come

esito ue invece della

forma

uou, che

dovrebbe normalmente

aversi,per esempioin tue 'tuo',sue'suo'.Nella penisolasalentinail trittongo

uou

checi

saremmo

aspettati sièridotto ad

gu

(primache

uo

progredisseulteriormenteadue): cfr. illeccesetgu

'tuo', tgi 'tuoi',sgu 'suo'.

Nel greco classico già in epoca antica il

suono

di w, perduta la sua originaria lunghezza, si era confuso con la o breve (greca), ragion per cui gliimprestiti dal greco contenenti

w

dovettero presentarsi col

me-desimo

aspetto foneticodiquellichein latinoavevano per baseò.

Esem-pi per questo tipo sono il meridionale trgtta 'trota'<

*tròcta

(tpwk--ctk), le parole formate con il suffisso greco -ùn-qc.: per

esempio

nella Calabria settentrionale Grisuliuotu, Lauriuotu 'abitante di Grisolia', 'abitante di Lauria'; nella Calabria meridionale Siderngtu, Jeraciptu, Briaticptu 'abitante di Siderno,

Gerace

e Briatico'; nel sicilianoAligtu, Lìpargtu, Scurdiptu 'abitante di Ali, Lipari, Scordia'. Viceversa, la

pa-S 127. La situazione in Corsica 159 rola greca drju-wvia 'bica' è statapresa in prestito avolte in

una forma

piviantica

temonia,

avolte in

una

forma piùrecente

temonia:

e

in-vero la Siciliaorientale e la Calabria meridionale,

dove

si è avuta

una

più lunga opposizione

da

parte dell'ellenismo presentano la

forma

ti-tnpgnaU

o),

mentre

i territori romanizzati in epoca precedente (Sicilia occidentaleemeridionale, Calabriasettentrionale)

hanno

conservato nel-la

forma timugna

(<o)ilvocalismodella faseanteriore1.

127.

La

situazione in Corsica. TuttalaCorsica

ha

conservato

l'an-ticapdavantianasale,per

esempio

Igngu, ppnte.

Lo

sviluppoèunitario in tutta l'isolaanche davanti a consonante

non

nasalein sillaba libera.

IIrisultatoinquestocasoè o: cfr.fgku (nellaparte meridionale),fogu

(dialettisettentrionali),oa'uovo',kpre,ngra,ngu,

rgta(néh

parte meri-dionale),roda(nelnord).

Questo

gvaledappertutto,anchedavanti

ace

ag:peresempioogi(nelsud)e pge(nelnord)'oggi',pici'occhi' (cfr.

AC, 50

e

48

1). Viceversasi registranoalcunedifferenzenel trattamento del-l'antico

suono

in sillaba chiusa davanti a consonanti orali; la zona più meridionale dell'isola (fino all'altezza di Levie)

ha

conservato

g -

per esempiogriu, nptti, mprtu,pgrta, grtu, kprbu,

mprgu

'muoio' -,

men-tre lapartesettentrionale(lamaggiore)presentap: cfr.przu, notte,

mor-to,porta, prtu, korbu,

mprgu.

In confronto con Io sviluppodell'antica ó si verificapertanto in questa zona

un

ragguardevole capovolgimento dell'antica situazione fonetica: cfr. nella maggior parte dell'isola (cioè lasettentrionale) nottee

mprtu

in contrapposto a nippte e mgsca. Per

una

spiegazione del fenomeno, cfr. $ 105.

1IIdialettogrecodiBova, che sopravvivenellaCalabria meridionale, ha conservatocomeu al-cunirestidell'anticapronunciadiu,cfr.t,uma<xCLitt,vuU'zolla'<%&\<x,(cfr.Rohlfs, Scavi, 17], laqualetuviene continuatacome ouancheneidialetti arcaici dellaZacconia: Tpoùcrra<"rXwowa, xoflpa<x"(>ci (ibìd.).

Vocaliatone

128. Generalità.

Nei

parlari toscani

{come

pure in

Umbria

e nel Lazio) levocali atone

rimangono

conservate {meritare, venditore),

ma

del restonella maggiorpartedell'Italiasettentrionale si verifica

un

in-debolimento più

o meno

forte oppure la caduta completa di esse.

La massima

riduzionesi incontraneiparlari piemontesi ed emiliano-roma-gnoli: parolecheintoscano sonodi tre

o

quattrosillabepossono accor-ciarsiinqueste zonefinoa

una

solasillaba: cfr. ilpiemontesetlè, l'emi-liano-romagnolo tlèr 'telaio'; l'emiliano

pnà

'pennato',

mdor

'mietito-re';ilpiemonteseps'ta'vescica';ilbolognese

bduc

'pidocchi',sbdal 'ospe-dale'; ilparmigiano

pkà

'peccato',pkar'beccaio'; ilvalsesianoské 'sec-care',pia'pelato''. Questi

fenomeni

disincope

non

possono peròessere

molto

antichi, e sono inogni caso piùrecenti dellasonorizzazione delle occlusive intervocaliche sorde: cfr.il

romagnolo mdor

'mietitore', pevd-ga'pertica',tevd'tiepido',toig 'tossico'.

Verso una

riduzione più

o me-no

forte delle vocali atone

tendono

anche vasti territori dell'Italia

me-ridionale e in questo

fenomeno

le località situate sulla costa orientale

vanno

piliin diquanto

non

accadanellezonedellacostaoccidentale:

cfr. il napoletano tradatórp, jaikava 'fischiava', vpsatà. L'Abruzzo, la provincia di Bari, il tarantino ed alcuni dialetti dei dintorni di Napoli (per esempioquello diIschia)possonocitarsi

come

esempidi parlari in cui la riduzionedellevocali atonesi verifica inmisura molto radicale:

cfr. nelle

Marche

prsutt 'prosciutto', in abruzzese frati 'tuo fratello'

(frater tuus); intarantino dèstra'dita' (*digit-ora).

Il toscanoconosce cinque differenti vocali in sillaba atona {vendito-re, rugiada, monastero),

mentre

gli altri dialetti

hanno

fattocoincidere

1 L'accumulazionedelleconsonamiprovocalodalla deficienza deglielementivocalicipuò ve-nire mitigatoper mezzodi vocali d'appoggio: cfr. inValsesia aiké 'leccare', ebkurt 'boccone'; in parmigianoarmóur'rumore'(cfr. §338).Laforma arnione'rognone',documentatanella lingua let-teraria,saràdi conseguenzaoriginaladall'Italiasettentrionale.

§ 129. aprotonica delia sillaba iniziale 161

il

suono

di differenti vocaliatone, percui,

poniamo,

le estreme regioni meridionali (Sicilia, Calabria)

non

usano in sillaba atona altro che le vocalia, ied

u

(peresempioscrivivi, lavatura,rivutari 'rivoltare'),

men-tre ingran partedell'Umbriainposizionefinalesi incontranosolo-e, -a

ed-o(Merlo, Sora, 235).

Nei

dialetticentro-meridionali(Campania, Lu-cania, Puglia settentrionale e Abruzzo) tutte le vocali atone (ad ecce-zionedi a)possonoaffievolirsifinoad3: cfr.ilbarese arrscòrdsna 'ricor-dano', addarsturs 'addirittura',

spangènmsB

'spingendosi'. L'armonia vocalica

può

influenzarein certezoneilcarattere dei singoli suoni(cfr.

§

139

e 332).

La

caduta totale delle vocali atoneè spessocondizionata dallavicinanzadideterminatisuoni: cfr. ilnapoletanocrapitt 'capretto' (peròoalla'ilgallo'); iltarantinofati 'fatto' (peròfkhsts'fegato')\ In questo caso, mentre la sillaba chiusa favorisce la caduta di

una

vocale finale susseguente,

un

forte

aggruppamento

consonantico

può

invece

promuovere

laconservazionedi

una

vocale debole,peresempioin emi-lianoacortia ca 'corronoa casa'{però a córantùtì'corronotutti'),l'asn alcor'l'asinocorre',peròl'àsan delmiilei'l'asinodelmulino'(Salvioni,

RJ

1, 123).

-Per

Ìparticolari diognifenomeno,cfr.Ìparagrafi seguenti.

Nel

"Prospetto grammaticale" della

«Crestomazia»

del

Monaci

(567-74) si

può

trovare molto materiale esemplificativo;

una

dettaglia-tissima esposizionedellasituazione fonetica nel

romagnolo

è quella fat-tadalloSchiirr (II, 192-215).

129. a protonica della sillaba iniziale.

Nel

toscano e nella lingua letteraria laa protonicadella sillabainiziale restageneralmente conser-vata: aceto, agnello, amaro, baciare, cacare, palazzo; ed anche nei dia-letti a è parecchio resistente alla caduta.

Forme come

le seguenti sono dovute a dissimilazione: smeraldo

<sma.tagàus;

calabrese notale 'na-tale', pilazzu 'palazzo'; trentino chegar; bresciano chigà 'cacare'; lom-bardosegrà'sagrato',resca 'raschiare',segrestà 'sagrestano'; antico

ber-gamasco

pesnaga 'pastinaca', anticotoscanoseracino; forse anche nota-re {nuotare)<natare. L'antico italianoguerire è determinatodal fran-cese; l'umbro opri, il

romanesco

roprie il piemontese dvuvt, diirb't 'a-prire' sono incroci

con

coprire,

come

pure è

un

incrocio con lucere il

!Daparte dellepersoneincoltesiperviene facilmente acasidifalsaricostruzione,quandosi

voglionoevitare(particolarmentenelfissare lalinguaperiscritto)delleformetroppodialettali,per esempio cono 'cane',maro 'mare'i nella letteradiun soldato della provinciadiBeneventolemie occhiosissonoabbugnatadilacrimo(Spitzer,Ita!.,17).

162 i. Vocalismo

tipomoltodiffuso Incerta, lucertola,

lombardo

luzerta(lacerta); a cau-sa dell'influsso della palataleprecedente,giànel latinovolgaresiè avuto

il passaggio

jenuarius

>gennaio,

jajunus

>

jejunus, mentre

laforma jectate(>gettare) in luogo di jactare è stata favorita dal vocalismo dei composti{dejectum, injectum, injectare).

La

presenzadella palatale è certamente responsabile anche della

forma

sittadell'antico

padovano

(sita nell'odierno rovigotto}, proveniente

da

sagitta (attraverso

un

*sejitta?); cfr. anche ilvenezianomistro 'mastro'

<magistru. Nel

dia-lettomilaneselaa protonica

dopo

palatalepassa delpari

ad

e: cfr.piesé 'piacere',Biegràs 'Abbiategrasso' (Salvioni, 94). In

Lombardia

laa pro-tonica davanti ad / piùconsonante passa ad o

come

se fosse in sillaba tonica{Rivolta<

Ripa

alta, cfr. § 13);cfr. ilmilaneseotta 'altare', sol-tà 'saltare', olzà 'alzare', colcina 'calcina' (Salvioni, 92).

130.

e ed

i protonichedella sillabainiziale.

Le

vocalialone è, èed

ì sisono confuse nelle lingue neolatinein

un

unico grado foneticoe.

-In buona

partedella

Toscana

c'è

una

tendenza fortementespiccataafar diventare /questae: cfr. migliore,signore, misura,sicuro,finestra, mi-nestra, gimi-nestra, nipote, midolla, Milano, Girgenti, minore, virtù, pri-gione, minaccia, piselli, vicino,finire,bidello, bisogno, ciliegio, cipolla, ginocchio, finocchio, pidocchio, misurare, pigione, cinghiale, timone;

nella Versilia nissuno. SÌ

hanno

inoltre i prefissi di-, dis-, ri-, in-, per esempio difendere, dirompere, discorrere, rivedere, ritornare, innesta-re, ingrassare; eancorai

pronomi

mi,ti,siusati inposizioneproclitica, gli avverbi vi,ci pureinposizioneproclitica, lapreposizione die

l'arti-coloilusato procliticamente'.Spessolae èrimasta conservatainseguito alla grafialatineggiante e forseancheinparteperinflussi dialettali: cfr.

veleno, tedesco, questione, fecondo,melone,letame,tegame,segreto, se-reno, spedale,estate.

In

altricasie èrimastainalterataacagionedella e tonica dellaparoladi provenienza: per

esempio

telaio (tela),fedele (fe-de), pesante (peso),

semenza

(seme), bellezza (bello), gentile (gente), benino (bene), peggiore (peggio). Per lo stesso

motivo

e rimaneil più delle volte anche nei verbi, sotto l'influssodelle

forme

accentate sulla radice: peresempiopesare, cercare, fermare,ferrare,gelare,ecc. In ne-mico, meschino, leticare, felicee vescicalapresenzadella epotrebbe

es-1 Chequestofenomenosiverifichisoliamo davantiaduna iconica,comequalchevoltaviene affermato,noncorrispondealla realtà(cfr.gliesempi).

S 130. eed/protonichedella sillaba iniziale r6j serecausatadadissimilazione. Perilresto, giài testi del

Medioevo

mo-strano alquantainstabilità nell'uso delle vocali inquestione: nel

mano-scritto autografo del «Canzoniere» petrarchesco si trova

sempre

e in nemico, fenestra, questione, pregiane, fedele, medolla,

sempre

/ in

si-gnoree migliore,emoltaincertezzaneiprefissi di-e ri-(cfr.

Ewald,

10);

Boccaccio scrive

Melano

e Gergenti, peròpiggiore (Decam., 9, 1);

nel-I'«

Orlando Innamorato»

si trova spesso de niente, de ogni paladino, de quei baroni; l'aretino (almeno in epoca anteriore), il senese, l'um-bro e il romanesco

dànno

la preferenza a e: reposo, recordo, deletto,

demanda, menuto,

enseme, menore, refà 'rifare', fegura, vecino, fene-stra, nepote, securo; il suono eha molta importanza inGuittone tanto che egli lo usa anche in de, el, me, te, se, ne, ce, ve (Rohrsheìm, 41).

Il dialetto

romanesco

più recente (del

tempo

del Belli)

ha una

grande predilezione per i, che si presenta regolarmente

quando

la sillaba suc-cessiva contiene un'altra i: cfr. vistilo, distino, prisciso, spìdito,

sitti-mana, pinitenza,

ma

anche tigame, dimani, viduto, mità.

Molto

di più che nelfiorentino,lai si è diffusa nel dialetto di Cortona: peresempio

istète 'estate',birìttino 'berrettino', binino 'benino', irbina'erbina', Itn-zuolo,littiera, nissuno,trintina,sintire, diciso,midditina, pinsieri (Nic-chiarelli, 141 sgg.).

- Al

passaggiodi

e>i prendono

parte anche alcune zone dell'Italia settentrionale, per esempio l'antico

romagnolo

(timpe-stà), i dialettilombardi(milanese finestra, mità,

minzonà

'menzionare', ligàm 'legame',lìgà 'legare', figatèl 'fegatello', sigìir 'scure'),l'antico

pa-dovano

(zilosia, dinari), il piemontese (ìstà 'estate'), il veneziano (istà 'estate', misurar, ligame, mistìér, vissiga 'vescica', ligadór 'legatore', ligazzo 'legaccio', intrada), l'emiliano (per esempio parmigiano vittura 'vettura', nisson 'nessuno').

-

Nelle regioni dell'estremo sud d'Italia (Sicilia,Calabria, penisolasalentina)laiè diffusa in

un

raggiomoltopiù vasto(rispettoal toscano): cfr.ilsiciliano piscari,piscaturi, vistimentu, pirsuna, dinari,

midudda,

ciriveddu; il calabrese vilenu, tilaru 'telaio', litame, tiganu 'tegame', sirinu 'sereno', nimicu, biddizza'bellezza', vìs-sìca 'vescica',pisari 'pesare', firmari; il salentino vinutu 'venuto', vidia 'vedeva', stinnisti 'scendesti', vistire 'vestire', s'tcretamente, pinsieri, siccare1.

Anche

la Corsica presenta in prevalenza i (specialmente nella

2 InSiciliaed anche,dalpiùalmeno,nella Calabriameridionale,ogni e atona passa adi(cfr, piscaturi 'pescatore');dovesitrovae,si tratta perlopiùdiparole dotte: cfr.ilsicilianomeditari, verticali,vestiariu, veterinaria, perìcuiusu,- NelSalerno(prov.Lecce)ì siriduceae: cfr.retìmu 'rìdiamo',pesciamu 'pisciamo',specare'spigare'.

164 i. Vocalismo

metà

meridionale): cfr.cridutu, tinutu, vinutu,vittura, vìramente, pri-setiti, videndu.

Un'altra tendenza consiste nel trasformare in a lae atona della

sil-labainiziale; inGuittone,per esempio, si registranole seguentiforme:

aletto, aguale, armilo, danaio, maravigliare, salvagio (Ròhrsheim, 43).

La

posizione davanti

are/ sembra

chefavoriscaquesto sviluppoin

mo-do

particolare: cfr. il toscano marcorella, farnetico, salvietta, starnuta-re, selvaggio; il

romagnolo

pardgir 'aratro' (derivazione

da

pertica);

il trentino mureztirvmeridiare; l'emiliano arvija<ervilia; il

lom-bardo marce

<

mercede;

il milanese starnùdà, taramòt'terremoto', sa-rà 'serrare', cardenia 'credenza',carsènt'lievito' (crescente), sargènt;

il bergamasco e ticinese marcai; l'emiliano e veneziano

marcà

'merca-to'; il veneziano morendo; il calabrese olifante, arrure 'errore', arsirà 'iersera',arerà 'erede',farnesta'finestra', varbascu'verbasco',marenda, pardèu 'per Dio', parsunale, sorgente, barretta, varrìna, varticchiut

vertìculus.

Tuttavia questa asiincontraanche inaltri casi: per esem-pio nel toscano sanese, aspettare, asciugare

<exsucar

e; nell'antico

lombardo damoni

'demonio',

asempi

'esempio', splandór, ragina; nel milanese tampèsta, lantig 'lenticchie', stanta, salmana 'settimana'; nel rovìgotto a'sato 'esatto',adente 'esente'.

E

questastessaaè molto diffu-sa in certi dialettidell'Italia meridionale: per

esempio

nel napoletano ascire<exire; nel calabrese

assame< examen,

annestari 'innestare', ossegli?* exeligere, valienu 'veleno', giagante, sacr'idere<*

secrede-re, sansali 'sensale', mantrasta 'mentastro',

manzogna,

lavatu 'lievito'

(levatum);

nel salentino (prov. Lecce) namicu, sparanza, raspuse 'ri-spose', vanire, tanire, sacuru 'sicuro', falice, fanèscia 'finestra', faroce, tornire 'temere',

tamune

'timone', fadare 'fidare', cradare 'gridare', sa-tire 'sedere', tarare 'tirare'; cfr. anche in Corsica

ambutu

'imbuto', an-fernu, antrata, andianu.

Non

pochidei casiche

abbiamo

citato pare che

debbano

laloroaad

un fenomeno

di assimilazioneadistanza:cfr.a que-sto propositoanche il toscano tanaglia, danaro, l'antico italiano sanato

(cfr. § 332).

-

Altre anomalie sono determinate

da

incroci di parole:

cfr. uscire da uscio, ballatoio

(bellatorium)

da ballare; il napoletano

lutamms

'letame'

da

loto; il calabrese gunuccbiu 'ginocchio'

da

yóvu.

Sullaperditadellavocaleprotonica (fnèstra),cfr. § 137.

§131. oprotonica della sillaba iniziale 165

131.

o

protonica della sillaba iniziale.

Le

vocali 5, Ò

ed

a si sono confusenellelingue neolatine nell'unico

suono

0,e

come

lae protonica tendenel toscanoapassaread cosfpure o mostrala

medesima

tenden-za a passareadu.

Che

questo

fenomeno

siincontrisoltanto davanti adi

tonica,

come

spesso viene affermato,

non

corrisponde alla realtà: cfr.

cucire, fucile,ubbidire,uccidere, cucina,uncino, mulino,cugino,pulire,

ma

anche budello,bulletta,lucchetto,frumento,puledro,uccello,

rumo-re, uguanno, burrasca, pugnale, rugiada.

In

certicasi l'usooscilla tra o ed

a -

cfr.bollone

e

bullone,coltelloecultello,cocuzza ecucuzza,olivae uliva,molino e

mulino

—,edanchenegliautorimedievalil'uso

non

è uni-tario,cosicché nel«Canzoniere»del Petrarca troviamo romore, in Boc-caccio giucare, Currado, nel Sacchetti Spulcio,in Albertano

da

Brescia cugnato, nello Straparola suspeso, giuvenchi, rumperà, in Guittone

cusì,furtunato, Kurado, dulente,

mentre

Ristorod'Arezzo ha leforme omorì, ponire, soccede. L'antico senese offre murire, muneta, Spuleto;

nellaversione toscana delLibro diUguccione si trova uperto invecedi operto 'aperto'.

A

questotiposiricollegaanche lapresenzadi

u

invece di o in parole che

vengono

usate prevalentemente in posizione procli-tica,

come

per

esempio

l'antico toscano

uve

'ove',

duve

'dove',

dunde

'donde', unde,

nun

'non' (per

esempio

uv'è?

nun

viene). I singoli dia-letti popolari toscani

vanno

spesso più in del toscano ufficiale: cfr.

inpisano prutesta, muneta,

mumento,

fumento,cusctenza, culoro,cusi, urinale, scudetto

(AGI

12, 145) e a Firenze

mumento;

nella Versilia ho notatocugnato, puppare, sulaglio 'solaio'; nella zona di Prato

mu-mento,muneta, prumessa; aCortonaapriinvecediopri'aprire'.

In

To-scanasonomoltodiffusele

forme

pulendo'polenta.'(AIS,1003),cugnato (27) e tusare (1075); peril dialettoodiernodi

Arezzo Rbhrsbeim

regi-stra (46) curona, durmire, gunella, suffrire,

cumune,

murire, furtuna;

per Cortona laNicchiarelli

(150

sgg.)indica cudibianco, cudirosso, cu-lmo,culizione'colazione',cultello,cuniglio,urtica,durm't,duttrina,

mu-ri,pucbino.

Anche

il

romanesco

ha diregola u: per esempio, nel Belli,

guverno, pulenta, cungresso, duzzina, suffitta, furtuna, cuggnata.

Le

forme seguenti si spiegano con la

mancanza

di accentazione

dovuta

al-la posizione proclitica:

nun

viene (cfr. § 967), 'un si capisce 'non si

capisce' (Livorno), cunquell'accento (Livorno), induv'è 'dov'è?' (prov.

Lucca),

du

vai? (Versilia), ugni bòsa (Dicomano).

La

o secondaria svi-luppatasi da audiventa anch'essa

a -

cfr. uccello, lusinga, rubare,

udi-166 i. Vocalismo

re (però io òdo)-, e questa u si trova con molta frequenza anche nel-l'Italia settentrionale.Nelle zone

dove

la u primitiva

compare come

U, anchela

u

sviluppatasida oprendeparteal

medesimo fenomeno;

cfr. le

corrispondenze dialettali della parola 'cognato'

-

veneziano cugnà,

ro-magnolo

cugnèt,emiliano,

lombardo

epiemontesecùgnà, ligureciignòu {AIS, 27)

-

e della parola 'giuocare': ligure Siigà, piemontese g"ugè,

lombardo

fuga, emiliano ziigàr,

romagnolo

sugèr.

-

Ulteriori esempi sono il piemontese furmia,

lombardo

fiirmiga 'formica'; il piemonte-se dumtnica; il milanese fugala 'focaccia', fiimènt 'fomento', piisterla 'posteria',

usmà

'odorare' (<osmare); per Castellinaldo (dove

sembra

che

una

/ seguente abbia favorito ilpassaggio)

Toppino

registra uliva, urtìga,duminica,riisti'arrostire'

(AGI

16, 530). Nell'estremazona me-ridionaled'Italia, nelterritoriodove e passaad i,l'usodi

«

invece dio è del tutto generale: cfr. in siciliano e calabrese cugghiuni 'coglione', cugnatu, cumtnerciu, cunigghiu 'coniglio', furm'tcula 'formica', munta-gna, dumanì,

pumadoru, purmuni

'polmone'.

Anche

in Corsica si

ha

prevalentemente «: per esempio cuntentu,

pudutu

'potuto', tuscanu, fumali, suvente, vulia 'voleva',punente, prufessore.

Un'altratendenzaè quelladicambiare lao atonaina, tendenzache neldialetto toscanoè riconoscibile soltanto isolatamente (per esempio, nell'antico italiano cavelle, canoscere, canoscenza, saroccbio,

dove

in parte concorronoragioni di dissimilazione),

- come

pure

non

è molto evidente nell'Italia settentrionale (ant. ven. agnuno; ven. ansiti 'unci-no'; rovig.palmón, naspèrsego'nocepesco')-;

ma

cheinveceè

un

feno-meno

particolarmente diffuso neidialetti dell'Italiameridionale: cfr. il siciliano

aguannu

'uguanno', anurì 'onore', affisu 'offeso', agghiastru 'oleastro',canùscìri; ilcalabrese aduri 'odore',

aceddu

'uccello', accidu, canusdutu, offendivi, affetta, affisa, attruovu 'ottobre', ariganu 'origa-no', artica,Larienzu; ilnapoletano afferta,affesa, affidale,

amore

'umo-re',acchiaro'occhiale',

apeneone

'opinione',annore'onore'. Quasi tutta la parte continentale dell'Italia meridionale presenta per 'cognata' le

forme

carnata

oppure

canata (AIS, 29).

Questa

tendenza

non

è scono-sciuta

neppure

in Corsica: cfr. ancinu 'uncino',anguentu, agliastru 'o-leastro',agiterà'oliera', alivetu,aguannu,ardignu, affiziu,argogliu(cfr.

Merlo,

ID

1,

239

sgg.).

La forma

agne'ogni'chesiincontra nel salentino (prov.Lecce)sispiega anch'essaconl'usoinposizioneproclitica.

Altre irregolarità sono determinate da fenomeni di dissimilazione:

per esempio ritondo, bifolco, sirocchia, sperone, rimore; antico

mila-§133. aiprotonico 167 neseseror; antico genovese prefondo,

semoner

<

submonere;

aretino delore; calabrese riloggiu 'orologio', perfunnu 'profondo' (cfr. § 330).

Ilsiciliano jencu, calabrese jiencu, salentino scìencue napoletano

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