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du 'cardine', Carmu 'Carmine', lùmu 'lume', vermu 'verme', pèntu 'pet-

'pet-tine'.

Anche

a Busto Arsizio sitrova -w, anzi si

ha

anche in casi in cui

non

ce la aspetteremmo: per esempio verdu 'verde', grandu 'grande',

nusu

'noce',

naudu

'nipote', coldu 'caldo'

(VR

6, 347)'

-

Per

San

Vit-tore (prov. Milano) il Bertoni registra i leuro 'lelepri', / pegro 'le pe-core'; nella Brianza si dice ventro,

sempro

(Salvioni, r2i) e questa o

si connette

con

o dell'antico veronese: cfr. nelle poesie di

Giacomino

esro 'essere',perdo 'perde',

sempro

'sempre', scrivro 'scrivere', enten-dro,

morto

'la morte',

dormo

'dorme', diso 'dice', luso 'luce',

famo

'fa-1 Inaltricasiquestodialettopresenta-i,peresempiocarni'carne',genti 'gente', kruiì'croce', amili 'amore',fiat 'fiore'.

*82 i. Vocalismo

me', seo 'sete', neo 'neve', vale a dire proprio generalmente forme con

-oinvece che con -e, anche incasi nei quali

non può

trattarsi di vocale d'appoggio.

Questa

-o si trova anche nei dialetti dell'Istria

(particolar-mente

a

Rovigno

eDignano): per esempioforto, lato'latte',dento, car-ne, vulpo, ponto, serpente,

maro

'madre', nìo 'neve', lèso 'egli legge' (Ascoli,

AGI

i,

446

).

Ugualmente

stranaèlapresenzadi o invece chee nella colonia gallo-italiana diNicosia (Sicilia),per esempio dalle« Poe-sie» di

La

Giglia: doloro, cuoro,maro,paro, sempo,diro, nuoìto

'not-te',crosgio'croce',pasgio'pace',stero 'stare',nascio,

muoiro

'muore'.

-Ad Ormea

(Piemonte meridionale)la -e finalepassa ad -a

dopo una

vo-caleprecedente (nel casoche siano caduter

oppure

/): cfr.

kòa

'cuore' Sua 'fiore',

pòa

'padre',

mòa

'madre', vòa'vuole',pasòa'passare' puè'a

'potere' (Schadel,30).

e

Nel

dialettomilanesesisviluppa a

come

vocaledi appoggio

dopo un

forte

gruppo

consonantico(ri,rm,rn, rv,fr,sm,str): per esempiopèrla 'perle', forna 'forni', corna 'carni', dorma,sèrva, soffra, fanatìsma, me-nèstra 'ministro' (Salvioni,

116

sgg.); inluogodellavocaledi appoggio, in certe zone della Lombardia, nell'emiliano e nel

romagnolo

viene in-trodotta

una

3 (ovvero

una

debole a) nel

gruppo

consonantico finale:

per

esempio mentsr

'mentre', pàdar,pévsr(cfr. § 338).

Nell'Italia settentrionale c'èpoi

una

zona nellaquale si verifica

una

tendenzaafarprenderelaterminazione-o delmaschile atutteleparole digenere maschile, permaggiore chiarezza; già nell'antico

lombardo

si

trova in Uguccioneprincipo, serpento, enfanto, abadho, grevo (Tobler, 20). Questa -o dev'essere esistita

un tempo

anche in Emilia

(come

può

dedurredalla diffusissimageneralizzazione della-adel femminile), tuttavia

non

siamo oggi più ingradodi riconoscervela, poichéin

emilia-no

levocali finali e ed o si sono perdute(sai, traf, avrìl,mes,gal,bras).

Di

qui però, neitempi antichi, la -osi è spintaattraversogli

Appennini

nella Toscana di nord-ovest, percui la Lunigiana (Licciana, Fivizzano, Fosdinovo, ecc.)ha tra le

forme

di usodel tutto

comune

fiumo, canaio, avrilo, salo, preto, solo 'sole',travo elumo; e la Garfagnanasuperiore (Minucciano,Gorfigliano) còro 'cuore',

mèlo

'miele', mónto,preto,salo, nepóto, pepo, meso.

La

vocale-e(oppure-/) finalein questezone

tal-mente

sconosciuta, che-o

compare

anchenelle

forme

verbali e negli av-verbi: per esempioinLunigiana sempro, chiunquo, mentro,scrivro,

ve-do

'vedi'; e in Garfagnana disso 'disse', troasso 'trovassi'.

Analoga-mente

nello stesso territorio tutte leparole femminili ricevono la

ter-§ 144. eediatonedellasillaba finale nell'Italiameridionale 183

rninazione -a: cfr.l'emiliano néva 'neve', nuia 'noce', canta,cava 'chia-ve', nòta 'notte',ava 'ape',fréva'febbre'; illunigianocarna,néva, nòta 'notte', tosa'tosse'; ilgarfagninonètta, tossa, carna, néa'neve'. Sideve senz'altro ammettere cheinquestezone

un tempo

le vocalifinali erano tutte

completamente

cadute (nòtt, carn,toss,sai, ftum,avril) e che più tardi, alloscopo direndere chiaralaindicazione del genere, si sono ge-neralizzatemeccanicamente le

due

vocali distintive o

ed

a.

Vi

sono an-che altri dialetti dell'Italia settentrionaleche lascianoriconosceredelle tendenze verso

uno

sviluppo di questo tipo: cfr. l'antico ligure parca 'parete', sorta,fornaxa, sea'sete'

(AGI

15, 16); il

romagnolo

febea 'fal-ce', pesta, radisa,freva (Mussarla, § 236); ilvenezianono'sa'noce',ava

'ape', vida 'vite'; il rovigotto dota, falza, reda 'rete',

sema

'seme'. Il

fenomeno può

incontrarsi anchenel toscanoletterario (romanzo,suora, mogliera,fascia, sala,sementa,falcia)e neidialettidel

Mezzogiorno

{ca-labresetussa'tosse', turra'torre');cfr.§

353-Nella sillabafinaleneolatinaallevocalitoscanee

ed

icorrisponde in Italia settentrionale perlo più e: cfr. in milanese asen, dùdes 'dodici', Urss,

àmen

'uomini',mantes'mantice',tèrmen'termine'.

A

Poschiavosi

trova invecea: cfr.

Man,

dódas,làras,

óman,

màntas,t'erman,fràsan,èsa 'essere',

mòa

'muovere', córa 'correre'(Michael,25}; cfr.ancora,

sempre

a Poschiavo,

ma

'me', sa'sé', sa'se', védas 'tu vedi',

dòrmas

'tu dormi'

(Ìbid.,5o).-Cfr.il§ 148.

144. e

ed

i atonedella sillabafinale nell'Italiameridionale. Nell'e-stremità meridionale dell'Italiaè concepibile solamente -i

come

vocale finale: cfr. il siciliano cantari, cani 'cane', sali 'sale', latti 'latte', misi 'mese', e parimenti il calabrese meridionale meli 'miele', lumi 'lume', pacchi 'vacche', grandi 'grande', vèni 'viene'.

Nei

dialetti salentini si riscontra -i soltanto nella zona tra

Manduria

e Brindisi

-

per esempio

«pi<sapit,

scrivili, turmiri 'dormire', fami, póni lu sóli 'il sole tra-monta', sali, nòtti, dèci, séti 'sete', cantari -, mentre in provincia dt Lecce sidifferenzia-e

da

-i: bène, ave (habet),apre, surde'sorde', sar-di 'sordi', zoppe 'zoppe', zeppi 'zoppi'. Nella Calabriasettentrionale -t si trova ancora soltanto in alcune zone (Acri, Cosenza)

-

per esempio

vtttti'botte',panari'parlare',nuci'noce',pani'pane',suli 'sole'-,dove

i

due

tipi di declinazione 'le noci' e 'le capre'

hanno

di conseguenza la

medesima

desinenza: li nuci, licrapi.

La

maggior partedella provincia

184 i. Vocalismo

di

Cosenza ha

lavocale-e: per

esempio

patte,mèle'miele',lune'lunedì' jote, òje 'oggi', dèce 'dieci', ògne, jire 'andare'; però al plurale patii lumi, tere<heiì, vidi 'tu vedi', misi, èppi 'ebbi'. Più" oltreverso nord

la-*

compare

ancora nel Cilento meridionale: per

esempio

voci'voce' sult 'sole',

mvi

'neve', ròrmi'dorme''.

Al

di sopradellaCalabriaeaset'

toninonedellastrada Taranto-Brindisi inizia lazona

dove

tutte le

voca-lifinali,qualepiùquale

meno,

siaffievoliscono,zona chesiestende verso

nord

sino al confine meridionale del Lazio e sino alle

Marche

meridio-nali: cfr. il napoletano cana 'cane'e 'cani',

fammi

'fame', neva,perda

torra,^

mesa

'mese', mìsa 'mesi', fasuh 'fagiuoli'.

Dopo una

consonante' doppia, l'indebolimento vocalico

può

portare incertezonefinoalla cadu-ta completa (in

Abruzzo e

a Taranto,Napoli e Ischia): cfr. l'abruzzese lati 'latte', veni 'vento', vacch 'vacche', Bellini 'Sellante'; l'ischitano hent 'denti'.

Nei

dialetti abruzzesi -e

ed

-/finali possono cadereanche

dopo una

consonantesemplice: per esempiosai,pòip'pepe',trif'travi'.

Nella Calabriasettentrionalela-ifinalein iato

dopo

ipassaad-eper dissimilazione

-

cfr.ilcalabrese (prov.Cosenza)

mie

<

mini,

tie<tibi-, e lo stesso dicasiperil salentino mie,tie. In alcunezonedella Calabria meridionalela -eatonadella sillabafinalepassa ad-a(Catanzaro,Cerva Pentone,Satriano, Centrache, Simbarioe Stilo): cfr. ilcatanzarese vàia 'vuole',fama,barcuna'balcone', vida'vede', studenta,

noma,

virda 'ver-de',potrà'padre',jocara 'giuocare', nenia 'niente',cocira 'cuocere', ava

'ha',òja

<hodÌe, nda

'ne'. Nella Calabria settentrionale(per

esempio

a

Cosenza

edAcri) questa-epassaad-asolamentenel casoin cuisivenga a trovarein iato

dopo

un'altra vocale: peresempiotriaperla

forma

che altrimentisuona

Ine

'tre',siapersie'sei'<sex,

nua

per

nue

'noi',

pua<

pue

'poi',vua per vue'voi',/

vua

perivue'ibuoi'.

Lo

stesso

fenomeno

si

incontra neldialetto

umbro

di

Gubbio

ediTodi{/pia<pie<piee'piedi') nelle

Marche

(a

Fano

ecc.pia<pie 'piede') e a

Cortona

(i piéa<piée) e nell'antico

romanesco doa

'due',

noa

'noi'(Coladi Rienzo).

A

Ostuni {prov. Brindisi) -e

ed

-i

dopo

lin posizione finale

compa-iono

come

-a: per

esempio

lifilu'ifili',li

mulu

'imuli',sólu'sole',fràulu 'fragole'(plurale di fràula).

'J

n

U

:'v

Ìe

^ente

perlapulemeridionaledell'isola(soli notti,pedi'pie.

de),perchénelnordsiha-e(sole,notte).

§ 145. o ed« atonedellasillaba finaleinItaliacentrale 185

145.

o

ed

u

atonedellasillaba finale in Italiacentrale.

La

Toscana

inposizionefinaleconosce solamente -o{lupo,

dormo,

quando, venduto,

mano)

'

Dopo

leconsonanti l, r,

n

ed

m,

lao finale

può

cadere davanti adun'altraparolache cominciaper consonante,conlaqualelaprimasia strettamentelegata sintatticamente: peresempio quel cane,fi dì ferro,

buon

tempo,pian pianino,

uom

di fiducia; anche

San

Pietroe

Orsammi-chele (orto)

-

nelle quali l'abbreviamento proclitico

ha

colpito pure la

consonante precedente

-

appartengono a questo tipo. Ulteriori irrego-larità

vanno

spiegate casopercaso,per esempio pria(assimilatoalla

fi-naledi poscia),

come

(da

quomodo

et).

Nell'Italia centrale laa meridionale (vinu, quattru) raggiungele vi-cinanzedi

Roma,

siavvicina all'Umbria meridionale e penetranelle

Mar-che meridionali; appare inoltre isolatamente fin nella parte sud della provinciadiGrosseto: cfr.a PitigHano capu,tantu,

dopu

e

ad

Arcidosso santu,itu,cugnatu.

In una

zona alquanto estesa, che dalle

Marche

meridionali (Came-rino, Montefalcone,

Amandola,

Force) attraverso l'Umbria(Assisi, Fo-ligno, Spoleto,Rieti,Terni)vafino allaprovincia dell'Aquila egiungea suddi

Roma

{Nemi,

Genzano,

Albano,Ariccia), le vocalifinali-u ed -o

vengono

distinte piuttosto rigorosamente.

Mentre

-u

compare

nei

so-stantivi che appartengono alla classe latina in-us, si ha invece -o nelle parole che in latino terminano in -0. Presentano inoltre per lo più -o

come

vocale finale quei

nomi

indicanti materie, che perciò sono legati

all'articolo neutro (lo): nelleMarche,peresempio aForce, sidistingue

dunque

fralu

fuku

'ilfuoco', lutimpu'iltempo'el'òjo'l'olio',ditro

'die-tro', pristo(Mengel, 51),e a

Camerino

traloferro, lo bòno,

omo,

vaco 'vado' e lu

munnu

(ibid., 19 sg.);neldialetto

umbro

fraòto'otto'e

cór-pu

'corpo' (Trevi), tralofero'ferro'e lu piettu(Norcia); nel

romanesco

tra òtto, quanno, tengo, dico,pèggio e cardu, fégatu, granu, martiellu, cuorpu (Nemi),etrapètteno 'pettino',

màceno

'macino',

òmo,

mèglioe

annu

'anno',

munnu

'mondo', niru 'nero', mittu 'mettono' (Cervara) (Merlo,

46

e 53). In queste zone ancheladesinenza verbale

-mus

ap-pare

come -mo

(vedemo, lavamo) (cfr.Merlo,

SR

6, 81).

1 La « liguresi estendefino all'estremitànord-occidentaledella Toscana: cfr. a Sarzana fatu 'fatto',coniente,vista,qmnia,data.

*86 i. Vocalismo

146.

o

ed

u

alonedella sillabafinalein Italia settentrionale. Dai te-sti antichilombardirisultachiaramente chelacadutadi -o

ha

avuto ini-zionell'interno della frase, cfr. inBonvesin

no

sont per quel

men bona

(<

no

sonto per quelo

meno

bona), s'alcun villan

no 'm

guarda, e d'al-tra parte in fine di fraseperassetar al desco,

ke mangia

trop ni poco,

quando

tu he mangiao, per

Deo

elha donao, ni

Van

anc cognoscudbo'.

La

vocale finale

non

èperò caduta dappertutto:

mentre

il piemontese,

il lombardo, l'emiliano e il

romagnolo non

conoscono generalmente in posizionefinalené0 néu,illigurehainvece-a

e

ilveneziano-o; cfr.il

li-guregalu'gallo',brasu'braccio'; ilpiemontesegal,bras; il

lombardo

gal, bras;l'emilianogal,bras; ilvenezianogaio,braso'. Il

nome

dellacittà di

Como

vienepronunciato

Com

in dialettolombardo.

A

questa regola ge-nerale bisogna tuttavia porre delle limitazioni: in veneziano la o cade

dopo

nasale semplice (peresempio

zermàn

'cugino', ton'tuono',le

man

'lemani', san 'sano'),il suffisso -arius diventa-er(granèr, fornèr, car-bonèr, pomèr),

mentre

la -oresta conservata

dopo

quelliche

un tempo

erano i nessi gr, dr, tr, per esempio nero, vero (vitrum), San Piero, squero,

Via

laro

(theatrum)

a Pola.

La

vocale finale rimane inoltre conservatainmolte zonedel

Piemonte

edella

Lombardia come

vocaledi appoggio(talvolta

come u

talaltra

come

o)

dopo

gruppiconsonantici che terminano conr,con

« o

con/:cfr.ilpiemontesenegru,neigru,neiru 'ne-ro'; il ticinese negru, neiru; il

lombardo fumo

'forno', corno, infèrno;

ilticinesequatro 'quattro'; e inoltre aPoschiavoaltru, védru,sadru 'sa-zio',ìérklu 'cerchio', aLivigno quatro, altro, cèrclo, verclo 'coperchio', muìclo 'muschio', taladro<

taratrum,

in Valsesia véru 'vetro', pòru 'porro',zanevro, aigru'acero' (Spoerri,408). Infineanchenell'ambiente piemontesee

lombardo

si trovano taluni dialetti,nei quali la conserva-zionedellavocale finalesiverificacon

una

certamaggior frequenza: cfr.

per

esempio

a

Borgomanero

(prov.

Novara) omu,

grassu, subtu, salvu,

mòrtu

^{Contini,

ID

ri, 33 sgg.); nel

lombardo

occidentalefiiiu 'fuso', coldu 'caldo',lardu, osu, rusu 'rosso',

ógu

'occhio', brodu (Busto Arsi-zio), marzu, còrpu, invèrnu, sàbutu, ftdigu 'fegato' (Bienate)*.

A San

1 In provinciadiPiacenzalavaidiNuresuperioreappartieneallazona dove vigeiasituazione linguistica del ligure: cfr.didu, bilu, collu,ttoppu,brùttu,pamdìsu, nostri,,infèrnu brasu 'brac-ciopancheaBorgotaro(prov.Parma)sitrova-u: cfr. fatu,ventu, nóvu,vtilu,meju 'meglio'.

La-unonèdel rutto sconosciutaneppureinIstria: peresempioaFasana Sagù 'faccio' fe-braru, lipidu,neidu'nido' (Ive,141).

$ 147. 0ed u atonedellasillaba finale in Italiameridionale 187

Marino

siincontra

come

vocalediappoggioi,per

esempio

vidri 'vetro', fburni 'forno', inverni 'inverno' (Anderson, 33, 69, 82). In certe zone dellaLombardia,inEmiliaein

Romagna,

in fine diparola vieneinserita

una

a (oppure

una

a debole) nell'ultimogruppoconsonantico, in luogo dellavocalediappoggio: cfr.illombardo,emiliano e

romagnolo

né£ar<

nigru;

l'emiliano e

romagnolo

imvéran 'inverno'; il bergamasco qua-dar'quadro'(cfr.§ 3 38).

-

Il

gruppo

-iofinale

compare

nel dialetto lom-bardo sotto forma di cfr. odi, oli,studi'studio', dubbi, conili 'coni-glio', spazzi, soci, nibbi, navili 'naviglio',Orazzi; cfr. anchekribi<

*cri-é('o<*criblum

'crivello'; il piemontese sibi 'subbio'; l'emiliano subì, e inoltrele pronuncedialettalidei toponimi Intrbbi (Introbio,in

Lom-bardia),

Cuni

(Cuneo,inPiemonte), Cori (Corio,in Piemonte), Mnirbi (Minerbio,inEmilia).

147.

o

ed

u

atonedella sillabafinaleinItaliameridionale. In posi-zionefinalel'estremo suddelMezzogiorno d'Italiaconosce soltanto-a:

cfr. ilsiciliano

manu,

lavu, òttu, fattu,

muru;

ilcalabrese òcchiu, quan-du, tèmpu, scrittu, vivu 'bevo'; il salentino filu, cantu, sacctu '10 so',

qùiddu 'quello', fattu.

Anche

laCorsicainposizionefinale

non

ha cheu

(come

laSardegna): per

esempio

amicu,jornu,natu,celu,

avemu,

sentu.

La

presenza di -u coincidecon quella di -isolamente nell'estremità

me-ridionale(Sicilia,Calabria meridionale, alcunezonenellapenisola salen-tina e in Pugliasettentrionale, Cilento meridionale); nellaCalabria set-tentrionale (prov. Cosenza) e nella penisola salentina siincontra

muru

e linu di frontea

pane

e core.

A

norddella linea Cetraro-Bisignano-Me-lissa (Calabria) e a norddellavia Taranto-Brindisilavocale finalesi

ri-duce per lo più fino ad a: cfr. il lucano casa 'cacio', lupa 'lupo'; il ba-resecalla 'caldo',cundata 'contato',dicha'dico', lietta 'letto'; l'abruzze-semura, vina'vino'.All'internodiquestazona

dove

simanifestail

feno-meno

dellariduzione, che si estende versonordfinoalconfine meridio-nale delLazioe finoalle

Marche

meridionali,si incontranotuttaviadel e località

dove

-a oppure-osonoconservate: cosi,il Cilento

mendiona

e presenta-a(siccu,piettu,suocru, uovu),

mentre

laparte settentrionale dellostesso territorio

{come

anche Ìdialettidellazona intornoaNapoli)

hanno

-o {sicco, russo, muro); ed'altra parte,dentro il

medesimo

terri-torio

dove

si verifica la riduzione di cui discorriamo, vi sono zone che

dopo un

forte gruppo consonantico

perdono completamente

la vocale

i88 i. Vocalismo

della sillabafinale: per esempio ilnapoletanocrapitt 'capretto'; l'ischi tanouoss 'osso',cuorp 'corpo'; iltarantino fatt 'fatto'; l'abruzzesesurt 'sordo',òss'osso', cavali; ilmarchigiano meridionaletiemp 'tempo', att

'gatto'.

Nei

dialettiabruzzesi, nellaPugliasettentrionale, a

Matera

enel dialetto di Tarantola-o

può

andare

completamente

perdutaanche

dopo

consonantesemplice: peresempio inabruzzese fók, fiat, a

Matera

acùt aTarantoaéit 'aceto'.

- Nel

Salentoinluogodella -odel toscanoalla ter-zapersonaplurale del presenteedell'imperfettositrova-e: peresempio cantane (oppure càntene) 'cantano',

^a«^<sapunt,. ndùcene

'porta-no^ inducunt,

passàvane 'passavano', òlene 'vogliono'.

- Sempre

nel

Salento-aè lavocalefinale consuetadella terzapersonaplurale del pas-sato remoto, per esempio cantata 'cantarono', mbrazzara 'abbracciaro-no', partirà 'partirono', ippara 'ebbero', trasira 'entrarono':

può

darsi che

m

questa zona abbia avuto la sua influenza sulla terminazione del perfetto

un

piuccheperfetto cantara<

cantaverant,

esistito

un

tempo.

A

Ernia(Sicilia)

a

finaleche segua

una

precedentevocale diventaa: cfr."

Dia, fratimia 'fratello mio', amìcu tua, patri sua (Cremona, 29); cfr.

Jacopone, maritata 'tuo marito', ant. sen. cognàtoma, cai. fràtitta 'tuo fratello' (cfr. %%

429

e 430).

148.

La

sillaba finaledei proparossitoni. Nell'Italia settentrionale lo sviluppo dei proparossitoni segue, sotto diversi aspetti, delle leggi speciali1.

La

soppressione dell'accentazione sulla terzultima sillaba si è potutaverificarepervia dellasincope

-

per esempionell'emiliano

mun-ga 'monaca'; nel

romagnolo mank

'manico';'nell'emiliano

gùmde,

nel

romagnolo

gòni 'gomito'; nel

romagnolo

tòsk 'tossico', fòrps'forbice', tèvd'tiepido' (cfr. § 138) -; per via dellacaduta della vocale finale

-per esempio nel

lombardo

tòsek, sàbat,

gùmbet

'gomito', pèrsik -; più raramente per via dello spostamento della posizione dell'accento: per esempio nel bergamasco

mèda

'zia'<

àmita.

Perl'ovestdell'Italia set-tentrionale si

può

invecefissare

un

altro principio: nel piemontese

l'ul-timasillaba sivieneaperdere perlo più per apocope;

come

ecoridotta ci resta

una

vocale, cheora

può

essereo (ovvero a), orai, orae; cfr. il

piemontese àsu 'asino', tèrmu,

mèrcu

<

*mercuris

'mercoledì', kèrpu 'carpino', arbu 'albero', frasu 'frassino', Stéu 'Stefano', garòfu, pèntu

' In patte anchenell'Italiameridionale: cfr.S 217.

§ 148. Lasillaba finale deiproparossitoni 189 'pettine', ruzu 'ruggine',

Giacu

'Giacomo';cfr.inoltreper Castellinaldo orgu 'organo',

mangu

'mangano', buraiu 'borraggine'

(AGI

16, 547), ancù'su 'incudine', calisu 'caligine'; per

Ormea

oso 'asino', èrto 'argi-ne', tèrmo, iuvo 'giovane', cartzo 'caligine' (Parodi,

SR

5, 104); con -/

finale,peresempio

mani

'manico',stomi'stomaco', tévì'tiepido',pèrsi, èrpi 'erpice', tósi 'tossico', prèvi 'prete'. Il ligure segue pure in parte questa tendenza: per

esempio

frasciu 'frassino', sabu 'sabato', ase 'asi-no', terme, Stèva,ru'se'ruggine', prive,e dall'altrapartestbmagu, pèr-segu, téviu'tiepido',

Giàcumu, mànegu.

Perquelcheriguardaaltrezone dell'Italiasettentrionale,il

fenomeno

dicuiparla

compare

ancoranel

Canton

Ticino: cfr.inValmaggia salvadì<silvaticus, companadi, fidi 'fegato',

moni<

mònigo, porti 'portico',stomi, mani, tossi'tossico' (Sal-vioni,

AGI

9, 220).

Quanto mai

isolata èla

forma

sabo 'sabato' del ve-nezianoeistriano.

-

Nell'Italiasettentrionale,zonaovest, anchei topo-nimi seguono la legge fonetica predominante: cfr. in

Piemonte

Sèto (Settimo), Càstu (Càstino),

Gaso

(Gassino),

Murèsu

(Millesimo); nel

Canton

Ticino Gironi (Chirònico); in Liguria Sèna (Genova),

Karóda

(Carròdano).

Parte

seconda

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