Campo-basso: cfr. a
Morrone
del Sannio (adovest di Larino) enna quale plu-rale di anna'anno',kenadikana 'cane',ietta di gatta, getta digalla; adAgnone
piela 'pali', kiena 'cani',ma pàmbana
'pampani', trqtta 'tratti'(ZRPh
34,407
sg.).Verso
Occidenteilfenomeno
metaforicoin questio-ne si estende attraverso gliAppennini
finonel Lazio meridionale: cfr.a
Scanno
(prov. L'Aquila) fukana 'il cane', pluralefikena, fu watta 'ilgatto',pluralejiietta; a Castro dèi Volsci(prov.
Roma)
frate 'fratello', pluralefreta; adArpino
(prov. Caserta)è ancora riconoscibilenei verbi ìétsa'tualzi', kiera'tu cadi'.Nei
dintornidiNapoli sitrova insiemeconlametafoniada
a
adIschia,ProridaeGiuglianodiCampania
\22. Metafoniadi a da Ì e da
u
nell'Italia meridionale.Mentre
in AltaItaliae nell'area dialettale abruzzesea simetafonizzasoltantosotto l'influssodi/',inalcunezonenon
moltoestesenei dintornidiNapolie a norddel golfodiGaeta
si ha lametafonianon
solo davanti ad bensì anchedavantiad«. Ilfenomeno
simanifesta più chealtroneidialettidi Ischia, diProcidaedellavicinaterraferma(Monte
diProcida,Pozzuoli).Ecco alcuni esempi presi
da
Forio (Ischia): psana 'asino' e 'asini'(ma
àsana'asina'),r%mma
'ramo'e'rami', tféc 'braccio'(ma
abbracé'le brac-cia'),fefa 'faggio',sfpafa 'sabato',kévala 'caldo',fvata 'alto';da Monte
diProcida: ésana'asino'e'asini'
(ma
asana'asina'),gedda'giallo'(femm.
gadda), fenga'bianco'
(femm.
fanga),enna'anno' e'anni',sekka 'sacco', sfpata'sabato',eka'ago'e'aghi',cakét'cieco'(femm.
cakàt),nes'naso';da Pozzuoli: kaìneta 'cognato'
(ma
kainate 'cognata'), nesa 'naso'(ma
krapa 'capra'),lundena'lontano'e'lontani'(ma
colfemminilelundàna), fetta 'fatto'.A
norddiNapolilametafoniadiquestotipositrovaancoraa Giugliano di
Campania
(tra Napoli e Aversa); senu 'sano', kauderu1 IIrisultatodellametafonianonÈsempree,ieoi: nellazona campano-ahruzzese cheabbiamo citatoper ultima laarestanondirado conservata,mentre davanti adessasi va adinserireunai, cfr.aTrasacco(prov.L'Aquila) eaSanDonato ValCornino(prov. Caserta)ikìans (oppurekjuns)
'icani'(cfr. § 296).- Pernotiziemaggiormente dettagliatesumoltelocalitàdellazonasoggetta a metafonia,cfr.Merlo,Sora, 2J9sgg.
46 i. Vocalismo
'caldaio', kellì 'calli', senti'santi', kesu 'cacio' (cfr. Salvioni,
ZRPh
35,4S8).
Un
po' più anord non
si trovano che tracce isolate della metafoniada
a,accanto allaancora presente metafonia dai. IlVignoliregistraper Castro dei Volsci (a ovest diCassino) frate 'fratello' (pi. freta),kavàh
'cavallo' (pi.kaveh),fava(pi.fava), kenta 'tucanti'
(ma
conla iapers.kanta),perla 'tu parli'(iapers.parta)
(SR
7, 126). Prescindendodaito-ponimi,cristallizzatisi(Kestra'Castro',PuzzaSanta
Tummesa
)nellafor-ma
in cui tuttorasisentonocomunemente
pronunciaredagli abitantipiù anzianidellazona,la metafonia provocatadau
si manifesta soltantoin alcuni verbi,alla 3" personapluraledel presente: feti 'fanno',deu
'dan-no', steu 'stanno', eu 'hanno'.La
situazione appare analoga adArpino
(anorddiCassino): lametafonia provocata da
u
sitrovaancoraafianco di quella normaleda
i (pierh 'tu parli', kiena'tupiangi', Usa 'tu alzi'),soltanto nella 3"personaplurale delpresente {tisana'alzano').
23. Sviluppodiadavanti a
una
nasale. Iltimbrodi arestageneral-mente immutato
nelle zone dell'Italiasettentrionale, nellequali le vo-calidavanti anasale sinasalizzano(cfr.sull'argomentoil § 305)(pa op-purepan
'pane'). Però ci sono dei dialetti in cui la nasale susseguentepuò
portare aduna
palatalizzazione.Già
in testi dell'anticoromagnolo
laa sotto accentosi
muta
in edavantiad»finale ead» più consonante.Il
«Pulon Matt»
dàmen,
pien, Zulien, Bastien, tent 'tante', stenda 'stanza' (SchùrrI, 44). Per lo sviluppo di cui stiamo parlando sono si-gnificativisoltantoicasidi a davanti ad n più consonante, dato che ain posizionelibera negliodiernidialettidellaRomagna
passageneralmenteade(§
19); edunque
per esempioilbolognese biànk oppurebifk 'bian-co',fienk 'fianco', gemba,kuarenta,"sìnkuenta;esempi perSan
Marino:cinquanta,kent 'canto',pentsa'pancia',pienta.
Questo fenomeno
è sco-nosciuto nel territorioemilianoad occidente del Panaro.Ilpassaggio ade si
ha
nellemedesime
condizionianche indiverse zo-ne dell'ambiente dialettale lombardo: a Busto Arsizio (anord-ovest di Milano) troviamo, secondo le asserzioni del Salvioni (50),pen
'pane',ken
'cane',domen,
Milen,gren 'grande',gembi
'gambe', sengi 'sangue',mendan
'mandano', almenco, tento'.Una
situazione del generesipre-1 Sembracheil dialettoodiernononconosca più questopassaggio; l'Azimoiiti registrandsuo
«Linguaggio bustocco»càa,àumàn, gamba,grandu, magnati,sangui, ecc.
§ 23. Sviluppodiadavanti aunanasale 47
senta anche nel territorio fra il lago di
Lugano
e il lagodiComo,
per esempio in vai d'Intelvi: tent, kuent, kenta,grent, fienk, menga, g\m-ba,ken,men,
sen (Merlo,ID
8, 266).Alquanto
diversesembrano
inve-celecondizioninelle qualia davanti a nasale diventaa nel territorio diVoghera
(prov. Pavia): ilBertoni(60),dàcome
esempirana,mànja
'ma-nica',ànma, kàmp,
gamba.Ad Antona
(a oriente diMassa) nelle AlpiApuane,
vale adire nell'estrema punta nord-occidentale dellaToscana,ho
verificato il passaggio di a>e davanti a nasale libera e a nasale più consonante.Inquesta zona,lavecchia generazionepronunciauna
vocale nasalizzata che sta fra aed
ò aperta e che richiamaallamente
nel suo timbro caratteristico la vocale mediolinguale a delrumeno;
Ì fanciulli invecepronuncianouna
eben
chiara: cfr.fema,lena,enna,lempa,sala-mandra.
Non
è del tutto chiaro in quali circostanze a davanti anasale sia di-ventataàu.Meyer-Lubke
(§ 75)registraperTrino(prov. Vercelli)sàunt 'santo' e collega a questosviluppo quello stesso cheabbiamo
nellaco-lonia gallo-italiana di San Fratello (Sicilia),
dove
'lana'compare come deuna
(AIS, 1077), 'campane'come
kampeuni. In questo euMeyer-Lùbke
ritiene di riconoscere ilprimo
grado verso quellae checompare
per a accentata in posÌ2Ìone libera e in posizione chiusa nella colonia gallo-italiana diNovara
(Sicilia)(dogliesempi secondolamia
notazionesulluogo):
kf
'cane', l§ 'lana', seu 'sano',meu
'mano',tempra
'zampa\Può
darsicheanche adAntona (come
pureforse nelle altrezone)sia ori-ginariamente esistitoun
precedenteàu. Tale sviluppo ricordaun
po' ilpassaggiodiaad au(>eu) davanti anasale ilquale si manifesta nel dia-letto deiGrigioni, per
esempio
launaovvero leuna'lana1.In
dialetti abruzzesi, per esempio aPalmoli in provincia di Chieti (punto658
dell'AIS), davantia nasale sihailmedesimo
passaggioad
aicheè caratteristicodel francese{pain, maìn):
kambaina
'campana',mi-ma
'ramo',maina
'mano',kaima
'loppa' ('cama').Nel
dialettopugliesedi Molfetta(prov. Bari) lamutazione diasotto accentoèprovocatanon
soltantodauna
nasaleseguente, bensì ancheda una
precedente: cfr. fandèna 'fontana', kèna 'cane',èma
'amo', ènns, 'anno',ffèmma
'fiamma', affènna 'affanno', bèna 'bagno', nèsa 'naso', stame 'stimare', kanèla 'canale',mèrza 'marzo',e invecelava,fava,paga 'pagare', pala'pala'(Scardigno,24 sgg.).La
nasaleproduce ilmedesimo
effetto nei dialetti calabresi ad orientedi Cosenza (Aprigliano,
Mango-ne, Cellara, Belsito,
San Giovanni
in Fiore, Spezzano Piccolo,ecc.): il48 i. Vocalismo
suono cheinquestazonaoriginadaasitrovacirca a
metà
strada frauna
a nasalizzataed
una ò
apertanasalizzata ericorda(come
ilrisultato fone-tico suddetto diAntona)
la vocale mediolingualeà delrumeno,
che noi trascriviamo con a.Ecco
alcuni esempi: lana, pane, pantànu, fame, pi-gnòla, nàsu,marti 'martedì',mànu.
Sulla velarizzazione di
a
davanti a nasale (nell'Ossola gròn 'grano';inValsesiarona 'rana'),cfr. § 18.
24. Palatalizzazione diadavanti
ad
1 ed rp/« consonante.Nei
dia-letti dell'Italia settentrionale e centrale si verificano certi casi chepre-suppongono una
ldi colorito palatale, incontrapposizione alfenomeno
cheabbiamo
esaminato nel § 17, ilquale presupponevauna
pronuncia velaredil. Ilpassaggiodiaade è diffusissimo nelleformecorrisponden-ti ad'alto'. Peritempi antichi già è
comprovato
elto nell'antico dialettopadovano
(in Ruzzante: cfr. Wendriner, 6) e nei testi lucchesi antichi(AGI
16,441);PAIS(786)
attestapeidialettimoderni
elioper Caraa-iore nella Versilia (anord di Lucca) edertaoppure
etti peridialettili-guri.
A me
constadainchieste personalielfoaStazzema(Versilia)e inol-treindiverselocalitàdellaGarfagnana(Gorfigliano,Vaglidi Sotto, Cor-zanico, Casoli,Agliano),come
pure nell'Appenninopistoiese(Sambuca:elto); a Corzanico (Garfagnana) si dice anche
mi
eliso 'mi alzo'. Nellecampagne
intorno aMilano
è conosciuta laforma
èlbor 'albero'; nella zonadiRovigo abbiamo
èlto;aBorgotaro(Parma
)ètri'altri'; neidialetti còrsisitrova èlbidru 'corbezzolo'(<albitru). Ilpassaggiodi altus>elto èesattamenteilcorrispondente dello sviluppodell'italiano settentriona-lealtus>olt,conladifferenzachenelcasoinquestione devepresupponi
lapronunciapalatale della/preconsonantica, la quale del restosi deve
ammettere
anchenel caso dello sviluppo di alteru>altro, volta>volta neidialetti italiani centralie settentrionali(cfr. § 244).Va
qui ancheilcòrso èlpa 'monte', 'altura'
=
lunig. alpa 'montagna' ('alpe').Con
que-sto sviluppoè collegatonelmodo
piùstrettoilpassaggiodia>edavanti ad rpiù consonante: per l'antico piemontese è attestato erbo 'albero'(Monaci 146
3, 68), perl'anticogenovese ìnderno 'indarno' (ibid. 1432,17), per il bergamasco medievale erbor. I dialetti
moderni
presen-tano: erba'albero' inPiemonte
e Liguria (AIS, 533), ker'carro'in di-verse parti delPiemonte
(AIS, 1223), gèrb 'buco' (=
lig. garbo) nelPiemonte
meridionale, erku'arco' inLiguria(ibid., 373),kerpu'carpi-§ 25. Palatalizzazioneprovocatadaunaprecedentepalatale 49 ne' in
Piemonte (ID
1, 116), sternainLiguria (Bertoni, 57), ersu 'argi-ne' nel dialettogenovese, erzo'argine'neldialettopiemontesediOrmea
(Parodi,
SR
5, 93), tert 'tardi' nel dialettoromagnolo
e nella regione dell'Ossola (AIS, 1652), berba nella toscana Versilia (FI 2, 244).Nel
dialetto di
Parma
siha$rva'apre',guèrda'guarda',marcièrten 'marciar-tene',ma
marciar, far,andar. Si trovano poi kèrne, bèrka, lèrgu, pèrte, èrma, quèrtu, bèrba,èrca, tèrdu, èrcu,Sèrdu ancheinalcunidialetti del-laCorsicasettentrionale(particolarmentenellazonadiBastia),ed anche in questocaso il passaggio di a>e deve averecome
condizione cheun tempo
lardavanti aconsonante avevacarattere palatale; delresto que-sto fattoviene provatodaaltridialetti(peresempioin Liguria),dove
la rdavanti aconsonante passapersinoad/: cfr.illigure àiku'arco' (cfr.§ 263).
In
tutt'altra maniera sono da considerare il lucchese merco, ilsicilianomercu, il calabrese mercu, miercu 'marchiodegli animali', che risalgono algermanico
merken (REW,
5533).25. Palatalizzazioneprovocata
da una
precedentepalatale. Ilfeno-meno
si manifesta in Italia inmodo
del tutto sporadico: lo troviamo nel dialettoromagnolo, peresempio
in pis(ovveropfis) 'piace' (Schiirr II, 184},e inoltre in alcuni dialettidelCanton
Ticino. Salvioni registra(AGI
9, rcjs) perCarvegno
e Val diCampo
i seguenti esempi: kferta 'carta', gel 'gatto', ceu 'chiave', fied 'fiato', piajé 'piegare', tajé, bone, kenti{< kjenti)'tu canti'.Lo
stessoSalvioni citapiènta'pianta' epientà'piantare' per il milanese(47).
Le forme
piezza, piettu 'piatto', pientu 'pianto' del dialetto còrso settentrionale saranno da ascrivere a questotipo.
Anche
lacolonia gallo-italianadiSanFratello(Sicilia)partecipa alpassaggiodiaade
dopo
consonantepalatale: cfr.kferta'carta',kfen 'ca-ne', kjémara 'camera', kjesa 'cassa', skjela 'scala', cjem 'chiamo', gjet 'gatto',gjema'gamba', gjeu'gallo'.Nel
territorio ticinese(in vai Misoc-co)ladesinenza-aredell'infinitopassa adequando
lasillabaprecedente contieneuna
vocale della serie palatale (cfr. § 19): filf 'filare',£dé
'ge-lare',però lava,portà(ID
9, 46). In maniera del tutto analogala desi-nenza -are dell'infinitopassaad/(cfr. al§ 21 icasi in cuiquesta /èil risultato diuna
a metafonizzata) neldialettoabruzzesediBellante(prov.Teramo)
qualorala sillabaprecedente contengauna
i-
per esempiofM
'filare', tari 'tirare', fatiji 'faticare', affetti'affittare' -,mentreinquesta zona ilrisultatonormale delladesinenzadell'infinito è e {pot§'potare',
jo i. Vocalismo
mané); qui invero anche
una
precedentea produce ilmedesimo
effetto metafonizzante, peresempio
ssii'sudare', pattsi 'puzzare',Isstrì 'lustra-re'(AIS,608). L'influsso diuna
precedentepalatalenell'Abruzzo meri-dionaleè attestatoperildialetto diAgnone
(prov.Campobasso):-
cfr.pieca 'piace', fatejé 'faticare', lenna 'ghianda', kjenda 'pianta', sekka
'fiacco',
semma
'fiamma'-
dicontro alnormale sviluppodialiberache diventa eà {deàtd'dato',krapeà'crepare')oppure uó quando
visiauna u
precedente (peresempiojaruó'giurare', cfr. % 18) (cfr. Ziccardi,ZRPh
34, 406-8).
-
Circalaforma umbra
piettsa'piazza',cfr. $ 19; circa quel-laaretinaed elbana pieneree quellacòrsapiettsa,cfr. § 15.26. Passaggio dia
ad
e inposizionechiusa.A
prescinderedallamu-tazione, nel dialetto romagnolo,di a in edavanti
ad
r oppure ad /più consonante (cfr. § 19), e dai casi cheabbiamo
esaminato nel § 24, vi sono delle zone nelle quali questo passaggiodi a ad e si effettua inun
ambito ancora più vasto, oppurepersinocome norma
generale in posi-zionechiusa.Quanto abbiamo
detto vale periterritorialpinidellaLom-bardia,per
esempio
perlavaiLeventina,dove
lamutazioneèlegataalla posizione precedenteuna
sonante più un'altra consonante: en 'anno', grent 'grande', gemba, sent 'santo', berba, erbru 'albero', lerk 'largo', perii 'parlo' (cfr. Sganzini,ID
1,200
sg.).NellaticineseOlivone{vai di Blenio)lamutazione inparolaè ancora più estesa: cfr.(secondoPAIS) kemp,
pesta 'pasta', gela 'gatta', veka Vacca', kavela 'cavalla'. Per l'A-bruzzosipuò
citareildialettodiBellante(prov.Teramo): cfr.gett 'gat-ta', 'gallo',kerr'carro',vekk
'vacca',kemp,
kavelte'cavalla',tseppa, blenk'bianco',flemma
'fiamma'(punto608
delPAIS).27.
Lo
sviluppodiaquae aquila.La forma
volgareacquaviene bia-simata già nella «Appendix
Probi»; si trattadunque
diun
allungamen-to della consonante precedente, verificatosi sotto l'influssodella vocale in iato. Questa pronuncia corrisponde a quelladi acqua, normale nel-l'Italia centro-meridionale, inconcordanza con nocque (nocuit),piac-que
(placuit). Per l'Italia settentrionale bisogna prender lemosse
daaqua
(akua); questa formaha
portatocome primo
stadio a *aiwa, e di qui si spiegano leforme
dei dialetti siaantichi che moderni: antico ge-novese, anticolombardo, antico veneto aigua; antico piemonteseaiva;§ 28. Sviluppodi/nellalinguanazionale 51
ligureaigua (eigua,eguà); piemonteseèva; trentino aiva (ega).
-
In Si-ciliaindialetti isolatisitrovano tracce diun
altrosviluppo,in cuisi rico-nosce ilpassaggiodellavocalein iato nellasillabaradicale.Come forma
di base
dobbiamo
fissare *aucuaoppure
*aucca\ a queste si ricollegano leattualipkka
(Villalba, Casteltermini),okkua
(Naro),avàkua (Calasri-betta); inoltre a Nicosia, colonia gallo-italiana, eugua. Per ciò che con-cernelosviluppodi aquila, in Italia lavocale tonica si è palatalizzata(come
peresempiosi presenta nel franceseaigle)soltantoincasidel tut-toisolati: cfr. jékula nella colonia gallo-italianadi PiazzaArmerina
in Sicilia(REW,
582),aigul 'avvoltoio' aPoschiavo(Michael, 42).Al
con-trario, lavocale tonicaapparevelarizzata nellaforma
ógola (che risaleaun
anteriore *aucula) nei dialetti della Valtellina superiore (Bormio, Livigno, Valfurva), costituendouna
concordanzadegna
di nota conlaforma
pia deldialetto deiGrigioni (Mùnstertal) (Schorta,§ 24).28. Sviluppo di l nella lingua nazionale.
La
ì latina resta intatta in qualsiasiposizionesia nellalingua nazionale siaingenerale anchenei dialetti toscani; vite, fico, lima, nido, filo, dice, figlio, mille, scritto, cinque.In alcuni casi
abbiamo
dei disturbi nelvocalismo originario: in luo-go difrlgidus
è subentrato già nel latino volgare (almeno in parte) frlgidus, a causa diuna
sincope (frigdus) che ha provocato l'abbre-viazione inposizione chiusa (cfr.lordo, § 34);da
questaformasiha
l'i-talianofreddo. Il toscano
mezzo
'fradicio' presupponecome
basenon
*mitius
bensì*mètius,
con vocalismo osco (Jaberg, «FestschriftGauchat
», p. 60),mentre
i dialettisettentrionali(peresempio
il vene-zianomizzo)presentano ancora conservatalatoriginaria.Un
vocalismo osco(elexinvecediìlex) sembraessereallabase anchedell'italianoelee-
dicontroalsardotliii, ilquale invece presuppone ilex-
e deltoscano stégola 'stivadell'aratro'(<*steva
invecedi stiva)'.La
differenzachec'è nellavocale tonica fra iltoscano fégato (la quale
forma
presupponeuna
ìoppure una
è) e lo spagnolo h'tgado (cfr. anche illombardo, pie-montese, emiliano f'tdik, il venezianofigào) risale probabilmente all'in-flusso della forma grecaoww-còv
su quella latinizzata dalla grecain f1-catum
(Wartburg,FEW
3, 492),inquantolagrecau è stata resacont.' Unaltropuntodi vistasu élexedìlexèquellosostenutodal Bertoldi (AGI31,90).
52 i. Vocalismo
Sulle
forme
veneziana deo,umbra
deto, toscana dito, ligure din,pie-montese
dì 'dito', che a volte continuanodìgitus
e a voltedìgitus
(oppure dltus), cfr. § 49.29.
Mutazione
spontaneadiIine. Nelle zonefuori dellaToscana
/resistedappertutto
molto
energicamente:dove
siverificassero delle alte-razioni,sarannodidatarecente. Ilpassaggiodi ;ad enon
è sconosciuto in alcunidialettidelleMarche: cfr.per esempioaCupra
Marittima ga-fe»3'gallina', véfrs 'vipera', ve'vino'; aMassignano deh
'dico', véfars,jrméka
'formica'; a Patrignone kaméla, deéa, skreva(Neumann-Spal-lart, 18). Piùa sudlamutazione siincontrainterraferma solodel tutto sporadicamente: perl'anticoviterbeseè
documentato
dece'dice',premo
'primo'. Forse anche l'anticoperugino ha conosciuto questo
fenomeno
(dece'dice',desse'disse') (cfr. Monaci,RJ
1, 133). PerlaCalabria pos-sodarprovadi talepassaggioperdue
località (Serra d'Ajelloin provin-cia di Cosenza e Cropani in provincia di Catanzaro): lenu, lema, helu'filo',lera,vele,mulenu,
beku
'fico'.Ilfenomeno
è inoltreestesonel cen-tro della Sicilia,dove una
zonapiuttosto vasta (Caltanissetta, Calasci-betta, Villalba,Barrafranca,San
Cataldo) presentae. alposto di i: lera, verni,materni, deci'dice',melli'mille',veti'vite',maretu,arreva.Il pas-saggio resta invero limitato, secondoaccurateverifiche, ai casi{almeno nei punti Villalbae Calascibetta dell'AIS) in cui vi siauna
-ìouna
-a finale, per esempioneku
'piccolo'(femm.
nìka), ptrnecì 'pernice', veti 'vite', peròlira,vita,arriva'. Ilpassaggiodi* >eprocedeparallelamentealpassaggio di
u >o
(cfr. §37)Ìn
Siciliae nellazonadel dialetto roma-gnoloe marchigiano.La forma *glére
(camp,alerà,abr. kalera),molto
diffusanell'Italiameridionale invecedi gllre 'ghiro',potrebbe presup-porre
un
vocalismo osco(§ 28) ovenon
si riportipiuttosto aduna
fles-sione glls, gllris.
30.
Mutazione
diì in e in particolari circostanze.La
mutazione di iva.e davantia nasalesi estendeinuna
vastazonadei dialetti emiliano eromagnolo: nelromagnolo
sipuò documentare
findal xvi secolo(cfr.1 AncheadAdrano(Siciliaorientale)siconosceunaeincondizionatainluogodi(,peresempio lema, vpiu, tacenti 'grappolod'uva',seta, tela, corrispondential sicilianolima, vinu, ratina, sila, fila (cfr.Samangelo,AGI16,479sgg.).
*
S 31. Dittongazionediì 53
nel «
Pulon Matt
» fen'fine',ztaden 'cittadino',prem
'primo' (SchiirrI, 49). In corrispondenzacon tale fatto, oggi nei dialetti emilianie roma-gnolisidice vena,lema, spena,marena, matena, venoppure
ve; laqua-litàdellavocaleoscillafrapronuncia apertae chiusa.
In
epocapiùantica pareche ilfenomeno
abbia abbracciatoanchevasti territoridellaLom-bardiaedesso sitrovaancora oggi alquantodiffusoneidialettilombardi orientali (particolarmente nelbergamasco: lema),
ma
sipuò
provare la suaesistenzaancheinzonepiùadoccidente(Cremona,Guastalla,Busto Arsizio);può
citarsi perBusto Arsiziolen 'lino', padréh 'padrino', ku-ién'cugino', bas"én 'bacino'. Allostessomodo
ildialetto gallo-italiano diNovara
(Sicilia)ha vèu'vino',leu'lino'. Inoltresiha
e inposizione chiu-sa e infinalediparola(in seguito alla abbreviazionedellavocale ossito-na) nell'Emiliaorientale,nel dialettoromagnolo
e nel bergamasco: cfr.in
romagnolo
res'riccio',vena'vigna',senkw
'cinque', grel'grillo',vest, spel, des 'disse',maré
'marito', dé 'giorno', Furie; in bolognese parte 'partito', scrett'scritto', meli 'mille'; inemilianoké 'qui', vena; inber-gamasco
res 'riccio', ena'vigna', dé 'giorno'.A
questo tipoappartengo-no
anche dei casi con allungamento secondario della consonante, chehanno
provocato l'abbreviamentodellavocaletonica,peresempioil bo-lognese vet 'vite', vela 'vita',prema
'prima',dek
'dico' (cfr. $ 222)'.„ Anche
nelleMarche
si trovain posizione finale aksé 'così', £é 'andare'jj£
('gire'), lé'IV; dalle
Marche
ilfenomeno
si estendeintracce isolate fino inUmbria
settentrionale: cfr. aCittàdi Castellodé 'giorno' (SchùrrII, K 91 eReinhard, 198).Anche
inToscana
(Garfagnana)abbiamo
qualche esempio di propaggine del tipo emiliano:de
'giorno', tséo, tséa(Vagli di Sotto).-
In alcuni dialettidella Sicilia e della Calabria meridionale risultaèdall'incontro di/cona: cfr.ilsicilianoorientale(prov. Catania) zè 'zia',sarristè'sacrestia',Mascalucè'Mascalucia'; ilcalabresemeridio-X
naie zèsa'suazia',partèmu
<partiamu'partivamo',trovarèmu<trovaria-£ mu
'troveremmo'.&
31. Dittongazione di 1.
Nel
dialetto bolognese si trovail dittongo31. Dittongazione di 1.