• Non ci sono risultati.

Verso sud il fenomeno si può seguire fino alla provincia di Campo-

Campo-basso: cfr. a

Morrone

del Sannio (adovest di Larino) enna quale plu-rale di anna'anno',kenadikana 'cane',ietta di gatta, getta digalla; ad

Agnone

piela 'pali', kiena 'cani',

ma pàmbana

'pampani', trqtta 'tratti'

(ZRPh

34,

407

sg.).

Verso

Occidenteil

fenomeno

metaforicoin questio-ne si estende attraverso gli

Appennini

finonel Lazio meridionale: cfr.

a

Scanno

(prov. L'Aquila) fukana 'il cane', pluralefikena, fu watta 'il

gatto',pluralejiietta; a Castro dèi Volsci(prov.

Roma)

frate 'fratello', pluralefreta; ad

Arpino

(prov. Caserta)è ancora riconoscibilenei verbi ìétsa'tualzi', kiera'tu cadi'.

Nei

dintornidiNapoli sitrova insiemecon

lametafoniada

a

adIschia,ProridaeGiuglianodi

Campania

\

22. Metafoniadi a da Ì e da

u

nell'Italia meridionale.

Mentre

in AltaItaliae nell'area dialettale abruzzesea simetafonizzasoltantosotto l'influssodi/',inalcunezone

non

moltoestesenei dintornidiNapolie a norddel golfodi

Gaeta

si ha lametafonia

non

solo davanti ad bensì anchedavantiad«. Il

fenomeno

simanifesta più chealtroneidialettidi Ischia, diProcidaedellavicinaterraferma

(Monte

diProcida,Pozzuoli).

Ecco alcuni esempi presi

da

Forio (Ischia): psana 'asino' e 'asini'

(ma

àsana'asina'),

r%mma

'ramo'e'rami', tféc 'braccio'

(ma

abbracé'le brac-cia'),fefa 'faggio',sfpafa 'sabato',kévala 'caldo',fvata 'alto';

da Monte

diProcida: ésana'asino'e'asini'

(ma

asana'asina'),gedda'giallo'

(femm.

gadda), fenga'bianco'

(femm.

fanga),enna'anno' e'anni',sekka 'sacco', sfpata'sabato',eka'ago'e'aghi',cakét'cieco'

(femm.

cakàt),nes'naso';

da Pozzuoli: kaìneta 'cognato'

(ma

kainate 'cognata'), nesa 'naso'

(ma

krapa 'capra'),lundena'lontano'e'lontani'

(ma

colfemminilelundàna), fetta 'fatto'.

A

norddiNapolilametafoniadiquestotipositrovaancora

a Giugliano di

Campania

(tra Napoli e Aversa); senu 'sano', kauderu

1 IIrisultatodellametafonianonÈsempree,ieoi: nellazona campano-ahruzzese cheabbiamo citatoper ultima laarestanondirado conservata,mentre davanti adessasi va adinserireunai, cfr.aTrasacco(prov.L'Aquila) eaSanDonato ValCornino(prov. Caserta)ikìans (oppurekjuns)

'icani'(cfr. § 296).- Pernotiziemaggiormente dettagliatesumoltelocalitàdellazonasoggetta a metafonia,cfr.Merlo,Sora, 2J9sgg.

46 i. Vocalismo

'caldaio', kellì 'calli', senti'santi', kesu 'cacio' (cfr. Salvioni,

ZRPh

35,

4S8).

Un

po' più a

nord non

si trovano che tracce isolate della metafonia

da

a,accanto allaancora presente metafonia dai. IlVignoliregistraper Castro dei Volsci (a ovest diCassino) frate 'fratello' (pi. freta),

kavàh

'cavallo' (pi.kaveh),fava(pi.fava), kenta 'tucanti'

(ma

conla iapers.

kanta),perla 'tu parli'(iapers.parta)

(SR

7, 126). Prescindendodai

to-ponimi,cristallizzatisi(Kestra'Castro',PuzzaSanta

Tummesa

)nella

for-ma

in cui tuttorasisentono

comunemente

pronunciaredagli abitantipiù anzianidellazona,la metafonia provocatada

u

si manifesta soltantoin alcuni verbi,alla 3" personapluraledel presente: feti 'fanno',

deu

'dan-no', steu 'stanno', eu 'hanno'.

La

situazione appare analoga ad

Arpino

(anorddiCassino): lametafonia provocata da

u

sitrovaancoraafianco di quella normale

da

i (pierh 'tu parli', kiena'tupiangi', Usa 'tu alzi'),

soltanto nella 3"personaplurale delpresente {tisana'alzano').

23. Sviluppodiadavanti a

una

nasale. Iltimbrodi aresta

general-mente immutato

nelle zone dell'Italiasettentrionale, nellequali le vo-calidavanti anasale sinasalizzano(cfr.sull'argomentoil § 305)(pa op-pure

pan

'pane'). Però ci sono dei dialetti in cui la nasale susseguente

può

portare ad

una

palatalizzazione.

Già

in testi dell'antico

romagnolo

laa sotto accentosi

muta

in edavantiad»finale ead» più consonante.

Il

«Pulon Matt»

men,

pien, Zulien, Bastien, tent 'tante', stenda 'stanza' (SchùrrI, 44). Per lo sviluppo di cui stiamo parlando sono si-gnificativisoltantoicasidi a davanti ad n più consonante, dato che ain posizionelibera negliodiernidialettidella

Romagna

passageneralmente

ade(§

19); e

dunque

per esempioilbolognese biànk oppurebifk 'bian-co',fienk 'fianco', gemba,kuarenta,"sìnkuenta;esempi per

San

Marino:

cinquanta,kent 'canto',pentsa'pancia',pienta.

Questo fenomeno

è sco-nosciuto nel territorioemilianoad occidente del Panaro.

Ilpassaggio ade si

ha

nelle

medesime

condizionianche indiverse zo-ne dell'ambiente dialettale lombardo: a Busto Arsizio (anord-ovest di Milano) troviamo, secondo le asserzioni del Salvioni (50),

pen

'pane',

ken

'cane',

domen,

Milen,gren 'grande',

gembi

'gambe', sengi 'sangue',

mendan

'mandano', almenco, tento'.

Una

situazione del generesi

pre-1 Sembracheil dialettoodiernononconosca più questopassaggio; l'Azimoiiti registrandsuo

«Linguaggio bustocco»càa,àumàn, gamba,grandu, magnati,sangui, ecc.

§ 23. Sviluppodiadavanti aunanasale 47

senta anche nel territorio fra il lago di

Lugano

e il lagodi

Como,

per esempio in vai d'Intelvi: tent, kuent, kenta,grent, fienk, menga, g\m-ba,ken,

men,

sen (Merlo,

ID

8, 266).

Alquanto

diverse

sembrano

inve-celecondizioninelle qualia davanti a nasale diventaa nel territorio di

Voghera

(prov. Pavia): ilBertoni(60),dà

come

esempirana,

mànja

'ma-nica',

ànma, kàmp,

gamba.

Ad Antona

(a oriente diMassa) nelle Alpi

Apuane,

vale adire nell'estrema punta nord-occidentale dellaToscana,

ho

verificato il passaggio di a>e davanti a nasale libera e a nasale più consonante.Inquesta zona,lavecchia generazionepronuncia

una

vocale nasalizzata che sta fra a

ed

ò aperta e che richiamaalla

mente

nel suo timbro caratteristico la vocale mediolinguale a del

rumeno;

Ì fanciulli invecepronunciano

una

e

ben

chiara: cfr.fema,lena,enna,lempa,

sala-mandra.

Non

è del tutto chiaro in quali circostanze a davanti anasale sia di-ventataàu.

Meyer-Lubke

(§ 75)registraperTrino(prov. Vercelli)sàunt 'santo' e collega a questosviluppo quello stesso che

abbiamo

nella

co-lonia gallo-italiana di San Fratello (Sicilia),

dove

'lana'

compare come deuna

(AIS, 1077), 'campane'

come

kampeuni. In questo eu

Meyer-Lùbke

ritiene di riconoscere il

primo

grado verso quellae che

compare

per a accentata in posÌ2Ìone libera e in posizione chiusa nella colonia gallo-italiana di

Novara

(Sicilia)(dogliesempi secondola

mia

notazione

sulluogo):

kf

'cane', l§ 'lana', seu 'sano',

meu

'mano',

tempra

'zampa\

Può

darsicheanche ad

Antona (come

pureforse nelle altrezone)sia ori-ginariamente esistito

un

precedenteàu. Tale sviluppo ricorda

un

po' il

passaggiodiaad au(>eu) davanti anasale ilquale si manifesta nel dia-letto deiGrigioni, per

esempio

launaovvero leuna'lana1.

In

dialetti abruzzesi, per esempio aPalmoli in provincia di Chieti (punto

658

dell'AIS), davantia nasale sihail

medesimo

passaggio

ad

ai

cheè caratteristicodel francese{pain, maìn):

kambaina

'campana',

mi-ma

'ramo',

maina

'mano',

kaima

'loppa' ('cama').

Nel

dialettopugliesedi Molfetta(prov. Bari) lamutazione diasotto accentoèprovocata

non

soltantoda

una

nasaleseguente, bensì anche

da una

precedente: cfr. fandèna 'fontana', kèna 'cane',

èma

'amo', ènns, 'anno',

ffèmma

'fiamma', affènna 'affanno', bèna 'bagno', nèsa 'naso', stame 'stimare', kanèla 'canale',mèrza 'marzo',e invecelava,fava,paga 'pagare', pala'pala'(Scardigno,24 sgg.).

La

nasaleproduce il

medesimo

effetto nei dialetti calabresi ad orientedi Cosenza (Aprigliano,

Mango-ne, Cellara, Belsito,

San Giovanni

in Fiore, Spezzano Piccolo,ecc.): il

48 i. Vocalismo

suono cheinquestazonaoriginadaasitrovacirca a

metà

strada fra

una

a nasalizzataed

una ò

apertanasalizzata ericorda

(come

ilrisultato fone-tico suddetto di

Antona)

la vocale mediolingualeà del

rumeno,

che noi trascriviamo con a.

Ecco

alcuni esempi: lana, pane, pantànu, fame, pi-gnòla, nàsu,marti 'martedì',

mànu.

Sulla velarizzazione di

a

davanti a nasale (nell'Ossola gròn 'grano';

inValsesiarona 'rana'),cfr. § 18.

24. Palatalizzazione diadavanti

ad

1 ed rp/« consonante.

Nei

dia-letti dell'Italia settentrionale e centrale si verificano certi casi che

pre-suppongono una

ldi colorito palatale, incontrapposizione al

fenomeno

che

abbiamo

esaminato nel § 17, ilquale presupponeva

una

pronuncia velaredil. Ilpassaggiodiaade è diffusissimo nelleforme

corrisponden-ti ad'alto'. Peritempi antichi già è

comprovato

elto nell'antico dialetto

padovano

(in Ruzzante: cfr. Wendriner, 6) e nei testi lucchesi antichi

(AGI

16,441);

PAIS(786)

attestapeidialetti

moderni

elioper Caraa-iore nella Versilia (anord di Lucca) ederta

oppure

etti peridialetti

li-guri.

A me

constadainchieste personalielfoaStazzema(Versilia)e inol-treindiverselocalitàdellaGarfagnana(Gorfigliano,Vaglidi Sotto, Cor-zanico, Casoli,Agliano),

come

pure nell'Appenninopistoiese(Sambuca:

elto); a Corzanico (Garfagnana) si dice anche

mi

eliso 'mi alzo'. Nelle

campagne

intorno a

Milano

è conosciuta la

forma

èlbor 'albero'; nella zonadi

Rovigo abbiamo

èlto;aBorgotaro

(Parma

)ètri'altri'; neidialetti còrsisitrova èlbidru 'corbezzolo'(<albitru). Ilpassaggiodi altus>elto èesattamenteilcorrispondente dello sviluppodell'italiano settentriona-lealtus>olt,conladifferenzachenelcasoinquestione deve

presupponi

lapronunciapalatale della/preconsonantica, la quale del restosi deve

ammettere

anchenel caso dello sviluppo di alteru>altro, volta>volta neidialetti italiani centralie settentrionali(cfr. § 244).

Va

qui ancheil

còrso èlpa 'monte', 'altura'

=

lunig. alpa 'montagna' ('alpe').

Con

que-sto sviluppoè collegatonel

modo

piùstrettoilpassaggiodia>edavanti ad rpiù consonante: per l'antico piemontese è attestato erbo 'albero'

(Monaci 146

3, 68), perl'anticogenovese ìnderno 'indarno' (ibid. 1432,

17), per il bergamasco medievale erbor. I dialetti

moderni

presen-tano: erba'albero' in

Piemonte

e Liguria (AIS, 533), ker'carro'in di-verse parti del

Piemonte

(AIS, 1223), gèrb 'buco' (

=

lig. garbo) nel

Piemonte

meridionale, erku'arco' inLiguria(ibid., 373),kerpu

'carpi-§ 25. Palatalizzazioneprovocatadaunaprecedentepalatale 49 ne' in

Piemonte (ID

1, 116), sternainLiguria (Bertoni, 57), ersu 'argi-ne' nel dialettogenovese, erzo'argine'neldialettopiemontesedi

Ormea

(Parodi,

SR

5, 93), tert 'tardi' nel dialetto

romagnolo

e nella regione dell'Ossola (AIS, 1652), berba nella toscana Versilia (FI 2, 244).

Nel

dialetto di

Parma

siha$rva'apre',guèrda'guarda',marcièrten 'marciar-tene',

ma

marciar, far,andar. Si trovano poi kèrne, bèrka, lèrgu, pèrte, èrma, quèrtu, bèrba,èrca, tèrdu, èrcu,Sèrdu ancheinalcunidialetti del-laCorsicasettentrionale(particolarmentenellazonadiBastia),ed anche in questocaso il passaggio di a>e deve avere

come

condizione che

un tempo

lardavanti aconsonante avevacarattere palatale; delresto que-sto fattoviene provatodaaltridialetti(peresempioin Liguria),

dove

la rdavanti aconsonante passapersinoad/: cfr.illigure àiku'arco' (cfr.

§ 263).

In

tutt'altra maniera sono da considerare il lucchese merco, il

sicilianomercu, il calabrese mercu, miercu 'marchiodegli animali', che risalgono algermanico

merken (REW,

5533).

25. Palatalizzazioneprovocata

da una

precedentepalatale. Il

feno-meno

si manifesta in Italia in

modo

del tutto sporadico: lo troviamo nel dialettoromagnolo, per

esempio

in pis(ovveropfis) 'piace' (Schiirr II, 184},e inoltre in alcuni dialettidel

Canton

Ticino. Salvioni registra

(AGI

9, rcjs) per

Carvegno

e Val di

Campo

i seguenti esempi: kferta 'carta', gel 'gatto', ceu 'chiave', fied 'fiato', piajé 'piegare', tajé, bone, kenti{< kjenti)'tu canti'.

Lo

stessoSalvioni citapiènta'pianta' epientà

'piantare' per il milanese(47).

Le forme

piezza, piettu 'piatto', pientu 'pianto' del dialetto còrso settentrionale saranno da ascrivere a questo

tipo.

Anche

lacolonia gallo-italianadiSanFratello(Sicilia)partecipa al

passaggiodiaade

dopo

consonantepalatale: cfr.kferta'carta',kfen 'ca-ne', kjémara 'camera', kjesa 'cassa', skjela 'scala', cjem 'chiamo', gjet 'gatto',gjema'gamba', gjeu'gallo'.

Nel

territorio ticinese(in vai Misoc-co)ladesinenza-aredell'infinitopassa ade

quando

lasillabaprecedente contiene

una

vocale della serie palatale (cfr. § 19): filf 'filare',

£dé

'ge-lare',però lava,portà

(ID

9, 46). In maniera del tutto analogala desi-nenza -are dell'infinitopassaad/(cfr. al§ 21 icasi in cuiquesta /èil risultato di

una

a metafonizzata) neldialettoabruzzesediBellante(prov.

Teramo)

qualorala sillabaprecedente contenga

una

i

-

per esempio

fM

'filare', tari 'tirare', fatiji 'faticare', affetti'affittare' -,mentreinquesta zona ilrisultatonormale delladesinenzadell'infinito è e {pot§'potare',

jo i. Vocalismo

mané); qui invero anche

una

precedentea produce il

medesimo

effetto metafonizzante, per

esempio

ssii'sudare', pattsi 'puzzare',Isstrì 'lustra-re'(AIS,608). L'influsso di

una

precedentepalatalenell'Abruzzo meri-dionaleè attestatoperildialetto di

Agnone

(prov.Campobasso):

-

cfr.

pieca 'piace', fatejé 'faticare', lenna 'ghianda', kjenda 'pianta', sekka

'fiacco',

semma

'fiamma'

-

dicontro alnormale sviluppodialiberache diventa eà {deàtd'dato',krapeà'crepare')

oppure uó quando

visia

una u

precedente (peresempiojaruó'giurare', cfr. % 18) (cfr. Ziccardi,

ZRPh

34, 406-8).

-

Circala

forma umbra

piettsa'piazza',cfr. $ 19; circa quel-laaretinaed elbana pieneree quellacòrsapiettsa,cfr. § 15.

26. Passaggio dia

ad

e inposizionechiusa.

A

prescinderedalla

mu-tazione, nel dialetto romagnolo,di a in edavanti

ad

r oppure ad /più consonante (cfr. § 19), e dai casi che

abbiamo

esaminato nel § 24, vi sono delle zone nelle quali questo passaggiodi a ad e si effettua in

un

ambito ancora più vasto, oppurepersino

come norma

generale in posi-zionechiusa.

Quanto abbiamo

detto vale periterritorialpinidella

Lom-bardia,per

esempio

perlavaiLeventina,

dove

lamutazioneèlegataalla posizione precedente

una

sonante più un'altra consonante: en 'anno', grent 'grande', gemba, sent 'santo', berba, erbru 'albero', lerk 'largo', perii 'parlo' (cfr. Sganzini,

ID

1,

200

sg.).NellaticineseOlivone{vai di Blenio)lamutazione inparolaè ancora più estesa: cfr.(secondo

PAIS) kemp,

pesta 'pasta', gela 'gatta', veka Vacca', kavela 'cavalla'. Per l'A-bruzzosi

può

citareildialettodiBellante(prov.Teramo): cfr.gett 'gat-ta', 'gallo',kerr'carro',

vekk

'vacca',

kemp,

kavelte'cavalla',tseppa, blenk'bianco',

flemma

'fiamma'(punto

608

delPAIS).

27.

Lo

sviluppodiaquae aquila.

La forma

volgareacquaviene bia-simata già nella «

Appendix

Probi»; si tratta

dunque

di

un

allungamen-to della consonante precedente, verificatosi sotto l'influssodella vocale in iato. Questa pronuncia corrisponde a quelladi acqua, normale nel-l'Italia centro-meridionale, inconcordanza con nocque (nocuit),

piac-que

(placuit). Per l'Italia settentrionale bisogna prender le

mosse

da

aqua

(akua); questa forma

ha

portato

come primo

stadio a *aiwa, e di qui si spiegano le

forme

dei dialetti siaantichi che moderni: antico ge-novese, anticolombardo, antico veneto aigua; antico piemonteseaiva;

§ 28. Sviluppodi/nellalinguanazionale 51

ligureaigua (eigua,eguà); piemonteseèva; trentino aiva (ega).

-

In Si-ciliaindialetti isolatisitrovano tracce di

un

altrosviluppo,in cuisi rico-nosce ilpassaggiodellavocalein iato nellasillabaradicale.

Come forma

di base

dobbiamo

fissare *aucua

oppure

*aucca\ a queste si ricollegano leattuali

pkka

(Villalba, Casteltermini),

okkua

(Naro),avàkua (Calasri-betta); inoltre a Nicosia, colonia gallo-italiana, eugua. Per ciò che con-cernelosviluppodi aquila, in Italia lavocale tonica si è palatalizzata

(come

peresempiosi presenta nel franceseaigle)soltantoincasidel tut-toisolati: cfr. jékula nella colonia gallo-italianadi Piazza

Armerina

in Sicilia

(REW,

582),aigul 'avvoltoio' aPoschiavo(Michael, 42).

Al

con-trario, lavocale tonicaapparevelarizzata nella

forma

ógola (che risalea

un

anteriore *aucula) nei dialetti della Valtellina superiore (Bormio, Livigno, Valfurva), costituendo

una

concordanza

degna

di nota conla

forma

pia deldialetto deiGrigioni (Mùnstertal) (Schorta,§ 24).

28. Sviluppo di l nella lingua nazionale.

La

ì latina resta intatta in qualsiasiposizionesia nellalingua nazionale siaingenerale anchenei dialetti toscani; vite, fico, lima, nido, filo, dice, figlio, mille, scritto, cinque.

In alcuni casi

abbiamo

dei disturbi nelvocalismo originario: in luo-go di

frlgidus

è subentrato già nel latino volgare (almeno in parte) frlgidus, a causa di

una

sincope (frigdus) che ha provocato l'abbre-viazione inposizione chiusa (cfr.lordo, § 34);

da

questaformasi

ha

l'i-talianofreddo. Il toscano

mezzo

'fradicio' presuppone

come

base

non

*mitius

bensì

*mètius,

con vocalismo osco (Jaberg, «Festschrift

Gauchat

», p. 60),

mentre

i dialettisettentrionali(per

esempio

il vene-zianomizzo)presentano ancora conservatalatoriginaria.

Un

vocalismo osco(elexinvecediìlex) sembraessereallabase anchedell'italianoelee

-

dicontroalsardotliii, ilquale invece presuppone ilex

-

e deltoscano stégola 'stivadell'aratro'(<

*steva

invecedi stiva)'.

La

differenzache

c'è nellavocale tonica fra iltoscano fégato (la quale

forma

presuppone

una

ì

oppure una

è) e lo spagnolo h'tgado (cfr. anche illombardo, pie-montese, emiliano f'tdik, il venezianofigào) risale probabilmente all'in-flusso della forma greca

oww-còv

su quella latinizzata dalla grecain f

1-catum

(Wartburg,

FEW

3, 492),inquantolagrecau è stata resacont.

' Unaltropuntodi vistasu élexedìlexèquellosostenutodal Bertoldi (AGI31,90).

52 i. Vocalismo

Sulle

forme

veneziana deo,

umbra

deto, toscana dito, ligure din,

pie-montese

'dito', che a volte continuano

dìgitus

e a volte

dìgitus

(oppure dltus), cfr. § 49.

29.

Mutazione

spontaneadiIine. Nelle zonefuori della

Toscana

/

resistedappertutto

molto

energicamente:

dove

siverificassero delle alte-razioni,sarannodidatarecente. Ilpassaggiodi ;ad e

non

è sconosciuto in alcunidialettidelleMarche: cfr.per esempioa

Cupra

Marittima ga-fe»3'gallina', véfrs 'vipera', ve'vino'; a

Massignano deh

'dico', véfars,

jrméka

'formica'; a Patrignone kaméla, deéa, skreva

(Neumann-Spal-lart, 18). Piùa sudlamutazione siincontrainterraferma solodel tutto sporadicamente: perl'anticoviterbeseè

documentato

dece'dice',

premo

'primo'. Forse anche l'anticoperugino ha conosciuto questo

fenomeno

(dece'dice',desse'disse') (cfr. Monaci,

RJ

1, 133). PerlaCalabria pos-sodarprovadi talepassaggioper

due

località (Serra d'Ajelloin provin-cia di Cosenza e Cropani in provincia di Catanzaro): lenu, lema, helu

'filo',lera,vele,mulenu,

beku

'fico'.Il

fenomeno

è inoltreestesonel cen-tro della Sicilia,

dove una

zonapiuttosto vasta (Caltanissetta, Calasci-betta, Villalba,Barrafranca,

San

Cataldo) presentae. alposto di i: lera, verni,materni, deci'dice',melli'mille',veti'vite',maretu,arreva.Il pas-saggio resta invero limitato, secondoaccurateverifiche, ai casi{almeno nei punti Villalbae Calascibetta dell'AIS) in cui vi sia

una

o

una

-a finale, per esempio

neku

'piccolo'

(femm.

nìka), ptrnecì 'pernice', veti 'vite', peròlira,vita,arriva'. Ilpassaggiodi* >eprocedeparallelamente

alpassaggio di

u >o

(cfr. §

37)Ìn

Siciliae nellazonadel dialetto roma-gnoloe marchigiano.

La forma *glére

(camp,alerà,abr. kalera),

molto

diffusanell'Italiameridionale invecedi gllre 'ghiro',potrebbe presup-porre

un

vocalismo osco(§ 28) ove

non

si riportipiuttosto ad

una

fles-sione glls, gllris.

30.

Mutazione

diì in e in particolari circostanze.

La

mutazione di iva.e davantia nasalesi estendein

una

vastazonadei dialetti emiliano eromagnolo: nel

romagnolo

si

può documentare

findal xvi secolo(cfr.

1 AncheadAdrano(Siciliaorientale)siconosceunaeincondizionatainluogodi(,peresempio lema, vpiu, tacenti 'grappolod'uva',seta, tela, corrispondential sicilianolima, vinu, ratina, sila, fila (cfr.Samangelo,AGI16,479sgg.).

*

S 31. Dittongazionediì 53

nel «

Pulon Matt

» fen'fine',ztaden 'cittadino',

prem

'primo' (SchiirrI, 49). In corrispondenzacon tale fatto, oggi nei dialetti emilianie roma-gnolisidice vena,lema, spena,marena, matena, ven

oppure

ve; la

qua-litàdellavocaleoscillafrapronuncia apertae chiusa.

In

epocapiùantica pareche il

fenomeno

abbia abbracciatoanchevasti territoridella

Lom-bardiaedesso sitrovaancora oggi alquantodiffusoneidialettilombardi orientali (particolarmente nelbergamasco: lema),

ma

si

può

provare la suaesistenzaancheinzonepiùadoccidente(Cremona,Guastalla,Busto Arsizio);

può

citarsi perBusto Arsiziolen 'lino', padréh 'padrino', ku-ién'cugino', bas"én 'bacino'. Allostesso

modo

ildialetto gallo-italiano di

Novara

(Sicilia)ha vèu'vino',leu'lino'. Inoltresi

ha

e inposizione chiu-sa e infinalediparola(in seguito alla abbreviazionedellavocale ossito-na) nell'Emiliaorientale,nel dialetto

romagnolo

e nel bergamasco: cfr.

in

romagnolo

res'riccio',vena'vigna',

senkw

'cinque', grel'grillo',vest, spel, des 'disse',

maré

'marito', dé 'giorno', Furie; in bolognese parte 'partito', scrett'scritto', meli 'mille'; inemilianoké 'qui', vena; in

ber-gamasco

res 'riccio', ena'vigna', dé 'giorno'.

A

questo tipo

appartengo-no

anche dei casi con allungamento secondario della consonante, che

hanno

provocato l'abbreviamentodellavocaletonica,peresempioil bo-lognese vet 'vite', vela 'vita',

prema

'prima',

dek

'dico' (cfr. $ 222)'.

„ Anche

nelle

Marche

si trovain posizione finale aksé 'così', £é 'andare'

jj£

('gire'), 'IV; dalle

Marche

il

fenomeno

si estendeintracce isolate fino in

Umbria

settentrionale: cfr. aCittàdi Castellodé 'giorno' (SchùrrII, K 91 eReinhard, 198).

Anche

in

Toscana

(Garfagnana)

abbiamo

qualche esempio di propaggine del tipo emiliano:

de

'giorno', tséo, tséa(Vagli di Sotto).

-

In alcuni dialettidella Sicilia e della Calabria meridionale risultaèdall'incontro di/cona: cfr.ilsicilianoorientale(prov. Catania) zè 'zia',sarristè'sacrestia',Mascalucè'Mascalucia'; ilcalabrese

meridio-X

naie zèsa'suazia',

partèmu

<partiamu'partivamo',trovarèmu<

trovaria-£ mu

'troveremmo'.

&

31. Dittongazione di 1.

Nel

dialetto bolognese si trovail dittongo

31. Dittongazione di 1.

Nel

dialetto bolognese si trovail dittongo

Outline

Documenti correlati