• Non ci sono risultati.

lombardo e romagnolo seka 'secca'; il ligure, piemontese, lombardo ed emiliano vendi; mentre il dialetto milanese ha det 'detto', pes 'pesce',

teè'tetto',freg 'freddo'. I parlaridel

Veneto mantengono

generalmente

la e (vesko, tresa, lena, seka), però a

Grado

si trova la vocale aperta [vendi, verde, speso).

Nel

dialettobolognese edindiversezonedel Pie-monte, l'apertura dellavocale giungefino al gradoa: cfr. il bolognese vàskuf, vandi; ilpiemontese

(Ormea)

famna, vasku, sàku, bàku, kraso 'cresco' (Schàdel, 17); e nella Valsesia leforme navatta, sakka, fraski, spassa,paska'pesca',

dove

siha peròè in sillabafinale,peresempiopes, sek, fresk, spfs (Spoerri, 398). L'apertura fino ad a

non

è del tutto

in-consueta

nemmeno

nel dialettomilanese,per

esempio

davantianasale:

làmped

'limpido',tàmbel 'timballo' (Salvioni,67). Peril

Piemonte

è ca-ratteristica lariduzionead r. cfr. trasa'treccia', sdka 'secca', vasku 've-scovo'.

Sempre

inPiemonte,in valle Anzasca(Ossola),l'apertura è lega-taad

un

arrotondamentodelle labbra: per esempio tspka 'zecca',brpta 'berretta', pp's 'pesce', spiva 'selva' (Gysling, 132).

Un

esito p si trova inoltre nella gallo-italiana

San

Fratello (Sicilia): per

esempio

vulps 'vo-lessi',kupìta'questa', strpta'stretta',frpìka'fresca',frpd'freddo',spka

'secca',$pps'spesso'(AIS,

punto

817}; eavolteancheviért 'verde' (do-veci sisarebbe aspettato

un

vgrt),inpienacorrispondenza conil

tratta-si"

82 i. Vocalismo

mento

della o in sillabachiusa: per esempio

buóka

'bocca',

muóìt

'mo-sto'(cfr. § 75).

58. Passaggiodi e

ad

Ìnell'estremoMezzogiorno.

Come

siè già det-toal§ 4, in alcunezonedell'estremo

Mezzogiorno

levocali latine e

ed

ì sisonounitecon;nell'unicogrado/: eprecisamentetalesvilupposi

ma-nifesta inSicilia(tila,nìvi,pilu,tri'tre',aviti,lignu, stidda),inCalabria all'inarca fino allalineaDiamante-Cassano (sita, pipi, stilla,pinna, v'tn-diri,fimmina,candila, nigru, sima<fffnxa), in alcunezonedelterritorio meridionale del Cilento (catina,sira, nivi, pice, sikka) enellaparte più meridionale del Salento {catina, eira, sira, sfritta, stidda)'. Certe rime difettose deipoeti dell'antica scuola siciliana (peresempiopiaceri: par-tire, vedere ; guarire)

vengono

a risultare corrette in base allafonetica del dialetto siciliano.

La

/ originata da e partecipa alle mutazioni fone-tiche vigentiperle/primitive: diconseguenza, nell'interno dellaSicilia (prov. Caltanissetta)

forme come

pilu 'pelo',friddu 'freddo', dittu 'det-to', misi 'mesi', kistu 'questo',piru 'pera', virdi 'verdi' passano a pelu, freddu, dettu,mesi,

kehu,

perù, verdi, esattamente

come

niSu passaa heZuelinu alenu(cfr. § 29); edanchea Belvedere(prov.Cosenza)la/' ditila 'tela',sita 'seta',tinimu'teniamo',pira'pera',frisku, killu'quello', strittu, si sviluppa in et(nella pronunciadelle

donne

in ai),e di conse-guenza si

ha

taila, saita, tinaimu, paira, fraisku, kaillu, straittu, ovvero

teila, setta, ecc., esattamente

come da

virtù si sviluppa veinu (vaimi)

e da

vitaveita(vaila); cfr.§ 31.

59. Confusionedi écon é in

una

zonaarcaica dell'Italiameridionale.

Sulla confusione dell'antica e con è (alpari della Sardegna)cfr. il § 2.

Tale sviluppo valeperlazonapiùsettentrionale dellaCalabria (a

nord

della linea Diamante-Cassano) e per lapartepiù meridionale della Lu-cania (fino all'Agri); in questi territori la e si è

dunque

congiunta

con

l'anticaè e quindi è passata ad e (per

esempio

nel calabrese settentrio-nale vena, katena,kreta,stella,mes),oppure

ha

partecipatoall'ulteriore

1 Prescindendodalla nota situazione dellecoloniegallo-italiane edellazonainterna della Si-cilia,in cui,com'ènoto, ogni(secondaria passa ad e(cfr. $ 29),si puòessetecerti che,dovein Siciliacompare unae invecediunai,sitrattadiundialettodiprovenieniagallo-italiana,per esem-pioaMontalbano(prov.Messina! katena, perù'pelo',kandera'candela': l'originesettentrionale di questodialettononera stata finora riconosciuta.

$61. Metafonia di?in;nell'Italiameridionale 83

sviluppodi e condizionato dalla metafonia: cfr. il calabrese settentrio-nale(peresempio adAjeta,Tortora, Verbicaro) acietu,tiecu,sievu 'se-go',vuliemu,ftemmana. Inquestazona

non

siè perciòverificatala coin-cidenza

panromanza

di econt(cfr. ilcalabresesettentrionale pipa, niva, pinna,étnnara).

60. Conservazione die in sillabalibera nell'Italiameridionale.

In

quelle parti dellaBassaItaliache verso

nord

costituiscono la continua-zionedei territori nei quali si è avutala coincidenzadi e

con

* oppure con e, lavocale e

ha

conservato il suo timbro nei casi in cui in fine di

parolasi trovava

una

-aovvero

una

-e;il

fenomeno

siverifica

soprattut-Ì£

toin

Campania,

nel Lazio,nellaLucaniasettentrionale e nellaparte

set-*

tentrionaledel Salento: cfr. ilnapoletano tela, neva, vena, lengua,

can-#

nela, catena.

Nei

territoricostieri dellaparte orientale siè avutaperlo piùladittongazione(cfr.§

62

),però anchequisitrovanodellezone (spe-cialmentenellaprovinciadiFoggiae negliAbruzzi),nellequalisiè con-servatala e,a

meno

cheallasillabatonica

non

seguisse

una

i

oppure una

«

ù,nelqual casolaesièmetafonizzata(cfr. § 61).

61.Metafoniadi e ininell'Italiameridionale.

A nord

deiterritori nei quali si è avuta la coincidenzadi e con? oppure con é si verificail

passaggio permetafoniadi eadisottol'influssodi

una

i

o

di

una

tidella sìllabaseguente; il

fenomeno

abbraccial'interaareadell'Italia meridio-nale fino al limite dei territori suddetti: cfr. il napoletano miss 'mesi'

(sing. mesa), sikka 'secco'

(femm.

secca),pis 'pesci' (sing.pei), nira 'ne-ro' (femm. nera), pila 'pelo' e 'peli', killa 'quello'

(femm.

kelte).

La

/

chene risulta seguedappertutto ildestino dellailatinaprimitiva: vale adire chepartecipa alle dittongazionie alle altremutazioni fonetiche a

, cuiè soggettal'anticaì.

Di

conseguenza, neiterritori situatilungola co-sta orientaleanche laeproveniente

da

isidittongainei, ai, ói,ùi,

corri-spondentemente

airisultati localivigentiperlaì(cfr. §31); nellaPuglia settentrionale

abbiamo

pertantoa voltela

forma

meisa

(Ruvo

eMartina Franca), a volte moisa (Andria, Bitonto,Vicodel

Gargano

eCanosa), a volte maisa (Molfetta), a volte moisa (Trani),

sempre

nel significatodi 'mesi'; in

Abruzzo abbiamo

a voltepeila(Palena eVasto), a voltepoila (Opi e Popoli),avolte paila(Gessopalena), avolte putte (Tocco),

come

risultato di 'peli'.

A Matera

la i ottenuta permetafonia da

una

e passa

84 i. Vocalismo

ad

»

esattamente

come una

iprimitiva(fitta 'filo',pula'peli'). Nelle

zo-ne

dellacosta occidentale la/ consegueulteriori sviluppi soltanto rara-mente: cfr.aPozzuolipólla'pelo'e'peli',sdiva'sego',pòiia'pesci' (pai-ia 'pesce'), moisa 'mesi' (maisa 'mese'}, esattamente

come

voita 'vite'.

Verso

nord, l'area di diffusione dellametafonia giungefino all'Umbria inferiore e alle

Marche

meridionali (linea Amelia-Trevi-Sant'Elpidio), però conlaseguentelimitazione: chenel versante adriatico dellacatena degli

Appennini

essainpartesimanifesta soltanto sottol'influsso di dalle

Marche

fino alla zonapiù settentrionale dellaPuglia (cfr. § 6). I testidi antico

umbro hanno

quisto, quillo, quitti, isso,perdite, vedìte, tuvedivi,farile,stigni'tuspegni', starimo,quellidei dialetti marchigia-ni issu, quistu, quillu, spisso, pìgnu.

Nel

dialetto

umbro

meridionale (zonadiAmelia-Todi) il pluraledi verdee nero

ha come

vocale tonica

una

i (virdi,niri), mentrenella provinciadi Macerata laprima persona delpassato

remoto

suona Unni, sippi, ibbi, dicontro allaterza persona tenne, seppe,

ebbe

(Mengel, 129). Perlasituazionein

Umbria,

cfr. det-tagliatamenteReinhard,

205

sgg.

62. Ulteriore sviluppodienell'Italiameridionale.

Nei

territori

si-tuatilungolacosta orientaledell'Italiameridionalela eche

non

è stata toccata

da

metafonia in epoche anteriori quasi

sempre

si sviluppa ulte-riormente,

o

dittongandosi

oppure subendo una

semplice alterazionedi timbro. In

una

primafase,e èdiventataeapertain tutta laparte orien-taledellaBassaItaliachevadalle

Marche

meridionalifinoallazonaalta del Salento: cfr. nelle

Marche

meridionali (prov. Ascoli Piceno) neva 'neve', sera,pera'pere'; adAvetrana(sud-est di Taranto)katena, kan-nela, éera,

mpe;

a Bari sera, pep, m$s,pera, kreta 'credo''. Perlopiù peròquestae

non

sièconservata, bensìIosviluppoèulteriormente pro-greditofinoadet,ai

o

pi!.

L'ulterioresviluppodi cui quisi discorrerimanelimitatoallavocale in sillaba libera: il grado fonetico fi si trova a Palena (Abruzzo), per

' PerlosviluppoaBariilLausberginterpreta diversamente(S 9j): eglivedenellafil risul-tato diunprecedenteai<e.

1Nell'Abruzzosettentrionale(prov.Teramo)invecedelladittongazionesiè avutaun'ulteriore aperturadi{>a: peresempiovars 'vero',masa'mese',vana'vena',sau'sete',sor»'sera',pah'pelo' (DeLollis,AGIra,j).Questosviluppo valeanche per AtessainprovinciadiChieti(san'sera', ra-ta 'rete')e per GrottanunarenelleMarchemeridionali{sarà'sera', fola'tela'),mentre idialetti di MateraePescassero!! (prov.L'Aquila)arrotondano( ing(spra'sera').

§ 63. Sviluppodieinfin sillabachiusanell'Italiameridionale 85 esempio kreida 'credo', tetta 'tela'; il grado ei a Lucerà nella Puglia (tueisa 'mese', seira 'sera');

un

grado

f

si trova a Molfetta (te'la). In

diversidialettid'Abruzzo,peresempioaPaglietaeFara

San

Martino, si

ha

ladissimilazionedi et>pi {tgila,kandgila),

mentre molto

diffuso èil

grado ai,vale a dire il

suono

più fortemente aperto sviluppatosi

da

ei {naiva,saita 'sete', saira), per

esempio

aGessopalena,Opi, Pescasseroli (Abruzzo), Alberobello, Canosa,

Ruvo,

Trani(prov. Bari).

Verso nord

leestrememanifestazionidiquesta tendenzaalladittongazionesi incon-tranonelle

Marche

meridionali,peresempioa

Monteprandone

(kateina, neiva) e Montalto (kataina, naiva, matta), sebbene anche nell'Umbria settentrionale (nella zona

Gubbio

-Città di Castello) il 'contado'

non

sembri ignorareilpassaggio di e >ei; cfr.

Monaci

nel

RJ

i, 133 e Rein-hard 204. Sulla costa occidentalel'ulteriore sviluppofinoalla dittonga-zione siincontra più raramente; nellezoneintornoa Napolisi

ha

ai

ad

Ischia, Precida e Pozzuoli: cfr. ad Ischia (Forio) naiva, vaina, taila; a Pozzuoli matta 'mela', saita 'seta' e 'sete', vàìvara

<bìbere,

traja 'tre', taila,vaina'vena'.InquestazonaoccidentaleIosviluppo inaisipresenta ancheinposizionechiusa: cfr.adIschia janaistra'ginestra', sajaitta 'na-vetta'<sagltta, saìkka'secca',aissa'essa' (cfr. Freund,9).

63. Sviluppodiein $ in sillabachiusanell'Italiameridionale. Nelle zoneoccidentalidell'Italiameridionale

non

c'èalcunadifferenza di

trat-tamento

fralae in sillaba liberae quellain sillaba chiusa:

dove

e è rima-staconservatain sillaba libera,si trova delpari lo stessogradoe in

silla-ba

chiusa(cfr.ilnapoletanotela,peca,seta,sekka,stella,kella'quella');

dove

e acausadi

uno

sviluppo più recente

ha

subito dittongazione

(co-me

per esempio ad Ischia, Procida e Pozzuoli), ivi anche e in sillaba chiusa

ha

preso parte atalesviluppo(cfr. ad Ischiasaikka 'secca',aissa 'essa') (cfr. § 62).

Le

zone orientali" dell'Italiameridionale, alcontrario,

mantengono

accuratamentedistinta, nellamaggiorparte deicasi,la dif-ferenziazione tra sillaba libera e sillabachiusa, per cui ledittongazioni chesi manifestanoin questi territorisono limitate allaposizionein

sil-laba libera,

mentre

in sillaba chiusa la e

non

subisce per lo più altro chel'apertura in f.Talesviluppoinizia già nellazonasettentrionaledel Salento (Avetrana,inprovinciadiTaranto,

ha forme come

Ifngua, stfd-da 'stella', stretta,fémmina), continua attraverso tutta laPuglia(cfr. il

barese trftts 'treccia', stedda 'stella'; il tarantino lena 'lingua',

tfmp

86 I. Vocalismo

'zolla' <

*tKmpa),

penetrandoverso occidentefindentrolaLucania(lue.

lenga 'lingua', stratta 'stretta') e giungendo a

nord

fino in

Abruzzo

e nelle

Marche

meridionali(cfr. l'abruzzese rekkia 'orecchio', stretta).

La

e

può

allevolteaprirsifino

ad

a,cfr.aVastofatta'tetto',vanns'vendo';

a Bellante (prov.

Teramo)

ràkkja 'orecchio', stratta 'stretta'; e propag-gini isolate di

un

taletrattamentosiincontrano fino nellaToscana meri-dionale: peresempioa

Borgo San

Sepolcro (prov.Arezzo)lingua,fermo, vergine,vesko'vescovo'(cfr.Merlo,

ID

5, 69).

64. Irregolarità eperturbazioninellosviluppo die in Italia meridio-nale.

Lo

sviluppo

normale

di eviene disturbato in

non

pochi casi da particolari circostanze, soprattutto

da

influssi provenienti dalla lingua letteraria.

Le

parole conechesonogiuntenel

Mezzogiorno

provenienti dalla lingualetteraria toscanasi sono sviluppate

come

se allaloro base vifossestata

una

e.

Questo

fattocorrispondeallageneraletendenza ita-liana dipronunciare in maniera apertale parole straniere con e accen-tata, anche

quando hanno

originariamente e (da qui le forme toscane estremo, completo, mistero: cfr. § 47). aggiungeche ilsiciliano pro-priamentedettoela

maggior

parte deidialetticalabresi,

non

posseggono enelloro sistema fonologico.

Di

conseguenza,

dove

ci aspetteremmo

una

i proveniente dae,

abbiamo

leseguenti

forme

neiparlari siciliani e calabresi: sic.tìrrenu,ferma,

menu,

veru,sigretu, vilenu, vflu,nveci 'in-vece'; cai.tirrenu

oppure

tirrienu,velenuoppurevelienu,

fermu

oppure fiermu, nettuoppurenìettu, veruoppurevieru, vèlu

oppure

vielu, stìes-su 'stesso',secrietu,decrìetu, diàdica, diébitu, vatttésimu, crapiettu 'ca-pretto',giugniettu'luglio',fulliettu'folletto', rienu'rene'.

Le forme

del napoletanoféhca, pluralefiéhca,lénnena, plurale liénnana'lendini', vér-da,pluraleviérdasispieganomediante analogia

con

péra'piede',plurale piers (Capozzoli, 4).

Del

pari leparoleformatecon ilsuffisso -etto(che

non

è indigeno dell'Italiameridionale)

hanno

in napoletano alplurale la

forma

-ietta,per

esempio

corpietta,lazzietta,merlietta,mazzietta (Ca-pozzoli, 47); etale desinenza -ettoprendeparteinCalabria alla ditton-gazione: cfr. crapiettu, giugniettu 'luglio', fulliettu 'folletto'.

La forma

cerru

oppure

cierru,chesiincontra nel calabresecol significato di 'ciocca dicapelli','bioccolo dilana',siaccordaaltoscano cervo'ciocca dicapelli' {lat. clrrus), ed anche la

forma

lentsa, diffusa nell'Italia meridionale, corrisponde allatoscana lenza(cfr. § 48); inoltre, in tuttal'Italia

meri-§ 65. LasituazionefoneticainCorsica 87 dionalesidicetrenta,e a

Palermo

persinotrienta.Sepoiancheilsiciliano tettuovverotiettue ilnapoletanolieto'tetto' (cfr. AIS, 221)

debbano

essereconsideratiimprestiti presi dalnord,oppure

debbano

esseremessi inrapportoconla

forma

del lucchesefletto,

non

siamoin gradodi deci-dere. Infine, le

forme

del calabrese ansemi,assenti,

mostrano

la

medesi-ma

originedel toscano insieme{in-

slmul

incrociato

con

sèmel).Assai stranisonoinveceilsicilianomeusa,ilcalabresemeza,meta, miévuza,il

campano

e abruzzese

meuza

'milza', che

sembrano

presupporre

un

ger-manico

*mèltia

(invecedi *miltia),laquale

forma

sarà

da

porrealla

baseanchedell'aragonese mielsa edelprovenzalemèlsa'.Perilsiciliano finestraeilcalabresefinestrabisogna tener presente

una forma genésta

,

già attestatanellatinovolgare invecedi genista, di cuicilariprova lospagnolohiniesta; e perilsicilianoreskaeilcalabrese reska'resta del-la spiga','lisca delpesce'

dobbiamo

analogamente presupporreallabase

un *arèstula

da

*arésta

(invece che arista).

A

fianco del siciliano

venae del calabresevena'avena',che

debbono

essereconsiderati

impre-stitidallalingualetteraria

-

inquantol'avenaneitempiantichierapoco conosciutanell'Italiameridionale-,

abbiamo

le

forme

consviluppo

indi-genonelsiciliano jina'erba

da

foraggio'

(De

Gregorio,35)e nel calabrese ajina 'avena selvatica'<

avéna. Molto

strana è la

forma -emù

oppure

w(<-emus),

che si incontra in Siciliaalquanto diffusamente quale desinenza dellaprima personaplurale delverbo

-

peresempio

vinnemu

(Mandanice, Baucina e Mascaluria), vinniemu 'vendiamo' (Catenanuo-va)-, dicontro alladesinenza regolare -tmuche si

ha

neglialtri dialetti (peresempioaMistretta: vinnimu): questointeressantestadio fonetico pare che siacondizionato

da

influssi settentrionali: cfr. illigure

(Rove-gno

e BorghettodiVara)

vendemu

(§ 530)e ancorailligurevena'vena'

(§55)-65.

La

situazione fonetica in Corsica.

Come

già

abbiamo

detto al

§ 3, lazonapiù meridionaledellaCorsicafinoall'altezzadiLivia (Levie) haconservato sinoadoggil'antica differenza esistentetralevocali latine

I ed é: cfr. siti 'sete',piru 'pera',lin'ga'legna',pilu,crista,dittu, vtdua 'vedova',cinnara'cenere', capiddi'capelli',edall'altraparteacetu,seta, tela,sera,candela;

ma

davantianasalelae siè apertain e: cfr. vena,

ca-tena,

habemus. A

nord dellazona sopra indicatalai elaési

1 IIcaso quicitato ricorda lospagnolofietlro(gemi, filtir),ugualmenteirregolate.

88 i. Vocalismo

sono confusein

un suono

che sipresenta sotto

forma

di e siain

posizio-ne

libera cheinposizione chiusa

-

cfr. (secondolecarte dell'AC)sede, pelu, agedu 'aceto',perù, vena,cadena, negru, vedua, tonnara'cenere', cresta, dettu, trecéa, sappia, leng"a 'legna'.

La comparsa

di questa e è tanto piùstrana,in

quanto

ilsuonodi eè conosciutoin tuttalaCorsica,

dove

però si presenta

come

risultato di

una

e aperta (per

esempio

fele 'fiele',cegu'cieco',pettu'petto'): èchiarochetale e(inluogodella

nor-male

e che ci

saremmo

aspettati) si è sviluppata sottoinflussi stranieri in

un

periodoincui l'anticovocalismocòrso,chesi èconservato soltan-to nell'estremità meridionale dell'isola, stava cedendo il posto

ad un nuovo

sistemavocalico. Sipotrebbe pensare adinflussidelgenovese, in quantoin taledialetto si trovae invecedie, sebbeneciò siverifichi so-lo in sillaba chiusa: peresempiokresta,beku,

pena

'penna',kavelu 'ca-pello', verde(cfr. § 57);

ma

poiché nello sviluppoparallelodio (crpce, glmu, mgstu, forca, sgle, cfr. § 83) la p aperta è sconosciuta al dialet-togenovese, bisogneràcercarela spiega2Ìoneinun'altra direzione:

può

darsichesitrattidi

una

imitazioneipercorretta dellaetoscana,mediante

laqualeil

nuovo suono

evenivaadifferenziarsipiù

profondamente

per reazionecontrolapiùanticai(piru,siti,arista, dittu).

Può

darsiche ab-bianocollaboratoallosvilupposuddettoancheleantichedifferenze

quan-titative, nel sensoche levocali, pronunciate nei dialetticòrsi

come

più brevi che nel toscano,

possono

aver tesocon

una

certafacilità all'aper-tura(anticocòrsokrtsta>krèsta>kresta).

66. Il risultato n'ormale di

0

in Toscana.

La

o latina (corrispon-dentealle classiche5,ù)in

Toscana

è statageneralmenteconservata,sia in sillaba liberacheinposizionechiusa, e lo stesso dicasiperlaparte set-tentrionale delLazioe perilterritorio

umbro

di confine: voce, noce, cro-ce,coda, giogo,sole,corona, scopa,ora, loro,rosso,molto, torre,forma, forno,mosca,vergogna,

piombo,

forse.

67.

o

aperta (invece di o) inparoledotte.

Come

nelleparoledotte invecedi esitrovadiregola e(condizionatadallapronunziaitalianadel latino, cfr. § 47),cosipureleparole dottecheoriginariamente avrebbe-ro dovutodare

come

esito

una

0 sono invece generalmente pronunciate nella lingua nazionale

con

0 aperta: devoto, ngbile, nono, sposo, dote, rostro, sacerdote, noto; e anchegli imprestiti dal francese(per

esempio

§ 68. Altreanomalie(pinvecedi 0) 89

motto,gigstra)

o

daglialtridialetti italiani

prendono

volentierilao aper-ta,per esempiodoge.

68. Altreanomalie(oinvecedio)

Nei

singolicentrilinguistici del-la

Toscana non

c'èalcuna uniformitànellaconservazionedi o: a Pisasi pronunciano conp(dicontroallao delfiorentino) loro, costoro, coloro, ora, allora, scgpa,

vomere (AGI

12, 143),

ed

anche nella provinciadi Luccasi diceora,loro,

ngme,

pgne, vgto, tgsso, tgsse,pgngo, nascpsto.

Spesso anche la lingua di

Roma

presenta casi irregolari, in contrasto conl'uso fiorentino

-

cfr.carbgnchìo, colgnna,colgro,dopo,fgro 'buco', germoglio, gotta,nascgsto, greto, orggglio, grma, gire, rgeca, sgno, tgc-co,tgrma, vergggna

-

sebbene

una

partediquesteirregolaritàsi spieghi col fatto chesi tratta di 'parole dotte'; e delresto, anche nel fiorentino visonodelle differenze tra lalinguadellepersonecoltee il'volgo', per esempio'io sono': sono (pronunciadellepersonecolte),sgno

(pronun-cia del volgo).Inaltricasi levocali

hanno

subitoalterazioni ditimbro a causa di incroci,

o

di influssi di altreparole, per esempio sgffre è stata influenzatada offre,

da mgro

<

maurus

la p siè trasmessaa

mgra<mò-ra'ilfruttodel rovo'.

E

cosipureperl'italiano ngzze(frane, noces, pro-verà, nòsas) bisogna presupporre,inluogodi

nuptiae, una forma

del

la-tino volgare

*nòptiae

(conlao di nòvius); inoltre, lag irregolaredi spgrco

(spurcus)

deve essere ascrittaall'influsso di

pórcus

(cfr. l'ita-liano

un

porcolavoro), mentreleparole neolatine chesignificano'uovo' (l'italiano uovo,Io spagnolohuevo,ilfranceseceuf)si riportanotutte in generale alla

forma Òvum

(in latino classico

òvum),

che deve essere considerata

come

il risultato di

una

dissimilazione(nella

forma

volgare

oum)

'.

La

p apertadiscòtere{scuotere, mil.skòt)

non

è chiara, eppure essadeve ammettersi ancheperla

forma rumena

scoate(lat.excutere).

Nelle

forme come

ftngcchio,gingcebio, pidgechio, congechia pare chesi

debba

presupporre

un cambiamento

disuffisso(-ùclus>-óclus); cfr. a questopropositoilligurepiògu,ilpiemontesee

lombardo

piòé,che

pre-suppongono

del pari

una o

(cfr. § 1046).

La forma

latina

nùrus

oppu-re

nùra

'nuora' continua in italiano soltanto nel sardo nura, nel cala-brese settentrionale nura e nel lucano meridionale nura, mentre per il

restosiè avuta,inanalogiaconla

forma

latinavolgare

*sòrus

'sorella',

restosiè avuta,inanalogiaconla

forma

latinavolgare

*sòrus

'sorella',

Outline

Documenti correlati