{rapha-nus, typhus, Stephanus) ovvero che erano giunte a
Roma
dai dialettiosco-umbri (per esempio scrofa, bufalus). Tale / rimane conservata nellalingua nazionale: cfr.Stefano,scrofa,befana<
epiphania,
ràfano, bùfalo, tafano, scarafaggio, profenda,bifolco. InItaliasettentrionale la /si sonorizzain v,conformemente
allosviluppo generale: cfr. bovulco'bifolco',
forma
chesi trovanel longobardoEditto diRotari; in anticopadovano
Stievano; in antico veneziano bevolco; in ligure Stèva,pie-montese
Stèvu,lombardo
Steven,romagnolo
Stèvan; inlombardo
rava-nel, fava,scrova, uréves 'orefice', zévol'cefalo',skaravàz; in veneziano ravanelo (dacui è statopresoinprestitol'italianoravanello),scaravaso, tavàn, siévolo 'cefalo'; nei dialetti gallo-siciliani (Nicosia) grevo 'agri-foglio' (*acrifolus).Questa
vpuò
caderequando
venga a trovarsi vi-cina ad ooppure
ad «: cfr.l'anticovenezianoe anticopadovano
scroa;l'anticoveneziano beolco 'bifolco' (cfr. il
nome
delpoetaBeolco), que-st'ultimo introdotto nellalingualetterariacome
biolcodalBoiardo(per esempio, Ori. Inn., I, 24, 39, 2); il milanese beólk, veneziano biolco, piacentino biós (nella s deve vedersi un'analogia con il plurale) 'bifol-co'; illigureburcu; il valtellinesebiórc'forcuto'<bifurcu
; ilvenezia-§ 219. -/-intervocalica 303
no
stua 'stufa', semola 'scrofola', sión 'sifone'; ilmilanese stùa'stufa', sto; il trentino céol'cefalo'. Insieme con lo sviluppo dell'Italia setten-trionale vaposto anchequellodellaCorsica,dove
v valeperl'interaiso-la: trivógliu, Stévanu.
-
Nell'Italiameridionale /restaconservata: cfr.il calabrese scrufa, btfaru
<hiierus
, rafaniellu, bùfalu, scarafuni 'sca-rafaggio'; e cfr. anche il romanesco (Velletri) tufo 'fetore', l'abruzzese tufà'puzzare'(typhos
'fumodenso').Le forme
tavanu, tavans,diffuse intuttal'Italiameridionale,continuanoil latino classicotabanu,
men-tre tuttaquantal'Italia centrale (Lazio,
Umbria,
Marche), ad eccezione dellaToscana,ha datolapreferenzaallaformaprovinciale tafanu
(cfr.AIS, 478). Nella Calabria centrale è alquanto diffuso il passaggio di / a b ('cfr. % 154): per
esempio
cahè'caffè',cahuni'precipizio',liba(altri-menti tifa) 'zolladiterra',e il
medesimo fenomeno
è attestatoper Ger-masino (prov.Como):
Stèben 'Stefano',buhà
(lomb. bofà) 'soffiare',muha
'muffa' (Sganzini,«FestschriftJud
»,722).Fraleparole che
abbiamo
citato di sopra, scrofa, bufalo, tafano, sca-rafaggio, profendae bifolcopotrebbero basarsi suuna
forma originaria osco-umbra; in bufalo e bifolcola /può
essere originataveramente an-che dadissimilazione,e casidi dissimilazione possono aversiancora nel calabrese bufoni, lucano buf'ons, pisano bufo, toscano gufo,campano
(Gallo!bufa'gufo'.
Nel
calabresesettentrionalefafa,lucanofafa, abruz-zesefaf, siciliano(Calascibetta) fafa'fava'può
invece vedersiun
caso di assimilazione.Per
l'Italiameridionale anche le parole seguenti potreb-bero essere di origineosca: nord-calabrese lefa, lucanojèfa, nèfa, léfa, salentinocbìefa'zolla' (gleba); calabresetifa'zolla'(cfr.illatino teba);calabrese settentrionalee lucano cafà 'cavare'; calabrese cafuni 'precipi-zio', 'solco profondo'; napoletano (Ottaiano) cafona 'cavità'; italiano meridionale cafone 'villano'; calabrese settentrionale e abruzzese tufa,
campano
tufaovvero tófa 'corno a conchiglia dei pastori' (lat. tuba);allo spagnolo cuevacorrisponde esattamente in
Abruzzo
(Tagliacozzo) kòfa'tana', con la /provinciale.Vi
sono poi altreparole che dalpunto di vista etimologiconon
sono chiare: peresempio
in abruzzese tufa 'zolla', catufa 'grossa zolla'.Nel
Laziomeridionale (San Felice Circeo) lèfana'pulicaria'.Molto
spesso la /diprovenienza osca si è conservata neinomi
geografici: cfr. la localitàTifernum
(oggi chiamata Cittàdi Castello)nell'altavaiTiberina, corrispondenteaduna
schiettaforma
la-tinaTiberinum.
Negli antichi autori unamontagna
situata inCam-pania sichiamava Tifaia (oggi
Monte
Tifata).Un
sicuroesempio tratto3°4
n
. Consonantismodalla
moderna
toponomastica è Buferneto,nome
diuna
pianura nella Calabria settentrionale, il quale corrisponde adun
latinoviburne-tum
; pressoilGran
Sasso èsituatalalocalitàO
fetta,e nell'Abruzzome-ridionale
un
fiumesichiamaBiferno,nellaPugliasettentrionaleun
altro fiume Ofanto (anticamenteAufidus)
e inCampania
vi sonolelocalità Alife, Corife, Sorifa. IlfiumeTifaproviene dall'Appenninoumbro
e nel-lazona dei Volsci c'èun
altro fiume, Ufente: laradice diquestonome
siritrovaancora inquello delfiumeUfita(presso Benevento).
Il germanico
skiuhan ha
dato in italiano ledue forme
schifare e schivare: ilManzoni
usòlaprima forma
nel 1825,ma
nel1840
lasosti-tuìcon schivarcela
forma
francaleha
sopravviveneidialettidel Laziocome
lefa 'cingbialessa'; alfrancese anticomahaigne
corrisponde nel Sa-lernomafagna
'magagna'(cfr. §§ 157 e 170).220.-j-intervocalica.
La
;intervocalica già all'epoca del latino vol-garesiera confusa insiemecong
(davanti a vocalepalatale)econdi nel-lo stesso suono / (più esattamente//): in tutti i casi citati in Italia ilrisultato è lo stesso.Perla
Toscana
siha gg,peresempio maggio, mag-giore,peggiore, peggio,bàggiolo<b&)u\\is, scarafaggio (*scarafajus), baggiana<ha)ana;
anticoitaliano acceggia'beccaccia'<acceja; antico italianomaggio
'maggiore*<maj"us (cfr. la ViaMaggio
a Firenze).Va
qui anchetreggia (*traggia<
*traja<trahea)
con -eggia presoda
veg-gio<veia. Assaiirregolarisi presentanomaiale etroia(invecediRag-gialee*troggià). Il
primo
sarà diprovenienzaletteraria,mentre per tro-ia (lig. trdja, lomb. roja, romagn. troia,ugualmente
irregolari) sipuò
pensare adun
provenzalismo{troia).Vengono
invecedall'Italiapadana
raiza'pesce'(raja)1 egazza 'spe-ciedi uccello'<gaia(Oribasio),cfr.AIS, 504.Ilrisultato settentrionale di / è in realtàuna
z sonora (c nella grafia settentrionale italiana), cfr.l'antico
lombardo
peqor,l'anticopadovano
pezor,pteio,maio.Nei
dia-lettimoderni
questosuono
si incontra ancorasolamente incertiparlari dellemontagne
della Liguria- pètu
'peggio',<
jejunus, maiu
'maggio'-,altrimenti z è passataas, laqualeperdelasua sonorità
quan-do
si trovainposizionefinale: cfr.illigure(lungolacosta)pèSu, satin, ma'su; illombardo
ed emilianomas
'maggio'; illombardo ed
emiliano'A
questotipoappariteneinLunigiana raU,ligure rata 'rovo' a fianco del pistoieseraiia{AIS, DOS).$ 221. -I-intervocalica in Italiacentrale e settentrionale 3°5
baìol, piemontese basu 'bflico'<bajulus; il bolognese treSa 'treggia';
l'emiliano rasa 'rovo' (raja); il veneziano pèio 'peggio'.
A
fianco di z anche nell'Italia settentrionale siha
l'esito g: peresempio
nelvenezia-no mago;
nell'emiliano raga 'rovo'; nellombardo
digun; a Poschiavo bàgol. In posizione finalesiha
l'assordimento: peresempio in ticinesemac
'maggio'; aPoschiavopèé; inValsesiamai,pèc.Anche
la£(=
dz) ha perduto talvolta lasua occlusione in epocapiù recente, passando di conseguenza ai,il qualesuono
inposizione finaleha
datooggi, in defi-nitiva,s.Sispieganointalmodo
ilmilanesebazana'fava'<bajana,
pei'peggio', skaravàs 'scarafaggio'; il
lombardo
diiun, bàier ovvero bàzol 'stanga di trazione'; nellaregione dell'Ossola mas, pei. In Italia meri-dionale/ talvolta è rimasta conservata(in Sicilia,inCalabria e,salendo indirezioneovest, fino inUmbria,
nelLaziomeridionalee nell'Abruzzo meridionale),talvoltaè invece passata a ì (Puglia eLucaniaorientale):cfr.l'antico
umbro
peto; ilsiciliano mafu, pèfu; ilcalabresemaju,pieju, majise 'maggese', rajacome nome
di alcuni differenti arbusti spinosi<raja; il
campano
dajunoovverojajunr, l'abruzzesemaj'p,trajp <*tra-ja, (Alfedena) majurs 'nonno'; illucano orientalemalóra 'nonna' (PÌ-sticci),masah
(Ripacandida); il pugliese rala< raja, masu,mas
'm&%-p.o',pèsu,fascidda<i&(])i\\a.; iltarantinomara mah
<mare majus.
La
/ sièperdutainalcunezonedellaCampania,
peresempionelCilento pèo,da
cui è originatosecondariamente(consuono
di transizione)pèyo, napoletano pèvo 'peggio'.La
formacalabrese trigghiugu (triggugu)'gio-go
per trebuoi trebbiatori' si spiega tenendo presente l'allungamento provocatoda
tres nellainizialedijugu
(cfr. § 175); l'italiano meridio-nale (calabrese, pugliese,campano
e abruzzese) arcèra 'beccaccia' sem-bracherisalga aduna forma
(ipercorretta)*acceria
invecedi acceia(cfr. il toscano batisteo
<bapùstetium, macea
<maceria,
§ 1077}.La
Corsica presentailpassaggiodi;ag: pe%u, magUi, acela.Nellazona di Lucca(particolarmente in Versilia) è caratteristica la
presenza di l per / (per
esempio
magliaie, bòglià), cosicome
in questastessazona sidice ancheagliaio,Savoglia, Camagliore(cfr. § 1^8); ve-dansi pure, inBoiardo, le
forme
ipercorrettenogliae gaglio'gaio'.22
1. -1-intervocalica in Italia centraleesettentrionale.La
/in posi-zione intervocalica è rimasta conservata in toscanocome
pure, in linea generale, nella rimanente Italia centrale: cfr, ala, sale, fiele, filo, tela,306 il. Consonantismo
mulo,mulino, animali,filare. Soloin casi particolari se neè avuta un'al-terazione,peresempionell'anticoseneseed anche nell'antica lingua dei dintornidiFirenze(cfr. Parodi,
R
18, 621)si ha lapalatalizzazione in /sotto l'influsso di
una
-/ finale della desinenza del pluraleimmediata-mente
seguentela/: cfr. l'anticosenese animagli,papitagli,reagli, tagli, fidegli, apóstogli, capitogli, miràcogli, sogli, mugli (Hirsch,ZRPh
10, .59 sg.).La
lingualetteraria deiprimisecoliconosceva,come
forme plu-rali dimale, taleecc.,mai, tal,animai, strai,capitai.La
caduta completa di / davanti ad / (attraversouno
stadio intermedio l) si verifica anche nell'anticoemiliano (lai, mai, barii, quai, faxoy), nell'anticolombardo
(quai, angey 'angeli'),nell'antico piemontese(figloy, quay), cosicché
ri-sultagiustificatala
domanda
seleformetoscanecheabbiamo
citatonon
riconducano ad influssi di provenienza settentrionale. Ilfenomeno
è molto diffuso anche nei dialettimoderni
dell'Italia settentrionale e la palatalizzazione in /si incontra ancora oggi nelterritorio di confineto-sco-umbro: per
esempio
adArezzolinziugli; a Città diCastellolenzuo-gli. Nella Lunigiana superiore lapalatalizzazione ha luogo
quando
pre-cedauna
ioppureuna
a: cfr. a Sassalbo filo,pila 'pila',porcile, avrìlo, kulo,mulo,mula, peròala,pala, skóla,téla(Giannarelli,RDR
5, 298).Nel
territorio di Lucca si trova ilpassaggio di / ad r nell'ultima sillaba dei proparossitoni (per esempio m'ignoro, péntora,bàmboro,
dottoro, galléttoro,donnàchera,pillàcchera),come
delresto inquestazonaè mol-tofrequente ilsuffisso-ero invecedi -dio (cfr. § 1085).Un
similefeno-meno
è conosciuto anche all'isola d'Elba: per esempio guìndaro 'guin-dolo', mignero 'mignolo', capitignero 'capezzolo'; le forme dàttero e pozzànghera(dialettalmente pozzàngola in Toscana) della lingua lette-rariaapparterrannoa questotipo. Ilfenomeno
siestende fino aNapoli (nap. tùtero, camp. cunnsra< cunula): cfr. § 227.Nell'Italia settentrionale in posizione intervocalica passa
ad
r in parecchie zone,eprima
di tutto in Liguria: cfr.già nell'anticogenovese vorer,garee,sonorentì, quar, vtr,fir,dor,scara.Questo suono
siè con-servatocome una
rpoco
energica, debolmentevibrata (conlimitata ele-vazionedellalinguaversoidenti) nei dialettimontani
dellaLiguria (per esempioapa,fipà'filare',tèipa'tela'),ma
perilresto,essosièperdutofin dalxvii secolo(come
anchesi èperdutainquestazonal'antica-r-): cfr.a'ala',fiàtèja,
pa
'pala',candèja,mu
'mulo',mòa,
pei 'pelo',àia 'oliva', fòa'favola',Nói
'Noli'; a Lerici (LaSpezia) aa,àe 'ali',pàa.Le
localitàManarola
e Bonassola sullaRivieradi Levantesuonano Manda
eBona-$ 221. -I- intervocalicain Italia centrale e settentrionale 3°7 sóanellapronuncia ligure. L'antica pè rimastaanchenel dialetto geno-vese di Bonifacio: per
esempio
scaga, mepu, pèpu,mapòtu
(Bottiglioni,ID
4, 132). Ilpassaggiol>r(e talvolta l'ulterioresviluppofinoalgrado zero) abbraccia l'intera Liguria dal confine provenzale fino alla Spezia eaLerici.E
inoltresispinge ancora nelterritorio diconfine toscano del-la Lunigiana: per esempio a CastelnuovoMagra
oia 'oliva', àa, péo,muo
(Bottiglioni,ID
3, 93). Verso nord al di làdellemontagne
pcon-tinuafinnel
Piemonte
meridionale(apa,tèipa,fipè),verso nord-est nella parte meridionaledellaprovinciadiPiacenza (peresempio
a Coli,Bardi apa, teipa), e infine in provinciadiNovara
si ritrova r-
per esempio a Galliate{scara, candera,murin)-,come
pure anord
del lagoMaggiore, nei dialetti conservativi delCanton
Ticino: per esempio (invaiVerza-sca, a Blenio) ikara, para, "skóra 'scuola', ara, téra, firà
(ID
4, 308).A
sud del
Canton
Ticino la r si estendevaun tempo
alquanto oltre nella pianura lombarda,ma
inqueste zone negli ultimi tempi si è perlo piùristabilitol'uso di sotto l'influssodei parlari delle città: r è però
al-quanto diffusa ancora oggi nel dialetto milanese (particolarmente nei ceti
meno
colti): cfr.pures'pulce',f'tres'felce',sàres'salice',candirà,mi
vòri 'iovoglio',camisóra, cazzora 'cazzuola', gora 'gola', ùgora^'ugola', fiora 'figliuola', dori 'dolere', firera 'filatrice', bànder 'bandolo".
A
Bi-nate (fra Milano eNovara)
rècompletamente
ammutolita-
per esem-pio scàa 'scala' (Sganzini, Festschrift Jud,717
sgg.) -, ed anche nellavicinaBustoArsizio: per
esempio
iìgàa'cicala',mea
'miele',sfià 'sfilare',maàa
'malata'.La
caduta di rsiha
anche nella Valsesia(cfr. a 'ala', té'tela',
muin
'mulino', ska 'scala', skò 'scuola') e vale inoltre per Parti-colo(quando
sitrovainposizione prevocalica)al>ar: peresempio
aort 'l'orto',a òr 'l'oro' (Spoerri, 684).A
Venezia e in varie parlatevenetesi è verificata lapalatalizzazione con passaggio ai ovvero a / e il risul-tatopitifrequente, chevale anche per lacittàdiVenezia, è /: cfr. can-dèja,aja, mujo, ja jtina,jajaguna, soja,fajima, tejaro,paja, ja fana, fra-goja, tòja 'asse', 'tavola'; altrove si incontra l (nel territorio di Vicen-za e di Belluno), per esempio (Cavarzere, Vicenza, Crespadoro, Vas, Montebello)candéla,ala,mulo, culo; infine, inquestazonal
può
anche cadere completamente,peresempio(SantoStino, Istrana,Mira,Campo San
Martino, Teolo) tea,tearo, candéa, sóe. Poiché i testidi epocaan-1 Esempidiepoca medievale sitrovanoinBarsegapè: peresempio speronm, dote.SanPoro, lete, voti'volete'.FormapopolarediMilanoeraunavoltaMiràn.
3°8 ii. Consonantismo
tica
non
conoscono questofenomeno
(enemmeno
lo stesso Goldoni), deve trattarsi di cosa molto recente, il che si riconosce anche dal fatto'che la / proveniente dall'antica II prende parte à tale passaggio (per esempio kavalo, kavajo); rimane ancora
da
risolvere la questione di quale relazione storica vi sia fra candéla, candéja e candéa. Assai dif-fusa è lapalatalizzazione di /davanti alla finale -idelleforme
plurali:cfr. ilpiemontese,
lombardo ed
emilianomiti 'muli'; ilmilanesepei,tai,mai, canai, v'tcoi,sol, regai, fusti; cfr.il §
233
{vitelli* vitti, calli>"kai).221-a. -I- intervocalica nell'Italia meridionale. Nell'Italia meridio-nale -/-
ha
avutosviluppi di vario genere: meglioancora chenell'Italia settentrionale, quisi è conservato in certezone ilduplicecarattere del-l'anticosuonolatino.Come
venissepronunciatala/in latino nelle singo-leposizioninon
possiamo riconoscerecon sicurezza dalle notiziechein materia ridanno
gli antichi grammatici,ma da
essi possiamo soltanto apprendereche questo suono aveva a volteilvalore diuna
consonante linguale anteriore, a volte diuna
linguale posteriore: ilprimo sembra
chevalessesicuramente per/iniziale,perIIinposizionemediana
eperldavantiad i, l'altroperla finaledi parola e perlaposizione pre-conso-nantica; circalapronunciadellalintervocalica,
mancano
degli attestati indiscutibili'. Per quantoriguardal'esistenza dellalvelare, seneha una
prova sicura nelpassaggiodi-/-adu
(tv)in alcunezone dellaCalabria e della Lucania meridionale, la qual cosa trova corrispondenzanel risul-tato tv («)chesi incontra in alcunidialettidellaSardegna,per esempio nei dialetti rustici delCampidano
nord-occidentale: sawi 'sale', skawa, sòtvi'sole',mòtva
<mola.
InCalabriaw
si trovainparecchie zone,pri-ma
di tuttoa suddi Cosenza, inoltre nella zona diDiamante
e di San-t'Agata d'Esaro(come
pronuncia contadinesca), infine nell'estremità nord-orientale (Oriolo, Albidona, Roseto); talvolta inqueste zone si è avutouno
sviluppo secondario datvingu
eg: cfr.aBelsitomèwe
'mie-le',pawa, skawa, sòwa,
a
wana,a wima;
aDipignanosague, tigua'tela',parògua; ad Albidona figa, paga (cfr. Rohlfs, in Jaberg,"Don.Ì
38
sg)!Per laLucania meridionale ilLausberg
dà
glistadi tveY
: per esempio a Tursimuw
'mulo', riàuwa 'diavolo',mey
'miele', p/Y
'pelo',dunque
1 Cfr a questo proposito E. Stimanti,«Aussprachedes Latein», 32J: Lindsay 97sg Juret
«Manuelde phonétiquelatine», 30.
§ 221-a. -I-intervocalica nell'Italiameridionale 309 con distinzione fra tv e
f
aseconda del timbro dellavocaleprecedente(cfr. §
196
sgg.).Con
questaw sembra
chesiainrelazionelacadutadi/dopo
«, cadutache si verifica inalcune zone della Pugliacentrale: peresempio
a Bitonto tàvud 'tavola', pàsua 'passola', kapitus 'capitolo'; aRuvo msràkus
'miracolo',kuóppu?
'coppola',vanduó
'ventolare',tuórp 'telaio',skuó'colare'.Lo
stessofenomeno
si trovaaMeta
(prov.Napo-li): ròtua'rotola',
còppua
'coppola',còncua'concola'.In altre zonedella Calabria settentrionale (Acri, Longobucco,
Bisi-gnano, Pedace, Mandatoriccio, ecc.)
compare
sottoforma
di S (per esempiosuSe,paSa,fiSu, tiSa,mu&inu,vuSa,a Zana, a Sima): sitrattain questocaso certamentediuna
generalizzazionedellaconsonante denta-le-linguale anteriore.Un
simile risultatonon
ha naturalmente niente a che fare con il passaggio dil>w
(Meyer-Lùbke, Schick., 19). Più im-portanteè ilfattoche-/-davantiad
ie davantiada
sipalatalizzi(cfr. a questopropositolatrattazione dettagliata diMerlo,ZRPh
30, 12 sgg.) inun
territorio alquantoesteso, che abbraccialamaggiorpartedel La-zio (Subiaco, Velletri, Sezze, Canistro, Cervara)e
si continua verso orienteinAbruzzo
(particolarmenteinprovinciadell'Aquila):per esem-pio a Velletri kàvelo 'cavolo', Nàpoli, basalisko(SR
5, 41); a Subiaco pafu 'palo',muju
'mulo',suju 'solo', kauji'cavoli', la(<ujia) 'oliva'(SR
5, 252); a Cervarajta 'oliva', kuju, muju, fin, paju, paji, allimap 'ani-mali', Tiuji 'Tivoli'(Merlo, 72); a Trasacco(prov. L'Aquila)
pip
'pelo' e 'peli',mup
'mulo'e 'muli'.Un tempo
questofenomeno
saràstato mol-todiffuso verso nord nel Lazio, poiché perViterboè attestata nel xiv secolo lapronunciamoina
'mulino'(SR
5, 321), e a Velletri si è veri-ficata un'estensione di tale passaggio anche alla posizione precedente la vocale a (per lomeno
nei proparossitoni): cfr. nèspola, sétola, fri-vola (SR
5,4
1). Perlavecchia generazionecheparlaildialettodiScan-no
(prov. L'Aquila) è attestatoun
passaggio veramente molto singo-lare, di 4- (e di //: cfr. § 234) a z: cfr. suóts 'solo', santa 'sola', cietd 'cielo', fita 'filo', jet?'gelo',fsiwa 'fuliggine',kunnsta< cu nula,
prìéz-iuda'predella' (cfr.il toscano predola), s'immuta 'semola',citata 'citto-la\E
poichéinquestazonasidicebietta'bello'peròbèlla,tu<illu pe-rò la<Ula
(cfr. § 234), ilfenomeno
sarà stato originariamente vinco-lato alle vocaliio»
seguenti, esisaràpoianchequi,come
è accaduto aVelletri, estesopure alla posizioneprecedentelavocalea.
Il passaggio di !- ad -r- si incontra isolatamente nella Calabria set-tentrionale(Montegiordano,Ajello: tira'tela',
mère
'miele', fere)e più3io n. Consonantismo
frequentemente in Sicilia, nella zona delle colonie gallo-italiane: per
esempio
aBronteara, suri'sole',sigra'segale'; aCassaro para,ara,mu-ru,murìnu,feri'fiele'; a
Montalbano
perù 'pelo',candera,sari'sale',mu-rimi, sort'sole', càvuru; a Roccella
Valdemone
mèri 'miele', fèri'fiele'.PerCaltagirone è attestatalapresenzadi rvelare: fifu 'filo', tira 'tela',
pafa (Cremona,40); e aNovara,
dove
siè conservatobenel'antico dia-letto gallo-italiano, questa r è caduta(come
anche la r primitiva): cfr.fiu'filo',
mu
'mulo',oiva,pàti 'palo'.Nei
casicheabbiamo
visto,il pas-saggiodi -/- ad -r-è generale,ma
in altre zone esso èlimitato all'ultima sillaba deiproparossitoni,come
per esempioin alcunidialettidel Lazio meridionale e dellaCampania:
cfr. il napoletanocèfaro 'cefalo', vùfaro 'bufalo', tùtsrs 'torsolo',néspara 'nespolo'; a Soratutara, tàuara 'tavo-la',kùnnsra
'culla', nùttara 'nuvola' (Merlo, Sora, 196); a Castro dei Volscikànnera,macinnsra, tàwura.Nel
Salerno fudd'tsene (fiddi'sini, pulitimi) 'fuliggine' partono daun
*fulligo: cfr. lo spagnolo holltn. Nelle parole greche / passacon
facilitàali(>di): cfr.ilsalentinofuddea'nido'(cptoXéa);ilsiciliano
mud-ila 'frassino' (u-sXia); il calabrese
vàddanu
'castagna lessa' (PàXavo^).Nelle
forme umbra ed
abruzzese cannèlla 'candela', il suffissopiuttosto raro -eia èstato sostituitoconquellodiusopiù frequente.222. -m-intervocalica. Inposizioneintervocalica-m-
non
subiscein linea generale alcuna alterazione (cfr. l'italianolegame, seme, lima,fu-mo). Tuttaviaè alquantodiffuso l'allungamento dellaconsonante, col-legato con
un contemporaneo
abbreviamento della vocale precedente:questo
fenomeno
siverificain parecchieparti dellaToscanae dagli anti-chi documenti è particolarmente attestatofummo
(usato spesso anche da Dante) esquamma
(nello Straparola). Luccaè centro d'intensosvi-luppo di questo
fenomeno:
cfr. l'antico lucchesenimmo <nemo,
in-siemme, chiamma, prìmma, nommina, semmola
(Archiv 12, 120). Per Sillano, nella Lunigiana superiore, ilPieri registra(AGI
13, 336)fum-ma, lumms, hvamm?, Utammd, òmma, famma
'fame'.In vasti territori dellaToscana sembra
che si sianodiffuse soltantoledue forme fummo
eegli
fumma
(peresempio,nelleprovincediPisa,Firenze, Siena eGros-seto),
ed
esse appartengono anche al dialetto fiorentino volgare (AIS,761
e 928).Anche
in Corsica è caratteristico ilraddoppiamento mm
(cfr.
ramme, Romma,
letamme,iummane
'domani',ammore, u viumme
§ 223. -n-intervocalica 311
'il fiume',
primmu), fenomeno
che è inoltre diffuso, ovveroda
presup-porre, inparecchiezonedell'Italiasettentrionale: cfr.ilpiemontese'il fiume',