'chiama', caf'chiave',cisa 'chiesa'.Lac' settentrionale si spinge versolacosta orientale fino alconfine meridio-na ede la
Romagna (comprendendo
ancheSan
Marino). Inalcune parti dellItaliasettentrionaleilcidi ecclesia è diventatogl,percuisiha
inlombardo
(non éesa, bensf)gésa, piemontese gesta, gesa, ligure £eia-ctr. il francese éghse, provenzaleglieisa, spagnolo iglesia. Il nesso kl è rimasto conservato(incorrispondenzaconicontiguiparlari ladini) nella Valtellina superiore: cfr. a
Bormio
e a Livignoklaf 'chiave'; a Livigno klaper{aBormio
capar)'prendere'; aPoschiavo giàversoil1900
klaf eklaman
erano forme antiquaterispetto a caf, carnati, car (Michael, 26).II nesso ci si è conservato molto a lungo anche nei territori marginali orientali dell'Italia settentrionale, tant'èvero che per iltriestinoessoè ancora
documentato
intorno all'anno 1828: peresempio
nei «Dialo-ghi » delMainatidar, clama; aMuggia
(pressoTrieste)cidev'essere esi-stito ancora intorno all'anno 1870. Cosìstandolecose, anchenel cidei testt antichi veneziani (peresempioinMarco
Polo: elodi,darò, clama-no) si dovrà vederepiuttosto conservato l'antico nesso chenon
inveceuna
grafia latineggiante.Non
siamocerti chequesta opinione possava-Wi
/"ITIT;?
3!6v?**™**
i "incontrasoltanto isolatamente; per«sempio a Vel-cov, ch.od,;ne, dmlett. delSalernocuuroafianco dichiusura 'poderecintod„muri'.
$ 180. cr iniziale 245
lere anche perilcidegli altri territorisettentrionali inepoca antica(per esempio, per l'antico
lombardo
clama, clave): l'antico veronese etera'viso'invece di cera,che siincontra in Giacomino,è grafìaipercorretta, dallaqual cosasiinducecheperesempiola grafiadarà,clama corrispon-de in realtà
ad una
pronunciadora,dama. Nei
parlari abruzzesi sembra del pari che si sia conservato l'anticonesso in alcuni resti, talvolta con la sostituzione di l mediante r: peresempio clima oppure krima 'incli-nazione' (xXtuec),cfr.anche sclamà'gridare'(Finamore,Lanciano,170
e 272); adAgnone
sclameà; in abruzzese skalòkka ovvero skròkka 'ficonon
maturo'. Parimenti qualcosa del genere si trova nel dialettocala-brese, per esempio nel calabrese settentrionale crivu 'precipizio' (cli-vu), ein
modo
particolare neirelitti diparole grechenellaCalabriame-ridionale: cralu ovvero cradu 'gigaro' (bov. klaSo), crasida 'braccio di fiume isolato' (bov. klas&a< xXaffiSa). Nella lingua letteraria
debbono
considerarsi dei purilatinismiclamore,classe,clauslro, clava,Clemente, clima, cloaca; nel napoletano (con rinvecedi l) crasse, cràsseco, crava, Cravia'Claudia', Cremerìe, crèleco 'chierico',crimma
'clima'; nel cala-brese crassi 'classe', crèlieu 'chierico', crima, eresia 'chiesa', crestàia 'chiesuola';nelsicilianocrésta'chiesa'. Iltipociurma<c(e)leusmadella lingua letteraria presenta il trattamento settentrionale di ci, di conse-guenzaproverràdalla Liguria (oggi cusma).180.criniziale. Ilnessoinizialecrrimane generalmenteconservato
(cfr.credere, crescere, cresta, croce,crudo). Tuttaviain
Toscana
ed anche altrove in certeparole sitrovailpassaggioalsonorogr: cfr. grotta, grò-go (crocus), glasso, grata, greppia (cfr. il veneziano cripta), gridare (nell'antico italiano a volte cridare<quiritare); nel toscano meridio-nale gréta 'creta', grivèllo; in Lunigianagrésta'cresta'; nel toscano oc-cidentale gròsla 'crosta'.Questo
grcompare con una
certa regolarità nel territorioumbro-laziale soggetto a lenizione: cfr.groge 'croce',gre-da
'creta',graba (invecedicrapa)'capra',grabittu'capretto';perle Mar-che ilvocabolariodi Spotti registra (perAncona)
gresta, grespa, grava-ta; cfr. inoltre ilromagnolo
grotta, emiliano grusta 'crosta', il piemon-tese grupìa 'greppia'<krupja.Anche
in Corsica questofenomeno
efamiliare, cfr.
un
cigridarla'nonci crederei'(AC,
91),agròge'lacroce'(AC,
508). Nell'area toscana soggetta ad aspirazione,k
consegue anche nel nesso kr ilmedesimo
risultato che se fosse in posizioneintervocah-246 ii. Consonantismo
ca: per
esempio
la harne hruda (AIS, 993), lahrosta
(AIS, 689)la h-rose (AIS, 790); nella regione dell'Ossola
k
del nesso kr subisce ]a stessa palatalizzazione dellasemplicek
(peresempio kjamp,'éamp 'cam po'): cfr. erta 'gridare', trova 'capra',crai™
'crusca', 'èri 'crudo' (Nicojet, 56); nella Valsesi»in questosviluppo si perde r: per esempiocalta cresta' (Spoerri, 686).
Raramente
è la consonante iniziale ad andare perduta,peresempioinsalentinorito 'creta', rista 'cresta',forme
chese-guono
quilosviluppodigranu >ranu, grutta>rutta($ 185).181.
kn
egn
iniziali. Ilnessokn
siincontra soltantoinparole stra-niere: illongobardoknohha
èpassatoanocca, napoletano nocca cala-brese nocca oppure nnocca 'nodo', 'fiocco'; nell'area linguistica cheun tempo
fu grecanella Calabria meridionale, xivui;a ovverolasua forma parallelaprovincialexvù^a si continuanocome
kriza 'pulicaria' (in gre-co diBova
kliia).-
Per quantoriguarda gn,tra leparole anticheabbia-mo
adisposizione soltantolaforma
gnathus(yvà$o$)'ganascia', sempre-che questa possaesserepresacome
baseper iltoscanoganascia,campa-no
ganassa,janassa, lazialemeridionaleganassa, canassa: in questefor-me
si èdunque
introdottauna
vocale anattissica inmezzo
alnesso con-sonanticonon
neolatino. Altre paroleche cominciano congn prendono talmente una
vocale prostetica(come
scherzo>iseberzo, studio> istu-dio): peresempiol'antico italianoignocco(Pulci), e ancora oggiignudo per
gnudo
(cfr. § 323).181-a. dr iniziale.
Questo
nessonon
subisce generalmente alcuna alterazione(cfr. drago, drappo,dritto),percui sonoda
ricordare soltan-to alcune poche eccezioni: in Siciliae inCalabria dr è pronunciatocon
lalinguain posizione retroflessa (cacuminale), per esempio il siciliano drittu, ilcalabreseddrappu, ddrittu- in alcunicasi
abbiamo
trinvecedi dr,peresempionel sicilianotràcina 'dragomarino'(Spdbceuva),Tràpani (Apéitava);allevolteanchenelleparoledilinguacelticadr,chein latino era sconosciuto,è statoresocontr,peresempionelCanton
Ticinotròia (a fianco didròsa) 'ontanodi montagna'<*droussa (Hubschmied, VR
3, 93)-
La forma
tarantinagrafiina<draffina 'delfino' testimoniail 'pas-saggiodidr>gr.SS 182-83. di.fltfriniziali 247
182. di iniziale. II risultato è quello stesso di/; cosi peresempio
diurnu
è*ben
presto passato a jurnu': laforma
chene
consegue è perciò iltoscano giorno, giusu(*deursu),
l'italiano meridionale jurnu oppure fuorno, jusu,il napoletano janara 'strega' (derivazioneda
Dia-na), jàcono 'diacono',l'italianosettentrionaleanticotorno(neitestian-tichicorno),ilvenezianoe
lombardo
sago (diacus);un
riflessodiDiana
è ancheilsalentinosciana'buono ocattivo umore'. In taluneparti d'I-talia'giorno' presentauna forma
foneticachefapensare adun
prestitodalla lìngua letteraria: ligure iórnu(invece di */or««), veneziano
gór-no
(invece di *sórno), salentino gurnu(invecedisurnu); in questi terri-toriun tempo
la parola indigena era di{<A\es).Le
forme toscanedia-volo diana e diacono
non provengono
dalla tradizione popolare.- Nel
toscano volgare ilnessodipassacon facilità a g: cfr. nel territorio del-l'Amiatagaulo 'diavolo',gèie 'dieci'.Dopo
paroleche provocanoilrad-doppiamento
consonantico la; dell'italianomeridionalepassaa 'gg: cfr.il napoletano nottee ggiuorno (cfr. § 158). In Corsicail risultatoèg:
cfr.gHornu,giaule 'diavolo'.
183. fi e fr iniziali.
Per #
in Toscana,come
in generale in tuttal'Italiacentrale,siverifica ilpassaggiodi/ad/(;)attraversoilgrado in-termedio
h
cfr. fiamma, fiasco, fievole, fiato, fiore, fiume.In
sostanza anche l'Italia settentrionale presentaun
esito di questo genere: cfr. il piemontesefiama,fià 'fiato';illombardo
fiama,fiat,fiask,fior,fiok,fium, Fibbio-
affluente dell'Adige-
(fluvius). Soltantoi dialetti liguri ela fascia marginale meridionale delPiemonte
sviluppanoulteriormente //in Jf: cfr. illigure Soma, sàu'fiato', sua 'fiore', iurne 'fiume'; il piemon-tesemeridionale
(Ormea)
sua'fiore',sònku
'fianco' (Schàdel, 39).Que-sto ulterioregradodellosviluppoè statoraggiuntoindiversezone anche dai dialetti dell'Italia meridionale: peresempiodal napoletano
Somma,
sanko 'fianco', sànnena 'Fiandra', iato, sorèntsa 'Fiorenza', sonre fio-rire',summo
'fiume',suokko
'fiocco',Uva
'ganghero'(<*fliba<fibula).Il
medesimo
stadio fonetico vale anche per la maggior parte deirima-•
11suonoineitestivolgarivi»tesonondiradoconz,dato cheilsuonogrecodi *fu tuaaitto in latinovolgarecome/: cfr.«fr*
=
iietosinunaiscrivediOstia(C1L*4,"37>,m
Commodiano(II, 18),
248 ii. Consonantismo
nentiterritoridell'altoMezzogiorno: ad esempio peril
campano
setten-trionale lata 'fiato',samma
'fiamma'; per il lucano Sóra 'fiore', Ubbia 'ganghero'; per ilpugliese settentrionale sóra; perl'abruzzeselata 'fia-to'; peril dialetto diAgnone léuma
'fiume', laura 'fiore',lemma
'fiam-ma'. Talestadio èriconoscibileversonord
fino aiparlari delleprovince diCasertae diCampobasso:
sitratta forse diuna
loriginatada un
pre-cedente x. che sipuò
incontrare ancoraisolatamente nelMezzogiorno
settentrionale,per esempio a Ischia(tèta 'fiato', y.umma,
%ukkà
'fiocca-re', tafana 'Fiaiano'<Flavianu),
a Procida inaura 'fiore'), nella parte settentrionale dellaprovinciadiBenevento
(aColle Sannitalume,
tam-mà), nel Cilento (aCamerata %ume,
xòccu, yjbba). Più oltre verso sudX
è molto diffuso, particolarmente in Calabria e in Sicilia: cfr. il cala-breseutmma,
yjzncu 'fianco', tatù,tuoccu 'fiocco', ipmì, ture'fiore'; ilsiciliano(Casteltermini, Castrofilippo,Lipari) turni, tatù, turi. Peròin Calabria si incontraintalunezoneilrisultato/(in
modo
particolare nel-laprovinciadiCosenza): jume,jaiu,jure,jurire,joccu, jascu; mentrela Siciliapresentainalcune zonel (prov. Palermo,Trapani,Messinae Ca-tania), in altre f (parte orientale della prov. Caltanissetta).Questa
/ è caratteristicaanche dellaLucaniameridionale (/ór,jòkk,jàt,jask),dellaCampania
meridionale(nel Cilentojatu, fumi,juri),dellaPuglia setten-trionale (ad Ascoli Satriano jónna'fionda').Come abbiamo
dettoperl, cosianche ;saràcertamenteun
suonosostitutivo diun
precedentex-La maggior
parte della Puglia (da Foggia fino all'estrema punta meridio-nale)presenta oggifi(peresempiofiuma,fiata,fiatu),nelqualerisultato sarà forse da scorgereun
influsso della lingua letteraria; tuttavia qua e là siincontrano dei resti diuno
sviluppo precedente: per esempio ilsalentino (Manduria) fosca 'loppa'<
*flusca
<*fuscula;
il tarantinofuma
'fiume';ilbrindisino jònnula'fionda',jèccu'fiocco',jume
'fiume'.-Degne
di nota sono leforme
netta 'treccia' (flecta), gnettare 'pettina-re',chesiincontrano nel Salento.L'antico nesso è rimasto conservato nella parte settentrionale del-l'Abruzzo: ilvocabolariodiSaviniregistrafiamma,flocchi,fiuma,fiata;
l'AISdàper'fiume'leseguenti forme: flumd(Montesilvano),fléum
(Ca-stelli),fléuma(Scanno), filma(Bellante);per'fiamma'
flèmma
(Bellante).Talvolta si è avuto ilpassaggiodi / ad r: cfr. (peresempio a Crecchio) fruma, frata, fraska, franka, fròra 'fior di farina'. In
Abruzzo
si trova diconseguenzafi anche nei
nomi
geografici: peresempio
Flamignano, Vlaviano, Vluvione.La
Calabria offre'del pari esempi di conservazione§ 184. gliniziale 249
difi (ovvero fr): per esempio fraca 'grossa fiamma' (*flaca<facula), calabrese settentrionale filivaru'febbraio' (cfr. il greco rpk£$àpiov),
frè-ma
'schiuma' (<pXéyu.a); ed anche il sud-calabrese frènu 'fieno' risaliràad un
*flenum (*fenulum),
cfr.l'abruzzesefiena(Finamore, Lancia-no, 187}. Ilnessofi è rimastoinoltreconservato intalunezonedei dia-letti lombardi alpini: peresempio
nella Valtellina superiore (aBormio
fiama, fior), a Poschiavo (ftur, flama, flum),
come
pure nel bergamasco orientale (Bagolino) flukà 'fioccare', flama, /fè/<flagellum, fla 'fiato';ed
èdocumentato
ancora intorno all'anno1828
per ildialetto triestino {peresempiofior,flanc)(cfr.AGI
10, 462). Sipotràdiconseguenza pre-sumere che anchenei testi di anticolombardo
e di anticoveneziano (in Tristano fior, fiume) fi sia qualcosadi piùcheuna
semplice grafia lati-neggiante. Perilresto,dove
ilnessosiè conservato(ovverodove
è pas-satoafr) sitratta dielementipresiin prestito,per esempionellalingualetteraria: cfr. flagello, flaccido, flato,flemma, flessibile, floscio, flotta, flusso, fluviale, freccia (flèche); nel napoletano frato 'flato', fragtello,
fremma,
froscto,frotta; nel calabresefragellare,fràutu'flauto', fremma.Il nesso inizialefr rimane generalmente conservato: cfr. il toscano freno, fronte; ilnapoletano frisco,frutto; il
lombardo
fradèl, fresk.Là dove
/passaa h,anche la/contenutanelgruppo
frprende parte, di re-gola,a quello sviluppo: cfr. nellaCalabria centrale(con sostituzionedih
permezzo
dih-)h-riscu'fresco',h-ràgula.A Germasino
(prov.Como)
r
dopo
h va perduta, per esempio bega 'fregare', hont 'fronte',hagùn
'fragola' (punto
222
dell'AIS). In Corsicafrpassa a vrdopo una
finalevocalica, incorrispondenzacon quantoavvienein Sardegna: cfr. tò vra-dèllu 'tuo fratello',
u
vrèdu 'il freddo', a vragnu 'il frantoio'; in sardo su vrassu 'ilfrassino', su vrònti'lafronte'.184. gliniziale. In
Toscana (come
ingenerale in tuttal'Italiacen-trale) questonesso
ha
raggiunto ilsuono di gì (ovvero |)attraverso lo stadio gi-
cfr.ghiaccio, ghiaia,ghianda,ghiomo,ghiotto-: nelcasoche seguauna
i accentata, i si confonde con la vocale tonica, per esempio ghiiro>ghiro. In Corsica il risultato oscilla fra$
e /, gèva a fianco di jèva<gleba. In Toscana (particolarmente nel territorio di Lucca e di Pisa), a causa della pronunciag
{ganda, gaééo) l'occlusione palatale di questo suonosièandatatalvolta avvicinando aduna
occlusione dentale (foneticamente d'),laqual cosaha
raggiunto lasua espressionenell'or-25° il. Consonantismo
tografia popolare mediante scritture
come
dianda, diaia, dtomo,diac-cio; ela stessalingua letteraria
ha
accettato in certi casiuna
tale grafia {diaccio, diacciare,diacciaia). Il più anticogrado dello sviluppo setten-trionalesi èconservato inalcunezonedelPiemonte
situateverso nord:peresempionellaValsesia lara'ghiaia', gii<glire,%aéa'ghiaccio'{
Spoer-ri, 692); nell'Ossola gai, gasér 'ghiacciaio', gatf<globa {Nicolet, 60).
Per
il resto, nell'Italia settentrionalepredomina
oggi il grado£
difor-mazione
piùrecente: cfr.,come
corrispondenzedi 'ghiaia',illigure gèa,ilpiemontese,
lombardo
eromagnolo
gèra,ilvenezianogara(AIS,417)'ilpiemontesegiva<
gleb
a, illombardo
ganda, gas'ghiaccio',£asà,£ova (germ. globa).Anche
nelle forme chesi incontranonelT«Orlando
Fu-rioso», giandee Giara d'Adda,si manifestauno
sviluppo fonetico pro-prio dell'italiano settentrionale. II triestino gévero 'lepre'(Rosman,
51)risaleanch'essoaduna
precedentel,che èoriginatadaliévero. Nel-l'Italiameridionale,dallo stadio gìsi è pervenutidi regolaallostadiol:il nessogl si èperciò confuso con l'anticoli e presentadappertutto
at-tualmenteil
medesimo
risultatoche presenta quest'ultimo: cfr.il napo-letano lanna, lutto 'ghiotto', lotterà 'ghiottire', Uro,luómmaro {*g!o-meru),
lànnola 'glandola'; ilcampano
settentrionale(Gallo)lòtta 'goc-cia'(*glutta<guttula);
ilcampano
meridionale (Centola!Uva
'zolla' (gleba); il calabreseUanna
ovvero 'gganda, tièfa ovvero ggèfa 'zolla'(*glefa
invece di gleba: cfr. § 219),llòmmaru
ovveroggòmbaru,
lliru ovvero glint, llùttere ovvero gguttiri'; il siciliano'Uanna,
ggóm-maru. InCalabriaallaIIovvero gg pronunciata conforte attacco divoce viene in talunezone antepostauna
vocale: cfr. (prov. Reggioe Catan-zaro)agganda
ovveroaUanda
'ghianda',aggiruovveroaltiru 'ghiro'; ag-giri/'ghiro'valeancheperlaSicilia. Inquellemedesime
partidell'Italia centrale in cui lal di figlio è diventata/ si incontra / anchecome
grado ridotto dil,dunque
nel Laziosettentrionalejanna,nell'Umbria meridio-nale janna,jomu (glomus),
nell'Abruzzo settentrionale janna, nelleMarche
meridionali janna,jomu
(cfr. AIS,593
e 1509). Nell'area com-presafrailSalerno,Tarantoe laLucaniaorientalel èdiventata talvolta«: cfr. il salentino
nanna
'ghianda', nàsciti 'gigaro' (gladiu),nèmmaru
'gomitolo'
(glomere);
aMatera
nanna 'ghianda',numma
(glomere),«o/«(*glofa
invecedi*glefa<gleba);
illucano(Bernalda ePisticci)1 IIrisultaloìè prevalentenellaprovinciadiCosenza,mentre
U
valeperlaCalabria meridio-naleeper restrema zonasettentrionale.§ 185. griniziale 251
nèfa 'zolla'\
La
penisola salentinaha
deiparlarichehanno mutato
tal-volta l in 7 (cfr. ad Avetrana jòfa< *glofa), e talvolta gl in kl: dr. a Ostunikiefa('cefa),aCarovignokiòfa'zolla'.A
Terranova(Calabriaset-tentrionale) si è verificata quella stessa assimilazione di liin II, che
ha
colpitoanche il
gruppo
primario//(peresempiofillu,palla): cfr.Uanna
'ghianda',
llòmmaru
(glomere). In taluni dialetticampani
e abruzzesi glire è passatoa*galire
in seguito alio sviluppodiuna
vocaleanap-tittica: cfr. ilnapoletano gallerò (e anche agliero); aPontelandolfo ga-lèro; a
Montefusco
kalérs; ad Alfedena kalera.Nei
territori abruzzesi nei qualisisonoconservatiinessibl,il,pi,ci,non
siè verificataneanchelapalatalizzazione digl,bensì ilnessosièconservatosotto
forma
di gr:cfr. gracca'ghiacciare' (Finamore, Lanciano, 197); a Fara
San Martino
grati,a Orecchiogratta 'ghiaccio'.Nell'Italia settentrionale glsiè con-servatoinalcunezonecontigueall'arealinguisticadel ladino: cfr.il
ber-gamasco
orientale glas (Bagolino), glaè (Ponte di Legno); a Livigno glèc; nelTrentino(Pejo, Mortaso, Stenico,Tiarnodi Sotto)glac (AIS,381
e 383); cfr. negli antichi testi bergamaschi glera 'ghiro', glaza 'ghiaccio'.- Le
seguentiforme
sonodei purilatinismi: nellalingua let-teraria, globo, glandola, giorno, gleba, gloria, glossa; nel napoletano gruobo 'globo', grosa, grolla 'gloria'; nel calabrese gràndula, grolla, gruttuni 'ghiottone'; nel siciliano grànnula, grolla.La forma
toscanachiòsa 'glossa', 'postilla', sarà condizionata da
un
incrociocon
chiòsa<clausa;
quellanapoletanajajo 'ghiaccio'(<gladiu)
invecedellaforma
lajo che ci
saremmo
aspettati, mostra l'effetto di un'assimilazione a di-stanza,mentre
l'altra registrata dalD'Ambra,
faccio (l'AISdà
gjaéc) 'ghiaccio',ècertamenteun
imprestitodallalingualetteraria toscana.185. griniziale.
Questo
nessorimanediregola conservato nell'Ita-liacentralee settentrionale,cfr. iltoscano grano, grande, grillo,grosso, gru; ilmilanese grà'graticcio',gregna,gri«grillo',gremegna
'gramigna', gros Nell'Italia meridionaleilnesso tende a perdereg: cfr. ilsiciliano ranni 'grande', ranata, ròssu, riddu 'grillo',ruppu
'groppo', ramigna, rutta'grotta'; ilcalabrese ranu, ranne'grande',rappu'grappolo', ruossu 'grosso', róndini 'grandine', rutta 'grotta'; il salentino ranu 'grano',* La formanómmero 'gomitolo', diffusa nelLazio settentrionale e nell'Umbria meridionale, avrà avutolasuandalverbo(inglomerare).
2)2 ii. Consonantismo
ritare 'gridare'; il napoletano raffio 'graffio', rancio 'granchio', ranfa 'granfia',
ruongo
'grongo'; l'ischitano raffià 'graffiare', rènnsna 'grandi-ne, ridda 'grillo', ruóss 'grosso'; cfr. anche il còrso ranu 'grano', rigiu 'grigio', ràndina. Nella parte più meridionale della Calabria (Reggio)non
di rado alla r viene antepostauna
a,come
peresempio
in aravarì 'gravare',araùsu 'gravoso', ariddu'grillo',aruncu'grongo'.Dopo
parole che provocanol'allungamento consonantico, nel nesso rimane anche la g,anzi essasiallungain gg: cfr.ilnapoletanodojp rana'duegrani' (mo-neta), peròtreggrana; ilcampano
meridionale lo ggrano; ilcampano
teggròssB 'le grosse'. Nellalingua scelta,a fianco di
forme
mancantidig-ve ne
sonoaltrechelaconservano,e inoltreilnessocompleto gr ricom-pareanche nellalingua volgarequando
si verificanodeterminate condi-zioni; questofattoha condottonon
diradoacasidipronunciainversa;cfr. il napoletano gràncdto 'rancido', gruttare 'ruttare'; il calabrese gràncitu, gruttarì, grastiettu 'rastrello',gruminiare 'ruminare', grulla (a fianco di rulla)'porcile',grignuna 'rognoni', griss'riso'; ilcòrsole gràn-dine'lerondini'
(AC,
1299). Nella penisola salentina invecedigrsièsvi-luppato ilnesso sordo kr: cfr. crànnina 'grandine',cranu, crannì 'gran-de', criddu 'grillo',crisu'grigio',cruessu 'grosso'; nellazonadiTaranto gr è passato a jr: cfr. a Martina Franca }rèns 'grano', jrèva 'voragine' (grava), jramegna 'gramigna', fratina 'grande', jriddp 'grillo', jròtta 'grotta'; a
Matera
jrànana 'grandine'; nella Lucaniaorientale (Pisticci) irànnin», fruoss? 'grosso'. Nella regione dell'Ossolalag
del nessogrsipalatalizza in
|
esattamentecome
se fosse davanti a vocale accentata:cfr.Iran 'grano',grani'grande', gras, gris'grigio'(Nicolet, 56).
186. pi e pr iniziali, In Toscana,
come
pure in linea generale nel resto dell'Italia centrale, lo sviluppo arriva attraverso pi allo stadio pi: cfr.piano,piazza,piangere, pieno,piombo,
piovere; davantiad
i ac-centataivaperduta: cfr.l'anticoumbro
pino, nelLaziomeridionalepi-no(<piino)'pieno'; il
lombardo
piga'piega' (AIS, 1530). Ilrisultatopisi trovaanche nellamaggiorparte dell'Italiasettentrionale: cfr. in mi-lanese piaga,piana, pianta, piat,piasa'piazza',pidf 'piove',
piomp,
pia-sé'. Soltantoin alcunezonep
è entratain piùprofonda unionecon
lai1 Nel romanescoppiusi puòosservareuncasodipronunciaenfatica,chesi ritrovaperiopiù nei dialetti delieprovince meridionali (ccbiù).
§ 186. pi epriniziali 253 seguente,
dando
in tal casoil risultato é,che si incontra in Liguria, in certe parti delPiemonte
meridionale e dellaLombardia
settentrionale:cfr. illigureéasa'piazza',tanta,éu'più',tove'piove',cen'pieno',cange 'piangere', éiima
(piuma);
il piemontese meridionale elombardo
set-tentrionale éatsa, éòv,cen (Germasino), éóf, cen,céne 'piangere'(Gro-sio), tbve, éu, fan, citi 'pieno'