quando
vi sia allabaseuna
e: di conseguenza, nella pronuncia toscana (fiorentina) si dice estremo, completo, crudele, sede, mistero, sincero, primavera,eco,tetro,lene, feto,mensa, sovente'.Non
èraroilcasocheuna
paroladi originedotta si incontri conuna
popolare-
per esempio arena 'teatro' con rena 'sabbia', ilfreno dellapassionecon
ilfreno del cavallo -, il chesembra
abbia condotto all'altro fatto: che anche altre parole, nellequali originariamentesitrovavaallabaseuna
ì,hanno
aper-to laloroequando
esprimevanodei concettichenon
erano moltopopo-lari: per esempioletteranelsignificato disegnodell'alfabeto,
ma
lettera nel significato diepistola; cfr.anche maestrodi retorica dicontroa mae-stro d'ascia.Le
personecoltepronunzianoinToscana perlo piùtrenta,ilpopolopiuttosto trenta (in
romanesco
trenta).48. Altre anomalie fé invecedie) neidialettitoscani. Per effetto didiverse circostanze(influssiregionali,pronunziadel latino nelle
scuo-le) si sono prodotte certe oscillazioni nell'uso.
Nei
principali centri simanifestano
non
pochealternanzefrasuonichiusi e suoniaperti.A
Pisa(contrariamente alla e fiorentina)sipronunziano cone leseguenti
paro-le: temo, lesina, feltro, mette, vendo, scendo, vendica
(AGI
12, 143);aLuccasi pronunzianocone(invececheconlae fiorentina)baleno, cer-chio, desto, fedele,fermo,freno,stella,
temo
(Giannini-Nieri,6-8). Nel-lalinguadiRoma
simanifestanoparecchie deviazionidall'uso fiorentino:a
Roma
si trovainfatti einvece della fiorentina e nelleseguenti parole:bestia, chierico, cicerchia, cometa, cresta, erpice, esca, fedele, mestola, pentola, trenta (Bertoni-Ugolini,
34
sgg.). Nella maggior parte dei casi sembrasitrattidiparoleappresedailibri.Una
serie di irregolarità della pronuncia toscanasi spiega mediantegliincroci
o
gli influssi analogici.In
certe parole, l'anticosuffisso -Illus è stato sostituito con -éllus, per esempio pestello (Iat. pistìllum), puntello(Iat.punctillum). La forma
ressa (rixa)sembra
essersi pro-dotta sottol'influssodi pressa; letterapuò
aver derivatolasuaedaletto (leggere); allostessomodo
ergeresitrova sottol'influsso di pergere.Su
' Per l'importanzadella cultura latina attraversolatradizione scolastica medievalesulla pro-nunziadelle vocalieedoinToscanaenella lingua nazionale,cfr.ora Franceschi,«Sullapronuncia die,0,1,z nelle parole dinondiretta tradizione» (Torino 1965)nel capitolo 'Vocalismo dotto' (pp. j-i6|.
74 *• Vocalismo
minatoneiparagrafiprecedenti.
Forme come
cibo,sito,vìzio,rigido, mi-sto, pigro, disco, tranquillo, ditta, firma, sono voci letterarie; cfr. an-cheilveneto,lombardo
e ligure intima 'federa interna' di fronte all'an-ticoveneto intimaealbolognese endma.Qualora non
sipensicheesista un'analogia con frlctus, afflictus, *flctus (Merlo, Sora, 158), laforma dèrìctus, ottenutapertrasposizione
da
dìrèctus,ha
originatoi
due
tipi diritto, dritto (Meyer-Lubke, § 56}; mentre l'antico toscano miso, ilpisano elucchesemisso 'messo'hanno
laloro/da
misi. L'antico toscano priso (chesi incontranellapoesia lirica), sorpriso (Purg. I,97) e riprìso (ibid. IV, 126), entrambi in rima, potrebbero provenire dal franceseoppuredai parlari dellaBassaItalia.L'anticotoscanodittopre-suppone una forma *dìctus
cheè rifatta su vìctus, nìctus.Poco
sicomprende
iltoscano ritmo 'nessuno' (che viveancorogginelleprovince di Lucca, Pistoia, Pisa e Livorno), in quantonon
è molto convincentel'ipotesi {Meyer-Liibke, % 56} chela i provenga da ninno: piuttosto si
potrebbe presupporre
una forma
dellatinovolgare*nimo
(inluogodinèmo),
chesiastatainfluenzatada
nil 'niente'.Le
forme Messina{Mes-séna)e alice(alécem)
si spiegheranno dauna
isicilianaperè;la stessa cosasaràper vio ecrio(accantoaveoecreo)'vedo'e'credo'inGuittone.La forma
issa'adesso' dell'anticoluccheseè inspiegabile: taleforma
vive ancora oggicome
isanella valle diPoscbiavo,mentre
laValtellina supe-riore(Bormio, Livigno) presentalaforma
regolare esa<ìpsa(hora),cfr.Archiv 177, 36.
La
idivia, sia, dia, stia,pria, criaèprovocatadalla po-sizione iniato,eanchel'anticotoscano die'devi','deve' saràda
spiegare allostessomodo.
L'avverbioquindisi è formato sicuramente sotto l'in-flusso di#a/s«<eccuhlnce
{D'Ovidio,AGI
9, 95) edè statoluia pro-durreindi'dilà',puramente
letterario.Nell'estrema parte nord-ovest della
Toscana
visonoinflussi dell'Ita-liasettentrionale: laforma
kapigi'capelli',cheè usualenella Garfagna-na superiore, è da porrein relazione conl'emilianokav'i (cfr. § 53), la cuiiè stataprovocatadallametafonia; ed esattamentecome
questainel dialettoemilianosièintrodottanellaforma
delsingolare{kav't'capello'), così ancheinGarfagnanailplurale kapi%iha
prodottoun
singolare ana-logico kapigo.La
i che stranamentecompare
nell'Italia settentrionale inluogodiuna
e, aldi fuori dell'effettoprodottodallametafonia-
per esempioeira, sira, tìla, munida, nigar, pi<plenu
(cfr. § 56)-, trovale sue avanguardie nel garfagnino f'tltca,filila, nel lunigiano filila 'felce',nelpistoiese (Sambuca)eira'cera',nellunigiano (Licciana) fidags
'fega-§ 51. teinvece di e inToscana 75
' nel versiliese
Udo
'elee' (cfr. anche laforma
Ilicicome toponimo
J una localitàdella Versilia), nellunigiano (Licciana) éist 'cesta', nel
"^agnino
(VaglidiSotto)pino 'pieno'.\
51. ie invece di e in Toscana. I casi che stiamo per esaminare in auesto paragrafo
non
sono soltantovalidiperiltoscano,ma
siestendonoJle volte, nel loro particolare aspetto fonetico, al di fuori dei confini dellaToscana.
La forma
dell'antico senese, lucchesee pistoiesenieve(in pistoiese, luccheseed
elbanoa volteanche neve), dellivornese, pisano, grossetano, pistoiese, còrso ed elbano neve, è difficilmente spiegabile:essa corrispondeesattamente allospagnolo nieve, all'aragonese nieu,al
provenzalerieu,eforse
sembra
presupporreuna forma
del latinovolgare*néve':
cfr.nelparlaredell'Elbaritévica 'nevica'. IIcaso ricordail pas-saggio dióvum
allaforma
del latinovolgare*óvum,
peròquila dissimi-lazione di o >o,una
volta che siammette
laforma
volgare*oum,
è più comprensibile di quellochenon
sia nel caso di nìve>neve.Del
pari è stranalaforma
toscana vietro 'vetro' (vltrum), che si incontrain pro-vincia diLuccaeall'isolad'Elba. Iltoscanofierapresupponeun
*féria inluogodi feria, ilquale *fèria èanche da presupporreperl'italiano meridionalefera,perildolomiticofiera,perilcatalanofira;peròquesta forma deveessere stata presa a prestito fuori diToscana
(a causa della-r-);cosipureperlo stesso
motivo
ancheghiera(viera)<virianon può
essereformaindigenadellaToscana.
La
formatietto,documentata perla Versilia (cfr. Pieri, 162),che allevolteappare anchenellaforma
kietto 'tetto' (cfr. § 116)-per esempio
a ViareggioeaCorzanico-, presuppo-neuna
precedentee aperta(cfr. tegere),laqualedeve
assumersianche perilsiciliano tiettuoppure
tettu(cfr.AIS,
221), per ilgallo-siciliano tìét(SanFratello), tiettu (Aidone), per l'anticofriulanotiet.Lo
strano vocalismodiquesta parola avràdelle radicinei parlaridell'Italia setten-trionale(cfr.ilpiemonteseelombardo
tee),come
delresto ancheil luc-chese(Garfagnana, Lunigiana)teca{te'à'co)e illunigiano (Sarzana, Car-rara)tecostannoinrelazionecon
illigure tecu,tecueconl'emilianoteca (AIS, 864).La formale
'felce'dell'anticolucchese(SalvÌonÌ,AGI
16, 397) presupponeugualmente una
precedentee aperta,laqualepareche1 Sipotrebbe pensare aduninflusso concettuale di gSlu. SecondoCorotninas (IH, 513)
sideve aduninflusso di nébula.
76 I. Vocalismo
dipenda
da
influssiprovenientidall'Italiasettentrionale(cfr. illombar-do
felssel'emilianofelici) (cfr.§ 57).Di
frontealfrancesefoin,spagnoloheno
(Iat. fènum),
laforma
fieno si basasuuna
pronunzia rustica faenum>fènum,
presupposta anche peridialettidell'Italiameridionale: calabrese fienuo
fenu, salentinofie-nu,siciliano fenu.
- Le
stranissimeforme mieco, tieco,sieconelleanti-che laude
umbre vanno
coll'anticovenezianosiego,anticobolognese tie-co(cfr. § 86,94).Perinsieme bisogneràpresupporrecome
baseun *Ìn-sémel,
cioèsKmuI
incrociatoconsèmel.
52. Dittongazionedi e in einell'estremazonanord-occidentale della Toscana.
La
dittongazionedi e>ei,caratteristicadell'Italia settentrio-nale,sièspintatalvoltaaldiqua
degliAppennini
eprecisamenteinzone che distano alquanto dal confine tosco-emiliano. Si incontra infatti ilpassaggiodi e>einella
Garfagnana
superiore, in localitàGorfigliano(a sud-ovestdiPiazzaalSerchio): peresempiokreiào, ueido.seita 'seta'e 'sete', aéeito, peipo 'pepe', leingua, someìnta 'semente', kampeitto; e nellaLunigiana meridionale, nel piccolo villaggio diAntona completa-mente
isolato(adestdiMassa): peresempio
peipd, mette,peira,sam$in-t3,freisfo,seilva,kapreitB'capretto',meinta, steidds'stella'.
È da
nota-reche talepassaggio siverifica anchein sillaba chiusa e chead Antona
lae secondariaproveniente da ì (davanti anasale) prendeparte
ugual-mente
alpassaggiostesso(peresempio feima'lima'),come
purea Gorfi-gliano partecipaa taledittongazione anche dies attraversouna
fasede
(cfr. § 30): deì,lunadei.
53. Metafoniadie nell'Italia settentrionale. Nell'Italia settentrio-nale invastiterritorisi
ha
lametafoniadi echediventaisottol'influsso diuna
-/finale.I testi dell'antico dialetto ligure lamostrano
soltantoinun ambito
ristretto-
peresempio
ordenaminti,nelladesinenza avverbia-le primeraminti, saviaminti, nella seconda persona del passatoremoto
faisti,ofendistì,fisti,caisti
(AGI
15, 14)-
eancorapiùristrettaessaap-parenei dialetti liguriodierni,per
esempio
aNolivi 'vedi'(AIS,52). InPiemonte
si trova soltanto nell'estremo nord: cfr. l'ossolanomis 'mesi'come
pluraledimes
'mese'; ilvalsesiano kwil, kwist,isquali pluralideipronomi
kwèl, kwèst,ei (Spoerri,407
).Gliantichitestilombardiinvece la presentano in maniera alquantoregolare: pisci, nigri (plurale dine-f m
m
":>r
S 53. Metafonia dienell'Italia settentrionale 77 grò),d'igni,vedisti, credisti,ili(plurale dielo),vigni'venni', tigni'tenni', dischi (plurale di desco), tu di devi',critu'credi tu', poveriti(plurale di povereto}.
Al
giornod'oggi,a causa del livellamento foneticointervenu-to,la metafonia in
Lombardia non
si trovapiù altrocheinpochicasi:l'abbiamo ancora nel milanese qui} (plurale di quèll), quist (plurale di quèst), avi 'avete', vorì 'volete',podi'potete',kavij 'capelli' (plurale di kavel), nella
forma
pluraledelsuffisso -èt {-etto)-
peresempioom'tt,uie-lit,porselit (Salvioni, 63}-,
ma
parolecome
'pesci','mesi','neri'non
co-nosconopiù metafonia.Al
contrario essa è ancora moltoresistente nelCanton
Ticino: cfr.invaiMaggia
verd: vird,stess:Stiss,len : Un, det:dit, kest:kilt,ferm ;firm,veàru: vidri,frec 'freddo' :frìé; ein vai Le-ventinaper:pir'peli',negru : nigri,milanés: milanis(cfr.aquesto pro-posito Salvioni,
AGI
9,241; Merlo,ID
11, 8; Sganzini,ID2,
109).In testi antichiemiliani si trovano leforme itti, quitti, volisti, pren-disti(Monaci, 563),mentreilBertoni (73)citaperl'odierno dialettodi
Modena
quist, quiquali plurali di 'questo' e 'quello', cavi'capelli', -i<-etis, tri<tres; per
Parma
citiamo noi tri 'tre', vài'vedete', savi 'sa-pete',diri 'direte',avis'avessi'.La
metafoniaha
diffusionemaggioreinRomagna.
Moltiesempi si trovanogià nel« Pulon Matt
» (xvi secolo), peresempio
mis'mesi',critu 'credi tu',ui'vedi', uslitt 'uccelletti', rasu-namint 'ragionamenti' (Schiirr I, 65). Perilbolognese odiernocitiamo viri 'verdi', pais 'paesi', tri mis 'tre mesi', / milanis, vài 'vedete', savi 'sapete',amo
'avete voi'; perLugo
mis quale plurale di mes,pir quale plurale di per, izis'iceci', krid'credi'(Schiirr II,150
sgg.).Incerti ca-si,nei dialettiromagnolo
e bolognese la flessione nominalesi è andataadeguando
alplurale: per esempiol'emiliano(Modena)
kavi, il piacen-tinokavi'capelli' e'capello', ilromagnolo
(Lugo,Faenza,Forli, Raven-na)zis 'cece'(SchùrrII, 26).La
metafoniasiriscontraanchenell'antico dialettoveronese-per
esempioinGiacomino
ptssi'pesci',quìgi'quelli', dignicome
plurale di 'degno', /g/<ìlli, missicome
pluraledimesso
-,come
pure nell'antico dialettopadovano -
cfr. inRuzzante iggi, quisti, quiggi, caviggi 'capelli', dischi, pili, bivi, mitti, pinzi 'spingi'.Ed
infi-ne,essaè stataalquanto produttivainperiodo anticoanchenel dialetto veneziano, cfr. i seguenti esempi, tratti da
documenti
delMedioevo:
(//('(elio),quitti(quello),striti(streto),misi,cavili,maistri,pissi,pili,
di-schi, virdi, nigri,maleitì,plini,digni,misi 'messi', prisi'presi'.
Al
gior-no
d'oggilametafoniaè ancorariconoscibilenei parlariveneti solonelle zone più arcaiche: peresempio
aCavarzere vidi 'vedi', misi'mesi', e a78 i. Vocalismo
Fratta Polesine vidi 'vedi'. Nei dialetti della provincia di Vicenza e di
Verona
sitrovanoforme come
kaviji 'capelli' e vendij 'vendeteli' (AIS, 833}; a Crespadoro (prov. Vicenza)nigricome
plurale di negro (AIS,punto 362
).La
metafoniaè inoltre moltoresistente aGrado:
misi{me-te),kavili (kavelo),ili(eh),pili(pelo), todischi (tedesco), nigri (negro), virdi (verde), v'indi 'vendi', crìi 'credi', miti 'metti' (Ascoli,
AGI
14, 329).La
metafoniadie sottol'influssodiuna
-/finalesi manifestaanche nellecoloniegallo-italianedell'Italiameridionale: peresempionelgrup-po
di Potenzasikki,jriddi, nigri quali plurali disekku, freddu, negru;nell'isolaetnicapressoilgolfodiPolicastrojriddi,iddi, friskiquali plu-ralidifreddu,eddu,fresku (Rohlfs,
ZRPh
6i, 86 sg.); etalefenomeno
starebbe a dimostrare cheun tempo
la metafonianon
era sconosciuta neanchenellezonemeridionali delPiemonte,cioè nellapresumibile pa-triadiquestecoloniegallo-italiane.54. Labializzazione die. Indiverse zonedelPiemonte,nella
Lom-bardia orientale e nel dialetto di Verona, la
forma
feminaè passata a fomna,fùmna, fumra
(Schadel, 19)acausadellavicinanzadiuna
doppialabiale;
mentre
nella Valtellinasuperioreea Livignolaeacontattoconuna
labiale passaad
ò: per esempio dizò<dicebat,
for<.febre, bór<bibere, ró><sapere,
òr<habere
(Rohlfs, Arcbfv 177, 33; Blauer-Ri-ni, 101).- La forma
ghipva'zolla', appartenente all'italiano letterario,non
èladiretta risultante diglèba,
bensf mostra chiaramenteuna
me-scolanzaconglSmus
'gomitolo'oconglòbus
'globo': ilrisultato diun
taleincrociosiritrova neidintornidiTarantoe Brindisi,
dove
vivono nel-l'uso popolare jgfa (Avetrana, Massafra e Manduria), chigfa (Carovi-gno), iigfa(Francavilla)nelsignificato di'zolla'.La
forma dopo, svilup-patasidade-post, ha come
stadiintermedidepò
>dopò,nel qualeulti-mo
laprima 0 dipendeda
assimilazioneadistanza.Dittongazione di e nell'Italiasettentrionale. Nella parte occi-dentaledell'AltaItaliasièsviluppata meglio chealtrovela
dittongazio-ne
di e>ei, caratteristica della faseprimitivadell'antico francese(meis, treis, fei,peire). Gli Statuti medievalidi Chieri (prov. Torino) presen-tanoforme come
meis, aveyr,peina, veira,poeyr,méin
(Meyer-Liìbke,§ 23); intestidianticogenovesesileggeceira,peina, peigro, neigro,
of-§ 55. Dittongazione di enell'Italia settentrionale 79
fasi, savei,dexeiver, convenetver'conveniente',peize'pece',conseigo<
c
um secum. A
questeforme
corrispondonoquelle dell'odierno dialet-topiemontesecandeila,peis'pece', steila'stella',neìr 'nero',peir'pera', tnuneida,peiver, teila, meis,parhreiva 'parlerei'(*parabularebam),
pureiva 'potrebbe'; e dell'odierno ligure kandeira (oppure kandeja) 'candela', peiie'pece', neigru,
pfz<pirum,
n§ive, pfive, tfira (oppureteja), meise, katreivan 'comprerebbero'. Versooriente l'area di ditton-gazionecontinuanellazonadeldialettopiacentino
-
neigro,teira,neiva 'neve'-
edeldialetto emiliano: peir, neiva,pgil, teila-;ma
diventadiepoca
sempre
più recente,man mano
che siprocede piliverso oriente.I testiantichiromagnolidelxvi edel
xvn
secolonon
presentano ancora alcunindizio diun'incipientedittongazione(SchiirrI, 26).Oggi
si trovaei (oppure e*) a Forlf, Cesena, Cesenatico,
Loiano
eComacchìo -
per esempiopeir, kandeila, neif,muneìda, kadeina, teila-,mentre
iparlari diBolognae diMinerbio
(AIS)aprono
ildittongoeifino adai(più esat-tamenteài)-
kadaina,taila,pail,savair-,etalefenomeno
siverifica per-sino davantiad n
seguitada
consonante, peresempio
dainter 'dentro';alcontrario,si trovanoaltrezone(Imola,Lugo, Faenza,
Ravenna)
nelle quali lostadiofoneticonon
èancoraandatoaldilàdie.La
dittongazionein ei
oppure
in aivaleanche perlecoloniegallo-italianedellaSicilia: per ! esempio aNicosiasitrovatseira 'cera',peira; aSan
Fratelloavair,satra, >canaila, naiv, plazair,trai,tsaira.
Nel
gradooiabbiamo un
altro risultato delladissimilazionediei (cfr.infranceseilpassaggioditreisatrois,teileatoile,meisamois, peirea poire).
Questo
stadioècaratteristicodeldia-j
letto
romagnolo
diSerravalle(San Marino), peresempio
sòira,pòir,vlòi- Iva'voleva', savòiva, toila,
dove
ilfenomeno
si manifesta anchedavanti ìad «seguitada consonante, per esempiodròinta'dentro',ointra'entra',
kmòinza
'comincia'(Anderson, 23sgg.); infinelaforma
oisitrovainPie-monte
nella valleAnzasca(regionedell'Ossola): peresempio
ppis'peso', mgis, ngiv,pgivar'pepe'(Gysling, 131).Nei
parlarilombardi, trentini,veronesi, veneziani,nonché
nelCanton
Ticino, algiorno d'oggisi
ha
soprattuttoe,avolteperò anchee: cfr.ad esempioillombardo
telae tela,stelaestela,venae vena,muneda
e mu-neda; il veneziano tela, vena; illigure sea 'seta''.In
questofenomeno
si
deve
certamente vedereuno
stadiodi riduzioneda un
precedente et1 La( apertadavantianasale è caratteristica dellazonaoccidentaledell'Italia settentrionale;
cfr. illiguree piemontesevfiia'vena',kad$na,illigureav?mu'abbiamo'.
80 i. Vocalismo
ovveroet,
come
purelap subentrata nellazonadiAntronapiana (Osso-la) proviene certamenteda un
piùanticopi,peresempio
spra,tgla, stp-te,"?/,parp,trp,vp'vedere'(Nicolet, 17).56. Sviluppo die in i nell'Italia settentrionale. Diverse zone del-l'Italia settentrionalepresentano l'esito / in luogo dell'antica e oppure deldittongo originato
da
questae. Tale/ è alquantodiffusainLombar-dia,per
esempio
mis,pir, pil, sida, tila,munida;
nellazonadiMilano
ildialetto della città presenta e (sera, candela, mes), mentre il contado
dà
lapreferenza a /(sira,candìla, mis): cfr. già nell'anticomilanese ve-nin'veleno',marci'mercè' in Barsegapè,w. 108 6352.
IIdialettoberga-masco
costituisceun
particolare centrodidiffusione dellai,per esempioavi,sida,sit, bif, nif,stf, pil, tila,pir, sira,mis, tis,p'ter'pepe',munida, vidre, irga 'verga', sirca 'cerca',
Bìrghem
'Bergamo', nigher (Salvioni,RJ
1, 121). Se prescindiamodal territorioesaminato,dove
lavocale simanifesta con grande regolarità,
vediamo
che la sua presenzanelle sin-gole paroleha una
diffusione piuttosto disuguale. In alcuni casi (peresempio
munida, candita) questa i si trova solo di rado, in altri inveceha una
diffusione locale piuttosto vasta: sira 'sera' e sira 'cera', per esempio, si estendono dallaRomagna
attraverso l'Emilia, la zona di Piacenza elaLombardia
finoalCanton
Ticino, esira 'cera' si incontra in quasi tutto ilPiemonte
oltre che nell'intero territorio cheabbiamo
citato (cfr. AIS,
340
e 909); per il dialetto bolognese ricordiamomik
e tik'meco' e 'teco'; per ilparmigianof'tdek 'fegato'; per
Rovigo
piro 'pera'.Da plenu
si è avuto pi,pin, che si estende dallaRomagna
fino alPiemonte,e inoltresiaggiungalaformacin chesiincontrainLiguria (AIS, 1335).Da
nlfgru si sonoavuti delparidei continuatoricon /, la cui diffusione meravigliapervastità: cfr.ilromagnolo
n'tgar, ilreggiano nigar,ilparmigianonigor,illombardo
ni&er(AIS, 1574). Neicasicera
e
plenu
>ptenu- come
anche nelromagnolo
sida<acetu
(Riccione), pi&a 'piega',pi 'pieve' (Forlì, Imola, Faenza,Lugo); nelpiemontese me-ridionale glva<gleba;
nel dialetto della Valsesia piali 'piacere', pats (Spoerri, 398); ed infine neltoponimo
piemontese Castagnito, si po-trebbepensareadun
influsso della palataleantecedente (SchurrII,185), cosfcome
anche nel francesedove
ceranon
è divenuto coire, bensì ciré (cfr.pais<pagese); ma
neglialtriesempicheabbiamo
citato la pos-sibilitàdiuna
tale ipotesimanca. In Istria siha un
altrofocolaiodelloS 57. Trattamentodìeinposizione chiusa 81 dluppodi e>i: cfr.specialmente a
Dignano
e aRovigno
munida, mis,mg™,
pti>vulir,tila, sivo,sira, ptvero,line,stila,nivo,con
esempipersinoinposizione chiusa