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gh$ 'giovenco' presuppongono un j(uv)encus del latino volgare, men-

men-tre

non

sispiegala/dell'anticovenezianonìzuóla,genovesenìsoa, emi-liano ninzola 'nocciuola'.

La

ragione percui o atona della sillabainiziale passa ad au è poco chiara: nellalinguapoeticaitalianaprimitivasiincontra aunora, auliva, auriente,aulimenti; idialettidellapenisolasalentina (nellazonadi Lec-ce)

danno

aulia 'oliva',auriente, aunestu; il calabrese

ha

auliva 'oliva', aulivu'olivo',avuriccbia(da

una

precedente

forma

auricchia) 'orecchio';

il napoletano aonesto, aorecchia, aosare 'osare', aonire 'unire', aorina 'orina'; il tipoauliva 'oliva' si estende dalla Siciliafino alla

Campania

settentrionale; Salvioni citada

un

testodelMonferratoaunor, austaria, audor,aufri,aubligà,aubdi,aucasion

(RJ

1, 124).

132.

u

protonica della sillabainiziale. Spessola posizione debole dell'antica a

ha

condotto alla vocale o

-

peresempio scoiattolo; antico italiano

fomento,

stromento,orina,romore; anticoseneseomore, osan-za, nodrire-; tuttavia questa 0

ha

potuto ritornaread

u

nell'Italia set-tentrionale e centrale,secondolosviluppodellaoprimitiva(cfr. $ 131):

cfr.frumento, fusaggine, rumore, fuliggine.

-

Nell'Italia settentrionale la

»

protonicaprendeparte alpassaggiodi

«

>u: cfr.il milaneseluzerta 'lucertola', busca 'buscare', bùtà 'buttare', liiganega 'salsiccia', rufald 'insolente', ruga 'rimestare', mùrafa 'muraglia', mufi 'muffire', stuvàa

'stufato',siidor,siiperb,supérfol'soperchio'.

Le

forme seguenti

conten-gono

antiche trasformazioni avvenute in latino volgare, di fu->fe- op-pure ;;-: ginepro, siciliano jinizza 'giovenca' (junicia), antico italiano gignore(juniore), forse anche incalabrese fimenta'giumenta', fintura 'giuntura'.

133. ai protonico. Nell'antico italianoil

gruppo

protonico aidella sillaba inizialeèrimastoinparteconservato(cfr. aitare, bailia,raitirein Guittone), tuttavia in epoca più recente tale

gruppo

si è ridotto perIo più

ad

a,

come

ai della sillaba tonica: cfr. balia, fanello<

*faginellus

(Merlo, Sora, 172), Ranieri<Rainieri, il calabrese canatu (in luogo di

i68 i. Vocalismo

un

precedente cainatu) 'cognato'; però questo ai resta conservato in trainare,nelnapoletanopaiàlenel

lombardo

paìd't 'digerire'.Cfr.anche

gliesempigiàmenzionatial § 15: calabrese meridionale efatti 'aifatti', e casi<aicasi 'alle case'.

134. au

ed

euprotonici. Il

gruppo

au,primitivo

o

secondario, siè sviluppato

come au

tonico: restaperciòconservato nel calabrese taurag-ghìune 'torogiovane', faudiglia 'faldiglia', autaru 'altare',

amare

'alza-re'*. Talvoltasigiungeinquestocasoad

una

consonantizzazionein av;

cfr.ilcalabreseavrivaperla

forma

che altrimentisarebbeauliva'oliva',

e

avrìa 'auretta'. NellaCalabria meridionaleilrisultatoè avolteor,per

esempio

arcèllu 'uccello' (aucellu), cfr. anche ardèlla 'mignatta'< àp-S£XXa, Il risultato è invece 0(>«) nel toscano uccello, rubare, lusinga, udire, lodare, nel

romanesco

uguri, utore, utunno, utorità, musoleo, Ugusto,Urelio.

Questa u

nell'Italiasettentrionale sitrasformain ù: cfr.

il

lombardo

usèl 'uccello', uditor, il piemontese Turin.

Le forme

del-l'anticoitaliano laldare, algello, altentico, aldacia e altorità,

come

pure

il

toponimo

abruzzese Alfedena(<

Aufidena),

si

debbono o

a grafia

o

a pronuncia invertita; palmento, che

sembra

risalire ad

un paumen-tum (pavimenpaumen-tum)

del latinovolgare, appartiene allalingua

moder-na. In

cambio

si trova in

Lombardia

ol: cfr. l'antico milanese olcire<

*

aucidere,

oldire, coldera 'caldaia',il

lombardo

olsà 'osare',olcèl 'uc-cello'; ilbustoccoculdea 'caldaia'; sculdà 'scaldare',urcèl'uccello'; cfr.

il trentino polsar 'riposare', Bolzano<*Bauzano. Per Poschiavo (Sviz-zera meridionale) citiamo altóin 'autunno',ptzfeì<pausare. In

augu-stu>agosto,

auscultare

>

ascoltare,

augurium

>tarant. afura 'follet-to', si

hanno

casi didissimilazione, cfr. già in latino

agustus

e

agu-rium

(nelleiscrizioni).

Non

diderivazionepopolare èautunno,

venezia-no

autuno,

lombardo

autùn, talvolta con consonantizzazione della a:

cfr. il parmigiano aftón, trentino aftùn,

romagnolo

aftùn (AIS, 313).

- Per

ilcalabresequaxuni

=

cauzuni 'calzoni', salentino quadara

cau-data'caldaia',cfr. § 327.

Il

gruppo

protonico eu passa ad u nel

romanesco -

cfr. ucaristico,

rumathimo,

Uropa, Ustaccbto, Ularia 'Eulalia'

-

e ad a nel milanese:

cfr. Vfèmia, Vfrasia, tììebi'Eusebio',Uropa.

1 IIpassaggiodiau ad osi incontra nellaCalabriameridionalenel risultato di ad illu>ali"

au>0: cfr.olavarti'allavoro',o specchia'allospecchio'.

§ 137. Caduta dellevocaliatone inposizioneprotonica 169

135. Labializzazione di

una

vocale protonica.

Quando

eed i

(rara-mente

a) si

vengono

a trovare vicino ad

un suono

labiale passano con

facilitàad

u

(oppure ad0): cfr. iltoscanodomandare, domani, piovano 'pievano', romita,

popone <pepone,

somiglia, indovina, dovere,

luma-ca, ubbriaco, rubiglia 'erviglia', rubello 'ribelle', uguale, giumella,

/«-#'«(7<offÌcina; l'antico toscano dofesa,

domoni;

l'antico

umbro

ove-scovo; l'antico

padovano roman

'rimane', sopellire,somenza,

molòn;

il

veneziano

lomento

'lamento', somenàr; ilmilanese

somenà

'seminare';

il

lombardo sumenza

'semenza'; ilcalabresemulignans'melanzana',

mu-logna 'tasso' (che si ricollega a meles),

muluni

'mellone',

murcuredda

'mercorella', furrdjina 'farraggine', fuscello 'fiscella', furticcbiu <veiti-culus;

e

similmentein parecchialtri dialetti.

La

labializzazioneè mol-to diffusa in Ciociaria: per esempio porsi 'persino', boscica 'vescica', vovette'bevette',vocino(Crocioni,

SR

5, 38).

Anche

ilsiciliano

unchta-ri,calabrese uncbìari

oppure

uxxare, salentino unchiari, salernitano un-ghia, abruzzese

umblà

esardo umfrare'gonfiare' <inf lare

apparterran-no

aquestotipo disviluppo.

La

labializzazione

non

èsconosciutanei par-lari della Corsica: cfr. numici, sumente, cruvellà 'crivellare', frumità<

fremitare'nitrire',gjumellu'gemello'(cfr.anche

AGI

14, 141).

136.io

ed

eaprotonici.

Nei

casi incuinellasillabaprotonicarisulta io, questo

gruppo

siriduce in Toscana in certi casi ad i: cfr. Firenze<

Fiorenze, Chifenti<Cbiofenti<

Confluentes,

piviale<pluviale, pi-viere(<frane, plouvier); l'antico italiano firini. Cfr. anche in Calabria Nicastro

<Neocastron,

e in provincia diLecce, chìsura

'campo

chiu-so'< chiusura e il

nome

del fiume Fibbio (nel Veneto)< fiobbio< flu-vius.

Analogamente

easièridottoad a:cfr.

Neapolis

>Napoli,

Com-meatulus

>

Comacchio

(cfr. Serra,

LN

2, 122). Ilpassaggiodi io pro-tonicoate sinotanei

cognomi

Dietisalvi,Dietiguardi(cfr. anche § 88).

137.

Caduta

delle vocali atone in posizione protonica.

Le

vocali protoniche (esclusaa),

cadono

in molte zonedell'Italia settentrionale:

cfr. ilpiemontese

'telaio',

dnè

'denaro', fnè'segare ilfieno',fnoi 'fi-nocchio', vrità'verità',slè 'sellaio',frè'ferraio',stanta'settanta';il lom-bardo

stmana

'settimana', frèr 'ferraio', pcà 'peccato'; l'emiliano slèr

'sellaio',tlèr 'telaio',frèr'ferraio',

pnà

'pennato',inèr'gennaio'; il

bolo-170 i. Vocalismo

gnese

stmana

'settimana', pcà 'peccati', vdes 'vedesse', snà 'segnato', cverti 'coperti', bear 'beccaio', sbdal 'ospedale',

bduc

'pidocchi'; il

ro-magnolo

tlèr,

Hèr

'sellaio',

mdor

'mietitore', snor,

pkó

'boccone', bdòc 'pidocchio',

Kmac

'Comacchio', pkèr 'beccaio', drb 'dirò', trer 'tirare',

dmenga

'domenica', stil 'sottile', sperba 'superba',fneva 'finiva',ks'

a-vivta'cosa avevi',kla'quella' (SchiirrI, 93).

Nei

casiin cuivienein se-guitopronunciata di

nuovo una

vocale, questa sarà/in luogo di e

ed a

inluogo di o: cfr. timpesta, sititi'sentire', miti 'mettete', purté 'porta-re', turné 'tornare', jurmai 'formaggio' (Schiirr II,

205

sgg.); a questo tipoappartieneancheil

lombardo

antico s'tu 'setu',per esempios'tuno

fussi. I

nomi

dellecittàdell'AltaItaliaFerrara,

Vigevano

e San

Secondo

nellapronuncialocale

suonano

Vrara, Vgévan,

San

Sgoni. In

Toscana

la vocalecadesoltantoincasi isolati

-

per

esempio

nelleparoleche comin-ciano

con

s-,

come

staccio<setaccio,scure,staio, anticoitalianos'tu vie-ni 'setuvieni'

-

e piùspesso davantiad r: per

esempio

sprone, dritto, gridare, trivello, crollare, triaca<

theriaca

1.

Nei

dialetti napoletano, abruzzese, pugliese settentrionale e tarantino l'indebolimento della vo-calegiunge

come massimo

fino a 3: cfr, a Bari fakkà 'ficcare',

janènm

'finendo', gaganda 'gigante', matators 'mietitore', pasilh 'pisello', tam-bèsta 'tempesta', tarnisa 'tornese'; a Molfetta

kandà

'contare' e 'canta-re'.

La

completa scomparsa della vocale è rara; qualche esempio:

sici-lianoTresa'Teresa';calabresesettentrionaleelucanostana'sottana';

lu-cano e abruzzese stara 'specie di cesta', calabrese settentrionale starra 'boccale'<

sextarius;

leccese frustieri 'forestiere'; salentino frùlculu 'bestiolina'<

ferusculus.

Per la Corsica citiamo frabuttu 'farabutto', cridore 'corridoio', frusteru 'forestiere', branu 'verano', prtgulu 'peri-colo' (Salvioni,

RIL

49, 832). Inposizioneiniziale lavocaleatonaè an-data perdutainlimosina, chiesa, riccio,spedale, nemico, romito, vesco-vo, rondine, leccio, vangélio, cagione; in rena, sugna, guglia e sala si

hanno

fenomeni di deglutinazione (cfr. § 342); la caduta della vocale inizialein state, storia e stesso è

da

mettere in relazione con l'elimina-zionedellai

o

dellaeprostetica diispecchioe di istrada(cfr. § 187),

Nelle zone dell'Italia settentrionale

dove

laforte riduzionevocalica

ha

condottoa deigruppiconsonantici piuttostodifficili, èfacile trovare

una

vocale preposta a tali gruppi (in

modo

particolare

quando non

si

1 La formastornarla'settimana', chesiincontranell'aretino, saripervenuta dall'Italia setten-trionaleattraverso leMarche(stumana).

§ 138. Caduta della vocalemediananei proparossitoni 171 trattadiconsonanti sonore): peresempioinpiemontese

amvùt

e roma-gnoloanvùt'nipote' (AIS, 18); inpiemontese

admàn,

bolognese

edmén

'domani' (ibid., 347); inemilianoaldàm 'letame'(ibid., 1177); in bolo-gnese arveina 'rovina', arspost 'risposto', as sol 'si suole', at degb 'ti

dico', emstir 'mestiere', avsein 'vicino',

ed

'di giorno'. Dalla

Roma-gna il

fenomeno

si

può

seguire attraverso le

Marche

fino in

Umbria —

cfr.a

Urbino

arni'rivenire',artrové 'ritrovare'

(AGI

2,444); a Perugia arvenne, arponere, arpresero—: qui

dunque

limitato alle parole

(parti-colarmente verbi)cominciami per r. Se ora noi troviamo

una

a- prepo-staaiverbi cominctanti perri- e perra-ancheindiverse altreparti del-la

Toscana -

per esempionel lucchese arritornare, arrispondere, arrac-contare, arriposare; nel senese aracogliere, arraccomodare, arrassomi-gliare -,

dobbiamo

ragionevolmente presumere che questi verbi

veni-vano un tempo

pronunciati artornare, arcogliere, ecc.,

come

del resto taliforme sonoeffettivamentedocumentatein aretino: cfr. arporto,

ar-mortà,arviene

(AGI

4,447).

A

suddelle

Marche

e dell'Umbriail

feno-meno

di cui stiamo parlando si manifesta ancora in alcune zone del-l'Abruzzo, nel napoletano everso la Puglia settentrionale: cfr. l'abruz-zesearben't 'rinvenire', arfelà 'rimettere in fila', arpresentà 'rappresen-tare',arcòjje 'raccogliere', arefà 'rifare'; ilnapoletanoarresórvere 'risol-vere', atrecietto'ricetto', arrecamà, arrefrescà, arrepassà; ilbarese arre-corda, arrepurtà.

Nei

parlari dell'Italiameridionale, però, questo

feno-meno

è incrociato

con un

altro, che consiste nel pronunciare

general-mente

le r iniziali

come

arr-: cfr. il napoletano arrissa 'rissa', arrobba 'roba'; il calabrese

arramu

'ramo', arre're' (cfr. § 164).

Nelle

forme

del toscano

habuisti

>avesti, brina (pruina), e del calabrese sìllu 'fungo porcino' (suillus)

abbiamo

dei casi di riduzione di ut>i.

138.

Caduta

della vocale

mediana

nei proparossitoni.

Già

in

lati-no

volgarela vocale

mediana

dei proparossitoni spesso è caduta. I più antichi casi di tale sincope si limitano alle consonanti sonore {tnn, rd, Id,gd, ci): cfr.

domna,

virdis,

caldus, soldus, colpus, lardum, frigdus,

vetlus, oclus,

macia,

a cuicorrispondono leformedel

to-scanodonna, verde, caldo, soldo, colpo, lardo,freddo, vecchio, occhio, macchia. Inoltre vi sono fin dai tempi antichi le parole formate con il

suffisso -ulus: cfr. finocchio, ginocchio, parecchio, lenticchia,

orsac-*72 i. Vocalismo

cbio,pecchia, nebbia, loppio<

opulus,

pioppo<

*ploppus <populus

ebbio,fiaba

<* (Uba

<

fabula.

In altri casi,che avrebbero dovuto ave-reil

medesimo

sviluppo,lasincopeèvenutaa

mancare

perinflusso della linguaiparlatadal ceto colto

-

cfr.isola,tegola, regola,scandola, nottola ghiandola-; tuttavia, di frontea tegolasi trovaanchela

forma

tegghia che testimonia lo sviluppo popolare.

E

insieme a ìsola,

forma

latineg-giante,si trova nelTrentinoenell'Italiameridionalela

forma

popolare Ischia <*iscla< *isla<insula, contenutainparecchi toponimi.

Una

sin-cope relativamente tardaè quella che si trova nelrisultato di

spatula

(>spalla), che avrebbe invece

dovuto

dare per sincope antica

spatla>

spada

> * spacchia.

Non molto

antica

sembra

essere la sincope in elee, felce, salcio, selce,pulce. Ulteriori esempidi sincopeperil dialettoto',

scano,deiquali

non

si

può

direconprecisione ache epocaappartengano, sono

pe^<persica,

tosco<

toxicum,

posto, volto, visto,spanto, na-scosto, chiesto, rimasto, varco, porgo, ergo, sorco, bere, peto, prete, antico italiano merla, merlo, corca 'corica', spirto, carco, cherc'o 'chie-rico';

degno

dinotaèl'antico italiano sisepre'si separi' (Ori. Inn., II, 23, 67, 5) el'antico italianoscevrodi fronteall'odiernoscevero. La'sin-cope

non

sièverificata perviadi influssilatineggianti inlarice, erpice, salicee sorice: ì

due

ultimiperò

hanno almeno

a fiancoleformesalcio e sorcio, di sviluppo popolare; anche limite, tramite,fomiteegomito

te-stimoniano

uno

sviluppo differente

da

dito (digitus)

e

peto (pedi-tus); conte è

un

imprestito dallaFrancia.

Nell'Italia settentrionale si

hanno

diverse tendenze nel trattamento dei proparossitoni(cfr. § 148).

La

cadutadella vocale

mediana

è carat-teristica dell'Emilia e della

Romagna:

cfr. l'emiliano frasne 'frassino',

rùina 'ruggine',

gumde

'gomito', félia 'felce', sémsa 'cimice', pulga

'pulce',tòS&e'tossico',levra'lepre',

Modna,

il

romagnolo

tòsk'tossico',

gònt 'gomito', fòrps 'forbice'; cfr. in

modo

particolare l'imolese tonga 'tonaca', cerga< clerica, lesna 'lesina', vedva,

codga<cuùca,

salvàtk, teft'tiepido', persk, stonk 'stomaco', pegra(Bottiglioni, 21). In

Lom-bardia la vocale resta per lo più conservata: cfr. il

lombardo gùmbet

'gomito', ruzina, tòsek, fèles, fràsen, simes, piiles, tòsik, légura, àSen, f'tdek'fegato',pèten, péver, pèrtega,àmeda,

fèmena

(peròaèna); la stes-saconservazione vale diregola anche peril Veneto: tòsego,gómio,

rù-'

Une,simile, puleie, sénere.

Per quantoriguarda l'Italiameridionale, se si escludonoi

fenomeni

di sincopedel latinovolgare,

comuni

a tutte le lingue neolatine{verde,

§ 139. Conservazionedella vocalemediana nei proparossitoni 173 caldo, lardo,freddo, vecchio, occhio, ginocchio, nebbia, macchia,

ed

al-tri),lavocale

mediana

rimanediregolaconservata: cfr.ilcalabreseilice, filice,sàlice,pùlice,pèrsica, fòrnice'fiosso'.Il

Mezzogiorno

vaoltreicasi di sincope del toscano solo molto raramente: per esempio in calabrese erga

oppure

irga 'erica'.

Molto

degne di nota sono anche le

forme

del puglieseTàrtu (tarant.)ovvero

tarda

(tarant-,bar.)per'Taranto'e Oft 'Ofanto' (Bari).

139. Conservazionedella vocale

mediana

nei proparossitoni. Nella lingua letteraria accade che la ì

non

rimanga conservata solamente nei latinismi {solido, gravido, lurido, pòlipo, larice, merito), bensì molto spessoancheinparolediderivazionepopolare(invecedipassare

ad

e):

endice, tiepido, uomini, gomito, pollice, ecc. Alla / del fiorentino {ver-gine, nobile, anima, ordine) corrisponde ad Arezzoe, cfr. femena,

ter-mene, ordene, nobele; ed anche il dialetto

umbro

presenta e, cfr.

ute-le, termene, giovene, simele. Inqueste zonevale

dunque

quella stessa leggeche determinalosviluppo dellae protonica(cfr. § 130).

-

Spesso nel dialettotoscano si trovaa invecedi ioppure di e: cfr. giovane, se-dano, abrotano, ebano,orafo,cofano,

pampano, Bergamo (Bergomum),

cronaca,indaco, antico italiano

Modana (Mutina),

e persinoantico

ita-liano filosafo. Davanti ad r, nel senese il passaggio ad a avviene

come

regola: cfr.léttara,génaro,àlbaro,cénnare, méttare,ardore, ridare,

com-minare,

difféndare, véndare, vivare, córrare, mòrdare; più raramente invece nel lucchese (sugaro, càncaro, cocómbaro) e nel pisano {schèla-tro,cogitare).

Nei

dialettidel

Monte Amiata

siincontranopure formedi questogenere, peresempio a Castel delPiano credale), venda, morda,

rida.Perlavalutazionedelle

forme

in a gioverà osservareche il

Manzo-ni, nell'edizione del suo

romanzo

del

1840 ha

sostituitocon giovine la

forma

giovane, usata nell'edizione del 1825. Nell'Italia settentrionale si incontra

una

particolarepredilezione perle

forme

in

a

aRovigo: per esempio melare 'mettere', èsare, crésare, córare 'correte', fondare, pia-tare 'piacere', mòvare, {rasano. Altri dialetti toscani sostituiscono la a originariaconeoppure coni: peresempio ad Arezzosàbbeto; a

Corto-na

cannepa; ad Arezzo èremo; nella Versiliaèrimo

<eramus.

Il roma-nesco

ha una

particolare tendenza a trasformarea ine o in (": cfr. dalle poesie del Belli fégheto, tàrtero,àrgheno, chiàmeno, pòrteno, stàveno, lèvete 'levati', aricòrdete, bàrzimo 'balsamo', òrfino, sabbilo, Stèfino,

i74 J- Vocalismo

Agbita(Tellenbach, 27); per Paliano (Lazio meridionale)il

Navone

cita

sabbilo, stnnico,fédico 'fegato',stòmtnico, mòneca,

mànnela

'mandala'

pòrtela,

nònnema

'mia nonna',

nòrema

'mia nuora', f'tglieta 'tua figlia'

(15); anche a Velletri si trova stòmmìcu, telègrifo, èrimo,

vedévimo fSR

5. 37)- Davanti ad /in Toscana si manifesta

una

tendenza alla

tra-sformazione di a e di e in o: cfr. debole, fievole, possevole, nespolo, agnolo, antico italiano utole, nobole. Singolare è la

forma

bàbbtio e

màmmìta

invecedi

bàbboto

e

màmmata

all'isola d'Elba e nella

Garfa-gnana

superiore,

come

anche inCorsica si

ha

bàbbitueinCalabria

sòri-ma

(invece di sòrumà) 'mia sorella'. Per quanto riguarda il Mezzogior-no, anche qui si

possono

registrare dellegrosse oscillazionitraa, e, ied

».

Nei

dialetticalabresisi trova còfanu,còfinu ecòfunu,f'tmmina

e

fim-mana,

càmmara

e

càmmera,

littara, Httera e littira, àrbaru e àrburu,

pàmpana

epampina,

stòmacu

e stòmucu,

cànnamu

e

cànnìmu

'canapa',

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