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qui i risultati di mèlius e péjus suonano mefo e peddio rispettiva-

rispettiva-mente

(dicontro a ceku 'cieco'),cioè

non

si verifica lametafonia ed en-trambe leparole appaiono conladesinenza -o invece dellaconsueta -a.

Poiché in

entrambe

queste localitàl'articolo maschilesuona

lue

il neu-tro lo (peresempiolopane, cfr. § 420),èchiarochela -« dicertineutri avevafoneticamente

un

valore diverso

-

e perciò

un

effettodiverso

-

dal-la-u degli altri sostantivi; cioè, aveva lo stessovalore fonetico della -»

nelladesinenza verbale -mus. Tale deveessersiconfusa presto

con

la finale-0. Si verificaperciòilfattoche ancheneidialettidella

Campania

ilneutro kelh'quello'

non

mostralametafoniadi e> i,chealtrimenti di solitoavviene (kilhmasch. 'quello',frisfo,sikka'fresco', 'secco'). Esat-tamente la stessa cosa si

ha

in abruzzese,

dove

(per esempio a Taglia-cozzo)il

pronome

dimosttativoneutro suonavesto 'questo'ovverovélo 'quello' di frontea pino<

plenu

\

Lo

stesso esito siconstata nella

pre-1Unconfrontomoltoistruttivo èquellotralacarta'ilferro'ela carta'ilpetto'{ovvero'il ven-to')dell'Atlante linguistico(AIS): aNorcia,inUmbria, abbiamolofero(malapieliti),aLeonessa lofaro(marupieliti);altroveledifferenzeantichenellevocalifinalisisono apparentementeestinte,

§ 8. Ilcomportamentodei proparossitoni 21 posizione

cum:

di fronte

aduna

formametafonizzata del calabrese set-tentrionalee dellucano

mécum

>

mécum

>mìecu,

tecum

>

tècum

>

lie-cu (eh. § 2), si hadall'altraparte

una forma

senzametafonia nell'abruz-zese(TagHacozzo)

meko

(cfr.pinu<plenu),

nosko

<

nòscum

(cfr.

muk-ko

'moccio').

Anche

neidialettiasuddi

Roma

(peresempioaPaliano)la e di

mecum, técum non

subiscemetafonia

da

partedella

a

finale: cfr.

comméco,

cottécodifronteadacito,niro(Navone, 26).Nella

medesima

zona

nemmeno

produce metafonia la

-um

di

deorsum

(lat.volg.

jo-sum):

cfr. a Sonninojoso vicino a suso, chedipende da

sùrsum

(cfr.

dall'altraparte surdo conilfemminilesorda).

La

-us della quarta decli-nazione mostra pure questo divetso

comportamento:

di contro al sici-lianosùoru,alcalabresesuoru 'sorella'<

*sórus

(cfr. § 354),

non

si ve-rificadittongazionenellaformadel Cilento sgru(difronteauovu), e nel Salento (peresempioaVernolesgrudifronteasecru'suocero',essu

'os-so'). Nellazonadialettale romanesca neanche

norus

mostraeffetti

me-tafonici: cfr. a Subiaco ngro 'nuora' di contro a

/o£«<fòcu

(Lindss-trom,

SR

5,284); appartieneinoltre aquestotipoillazialemeridionale (Serrone, Paliano)la

peko

(pi. lepeko:

dunque

inclusonellaquarta de-clinazione), dicontro aceko,letto,lembo.

La

desinenza-us dellaquarta declinazione devequindi averavuto

un

valore fonetico diversodalle de-sinenze -us,

-um

dellaseconda declinazione latina\

Che

in Calabria la dittongazionesiverifichi intuttiicasi

può

essereconsiderata

una

prova

o

del fattoche inquesto territoriolediverse vocalisi sonoconfuse pre-sto nella

comune

-u,ovverodelfattocheladittongazionesiè introdotta moltopiùtardiquiche

non

neiterritori situatipiù a nord.Perlaqualità vocalica delle desinenze latine -us, -vs, -v,

-um

(confusioni fonetiche e effetto sulla sillabaaccentuata),cfr. leottime osservazioni diLausberg, R. Sp. 274.

8.il

comportamento

dei proparossitoni. Iproparossitonimeritano

una

particolare attenzione neiriguardi della metafoniaedella dittonga-zione.

Nel

caso di

una

parola

come pèrtica

si presenta laquestione se sialavocalefinalea (che

non ha

effettometafonizzante) quelladecisiva, macontinuanoad averelaloroefficacianelprodurre ovvero nell'impedire idittonghi, cfr. a San-t'Oreste(Roma)liferra(maupiellu),a NoceraUmbraVferro(masiviento'ilvento').

1 Un'analogadifferenzasifanel dialetto dei Grigioni, nelqualeinquesto casola-us dei neutri ha un'influenzadiversadaquella della -umdelle altredeclinazioni, cfr. a Bergun pets<pectus, tfms<tempus vicinoarieri<certu, fier<ferru, cfr.Lutta, j?.

22 i. Vocalismo

oppurese sulla vocale accentatainfluisca laz

immediatamente

seguente.

Per

l'area di dittongazione calabrese,

può

valere la regola che la meta-foniadipendedallasillaba seguentee

non

dallavocaledellasillaba fina-le,vale a dire che ioppure a dellapenultimasillabaportanoalla meta-fonia dellavocale accentata, mentre aoppure e dellapenultimasillaba

impedisconolametafonia.

La

vocaledellasillabafinalerimanesenza in-fluenza sulla vocale accentata: cfr. ilcalabrese piértica, piènnice 'grap-polo d'uva', liésina, puórfice 'forbice', priévite 'prete', iérica, piéttine, piécura,duónnula,

miénnula

'mandorla', vuócula 'altalena', rtépule 'le-pre',piérgula; dall'altraparte,senza metafonia, st$macu,

mgnacu,

érra-mu

'ramingo', caséntaru'lombrico',glig'mmaru 'gomitolo' (per

una

docu-mentazione particolareggiata, cfr. il

mio DTC). Questo fenomeno

è

al-quantoestesoanchein Sicilia

-

cfr.aMistretta,Catenanuova,

Giarrata-na

pìékura, liésina,pìéttini'pettine'; a Lipari piértica,piécura, nièputa

<

nepeta

-, mentre in altre aree dialettali

non compare

con cosi' co-stante regolarità: dalle zone dialettali della

Campania

si

può

prendere

come

esempio il napoletanofuórfaca<forfice e l'ischitano

pémmana

'pampina', jénnala(a

Monte

di Precida jendra) 'ghianda'<

*glandula,

mentre le

forme

caséndaru 'lombrico', cèfalo, skgrfano (documentate nel Cilento)

non

conosconoladittongazioneacausadella

a

seguente(cfr.

ZRPh

57, 426).Per l'Abruzzo possiamocitare

ménìka

(Scanno),

minah

'manica' (Crecchio) (AIS, c. 1404); peril Lazio per esempionuóttula 'pipistrello'(Nemi). Ilnapoletano

ha mònaco

colplurale

muónaca,

chia-ro 'cefalo'col pluraleciéfara, caròfanocol plurale caruófans, fécato col pluraleficaia; anchea

Campobasso

si

ha mònacha 'monaco

',

ma muónaéa

'monaci'.

Una a

seguenteimpedisce

dunque

quiladittongazioneoppure

lametafonia dellaprecedentevocale accentata alsingolare,

ma

nel plu-rale la finalesi dimostra l'elemento di maggior forza'.

Per

tale

feno-meno,

cfr. le importanti constatazioni di Lausberg (6 sgg.), che per la

prima

volta ne dà prove particolareggiate.

Che

la metafonia prodotta dallavocaledella sillabaintermedia

non

siadel tuttoestraneaanche nel-l'Italia settentrionale è provato dall'antico

padovano

mierita (Wendri-ner, 8)edall'antico

romagnolo

miert'merito'(SchiirrI,

60

).

- Da

quan-tosiamovenuti dicendorisultache

non

soltanto

una

ilunga(lat. ;)

può

produrrela metafonia, bensì anche

una

ì breve,

come

avviene nel caso

1 Ladifierenzapuòanche dipendete dall'assimilazionearmonicadella vocale, giacché origina-riamente bisogna porreabasedel singolaremònaco,cèfalo,fécato,edel pluralemànici,cèfiii,féchili.

§8. Il comportamentodeiproparossitoni 23

di pertica-, fórfìce,

pectine, pendice, pampina, manica:

ba-sta che questai

non

si sia confusacon e,bensi abbia conservato il suo.

particolare timbro, oppure,

ma

recentemente, sia stata di

nuovo

innal-zata

ad

/,

come

delrestoanche leformedelcalabrese

{pecora

>)piécura,

(lepore

>)riépule

presuppongono una u

nella sillabamediana.

Iproparossitoni si

comportano

a

modo

loroanche in

un

altro senso.

Mentre

nella

massima

partedell'Italia settentrionalee meridionale,

co-me

pureinToscana,

non

c'è alcunadifferenza nellosviluppodellavocale accentatatra parossitonie proparossitoni(cfr. illigurestornigli 'stoma-co' e

nove

'nove'; l'antico venezianopuóvoli e fuogo; ilcalabrese piér-sicuefierru; iltoscanouominienuovo,lievitoe siepe), nellaPuglia set-tentrionale, nellaLucaniaorientalee inAbruzzo,invece,levocali accen-tatedei proparossitoni insillabaliberasi

comportano come

sefosseroin sillabachiusa: essediventanobrevi

come

levocali inposizionechiusa, e diconseguenzasi aprono,mentrelevocali deiparossitoniinsillaba libe-rasiallunganoe diconseguenzasichiudono.

Le

vocaliaccentatedei pro-parossitoniinsillabalibera

hanno

quindi

uno

sviluppo diversodaquelle dei parossitoni in sillabalibera nel territorio indicato di sopra: cfr. ad

Agnone

(prov.

Campobasso)

vacoina 'vicino', farmoika 'formica', ma-roita 'marito'

(ma maritami

'miomarito',accidara'uccidere',dicara 'di-re'),acgita 'aceto',ngira'nero'

(ma

vidana 'vedono'),

mgih

'miele'

(ma

lejja<legete), matiura 'maturo'

(ma

ngùtana<incudine), èsana 'asi-ni'

(ma

piela 'pali'), in corrispondenza con

pèmbana

'pampani', frétta 'tratti' (cfr.Ziccardi,

ZRPh

34,

408

sgg.).Per Trani (prov. Bari)

posso-no

servireadare un'ideaiseguentiesempi: foìla 'filo'

(ma

fatighana 'fa-ticano'), fóusa 'fuso'

(ma ùmata

'umido'), taila 'tela'

(ma

pésana 'pesa-no'), sdula 'sola'

(ma

ràsacha 'rosica'), matla'miele'

(ma

prévata),kaura 'cuore'

(ma

o/nana

<homine);

da

Matera

citiamo àk 'ago'

(ma come

plurale àkara<*&cov&), sarùk 'suocero'

(ma

kgafana 'cofano',

come

féart'forte'}, fis'fuso'

(ma

fgsara'fusi'<*f

usora, come

sgrda 'sorda');

da

Canosa

(prov. Bari) Igima 'lima',

ma

mor'ttama 'mio marito';

da

Ci-sternino (prov. Brindisi) frèta 'fratello' vicino a fràtama 'miofratello';

da

Massafra (prov.Taranto) kèpa 'capo' vicino a kdpara'capi'

(*capo-ra).

Di

conseguenza in questa zona anchelo sviluppodi

*digitora

'di-ta' corrisponde esattamente a quello di

lingua:

cfr. a

Matera

destra

(cfr. lengua); a

Ruvo

daestara(cfr. laengua); a

Canosa

de'stara (cfr. len-gua). Invastezonedell'Italiameridionale

sembra

chegiàin latinola vo-cale accentatadei proparossitoni sia diventata breve, quand'era

una

ìo

26 i. Vocalismo

naie).

Come

regola

può

valerequesta,che lemutazioni vocaliche dipen-denti da metafonia ovvero da dittongazione causata dalla metafonia si

manifestano nella stessamaniera sia in sillabalibera cheinsillaba chiu-sa.

Questa

regola vale perl'intero territoriodell'Italiameridionale sog-getto ametafonia

o

a dittongazione(dallaSiciliafino alleMarche): per esempioilcalabresefierru

come

sieru,puorcu

come

uovu; ilnapoletano friddo

come

piso 'peso',

chiummo

'piombo'

come

furiuso.

Ma

neanche

i fenomenimetafonetici dell'Italiasettentrionale conoscono alcuna dif-ferenza tra sillaba libera e sillaba chiusa: cfr. il veneto

(Grado)

crii 'tucredi'econtinti 'contenti'; l'antico

romagnolo mrus

'amorosi'

e

lurd 'lordi'; ilticinese spus 'sposi'e riiss 'rossi'; l'antico

romagnolo

pie 'pie-di' e dient 'denti'; il

romagnolo

fiu 'figlioli' eurp 'orbi'; il ticinese fók 'fuochi' egròs'grossi'; l'antico

romagnolo mei

'mali' efeti 'fatti'.

E

an-cheinmoltialtri casidell'alterazione fonetica in questione,

non

sifa

al-cunadifferenza tra sillabalibera e sillabachiusa'. In tutta l'area setten-trionale di diffusione della », l'alterazione di

u

>

ù

colpisce anche

«

in sillabachiusa (fruii, fust).

Nel

bolognese

abbiamo

ì >e siain veta'vita'

che in vesta 'vista'; nel ligure

(Rovegno) abbiamo

la dittongazione di è>ieindieze<

dèce,

vieni,piele'pelle', tiesta,viespa, cutìelu'coltello', e allo stesso

modo

di

ò>

uo in puorcu, muorti, uorhu.

Anche

la ditton-gazione di e e dip nella zona estrema nord-occidentaledella

Toscana

si verificasenza alcuna differenza frasillabalibera e sillaba chiusa: cfr. ad

Antona

(Lunigiana) peipae freish,

pguma

'pomo' e

mgunda;

a Gorfi-gliano (Garfagnana)setta eleìngua,

skpupa

e gpulpa'volpe' (cfr. §§

52

e 72). Ilpassaggiodi a adeindifferentementein sillabalibera

o

in

silla-ba chiusalo si trovain alcune zone del

Canton

Ticino {se 'sale',

kemp

'campo', kavela 'cavalla'), nelle

Marche

meridionali {epa 'ape', getta 'gatto'),in

Abruzzo

(kena,kerr,g$tt,vekk),nellazonadiPerugia (npo,

eltro, beston 'bastano', piettsa), nellaCalabria settentrionale (a Castro-villari kfpa'capo', lerdu'lardo',Iqndru 'oleandro'); il passaggiodi ì ad

1

II Wartburgha tentalo didimostrare chenell'Italiasettentrionalel'esitofonetico in sillaba liberaè digerente da quelloin sillabachiusa(ZRPhjé, 41).Questoègiusto inmolticasi; maper ogni zonadialettale daluipresa inconsiderazionesipossonocitare altrettantiesempiche provano

licontrario; inogni casononsipuòprovareinmanierastringenteeincontestabilechevisiaun'as soluta corrispondenzatra il Settentrione italianoe laFranciadel Nordnel fattochelemutazioni fonetiche

m

sillaba accentata(f>ie,P>uo>ò\u.U,0>u,e>i)hannoluogosoltanto in sillaba libera.Conquesto cade anchequella teoriadaluiformulala perquantosopra,cheladittongazione inItalia settentrionalesiacondizionata dainflussilongobardi (forte differenziazione delle vocali ac-centate

m

posizionelibera dicontroallosviluppodeglistessisuoniinposizionechiusa): cfr a que-stoproposito particolarmenteSchiirr,EF30,27Jsgg.

Sri. Vocalismolabile 27

aie diii

ad

au avvieneaBelvedere (Calabria) siainposizioneliberache in posizione chiusa {amaiku e skraittu,

maulu

e frauttu).

Anche

le dit-tongazioni usuali nellezoneintornoaNapoli(Ischia,Procida, Pozzuoli)

non

sonolimitate alla sillaba libera: cfr. a Pozzuoli e Forio raussa 'ros-sa', sàurda 'sorda', sàikka 'secca', aissa 'essa' (esattamente

come

vàuca 'voce',tàila'tela').

Questi trattamenti però sono eccezioni. In generale

può

valere la regola che le mutazioni fonetiche relativamente recenti sorte

sponta-neamente

(incontrapposto a quelle più antiche, condizionate da meta-fonia) sono limitate di solito allaposizione in sillabalibera'.

Di

conse-guenza, anche la dittongazione

non

condizionata

da

metafonia, che si

incontra neldialetto toscano,èdeltutto limitataallaposizionein sillaba Ubera;la

Toscana non

conosceledittongazioni che

hanno

luogoin

Fran-cia,inposizionechiusa,sottol'influssodi

una

palataleseguente: cfr.otto {bùit), letto (*lieit>lit), oggi (bui),

mezzo

(*miei>mi), foglia (feuìlle),

peggio (*pieis>pis).

...

...

Allostesso

modo

sonoingenerale circoscritteallaposizionein

silla-ba

libera le dittongazioni e le altre mutazioni vocaliche caratteristiche dellaregione abruzzesee pugliese;

o

meglio,

quando

lamutazione fone-tica si manifestaanche in sillabachiusa,ilrisultatoèdifferenteda quel-lo in sillaba libera: cfr.a

Ruvo

(prov. Bari) saula 'sole'

(ma vogkk

'boc-ca'), fióura 'fiori'

(ma

s'urda 'sordi'); aLucerà(prov. Foggia)

soda

'sole'

(màvokk

'bocca'); aPalmoli(prov. Chieti)taila'tela'

(ma

stella'stella');

aVastosaira 'sera'

(ma

vanna 'vendo'), napiuta 'nipoti'

(ma

surgi

'sor-ci'); aAtessa(prov. Chieti)

mina

'mani'

(ma

pienna'panni').

Questa

dif-ferenziazione vale tuttavia ingeneralesoltantoperlealterazioni di epo-ca relativamente recente che

hanno

colpito e(e,ì)

ed

o (5, u),

non

vale perledittongazionidi e e di gverificatesiinepoche precedenti\

n.

Vocalismo labile. Prescindendo dai mutevoli risultati delle alterazionivocaliche chesi manifestanoa causa dell'accento della frase,

2Pernotiziepiùdettagliatesull'argomento vedansiiparagrafidoveètrattatolosviluppodelle

singole vocali. ., ,.

'Nella metàmeridionale dell'Abruzzoladifferenziazionesiestendeancheallosviluppodi

di p' cfr a Fara San Martino(prov. Chieti) pil 'piedi',dient 'denti', nuf'nuovi', grugss 'grossi;

aMorrone (prov Campobasso) nuv3 'nuovi',ruossa 'grossi'. Taledifferenziazionevale anche, nei casicitati,perlazona piùsettentrionale della Puglia,per esempio adApncena: peds piedi

,dfnds

'denti',iiovs 'nuovo', moria 'morto'(Melilio,io eiS).

30 i. Vocalismo

tresesiinvertelaposizione

(quando

cioè l'aggettivovienead essere ac-centato)siha

mèdicu bùonu;

allostesso

modo

sidiceamicudicuori

ma

còrid'uoru,

anèddu

d'argientu

ma

argèntu vevu,

u

scèccu

zzùoppu

'l'asi-no

zoppo'

ma u

sc'teccu 'l'asino', fglu 'filo'

ma nu

filufènu'unfilofino', Igei 'fuoco' (

'luce')

ma nu

luci fuorti 'un fuoco forte' (Santangelo,

AGI

16, 485).

La

dipendenza della mutazionefonetica dalla posizione dell'accento simanifesta con grande regolaritàlungola costa sud-orien-tale (dall'Abruzzo fino alla provincia di Bari): nel dialetto di Vasto (prov. Chieti) si dice lu

ìtuómacha ma

chéucs 'lo stomaco

mi

cuoce'

quando

viene accentuatala nozione verbale,

ma ma

còca lu stuómacha

(Rollin, Vasto, 6); per ildialetto di Cerignola(prov. Foggia) lo

Zinga-relli registra dei casi

come

partóia (da solo) 'parti',

ma

parti sùbbata, lunadóis 'lunedi',

ma

tunadi

mmatóina (AGI

15, 231); dal dialetto di

Agnone

{prov.

Campobasso)

lo Ziccardi registra;/ la vaida'iolovedo' vicinoalavedajójja 'lo

vedo

io'

(ZRPh

34, 417); aColobraro (Lucania meridionale) laa accentata passa ad è, per

esempio

chès 'casa', tèi 'pa-dre' {tata), cfr. però a casa nòst 'la casanostra', tata tuj 'il padre tuo' (Lausberg, 137).

Nelle

mie

inchiesteper l'AIS

ho

potuto verificareil condizionamen-to fonosintattico dello sviluppo fonetico in altri dialetti di queste pro-vince. Per Palmoli (prov. Chieti)

menzioneremo nu

fùila 'un filo'

ma

nu

fila naira 'un filo nero', lacràuna 'lacorona'

ma

lacróna

da

fiura 'la

coronadi fiori', na raima 'un ramo'

ma na rama

fràcata, l'èuf 'leuova'

ma

l'óvafrisk'le

uova

fresche'.

Esempi

perVicodel

Gargano

(prov. Fog-gia) sonoa fòicha 'il fico'

ma

ficasècch 'fico secco', a làuca 'laluce'

ma

a luca a

patròna

'il

lume

a petrolio', voina 'vieni'

ma

vìna lèsta 'vieni subito'. In questodialetto la

medesima

vocaledellastessaparola (odella stessaradice)

può

apparirecontredifferentirisultati,peresempio

primo

(prima):

1) inposizione tonicaforte;

u pròima

'ilprimo';

2) inposizione

debolmente

accentata: uprima misa'il

primo

mese';

3) in posizione atona:

prama

da pansé add'autra 'prima dipensare

agli altri'.

Nella costa occidentale dell'Italiameridionale

una

siffatta dipenden-za dellamutazione foneticadall'accento della frase io l'hopotuta stabi-lire soltanto in

due

località: a Pozzuoli presso Napoli e a Belvedere inprovinciadiCosenzarisulta a accentata (dinanzia -ofinale)

>è,é>

ai,

§ 12. Mutazionefonetica eaccentosintattico della frase 3r

6

>au, ì

>oi,u>

éu, peròlamutazione fonetica

non ha

luogo

quando

l'ac-centoprincipalecade suun'altraparola: cfr.a

ména

'la

mano

1

ma a mana

rftalèta, saita 'seta'

ma

sétajangha 'seta bianca', a nauca 'lanoce'

ma

a nòcaróssa'lanocegrossa',foih 'filo'

ma nu

filafóina 'unfilofino', van-néuta 'venduto'

ma

agga vannuta

a

casa 'ho

venduto

la casa'.

A

Belve-dereiaccentata (anche la/calabreseoriginatada e)diventaai,

u

accen-tata

(come

la

u

calabreseoriginatada0}diventaau, peròrimane conser-vatoil precedente grado vocalico qualoral'accento della frase venga a cadere su di un'altra parola: cfr. vainu 'vino',

ma «

vinu jancu 'il vino bianco',taila (cai. tìla)

ma

attlanova,

maula

'mula'

ma na mula

vècchia, scaupa(cai.scupa)'scopa'

ma na

scupa nova.

Prescindendo da

Adrano,

inSicilia ladipendenzadellemutazioni fo-netiche dall'accento della frasesi

può

osservare soltantonelle alterazio-ni fonetiche prodottesi in tempi relativamente recenti (in i, u, a, é, ó), e

non

negliesitidelledittongazionidiè{>ie)ediò( >no);cioè: soltanto quelle mutazioni foneticheche sonodidata recente (etalvolta recentis-sima)

mostrano

la dipendenza della alterazione fonetica dall'accento forte. Neglialtricasi(cfr.a Pozzuoli

u

p'tetta 'ilpetto' e

u

piettamalata) lo sviluppo foneticoè rimasto percosidire bloccato; ledifferenziazioni che

un tempo

erano determinate dalla diversa forza dell'accento sono

livellate: illivellamento analogico hadatoallamutazione foneticadelle formefisse. Soltanto

dove

ilvocalismosi trovainpiena trasformazio-ne si

può

ancora riconoscere

bene

lacoincidenza tra accento della frase emutazionefonetica

* Ulteriore materiale documentarioe staioraccolto dall'autorenel «Beitrag zur Behrensfest-schrift» (Jena-Leipzig 1929, 37-47)«Laurwandel undSatzakzent» ein«DerEinfluss des Satzak-zentes aufdenLautwandel» (Archiv 174, 34-56),quest'ultimoarticoloriprodottonellamiscellanea

«AudenQtiellender tomanischenSprachen»(Halle 1932,

«4

sgg.).

Vocali toniche

13. Sviluppodi a nellalìnguanazionale.

La

a tonicalatina rimane intattanel toscano inogni condizione e inogni posizione: prato, cane, ala, fornaio, lago, capo, padre, chiave, strada, già, fa, bagno, fiamma,

fatto, passo, carro, caldo, macchia,piazza.

14. Casi particolari. L'italiano

melo

(lat.

malum)

si basa sulla

forma

attica p.tiXov,

mentre malum

corrisponde alla

forma

u,aXov del dialetto dorico1. L'italiano chiodo (it. merid. chiovu, chiuovu, ant.

umbro

chiovo) mostra certamente l'influsso di

claudere

su

clavus

(lat. volg. *clau); dall'incrocio di

mancus

e

truncus

deriva

monco;

inripida èchiaro l'influssodi ripa 'pendioerto' su

rapidus;

per gra-vis giànel latino volgare si era sviluppata la

forma grèvis

(rifatta su lévis),

da

cui l'italiano greve, grieve. Il suffisso -iere, -iera {barbiere, fruttiera) è di origine francese (cfr. $ 1113); dal francese derivano an-checera(aera)'volto'(ant.frane,chiere<cara)e l'antico italianochiero (clero) 'chiaro',

come

pure l'antico italiano friere 'frate'. Circale forme topo, mota, soma, rigogolo, cfr. § 17; per quanto riguarda nuoto (cfr.

ilmilanese nodi) invecedella

forma

nato 'io nuoto'

- come

ci

saremmo

aspettati-,cfr.§ 330.L'irregolaritàpresentenelfranceseilouvre( ape-rire influenzatoda

cooperire)

si trovaancheneidialetti italiani: per

esempio

nel toscano meridionale (prov. Grosseto) opri ovvero opre, nell'umbro (Gubbio) opre, nel marchigiano ppri, nel

romanesco

opri

(Nemi

ruopri) 'apri' (AIS, 1626). Il

punto

di partenzaper spiegare le

forme

citatesi trovainquelle accentatesulladesinenza,peresempio nel

' Cfr. leformelatinepunta,stameli,camus, machina,plaga,fama, aruncus,mmia,che presup-pongonoledoricheTtttvos, tfrcfcjitjjv,xaiió^, p.ax<xvd,Tilaya, SpijYY^,^aiUa.

S 15. Sviluppodiaunitaadunapalataleseguente(ai) 33

'; toscano meridionalee

umbro

opri{cfr. § 129). L'antico fiorentino cira-gio 'ciliegio' (conservato nell'antico

nome

di

una

strada, 'Via del

Gra-mo')

come

l'umbroel'italianomeridionale cerasuderivano regolarmente

facetasiu, mentre

ciliegiopresuppone

una forma

analogica

*ceresiu

!;

'; toscano meridionalee

umbro

opri{cfr. § 129). L'antico fiorentino cira-gio 'ciliegio' (conservato nell'antico

nome

di

una

strada, 'Via del

Gra-mo')

come

l'umbroel'italianomeridionale cerasuderivano regolarmente

facetasiu, mentre

ciliegiopresuppone

una forma

analogica

*ceresiu

!;

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