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L’avvento di de Gaulle e la conclusione della guerra (1958-1962)

Nel corso dei primi tre mesi del 1958, con l’ALN che proseguiva nei suoi sforzi di sfondare la linea elettrificata che delimitava l’Algeria dalla Tunisia, il governo francese pensava di ridurre la durata del servizio militare e il numero dei soldati presenti sul territorio nordafricano, mandando su tutte le furie i residenti

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Ibid., pp. 100-102.

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francesi e l’esercito che non tollerarono più riduzioni di spesa pubblica, cambiamenti improvvisi di esecutivo, i contatti segreti con gli emissari del FLN e le pressioni della comunità internazionale. Il problema algerino, insieme alla paralisi amministrativa e finanziaria, al crollo del franco francese e all’aumento del deficit del commercio estero portarono alla crisi finale le istituzioni del regime parlamentare della quarta repubblica. Dopo un mese di stallo istituzionale, il presidente Coty33 si rivolse al centrista Pierre Pflimlin per formare un governo dopo la caduta di Gaillard, visti i suoi propositi di aprire i negoziati con il FLN, richiamando in Francia anche Lacoste, personalità politica che rappresentava l’Algeria nel precedente governo. Con il suo ritorno sul territorio metropolitano, l’esercito rimase l’unica autorità presente in Algeria e i comitati di difesa dell’Algeria francese e le associazioni di ex combattenti promossero una grande manifestazione per il 13 Maggio, a cui si unirono gli studenti europei di Algeri, che confluì nella piazza del Forum, davanti alla sede del governo centrale, in cui penetrarono grazie alla non resistenza dei militari che proteggevano il palazzo.

Seguì la creazione di un Comitato di salute pubblica, presieduto dal gen. Massu e legittimato dal gen. Salan, che si pose l’obiettivo di facilitare il ritorno al potere di De Gaulle, l’unico, secondo gli ufficiali, in grado di sistemare la situazione e portare alla vittoria contro i rivoluzionari algerini. L’idea di affidargli, nuovamente, le sorti della nazione ottenne un grosso e crescente consenso in Francia, anche da parte del Presidente della Repubblica René Coty, ma il diretto interessato non scoprì appieno le proprie carte, ad eccezione del ripristino dell’autorità dello stato e la creazione di un nuovo regime, costruito su misura per sé, dotato di un potere presidenziale forte34. Un’accelerazione al ritorno in campo del vecchio generale fu data dall’estensione della ribellione di alcuni ufficiali anche in Corsica alla fine di Maggio, con l’incontro decisivo tra De Gaulle e il primo Ministro Pflimlin in cui il primo subentra al secondo, creando entusiasmo tra i francesi d’Algeria e l’esercito.

Con la sua investitura a Presidente del Consiglio, si conclude l’esperienza fallimentare della Quarta Repubblica, sostituita da un regime semipresidenziale che

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Renè Coty (1882-1962), fu deputato repubblicano di sinistra dal 1923, divenne senatore tra il 1936 e il 1940, quando appoggiò la mozione dei pieni poteri al maresciallo Pétain. In seguito divenne Ministro dal 1947 al 1948 e vice presidente del Consiglio dal 1949 al 1953. In quest’ultimo anno venne eletto alla dodicesima votazione presidente della Repubblica, ruolo che manterrà fino al 1959 quando, in seguito al referendum costituzionale, lascerà la carica a de Gaulle.

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attribuisce grandi poteri al Presidente della Repubblica35, la cui costituzione venne votata, con la stragrande maggioranza dei voti favorevoli, il 28 Settembre 1958, e con l’elezione, pochi mesi più tardi, di De Gaulle all’Eliseo. Le intenzioni golliste in materia algerina riguardano una diminuzione del potere militare nello stato nordafricano e l’avvio della pacificazione tra musulmani ed europei attraverso la “pace dei coraggiosi”, con l’unica condizione di finire la guerra e accordarsi per una pace duratura tra francesi e rivoluzionari algerini.

L’appello viene rifiutato dal FLN, che il 19 Settembre 1958 crea il Governo

provvisorio della Repubblica algerina (GPRA), incrementando la propria azione sul

territorio metropolitano. Non arrivando ad un accordo, De Gaulle si vede costretto a gettare definitivamente la maschera, dopo un anno e mezzo di illusioni ed ambiguità a riguardo dell’Algeria, e il 16 Settembre 1959, in un discorso televisivo in cui per la prima volta viene pronunciata la parola autodeterminazione, offre agli algerini la scelta tra l’associazione alla Comunità francese e la secessione, quindi l’indipendenza, attraverso un referendum in Algeria, poi confermato dal voto popolare metropolitano. I sostenitori dell’Algeria francese gridano immediatamente al tradimento e sostengono di essere stati ingannati: i principi proclamati nelle giornate del maggio-giugno 1958 sono rimessi in discussione, dal momento che l’Algeria francese non è più una certezza, ma diventa un quesito referendario.

Sull’altro fronte il GPRA pone, il 28 Settembre 1959, la questione dell’indipendenza come pregiudiziale a qualsiasi negoziato. Il 20 Novembre i nazionalisti algerini indicano Ahmed Ben Bella e i suoi compagni di prigionia quali propri rappresentanti nel negoziato con la Francia, che respinge tale proposta. Una

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La peculiarità della V Repubblica risiede nell'importanza accordata al presidente della Repubblica; l'intento è quello di conferire al governo una maggiore stabilità rinforzando lo status e i poteri del capo dello Stato. Dotato di una legittimità ben distinta da quella del Parlamento, il presidente della Repubblica viene eletto nel 1958 a suffragio indiretto; bisognerà aspettare il 1962 per l'elezione diretta a suffragio universale. Da allora, sono i francesi che scelgono il proprio presidente, così come sono i francesi che guidano la scelta del Primo Ministro eleggendo una maggioranza parlamentare che lo sosterrà e voterà le leggi presentate dal governo. Ma il sistema è complesso e la sua geometria è variabile. Tra le innumerevoli procedure di razionalizzazione del parlamentarismo, la maggioranza parlamentare dispone in particolare della facoltà di far cadere il governo (articolo 50), mentre il presidente della Repubblica ha il potere di scioglierla (articolo 12). Si pensi ancora al famoso articolo 49-3, che permette al governo di far adottare un testo di legge senza necessariamente ottenere l'accordo espresso dell'Assemblea Nazionale. Per una migliore spiegazione si veda il sito:

diffidenza reciproca figlia dell’inasprimento del conflitto durante il 1959, dove le operazioni militari francesi, portate avanti dal gen. Challe nella Cabilia e nell’Aurès, hanno avuto un’accelerazione per far accettare i termini del negoziato proposti da De Gaulle e portano gli ufficiali ad essere ottimisti sulla vittoria finale francese contro i rivoluzionari, poiché i guerriglieri del FLN sono braccati o sconfitti, piccoli gruppi di resistenti tentano di trovare rifugio tra le montagne e più di due milioni di contadini vengono allontanati dalle loro terre. Ma i problemi per De Gaulle e la Francia, dall’inizio del 1960, proverranno da alcuni ufficiali dell’esercito di stanza in Algeria, entrando in una nuova fase in cui lo scontro non è più solamente con i ribelli algerini ma con i francesi d’Algeria e con quanti sono disposti a morire per la causa di quella colonia36.

I tentativi di negoziato aperti da De Gaulle con il FLN mandarono su tutte le furie i sostenitori dell’Algeria francese che, nel Gennaio 1960, si scontrarono con le forze di polizia ad Algeri, capitanati da Pierre Lagaillarde, presidente degli studenti di Algeri, e Joseph Ortiz, proprietario di un bar nella piazza del Forum, che organizzarono barricate in centro per cercare di ottenere l’assenso e l’aiuto della popolazione europea e dei paracadutisti di stanza nella capitale. Le barricate ad Algeri furono smantellate il 1 Febbraio e già l’indomani l’Assemblea Nazionale votò i poteri speciali al governo per il mantenimento dell’ordine e della salvaguardia nazionale con l’imperativo di De Gaulle di avvicendare gli ufficiali e l’arresto di quanti fossero a conoscenza di questa insurrezione ad Algeri, come Alain de Séregny, direttore del quotidiano «L’Echo d’Alger», per complicità con l’attentato alla sicurezza dello stato.

I primi colloqui tra i due contendenti si aprono a Melun, piccolo comune nella regione parigina, il 25 Giugno 1960, dove le parti in causa non arrivarono ad un accordo ma, questo incontro, creò ulteriori aspettative in Francia sulla fine della guerra, e il conseguente rientro dei soldati di leva, in molte associazioni di studenti, sindacati ed intellettuali che proclamarono la necessità di arrivare ad un accordo tra le parti in causa. Gli europei d’Algeria e gli ufficiali iniziano a capire che la situazione coloniale non sarebbe durata e che il FLN si era guadagnato uno spazio importante a livello politico, nonostante le battaglie militari perse nell’ultimo periodo, arrivando all’8 Gennaio 1961 in cui la politica algerina di De Gaulle, come annunciato nel 1958, venne sottoposta a referendum in Algeria e, per conferma, in

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Francia, ottenendo il 75,25 per cento dei consensi in patria e il 69,09 per cento nel paese nordafricano. L’esito positivo della consultazione popolare incanala nei binari giusti gli incontri tra i rappresentanti del Fronte e quelli del governo francese che giungeranno all’apertura di un vero e proprio negoziato che inizia il 7 Aprile 1961 nella cittadina termale di Evian37.

Con l’inizio dei veri negoziati, gli ultras dell’Algeria francese tentano di guidare una sorta di controrivoluzione con il sostegno di alcuni generali dell’esercito, frustrati per l’inutilità degli sforzi militari che avevano portato ad un passo dalla vittoria, degli europei, in preda al panico per il loro incerto futuro in Nord Africa, e con alcune personalità sul territorio metropolitano che portano alla creazione, il 20 Gennaio 1961, dell’Organisation armée secrète (OAS)38. La rivolta contro De Gaulle e la sua politica algerina, che alcuni mesi più tardi confermerà la propria idea di decolonizzare l’Algeria, comandata dal gen. Salan, coinvolse alcuni reparti militari che il 21 Aprile 1961 marciarono su Algeri, prendendo il controllo del governo generale, dell’aerodromo, del municipio e del deposito di armi. Le adesioni dell’esercito ai generali golpisti tardavano ad arrivare e De Gaulle, in un discorso televisivo nei giorni successivi, denunciò a tutta la nazione il tentativo di golpe militare di alcuni generali, riuscendo ad accendere lo spirito nazionalistico dei militari di leva che si schierarono con la metropoli e misero in minoranza gli aderenti al putch, che fallì il 27 Aprile. Il giorno successivo fu istituita un’Alta corte militare incaricata di processare gli ufficiali insorti, con l’eccezione di Salan e Jouhaud che entrano in clandestinità. Nel Maggio 1961, gli ufficiali disertori si riunirono in un comitato direttivo sotto il nome dell’OAS, stabilirono i contatti con Salan, che divenne il comandante supremo, e Jouhaud, stilando un organigramma snello e simile a quello del FLN. Nell’immediato, l’unico obiettivo su cui si concentrano fu l’insurrezione popolare ad Algeri e, forse, ad Orano, con l’intento di far saltare i

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Ibid., pp. 69-72.

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L’Organisation de l’armée secrète (OAS), era un’organizzazione clandestina francese creata il 20 Gennaio 1961 dopo un incontro a Madrid, al riparo del regime franchista, da Jean-Jacques Susini e Pierre Lagaillarde. La sigla OAS comparve sui muri d’Algeri il 16 Marzo 1961. Lo slogan era “L’Algérie française”. L’organizzazione raggruppava i fautori del mantenimento della presenza coloniale francese in Algeria e i veterani della guerra di Indocina nel 1954. Susini stesso era un francese nato sul suolo algerino, convinto che un fronte di resistenza civile dovesse affiancare i generali ribelli. Per una più esaustiva analisi della questione si veda Paul Henissart, OAS: l’ultimo anno dell’Algeria francese, Garzanti, Milano 1970.

negoziati avviati, nuovamente, il 20 Maggio 1961 a Evian tra il governo francese e il FLN, in modo da creare un ostacolo invalicabile al proseguimento degli stessi.

Iniziarono le proprie azioni terroristiche su vasta scala, colpendo i commercianti musulmani, i funzionari dell’amministrazione fiscale, della polizia e dell’istruzione e l’Autunno del 1961 fu il momento della speranza. Sul piano dell’organizzazione interna, il movimento trovò definitivamente le condizioni dell’unità e della coesione: l’autorità del gen. Salan e dello stato maggiore non fu più contestata, oltre alla grande complicità e al sostegno che ottenne dalla popolazione europea attraverso manifestazioni, trasmissioni di messaggi alla radio ed operazioni mirate39.

Nonostante le complicazioni portate dall’OAS, la mediazione tra le parti proseguirono e fu raggiunto un importante accordo per il Sahara, questione che aveva ostacolato i negoziati a causa dell’importanza data dai francesi a quell’area per effettuarvi test nucleari e per la ricerca di riserve di idrocarburi, ma i nazionalisti algerini non indietreggiarono dalle proprie posizioni, rifiutando qualsiasi spartizione dei territori del sud. Altri passi in avanti furono l’interruzione delle azioni militari in Algeria e l’annuncio di De Gaulle, il 2 Ottobre 1961, dell’istituzione dello stato algerino sovrano e indipendente attraverso l’autodeterminazione, ammorbidendo la propria posizione anche sulle basi militari francesi in Algeria. Alla fine del 1961, però, le istituzioni francesi sembrano incontrare sempre più ostacoli per l’applicazione della propria politica algerina, a causa dello stallo nei negoziati con il FLN e per la sempre più ingombrante figura dell’OAS, che beneficia di numerose e importanti complicità in alcuni settori della polizia, dell’esercito e dell’amministrazione. L’OAS, invece, deve fronteggiare la repressione da parte dei reparti di polizia e del FLN, agendo spesso in collaborazione, effettuando sequestri di militanti e responsabili dell’organizzazione, assottigliandone sempre di più le fila. A quest’ultimi non restano che le attività terroristiche, per poter creare le condizioni per un’insurrezione armata che impedisca la conclusione del negoziato con il FLN, ma otterranno solo l’ostilità da parte della Francia che, nelle parole di De Gaulle, farà di tutto per sconfiggere e punire l’OAS, con quest’ultima che aumenta l’offensiva sul territorio algerino quando si apre la conferenza di Evian, il 7 Marzo 196240.

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Stora, La guerra d’Algeria, cit., pp. 72-77.

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La firma dell’accordo sulla fine delle ostilità e i documenti politici annessi avviene a Evian il 18 Marzo e il giorno successivo venne proclamata la fine di ogni operazione militare in Algeria, preceduta da una importante riunione del Consiglio

nazionale della rivoluzione algerina (CNRA), a Tripoli, che vede le prime fratture

tra la corrente dei duri, capeggiata da Boussouf e Ouamrane, e dei moderati, che si riuniscono intorno alla figura di Ferhat Abbas. Il trattato di pace viene accettato, con alcune perplessità attorno alla figura di Farès come capo dell’esecutivo provvisorio, da parte della corrente dei duri, e osteggiato dagli alti ufficiali dell’ALN che non approvavano il testo finale con le istituzioni francesi. L’accordo prevede il pieno accesso alla sovranità da parte dell’Algeria, senza interferenze francesi nella nomina dei dirigenti statali, garantendo l’integrità politica e territoriale dello stato algerino, mentre la Francia si vedeva riconosciute alcune sue prerogative: avrebbe mantenuto in Algeria 80.000 soldati per tre anni conservando per cinque anni i poligoni per gli esperimenti nucleari, le basi aeree nel Sahara e sarebbe rimasta per quindici anni con un regime d’affitto nella base navale di Mers el Kébir. Le compagnie petrolifere francesi si assicurarono le concessioni già operanti e un trattamento di favore sulle nuove esplorazioni per un periodo di sei anni. Con tutti questi vantaggi non si poteva dire che l’era del colonialismo fosse stata completamente cancellata, ma la situazione riaffermava una concezione del FLN: non buttare a mare i francesi ma distruggere l’inumano giogo coloniale che andava avanti da più di un secolo41.

La procedura per il periodo transitorio era molto complicata perché gli accordi prevedono un esecutivo provvisorio composto in parti uguali da esponenti del GPRA, da musulmani non affiliati al FLN e da francesi, quest’ultimi rappresentati anche da un alto commissario, nella persona di Christian Fouchet, che doveva applicare gli accordi, insediare l’esecutivo e ristabilire l’ordine. L’Esecutivo provvisorio, divenuto l’espressione dell’alleanza tra l’ala moderata degli algerini e gli europei, fu presieduto da Abderrahman Farés, ex presidente dell’Assemblea algerina e da sempre fautore di una collaborazione proficua con la Francia, con poteri di pubblica sicurezza, di preparazione del referendum e di amministrazione dei servizi pubblici. Uno dei primi problemi da affrontare per l'Esecutivo provvisorio fu l’imperversare ad Algeri e in altri centri del paese delle bande dell’OAS, dedite agli attacchi terroristici per indurre l’esercito francese a schierarsi dalla parte dei coloni e, nonostante la disciplina dimostrata dal popolo algerino, urgeva trovare una soluzione

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attraverso un negoziato con l’OAS stessa. Il primo incontro tra Farés e Susini, il plenipotenziario dell’OAS, avvenne il 18 Maggio e le trattative continuarono tramite Mostefaï, uomo del FLN nell’esecutivo, insieme a Belkacem Krim e Jacques Chevallier, ex sindaco di Algeri, per concludersi il 17 Giugno con due comunicati paralleli in cui l’OAS ratifica l’indipendenza dell’Algeria e invita gli europei a collaborare con i musulmani mentre nell’altro vengono amnistiati i delitti commessi dall’organizzazione ed era concesso agli europei di entrare nelle forze di polizia locale. In entrambe le dichiarazioni si può scorgere l’idea di una nuova Algeria per tutti, ma l’esodo della popolazione europea continuò senza sosta e il miraggio di un avvenire comune restò sulla carta a causa dei troppi omicidi, dei troppi regolamenti di conti eseguiti e da eseguire.

Da qui in avanti il vero potere esecutivo va nelle mani del FLN che, nei mesi successivi, prende il potere in Algeria senza concorrenza di altre forze politiche, nonostante al proprio interno ritornino fuori tutte le discordie che erano rimaste oscure dal 1954, sopravvivendo all’unità durante la guerra realizzata nel 195642.

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