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I cambiamenti sociali avvenuti nella popolazione algerina durante la

2.4 La società francese e algerina durante il conflitto

2.4.2 I cambiamenti sociali avvenuti nella popolazione algerina durante la

La società algerina durante gli otto anni di conflitto si mobilitò totalmente, investendo le sue risorse più nascoste per combattere il colonialismo francese, cambiando per sempre la propria fisionomia rispetto a ciò che era fino al 1954.

Un interessante studio sulla società algerina viene effettuato da Frantz Fanon con il saggio Sociologia della rivoluzione algerina: come un popolo si trasforma nel

corso della sua emancipazione, all’interno del quale analizza alcuni cambiamenti

sociali essenziali all’interno del conflitto per l’indipendenza. Il primo punto toccato dallo studio dell’intellettuale martinicano prende in analisi il ruolo della donna, messo in parallelo con la particolare concezione del velo islamico, che durante la fase coloniale si trasformò in meccanismo di resistenza, avendo sempre un valore tradizionale altissimo, ai cambiamenti culturali che i francesi vollero imporre all’interno della società nordafricana. In un secondo momento, il mutamento avviene in occasione della rivoluzione in cui il velo è abbandonato dalle donne all’interno delle azioni militari del FLN, come ad esempio nelle passeggiate all’interno delle zone europee delle diverse città algerine senza essere notate da soldati o poliziotti francesi, diventando uno strumento per dare scacco alle offensive psicologiche o politiche dell’occupante. Il velo aiuta l’algerina a rispondere alle nuove questioni poste dalla lotta48.

Un altro punto rilevante riguarda la creazione di stazioni radio libere dal complesso francese, introducendo dal nulla questo importante strumento di comunicazione per poter ascoltare La voce dell’Algeria, programma radiofonico a cura del FLN che comunica alla popolazione la propria posizione e come sta procedendo la rivolta contro il colonialismo francese. Le truppe francesi faranno di tutto per rallentare e distruggere il processo comunicativo con la confisca degli apparecchi radio e il disturbo delle radiofrequenze che utilizza il Fronte, che ha

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Frantz Fanon, Sociologia della rivoluzione algerina: come un popolo si trasforma nel corso della sua emancipazione, Einaudi, Torino 1963, p. 50.

aumentato il numero di trasmissioni parlando in arabo e in francese, svalutando la parola dell’occupante49.

Un terzo punto è l’analisi dei cambiamenti avvenuti all’interno della famiglia algerina e nei rapporti tra i suoi componenti a causa dell’insurrezione armata e della lotta per l’indipendenza. La società colonizzata si accorge che, per compiere l’opera gigantesca in cui si è gettata, per vincere il colonialismo e per realizzare lo stato algerino, deve fare un immenso sforzo su se stessa e crearsi nuovamente. Ciò avviene grazie al giovane algerino che getta la propria famiglia nel vasto movimento di liberazione nazionale per porre rimedio al grave ritardo con cui il padre identifica la lotta per l’accesso all’indipendenza, simile a ciò che accade alla ragazza algerina che emerge dalla lotta rivoluzionaria, sfuggente agli occhi del padre che non può più utilizzare la propria autorità su di essa. Già da queste due figure emerge un cambiamento nella gerarchia familiare algerina che se un tempo si basava sul patriarcato, durante la rivoluzione cambia ed offre più spunto per le giovani generazioni, siano essi uomini o donne. Altri cambiamenti si hanno nel rapporto di coppia, nel matrimonio e nel divorzio50.

Infine, due questioni molto importanti nell’analisi di Fanon riguardano le due minoranze della popolazione algerina, gli ebrei d’Algeria e i coloni europei. Nella sua analisi non c’è una direzione unica che porta allo scontro con queste due realtà sociali, ma cerca dei distinguo per far intendere che la maggior parte di queste genti abbia aiutato, in diversi modi, la ribellione nei confronti di un potere coloniale che colpisce tutto e tutti, facendosi sempre più tirannico51.

Pierre Bourdieu, importante sociologo francese, durante la sua esperienza militare ed accademica in Algeria, studia i cambiamenti sociali avvenuti nella popolazione algerina durante la guerra di liberazione. Per lo studioso francese “l’esistenza stessa della guerra ha suscitato una trasformazione radicale della situazione, cioè del campo sociologico nel quale i comportamenti si realizzano, e allo stesso tempo una mutazione dell’atteggiamento degli individui che si trovano in quella situazione rispetto alla situazione stessa…È come se questa società che aveva scelto di essere bloccata e chiusa in sé stessa, che opponeva a qualsiasi intrusione del nuovo mille baluardi invisibili e imprendibili si fosse bruscamente aperta e rimessa 49 Ibid., pp. 78-79. 50 Ibid., pp. 80-102. 51 Ibid., pp. 132-140.

in moto all’improvviso”52. La società algerina si difende dall’occidentalizzazione e dal colonialismo attraverso i tratti culturali tradizionali per rimanere sé stessi, per affermare la propria differenza radicale e irrinunciabile, preservando una personalità minacciata e assediata. La guerra, invece, costituisce un nuovo linguaggio che fa dire al popolo che non vuole più essere soggiogato da stranieri e ciò va collegato con il momento in cui il mondo intero è costretto a riconoscere l’esistenza stessa di questa negazione, come ad esempio le molte discussioni all’interno dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite durante gli otto anni di conflitto. Da tutto ciò la tradizione e i tratti culturali antecedenti la guerra perdono la gran parte della loro funzione e del loro significato.

Il conflitto fa si che le innovazioni portate dall’Occidente vengano accolte senza che la loro accettazione esprima una sottomissione, come accadeva prima del 1954, facendo si che le rinunce più manifeste riguardino le tradizioni investite di un valore essenzialmente simbolico, come ad esempio il velo per le donne che se prima era una difesa della propria intimità e una protezione dalle intrusioni occidentalizzanti, nel corso degli ultimi anni si osserva tra le giovani donne una tendenza all’abbandono del velo, cosa osservabile anche nelle campagne. Una trasformazione simile Bourdieu la ritrova in altri campi sociali come la scuola e la medicina, prima considerate istituzioni sostenitrici del colonialismo mentre durante la guerra vengono reclamate come qualcosa di dovuto, come ad esempio la grande richiesta di iscrizione nei registri scolastici oppure le tantissime donne che si accalcano alle porte dei centri sociali. Le discipline imposte dai ribelli erano per la maggior parte identiche nel loro contenuto a quelle che l’amministrazione francese aveva sempre tentato di far rispettare. In questo modo, addossandosi la responsabilità delle istituzioni e delle tecniche che apparivano, alla coscienza popolare, come indissociabili dal sistema coloniale e che, per questa ragione, suscitavano atteggiamenti ambivalenti, imponendo ordini e direttive analoghe nei contenuti e nella formulazione a quelle che avrebbe potuto promuovere l’amministrazione francese, il FLN sembra aver rotto il legame intuitivamente percepito che univa quelle istituzioni e quelle tecniche al sistema di dominazione coloniale. In altre parole, la guerra ha dato a questo popolo l’occasione di apparire agli altri e a sé stesso come un adulto, cosciente e responsabile che porta all’autonomia, dato che l’esperienza di una disciplina liberamente concessa e imposta da algerini ad altri

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algerini in nome dell’interesse comune ha fatto cadere ben altre resistenze ritenute di solito insormontabili53.

Un punto interessante nell’analisi sociale di Bourdieu riguarda i fenomeni migratori interni, volontari o forzati, conseguenza diretta e immediata nella gestione del conflitto da parte delle forze francesi. La situazione viene vissuta dalla popolazione algerina come una vera e propria diaspora perché gli spostamenti di cittadini hanno assunto grandi proporzioni verso le città, per sfuggire alla miseria e all’insicurezza oppure, per i più sfortunati, si aprono le porte dei centri di raggruppamento che nella maggior parte dei casi non sono attrezzati per una semplice sussistenza. Lo sradicamento dai luoghi di nascita o di residenza abituale comporta una mutazione nei comportamenti dell’uomo, che da persona comunitaria diventa gregario, sradicato, strappato alle unità organiche e spirituali nelle quali e attraverso le quali esisteva, allontanato dal proprio gruppo e territorio d’origine, inserito spesso in una situazione materiale tale per cui non riuscirebbe nemmeno a ricordare l’ideale antico di onore e dignità54.

Conseguenza dei mutamenti visti in precedenza, il rapporto familiare muta in maniera irreversibile a causa delle migliaia di uomini che sono entrati in clandestinità, sono nei campi d’internamenti, in prigione o rifugiati in Tunisia e Marocco; altri sono partiti per le città d’Algeria o di Francia, lasciando le loro famiglie al villaggio o nei centri di raggruppamento oppure sono morti o dispersi lasciando famiglie separate o dilaniate. All’interno di questa situazione si assiste anche ad una mutazione del rapporto di fatto tra l’uomo e la donna poiché quest’ultime si trovano investite di responsabilità e compiti che spettavano al marito, assicurando spesso la sussistenza della famiglia con l’aiuto di qualche altro parente. Ciò comporta per la donna uno spazio di vita nuovo ed allargato rispetto al passato e l’algerina, nel corso della guerra, ha acquisito sempre più autonomia. L’esplosione del blocco familiare spinge ogni componente del gruppo a prendere coscienza della sua personalità e delle sue responsabilità. I giovani di città sfuggono ai controlli della tradizione e alla pressione dell’opinione pubblica e l’autorità del padre, sebbene ancora molto presente, è spesso alterata, dato che non è più sentito come il fondamento di tutti i valori e come colui che ordina ogni cosa55.

53 Ibid., pp. 102-109. 54 Ibid., p. 112. 55 Ibid., pp. 118-119.

In conclusione si può affermare che la società algerina si è spogliata della sedimentazione mentale e dell’arresto affettivo e intellettuale organizzati da 132 anni di oppressione perpetrata dalla polizia e dall’esercito sotto il controllo del colonialismo francese. Sono le trasformazioni sociali e familiari durante la lotta di liberazione che impongono la creazione di una nuova nazione e lo sviluppo della sua piena sovranità, staccandosi per sempre dalla tirannide francese. “L’aggregato di atomi disorientati e sballottati lascerà forse posto a un nuovo tipo di unità sociale fondata non più sull’adesione organica ai valori consegnati dalla tradizione secolare bensì sulla partecipazione attiva, creatrice e liberamente scelta per un’opera comune”56.

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