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2.1 L’Algeria francese e la nascita del movimento nazionalista

2.1.1 La colonizzazione francese e i suoi effetti

L’interesse francese per l’Algeria risale al periodo napoleonico, quando venne creato un piano di invasione che verrà riutilizzato nei decenni successivi, per punire il dey d’Algeri a causa di un contenzioso con la Francia dai tempi del direttorio post-rivoluzionionario del 1789. Nel 1827 questo screzio portò il dey Houssein a schiaffeggiare l’ambasciatore francese in Algeria Duval e, dopo quasi due anni da quel gesto, partì il corpo di spedizione francese alla volta delle coste africane. È difficile pensare che lo sforzo bellico ed economico di Carlo X potesse essere smosso solo da questo sgarbo, ma è evidente come servisse a superare le difficoltà politiche interne con un’operazione prestigiosa all’estero e a creare nuovi sbocchi commerciali, nuove prospettive economiche e aprire nuove terre per la popolazione metropolitana. La conquista militare di Algeri fu priva di difficoltà, dato che lo sbarco a Sidi Ferruch, come era stato stabilito nel piano napoleonico, avvenne il 14 Giugno del 1830 e il 5 Luglio il dey firmò la resa, ma fu solo l’inizio dato che il

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potere esercitato da quest’ultimo riguardava un territorio incerto, condizionato dal potere feudale nelle campagne e da alcune intromissioni occidentali all’interno dell’Algeria2.

La Francia non aveva un piano ben preciso per la sua politica di espansione, che fu improvvisata e incerta, priva di direttive coerenti e affidata all’iniziativa dei governatori generali, a causa dei pesanti contraccolpi interni che portarono ad un cambio istituzionale e ai mutati obiettivi che si davano i governi francesi in politica coloniale. Carlo X ebbe solo il tempo di procedere alla costituzione delle fondamenta della colonia poiché fu deposto, sempre nel Luglio del 1830, dalla rivoluzione, che mise fine alla restaurazione e collocò sul trono il liberale Filippo d’Orlean. Nei suoi diciotto anni di regno, gli amministratori francesi furono occupati soprattutto dalla conquista sul terreno vista la “balcanizzazione” del conflitto in tanti piccoli combattimenti sul suolo algerino, in particolare nelle regioni più impervie e montuose come la Cabilia. Per l’esercito francese l’emergere della figura di Abdel Kader3, che aveva i titoli e le capacità di dare all’Algeria un minima unità territoriale, fu salutata con un certo sollievo dai francesi perché la sua sconfitta avrebbe significato la conquista del territorio algerino.

Nel 1832 Abdel Kader fu eletto sultano delle tribù Hashem di Mascara, nell’Oranese, entrando in contatto con la penetrazione francese come un’autorità riconosciuta e, volendo guadagnare tempo per organizzare le attività belliche, accettò di firmare il 26 Febbraio 1834 con il comandante della zona di Orano, generale Desmichels, un trattato che riconosceva la propria autorità, faceva cessare i combattimenti e congelava la presenza francese nelle zone già occupate. Ma il governo metropolitano, già nel Luglio 1834, emanò la prima ordinanza in materia coloniale riguardante i possedimenti del Nord Africa, istituendo un governatore generale posto a capo di tutti i servizi militari e civili della colonia, ruolo ricoperto fino alla fine del secondo impero da un militare. Tale provvedimento stabilizzò la presenza francese e confermò l’idea di estendere ancor di più la zona sotto il loro controllo, a scapito dei territori sotto il dominio di Abdel Kader. Quest’ultimo, credendo in una imminente aggressione francese, attaccò per primo sconfiggendo le

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Roman Rainero, Storia dell’Algeria, Sansoni Editore, Firenze 1959, p. 81.

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Il nazionalismo algerino si è appropriato della sua figura, elevando la sua battaglia come il proemio della futura sollevazione anticoloniale. Inoltre, c’è chi ha visto in Abdel Kader un’invenzione dei francesi alla ricerca di un alleato-antagonista.

truppe occupanti a Macta il 12 Giugno 1835, inizio di un conflitto lungo due anni che si concluse con il Trattato della Tafna4 del 20 Maggio 1837. L’accordo serviva ai francesi per poter attaccare con relativa tranquillità la regione di Costantina e conquistarla nel giro di poco tempo, prendendo la capitale e la base principale del gruppo di Ahmed Bey, il capo tribale che dominava la regione. Dopo alcune vicissitudini, la guerra tra Abdel Kader e l’esercito francese riprese nel Novembre 1839 e si rilevò fatale per le speranze algerine. Il generale Bugeau, nominato governatore nel Febbraio 1841, era assertore della conquista totale del paese e per riuscirci adottò la strategia del nemico, fondata sulla mobilità delle truppe, ponendo fine agli accordi politici ed affidandosi alla guerra totale per la presa del territorio algerino conquistando, nel giro di pochi anni, gran parte delle zone controllate da Abdel Kader che, dopo aver ripreso il conflitto alla metà degli anni quaranta dell’Ottocento, dirigendo la guerra dal Marocco, si costituirà alle autorità francesi alla fine del 1847. La conquista di nuove regioni e l’opera di pacificazione all’interno del territorio algerino non erano ancora terminate per le truppe francesi, che avevano di fronte a sé il problema di conquistare la Cabilia, abitata per la quasi totalità da berberi5. La battaglia per questa regione si può dire conclusa solo nel 1871 con la sconfitta di Moqrani, che comandò l’ultima vera rivolta algerina contro i francesi, formando così una tradizione di lotta, radicata nelle campagne, che la rivoluzione nazionale del Secondo dopoguerra, dopo più di un secolo di occupazione francese, avrebbe utilizzato nel grande sforzo di liberazione6.

La gradualità della conquista coloniale algerina si ripercuote sulle soluzioni istituzionali per governarla. Tra il 1830 e il 1845 le uniche disposizioni riguardavano il controllo diretto della fascia costiera da parte francese e quello indiretto, attraverso accordi con i capi locali, per il resto del territorio mentre un primo cambiamento ci sarà nel 1845, quando saranno divise le disposizioni tra l’amministrazione militare e civile con il territorio sotto la giurisdizione francese diviso in tre provincie (Algeri,

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In base a questo trattato, i possedimenti francesi erano limitati alle città di Orano, Mostaganem, Arzew, Algeri, alle regioni vicine, alla Mitigia ed ai territori delle regioni di Costantina in possesso di Ahmed Bey. Inoltre c’era una parte segreta dell’accordo in cui il generale Bugeaud riceveva 180.000 franchi per la pace e in cambio riforniva Abdel Kader di fucili e polveri.

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I berberi, di ceppo hamitico ma con tipologie differenti, sono i discendenti del popolo stanziato in Algeria e in tutto il Nord Africa da circa 3000 anni, artefici di regni ma non di un vero stato nazionale. cfr. Calchi Novati, Storia dell’Algeria indipendente, cit., p. 19.

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Orano, e Costantina) che a loro volta furono divise tra territorio civile e militare e, con l’avvento della Seconda repubblica in Francia, si ebbe una spinta ulteriore per la colonizzazione, generando un aumento importante nella corrente migratoria in Algeria. Inoltre, il sistema governativo coloniale fu modificato, con il decreto del 9 Dicembre 1848, proclamando l’Algeria territorio francese, suddividendola in tre dipartimenti con a capo un prefetto e, tra le novità, i coloni inviavano i loro rappresentati all’Assemblea Nazionale ma, malgrado la riforma, l’assimilazione restò per molti aspetti allo stadio di prospettiva, tanto che venne presto rimessa in discussione. Con l’ascesa al trono di Napoleone III, e l’istituzione del Secondo Impero, la politica coloniale francese fu riformulata attraverso lo slogan più capitali

e meno coloni, emanando un Senatoconsulto nel 1863 che dichiarava la tutela delle

terre tradizionali, un modo per distruggere l’organizzazione socio-politica algerina e minare la resistenza del popolo nordafricano. Nonostante gli auspici dell’imperatore, durante il regno la popolazione bianca residente in Algeria aumentò e, alla sua deposizione nel 1871, si attestò sui 245.000 residenti europei, di cui 130.000 francesi, costituendo una minoranza munita di un tale potere economico da potersi candidare a posizioni di comando. Da allora la questione algerina si complica di un elemento nuovo, il terzo dopo Francia e indigenato algerino, i francesi d’Algeria, in contrasto con i francesi di Francia, accusati di non comprendere fino in fondo la questione algerina e di trattarla senza nessuna intelligenza7. L’impulso maggiore alla colonizzazione avvenne nella Terza Repubblica, che sospese le disposizioni napoleoniche ed attuò alcune leggi di confisca, sulla disciplina dell’affittanza e la proprietà dei terreni. L’assimilazione, portata avanti già con i decreti del 1870, che facevano dell’Algeria un prolungamento della Francia, fu perfezionata nel 1881 grazie all’opera del governatore Albert Grévy, che pose i settori amministrativi alle dipendenze dei rispettivi ministeri francesi.

Questo si scontrava con gli interessi consolidati dei coloni, che dal 1871 potevano nuovamente eleggere i propri rappresentati parlamentari, cercando di esercitare pressione sulla gestione amministrativa della colonia. Tra il 1896 e il 1900 il governo francese concesse la personalità morale e giuridica all’Algeria, separando il suo bilancio da quello dello stato metropolitano, incoraggiando le autorità coloniali a cercare l’assimilazione colpendo la fede islamica, supervisionando la loro disciplina attraverso la confisca di beni immobili, di cui erano proprietarie le

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confraternite, e utilizzandola come deterrente per non concedere la cittadinanza francese agli algerini perché per accedervi si doveva abbandonare la fede islamica. Il nuovo regolamento fondiario8, voluto dalla Seconda repubblica, venne sostanzialmente mantenuto durante il periodo napoleonico e della Terza repubblica perché ormai erano i coloni a dettar legge, ottenendo sussidi per lavorare i campi a cereali e viti che venivano coltivate sulle terre espropriate ai nativi, portando all’arricchimento politico ed economico della popolazione bianca algerina.

Queste disposizioni sulla popolazione nordafricana, che la penalizzano fortemente rispetto alla minoranza europea, e che cercano di riconfigurarla socialmente, come l’ottenimento della cittadinanza se si abbandona la propria fede religiosa, faranno da collante per la creazione di un movimento nazionalista e reazionario algerino che comincerà a germogliare solamente nei primi vent’anni del Novecento.

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