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ESPERIENZE A CONFRONTO

4.2. Riflessioni sulla giurisprudenza americana: un’analisi comparata 1 Brunswick.

4.2.2. Blue Shield.

Successivamente, sono stati affrontati almeno altri cinque casi dalla Suprema Corte in tema di antitrust injury.

In sostanza, non si tratta più di stabilire solo la ricorrenza di un nesso di causalità tra la condotta contraria alle norme sulla concorrenza e il danno lamentato dall’attore

391 M.J. JACOBSON – T. GREER, Twenty-one Years of Antitrust Injury: down the Alley with Brunswick v.

Pueblo Bowl-O-Mat, 66 Antitrust Law Journal, 1998, p. 273.

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ma il pregiudizio lamentato deve essere del tipo di quelli che le leggi antitrust mirano a prevenire.

Soltanto nel caso Blue Shield393, tuttavia, la Corte Suprema ha riconosciuto la sussistenza del suddetto requisito.

Nel caso di specie, la signora McCready denunciava un boicottaggio tra la società assicurativa Blue Shield e la società dei neuropsichiatri, finalizzato ad escludere dal mercato gli psicologi, realizzato tramite il rimborso agli assicurati, tra cui la stessa signora McCready, delle spese mediche sostenute per le prestazioni fornite dagli psichiatri e non anche di quelle degli psicologi.

Pertanto l’attrice era solo un danneggiato indiretto della condotta anticoncorrenziale e tuttavia la Corte riconobbe la sua legittimazione ad agire per il fatto che ricorreva il requisito dell’antitrust injury.

La Corte ha ritenuto sussistente il requisito in parola per il fatto che il maggior prezzo pagato dalla signora McCready per usufruire dei servizi prestati dagli psicologi, a causa del mancato rimborso, era un danno connesso così inestricabilmente al danno che i convenuti con la loro condotta anticoncorrenziale avevano arrecato agli psicologici e al mercato in cui essi operano, che il primo costituiva il mezzo per realizzare il secondo.

In sostanza venne elaborata una sorta di eccezione tale per cui il requisito dell’antitrust injury può eccezionalmente ritenersi sussistente anche quando il danno subito dall’attore costituisca una componente essenziale della violazione, tale per cui la seconda non si sarebbe mai verificata senza il primo.

È come se venisse invertita la relazione causale, poiché è il danno subito dalla sig.ra McCready, ossia il mancato rimborso da parte del fondo assicurativo delle prestazioni mediche rese dagli psicologi, a determinare l’effetto anticompetitivo, ossia l’esclusione degli psicologi dal mercato dei servizi psicoterapici, proprio perché è attraverso il mancato rimborso che si realizza l’esclusione degli psicologi a vantaggio degli psichiatri, le cui prestazioni vengono invece rimborsate.

143 4.2.3. Associated General Contractors.

La causa in questione veniva intentata da un sindacato di lavoratori impiegati nel settore edilizio contro l’associazione di categoria (Associated General Contractors - AGC) a cui aderivano numerosi enti appaltanti dello stesso settore, denunciando la violazione delle norme antitrust, consistente nel costringere i propri membri a stipulare contratti solo con appaltatori e subappaltatori che non facessero parte di alcun sindacato, così determinando una restrizione delle proprie attività economiche394.

L’imposizione, dunque, non era direttamente rivolta al sindacato, attore in giudizio, ma ai membri dell’AGC e ai terzi, e non immediatamente rivolta ad eliminare l’attore dal mercato in cui operava, quello appunto dell’assistenza sindacale.

L’attore risultava, quindi, danneggiato solo indirettamente poiché, obbligando quei soggetti a stipulare accordi solo con gli appaltatori non iscritti al sindacato denunciante, inevitabilmente si veniva a limitare l’attività commerciale di quest’ultimo.

La Suprema Corte ha negato la legittimazione attiva dell’attore per la mancanza dell’antitrust injury, stante che la concorrenza era stata ristretta e danneggiata in un mercato diverso, quello edile, rispetto a quello in cui operava l’attore, mercato dell’assistenza sindacale, e pertanto non si poteva ritenere che si fossero prodotti pregiudizi del tipo che la norma violata intendeva prevenire.

Secondo la Corte non era dimostrato come la diminuzione della concorrenza sul mercato edile, realizzata attraverso la coercizione nei confronti dei membri dell’associazione edile, potesse danneggiare il sindacato e l’attività da questi svolta, poiché si trovava ad operare in un diverso mercato, quello dell’assistenza sindacale.

4.2.4. Matsushita.

Nella suddetta controversia, gli attori erano alcune società americane produttrici di apparecchi elettronici di consumo i quali denunciavano il fatto che i loro concorrenti giapponesi avessero posto in essere un accordo orizzontale per mezzo del quale vendevano prodotti sotto costo “a prezzi predatori” negli Stati Uniti al fine di ampliare le proprie quote di mercato, compensando le perdite subite attraverso l’applicazione nel mercato giapponese di prezzi più elevati di quelli concorrenziali395.

394 Associated General Contractors of California, Inc. v. California State Council of Carpenters, 459 U.S.

519 (1983).

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La Suprema Corte, ribaltando la decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto l’esistenza di una conspiracy illecita tra i produttori giapponesi, ha ritenuto che gli attori fossero sforniti della legittimazione attiva ad agire in giudizio per mancanza del requisito dell’antitrust injury, in quanto non era stato dimostrato che dalla condotta tenuta dai convenuti fosse derivato un danno per gli attori.

La decisione è fondata in sostanza su due argomentazioni: l’assenza di una prova idonea a dimostrare la cospirazione e l’inesistenza di un valido motivo per colludere.

Al contrario, la condotta denunciata, pur essendo stata posta in essere in violazione della normativa antitrust, non era tale da arrecare danno agli attori, i quali potevano addirittura trarre vantaggio dall’intesa stipulata tra i propri concorrenti, attraverso un innalzamento dei prezzi di mercato praticati.

Il cartello di prezzo aveva, infatti, prodotto un effetto anticompetitivo consistente nella restrizione della libertà degli aderenti di fissare i prezzi al di sotto del livello dell’accordo, eliminando così la concorrenza tra di loro, mentre nessuna relazione causale poteva ritenersi sussistente tra tale effetto anticompetitivo e il danno patito dall’attore.

4.2.5. Cargill.

Anche nella suddetta controversia la Corte Suprema ha escluso la sussistenza della legittimazione ad agire in capo all’attore per la mancanza del requisito dell’antitrust injury.

Nel caso di specie, Monfort396 lamentava il pericolo di un danno, consistente dalla riduzione dei profitti, come conseguenza della condotta dei concorrenti convenuti, i quali avevano posto in essere un’operazione di concentrazione finalizzata alla riduzione dei prezzi ad un livello pari, o poco superiore, ai costi di produzione.

Analogamente al caso Brunswick, il pericolo di danno, che l’attore temeva di poter subire, derivava da un aspetto pro competitivo dell’operazione di concentrazione che aveva, semmai, determinato un miglioramento dell’assetto concorrenziale del mercato, non vietato dalla normativa antitrust la quale, al contrario, mira a far sì che si sviluppi la più ampia concorrenza possibile sui prezzi di mercato.

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La Corte, tuttavia, afferma anche che il requisito dell’antitrust injury sarebbe risultato soddisfatto se l’attore fosse riuscito a dimostrare che l’operazione realizzata dai concorrenti avrebbe comportato prezzi predatori, ossia inferiori al livello dei costi, e quindi anticoncorrenziali, al fine di escludere l’attore dal mercato di riferimento, posto che l’applicazione dei prezzi predatori è vietata dalla normativa antitrust.

Con tale limitazione imposta dalla giurisprudenza si vuole evitare un effetto di over deterrence, per le ipotesi in cui i danni antitrust derivino dall’aumento di competitività del mercato, anziché dagli effetti anticoncorrenziali della condotta antimonopolistica.

4.2.6. Arco.

L’ultimo caso, e anche il più recente, in cui la Suprema Corte si è pronunciata sul requisito dell’antitrust injury riguarda un intesa verticale avente ad oggetto la fissazione di prezzi massimi di rivendita della benzina, realizzato tra ARCO, una società petrolifera verticalmente integrata, e i suoi distributori397.

L’attore, USA Petroleum, che competeva direttamente con i concessionari del marchio ARCO a livello di vendita al dettaglio della benzina, lamentava che la fissazione dei prezzi massimi in verticale costituiva una cospirazione finalizzata a limitare il commercio in violazione dello Sherman Act poiché, a seguito di esso, le stazioni di rifornimento benzina della ARCO avevano cessato di farsi concorrenza.

In tal modo, anche le stazioni di rifornimento di benzina indipendenti avevano dovuto controllare i propri prezzi mentre, se non fosse stata conclusa l’intesa illecita, tutte le stazioni, anche quelle indipendenti, come USA Petroleum, avrebbero potuto aumentare i prezzi e quindi i propri profitti.

La Corte, richiamando la precedente giurisprudenza, ed in particolare il caso Albrecht398, ha affermato che un’intesa verticale, diretta alla fissazione dei prezzi massimi, deve tradursi in prezzi predatori per causare al concorrente un danno antitrust.

L’attore, quindi, in qualità di concorrente, non avrebbe subito alcun danno poiché i prezzi praticati, anche se bassi, non erano prezzi predatori, ma pienamente leciti per la normativa a tutela della concorrenza. Il danno era stato arrecato, invece, ai consumatori e ai rivenditori ARCO, limitati nella loro libertà di stabilire i prezzi per i

397 Atlantic Richfield v. USA Petroleum, 495 U.S. 328 (1990). 398 Albrecht v. Herold Co., 390 U.S. 145 (1969).

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servizi prestati e di fornire i servizi aggiuntivi, in modo superiore a quanto indicato nell’accordo.

Per tali ragioni, la domanda risarcitoria dell’attore è stata respinta per mancanza del requisito dell’antitrust injury, requisito che, viceversa, avrebbe potuto ritenersi soddisfatto, se l’attore avesse dimostrato che i convenuti avevano praticato prezzi predatori, dunque illeciti perché contrari alla normativa antitrust.

Il punto centrale della pronuncia in questione consiste nell’affermazione per cui, anche in presenza di una presunzione assoluta di illegittimità da un punto di vista antitrust – come nel caso di specie di accordo con fissazione dei prezzi massimi di rivendita – si possano produrre sia effetti pro-competitivi, che effetti dai quali i privati possono subire un pregiudizio.

4.3. La funzione della causalità giuridica nel nostro ordinamento al fine di

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