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Sulla Camera di Commercio di Bordeaux, cfr LHÉRITIER, 1912-13 e BUTEL, 1988b (in particolare p 81-88 sulle relazioni con le altre istituzioni cittadine).

FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE

87 Sulla Camera di Commercio di Bordeaux, cfr LHÉRITIER, 1912-13 e BUTEL, 1988b (in particolare p 81-88 sulle relazioni con le altre istituzioni cittadine).

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mente, la città è guidata da un governatore regio; tuttavia questi è largamente assente, ed anche il suo luogotenente generale si reca a Bordeaux non più di una volta all'anno. L'amministrazione è dunque nelle mani dell'intendente, di­ rettamente dipendente dal Conseil du Roi, e coadiuvato nella gestione degli af­ fari da diversi subdelegati, in una struttura organizzativa che si fece sempre più elaborata nel corso del secolo. Se inizialmente gli intendenti sono nobili della robe, nella seconda metà del Settecento si tende a prescegliere membri della nobiltà più antica. Esponente del potere centrale, l'intendente è in co­ stante conflitto col Parlamento di Bordeaux, espressione degli interessi locali, e ne esce a più riprese sconfitto, benché talora il sovrano non esiti a ricorrere a mezzi forti per vincere la lunga tradizione parlamentare di indipendenza e re­ sistenza al governo (epurazione ed esilio di un terzo dei parlamentari nel 1771; esilio dell'intero Parlamento a Liboume nel 1787)®®. Il Parlamento di Bor­ deaux, uno dei più antichi di Francia, costituiva la suprema corte di appello per circa due milioni di abitanti, ed esercitava anche poteri legislativi vinco­ lanti per il territorio di sua competenza, oltre a godere del diritto di rimo­ stranza sulla legislazione del re. Sotto Luigi XVI i suoi magistrati erano 115, senza contare le altre figure che esercitavano una qualche funzione giuridica ma senza avere diritto di voto nelle decisioni della corte. Il mondo all'intemo del quale si reclutavano i parlamentari era costituito da un circolo chiuso di famiglie di origine prevalentemente locale, legate tra loro da matrimoni accu­ ratamente predisposti. Benché la carica fosse di per sé nobilitante, di fatto quasi tutti i membri appartenevano alla nobiltà già prima di assumere la fun­ zione. Tuttavia, benché fortemente minoritaria, una parte non irrilevante dei parlamentari, circa il 10%, proviene da una famiglia appartenente al negozio, per quanto tale appartenenza sia sovente mascherata dall'acquisto della carica di segretario del re - una carica nobilitante evidentemente assai ambita, giac­ ché il suo costo quasi quintuplicò nel corso del Settecento. I legami tra negozio e Parlamento si rivelano ancora più stretti se si considerano i comportamenti matrimoniali: almeno un quinto delle mogli dei parlamentari sono figlie di un negoziante®®. P. Butel ha mostrato come per lo più si tratti di famiglie mercan­ tili già in possesso di titoli di nobiltà, ben lungi peraltro dal rinunciare alle loro attività economiche o dall'investire parti eccessivamente consistenti dei propri capitali nell'acquisto di cariche nobilitanti90.

®® Sulle istituzioni politiche a Bordeaux cfr. PARISET, 1968: 9-61; DOYLE, 1974: 4-8.

®® Sulla composizione, il reclutamento e le strategie matrimoniali dei parlamentari bor­ dolesi, cfr. DOYLE; 1974: 12-22, 28. Il costo a Bordeaux delle altre cariche nobilitanti nel Set­ tecento non aumentò invece più del 50%.

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Bordeaux godeva di privilegi finanziari e politici. I primi sono riservati ai soli bourgeois della città: si tratta di una condizione ereditaria di cui fruiscono, alla fine dell 'ancien régime circa 1.500 famiglie, ed acquisibile dimostrando di risiedere in città da almeno 5 anni, di possedervi una abitazione del valore di almeno 1.500 l.t., e pagando un diritto che variò nel tempo91. Tali privilegi consistono in esenzioni fiscali per le terre nobili possedute, e nel diritto di po­ ter vendere esentasse all'interno della città il vino prodotto nella sénéchaussé, con un chiaro vantaggio sugli altri produttori rurali92. Quanto ai privilegi poli­ tici, essi risiedono essenzialmente nell'ampio margine di autonomia ammini­ strativa e giudiziaria lasciato agli organismi cittadini. Il Comune di Bordeaux è amministrato da un corps de ville {maire, suo luogotenente e jurats) e da due assemblee consultive (dei Trenta e dei Centotrenta). La riforma del 1767 af­ fiancò inoltre al corps de ville 12 consiglieri e 32 notabili, corpi composti cia­ scuno da un terzo di nobili, un terzo di giuristi e un terzo di esponenti del mondo del negozio. Poiché la carica di maire era largamente concepita come una sinecura, era il luogotenente a svolgerne le effettive funzioni (dal 1702); un ruolo decisamente più attivo spettava alla jurade, un organismo composto da 6 membri nominati dal re sulla base di una lista di candidati proposti dal

corps de ville e, dal 1767, anche dall'assemblea dei notabili. La carica di jurat

comportava ampie competenze in materia di polizia interna della città e dei sobborghi, nonché poteri giudiziari di prima istanza. La jurade era composta da due nobili, due avvocati e due negozianti: nel 1759 una riforma ne ripartì le attribuzioni secondo le qualificazioni rispettive, così che i due jurats negozianti si videro tra l'altro competenti per tutto quanto concerneva il porto, le octrois, l'annona, l'internamento dei mendicanti. Si noti peraltro che per la nomina a

jurat di un negoziante era, nella seconda metà del Settecento, di fatto necessa­

rio aver in passato acquistato la carica di Tesoriere dell'Ospedale ed esser dunque inseriti in un certo cursus honorum93.

I negozianti bordolesi non erano dunque assenti dalle istituzioni am­ ministrative cittadine e, fattore forse più importante, i loro interessi non erano necessariamente in conflitto con quelli della nobiltà, che restava in­ dubbiamente, grazie al Parlamento, il gruppo sociale politicamente dominante.

91 Sul diritto di borghesia a Bordeaux, cfr. MALINO, 1978: 4, 15 e PARISET, 1968: 52. Dal 1615, sono ammessi come borghesi di Bordeaux anche dei mercanti portoghesi "nuovi cri­ stiani".

92 I vini prodotti al di fuori della sénéchaussé della Guienna potevano essere importati a

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