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Cfr FISCHER, 1903: 333-336 Fondato nel 1731 lo Staats und Gelehrte Zeitung des

FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE

38 Cfr FISCHER, 1903: 333-336 Fondato nel 1731 lo Staats und Gelehrte Zeitung des

Hamburgischen unpartheyschen Correspondenten, che usciva con cadenza quadrisettimanale,

aveva a fine secolo una tiratura di 4-5 volte superiore a quella del Times, che si attestava at­ torno alle 8.000 copie: KLESSMANN, 1985: 291.

39 Correspondance de Napoléon ler, 1859-1869: voi. XIV, n® 11.378, p. 28, Napoleone a Luigi Bonaparte, Posen 3 dicembre 1806.

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L'Europa commerciante aveva avuto immediato sentore dei possibili mu­ tamenti nel destino delle città anseatiche. Il 10 novembre 1806 il segretario della Camera di Commercio di Ginevra, Sismonde Sismondi - che era stato, come vedremo, testimone e critico dei provvedimenti contro il commercio la­ bronico nel 1799 - inviava a Napoleone la seguente petizione:

Permettez-nous d'appuyer de nos prières la pétition qui vous a été présentée par le commerce de Lyon, et qui sera confirmée sans doute par les adresses de toutes les villes commerçantes de France. Nous recommandons à la protection de Votre Majesté, les villes commerçantes du Nord de l'Allemagne; nous la supplions de leur épargner autant qu'il sera possible les calamités qui sont une suit trop ordi­ naire de la guerre et d'alléger pour elles le poids des contributions... Des relations multipliées et de la plus hautes importances existaient entre Hambourg, Lubeck, Bremen, Leipzig, et toutes les villes de commerce de France, aucune faillite ne pourra éclater dans aucune de ces villes, sans causer au commerce français, et à celui de notre ville en particulier, une perte proportionnée à son importance, une perte qui retomberait immédiatement sur les manufactures4®.

Anche la Camera di Commercio di Bordeaux inviò ripetute reclamazioni al Mi­ nistro degli Esteri francese, cercando - senza maggior successo - di intercedere a favore di Amburgo41. Le istruzioni di Napoleone a Mortier del 16 novembre erano infatti perentorie, e ignoravano nel modo più assoluto i timori e le sup­ pliche del negozio internazionale: il generale riceveva infatti l'ordine

d'occuper la ville, d'en désarmer entièrement les habitants, d'occuper Cuxhaven, de fermer hermétiquement la rivière, d'empécher qu'aucun Anglais puisse s'échapper, de vous assurer des maisons des banquiers anglais, de faire mettre les scellés sur la banque, de saisir toutes les marchandises anglaises, n'importe à qui elles appartiennent,... et d'empécher toute espèce de communication avec l'Angleterre42.

Se grazie all'intervento della Commerzdeputation si evitò che fossero apposti i sigilli sulla Hamburger Bank, né si rese necessario disarmare la popolazione, gli occupanti concentrarono i loro sforzi a sequestrare le merci inglesi e a im­ pedire i traffici con la Gran Bretagna, mediante soprattutto la creazione di una

4® A.N.P., AF^1060, n® 27, petizione a Napoleone inviata della Camera di Commercio di Gi­ nevra, 10 novembre 1806, firmata Sismondi e altri, edita negli allegati di TARLE, 1913: 623- 624 (il testo è in russo e non è stato tradotto in nessuna altra lingua europea, ma gli allegati sono riprodotti nella lingua originale). Sull'intervento di Sismondi per Livorno, cfr. oltre, cap. 4.2.

41 A.N.P., AF^1060, doss. II, n® 32, Champagny a Napoleone, 12 dicembre 18Ò6: "Ils [les négociants de Bordeaux réunis en très grande nombre] implorent la clémence de V.M. en fa­ veur de ces places qui seules fournissent des débouchés avantageuses à nos vins et à nos eaux- de-vie, et ils vous supplient de les maintenir dans un état tel qu'elles puissent continuer avec la France des relations qui lui sont très avantageuses".

42 Correspondance de Napoléon 1er, 1859-1869: vol. XIII, n® 11.267, p. 542, Napoleone a Mor­ tier, 16 novembre 1806.

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nuova linea doganale decretata a inizi dicembre. Tuttavia in entrambe queste occasioni, che esporremo più oltre, è possibile misurare l'ampio divario esi­ stente tra volontà politica del potere centrale - Napoleone - ed effettiva resa esecutiva delle norme statuite.

In un certo senso questo era dovuto alla peculiare situazione in cui si trovò Amburgo dopo l'occupazione francese del novembre 1806 e fino alla sua annessione, avvenuta nel dicembre del 1810. Napoleone non disponeva qui in­ fatti del medesimo apparato istituzionale che in Francia per rendere operative le misure adottate, e neppure poteva incondizionatamente contare su una salda volontà politica locale propensa ad unirsi nella lotta dichiarata ai pro­ dotti inglesi, come invece poteva avvenire in alcuni Stati satelliti dell'Impero, qualora i governanti desiderassero ad esempio favorire la produzione in­ dustriale locale. Per più anni ad Amburgo si fronteggiarono gli interessi dei negozianti locali, efficacemente difesi dal Senato come dalla Commerzdeputa-

tion, e quelli di Napoleone, imposti senza alcuna attenuazione formale, ma di

fatto mediati attraverso un numero assai ridotto di funzionari francesi, abba­ stanza distanti da Parigi da sentirsi relativamente sicuri nel moderare a loro grado e piacimento le norme qualora potessero ricavarne un profitto personale. 4.2 Livorno

La storia della Toscana negli anni Novanta è sufficientemente nota, grazie an­ che al tradizionale legame istituito dalla storiografia italiana tra le vicende di questi anni e gli inizi del Risorgimento43. Più recentemente, studi monografici di carattere prevalentemente politico e sociale hanno inoltre contribuito a met­ tere in luce aspetti e personaggi minori degli eventi che rovesciarono in quegli anni i tradizionali equilibri toscani. Ciò ci esime da una ricostruzione detta­ gliata delle vicende politico-diplomatiche di questo periodo, e ci consente di concentrarci prevalentemente sugli eventi che maggiormente toccarono Li­ vorno.

Già dotata di margini piuttosto scarsi di autonomia in politica estera sotto la Reggenza44 e con Pietro Leopoldo, la Toscana degli anni Novanta del Settecento sembra subire impotente gli effetti dei frequenti mutamenti dei rapporti di forza tra i maggiori Stati europei. Il Granducato è ancora sufficien­ temente importante sul piano strategico negli equilibri della penisola per non essere ignorato dalle grandi potenze, interessate a che il nemico non ne assu­ messe il controllo, ad utilizzarlo come possibile oggetto di scambio o ad assu­

43 Cfr. WOOLF, 1985a: 15. Per Livorno è fondamentale MANGIO, 1974. 44 DIAZ, 1988: 37-51.

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merne il controllo tout court*5. Livorno costituiva un oggetto specifico di atten­ zione, sia per l'importanza di un osservatorio neutrale in cui era possibile rac­ cogliere informazioni sulla situazione dell'intero bacino mediterraneo, sia come base di operazioni militari navali nel Tirreno, sia infine a ragione dell'appoggio che a torto o a ragione si supponeva che i nemici potessero ricevere nel porto labronico46.

In tali condizioni, il mantenimento della neutralità toscana e poi etnisca non poteva che essere fortemente problematico. I Lorena come poi i Borboni cercarono di continuare la politica sostenuta già dagli ultimi Medici, affer­ mando a più riprese la loro volontà di neutralità, che Pietro Leopoldo aveva estesa nel 1778 all'intero Granducato e non più esclusivamente al porto labro­ nico47. Solo il 28 ottobre 1793, sotto la minaccia inglese di bombardare Livorno qualora il Granduca si fosse ostinato a non voler prender parte al conflitto, questi fu costretto a sottoscrivere con la Gran Bretagna un trattato di alleanza contro la Francia rivoluzionaria48. Già il 9 febbraio 1795, tuttavia, la Toscana usciva dalla Coalizione e siglava la pace con la Francia, precedendo così la Prussia, l'Olanda e la Spagna.

Il Piemonte, che restava ancora in guerra, fu costretto da una vittoriosa campagna di Bonaparte a firmare l'armistizio di Cherasco (28 aprile 1796) e poco dopo la pace di Parigi (15 maggio). Nel frattempo Bonaparte muoveva in Lombardia e in Veneto contro l'esercito austriaco, costringendo via via diversi sovrani italiani alla tregua o alla pace (Parma, Modena, Napoli, Papato) e fa­ cendosi versare importanti contribuzioni per pagare i costi della guerra. E' in questo contesto che la neutralità di Massa e Carrara e della Toscana venne violata: il 27 giugno 1796 la divisione Vaubois, incaricata dell'operazione, en­ trava a Livorno, con circa 6.000 soldati4®.

45 Si vedano i contributi di DAVIS, 1985; SALVESTRINI, 1985; SONNINO, 1938: 17. Cfr. anche CANDELORO, 1978:1, 113, 175-180; TOGNARINI, 1985b: 19-20.

46 In particolare l'Austria trovava insostenibile che i corsari francesi potessero rifornirsi a

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