• Non ci sono risultati.

Cfr FEILLE, 1991: 65-70 Questa maîtrise è dedicata prevalentemente allo studio del quadro di vita e della mentalità dei negozianti bordolesi Per Livorno, cfr LO ROMER, 1987:

FINO ALLA PROCLAMAZIONE DEL BLOCCO CONTINENTALE

23 Cfr FEILLE, 1991: 65-70 Questa maîtrise è dedicata prevalentemente allo studio del quadro di vita e della mentalità dei negozianti bordolesi Per Livorno, cfr LO ROMER, 1987:

77-79; dagli anni Trenta dell'Ottocento i negozianti labronici manifesteranno una tendenza a risiedere nei sobborghi. Sugli acquisti fondiari di Larderei, cfr. SCARDOZZI, 1992: 36, 42. 24 Qualche osservazione sul lusso cui a fine Settecento sembrano abbandonarsi i negozianti a Amburgo in WOHLWILL, 1914: 234; a Livorno, con accenti assai moralistici, PIETRO LE­ OPOLDO, 1969-1974: III, 62; per l'esistenza di modelli di vita aristocratica in famiglie imprenditoriali toscane nel primo Ottocento toscano, cfr. le osservazioni di ROMANELLI, 1992: 9-13; per Bordeaux, DOYLE, 1974: 1-3.

dina dagli interessi economici mercantili, la cui dimensione prevalentemente intemazionale orientava naturalmente gli sguardi più verso il mare che verso l'entroterra. La percezione della diversità di tali realtà mercantili borghesi ri­ spetto a quanto era considerato "normalità" non cessò all'improvviso - e non poteva essere altrimenti - con la Rivoluzione e il presunto avvento di una men­ talità "moderna".

Inviato nel giugno 1811 in missione a Amburgo, qualche mese dopo l'avvenuta annessione all'Impero, l’incaricato del primo arrondissement di po­ lizia, conte Réal, riferiva al suo superiore le sue impressioni sulla città; il testo, estremamente indicativo del palese divario esistente tra la realtà osservata ed il portato mentale di un osservatore acuto ma estraneo al mondo mercantile, merita di essere trascritto per esteso per la finezza con cui le peculiarità della città mercantile erano individuate:

Je quitte enfin ce soir cette grande et belle ville qui n'est ni française, ni al­ lemande, ni même anglaise, mais qui est et sera longtemps un grand comptoir dont la patrie est le monde commerçant, où l'on ne rencontre ni une famille an­ cienne, ni une vielle maison, où l'honneur et la probité ont un prix comme mar­ chandises nécessaires [...], mais qui ont plus ou moins de valeur suivant le change, où, malgré tout cela il y a des institutions excellentes mais trop vantées, et des moeurs ou plutôt des usages anciens au milieu de générations toujours renouve­ lées, et d'une population presque toute entièrement étrangère aux murailles qui la renferme; car on compte ici avec bien de facilité le nombre très restreint des mai­ sons qui sont établies depuis soixante ans [...]. Hambourg est sous ce point de vue une véritable colonie2®.

Non deve stupire che a Réal la città non sembri tipicamente tedesca - né fran­ cese benché annessa all'Impero, né inglese benché sovente accusata di "anglomania" da Napoleone. Sotto il Sacro Romano Impero come negli anni Quaranta dell'Ottocento Amburgo era in effetti considerata, non senza un im­ plicito tono di biasimo da parte degli osservatori esterni ed una punta di orgo­ glio da parte degli Amburghesi, come un vero e proprio "Sonderfall" nella sto­ ria tedesca, e gli storici cittadini hanno ripreso volentieri questa tematica26; in

A.N.P. F^8375, Rapporto del conte Réal al Ministro della Polizia, 8 giugno 1811. Réal si sofferma inoltre sulla scarsa moralità delle abitanti di Amburgo. Per la sua "corruzione" era nota anche Bordeaux: cfr. DOYLE, 1974: 2.

26 Cfr. SCHRAMM, 1966; KOPITZSCH, 1990: 135-216. Le statistiche di SOETBEER, 1840- 46 sono state elaborate a partire dalla necessità di giustificare l’utilità di Amburgo per l'intera Germania, in un momento in cui il rifiuto della città anseatica di entrare nello Zollverein - un ingresso procrastinato fino al 1888, e anche allora con particolari disposizioni (MASSON, 1904: 223) - creava numerosi attriti. In generale si può osservare come già nel Settecento la pubblici­ stica delle città portuali fosse sovente su posizioni difensive, impegnata a dimostrare il bene pubblico che conseguiva dalla loro esistenza in condizioni quanto più libere possibili, di fronte sia a tesi fisiocratiche che a rigide posizioni mercantilistiche che avrebbero voluto porre dei li­ miti alla natura delle merci scambiate, alle navi utilizzate, ecc. Per Amburgo, cfr. HERTZ,

30

effetti, a fine Settecento, benché l'Impero stesso fosse costituito da una molti­ tudine eterogenea di realtà distinte, ai sovrani degli Stati che lo componevano l'atteggiamento di Amburgo durante la lotta ingaggiata contro la Francia rivoluzionaria non poteva che apparire profondamente ambiguo, dettato com'era da interessi prettamente mercantili. La diversità dei parametri vigenti nella città anseatica è rilevata da un osservatore amburghese contemporaneo, il Domherr F.-J.-L. Meyer, che ci ha lasciato anche interessanti note di un suo viaggio a Bordeaux:

Wer seine Wächsel zahlt, heißt hier ein ehrenwerter Mann, eine wohlgefullte Wechseltasche ist das höchste Kostüm, ist die Eleganz selbst, den Wechselkurs gut berechnen zu können, Glück in Geschäfte zu machen, heißt Talent und Geist haben, an der Börse eine Rolle zu spielen, heißt der Ehrenstelle Höchste beklei­ den: denn an diesem Hofe des Plutus wird Ansehen und Achtung nur nach Mark Banco angeschlagen2^.

Quanto a Livorno, il tema della sua differenza e separazione dal resto della Toscana è un vero e proprio topos, a partire dalle osservazioni di un F. M. Gianni o di Pietro Leopoldo:

Il ceto dei mercanti [...] è composto per la maggior parte di forestieri che non stanno a Livorno che per il loro interesse personale, senza nessun attaccamento al paese, di mercanti paesani, di sensali etc.; tutte queste persone non hanno nessun interesse per il paese e per il pubblico e non hanno altra veduta che di far solleci­ tamente quattrini, per poterli spendere in lusso od in capricci, o stabilirsi altrove con i guadagni che hanno fatto2®.

Fino ai nostri giorni, gli storici hanno costantemente ribadito la peculiarità della città labronica: G. Mori definisce ad esempio Livorno come "un coacervo ribollente di facoltosi mercanti e di spregiudicati operatori economici prove­ nienti da ogni parte d'Europa e dal Levante ma anche una specie di isola ric­ chissima, cosmopolita e separata, insomma uno Stato fuori dallo Stato”29.

1922: 9, e l'argomentazione di J. L. v. Heß in SCHRAMM, 1949: 248-251.

2^ Brano riportato in HERTZ, 1922: 2. Friedrich-Johann-Lorenz Meyer (Amburgo, 1760- 1844) giurista e Domherr a Amburgo, aveva accompagnato Sieveking a Parigi nel 1796, du­ rante una missione diplomatica. Nell'agosto 1801 si recò a Bordeaux, in visita al fratello Da­ niel-Christoph (1751-1818), ivi residente almeno dal 1790, negoziante e console prussiano. Al­ cuni estratti di questo viaggio sono riportati in traduzione francese in MEAUDRE DE LA- POUYADE, 1912. Il marco banco era una moneta di conto, sulla cui base si tenevano tra l'altro i conti alla banca. La moneta corrente era il marco courant. A fine Settecento, un marco banco equivale a 1,25 marchi courant (cioè un marco crt. e 4 scellini). Sui vantaggi della moneta di banco, cfr. LUZZATTO: 1950-52: II, 50.

2® Pietro Leopoldo di Toscana, cit. in BORTOLOTTI, 1970: 3, nota. Alcune osservazioni di Gianni nel suo Discorso su Livorno sono riportate in SONNINO, 1909: 76: "Livorno è una colo­ nia di esteri in territorio toscano, alternatiyamente abitata e abbandonata da chi arriva per

arricchirsi commerciando”. *

31

Benché a Livorno la presenza di mercanti stranieri fosse particolarmente forte rispetto all'esiguo numero di negozianti locali, constatazioni analoghe possono essere fatte probabilmente per tutti i maggior porti europei**®. Per quanto con­ cerne Bordeaux, F. Crouzet ha rilevato come la città, inserita in un insieme economico, sociale e perfino culturale "atlantico", tendesse nel corso del XVIII secolo a divenire un corpo estraneo rispetto al resto della Francia, dominata ancora pesantemente dalla congiuntura agricola31.

Ancor più che la popolazione delle città portuali nel suo complesso, vero e proprio crogiuolo di immigrati dalle più diverse provenienze32, attirati in massa dalle possibilità di impiego e dalla "libertà" che si respira in città - a fine Settecento le nostre tre città staranno tutte strette all'interno delle vec­ chie mura33 - il mondo del negozio bordolese, amburghese e livornese è in ef­ fetti largamente multi-nazionale e multi-religioso.

lineavano il carattere "poco toscano" del porto labronico, LO ROMER, 1987: 65-66 ribadisce come "With regard to Livomo’s social structure, innumerable observers have commented on thè city's vibrant economie and social character and its atypical position in a predominantly agrarian and aristocratic state". L'esiguità numerica degli operatori toscani era stata rilevata anche da Gian Rinaldo Carli nel 1757: CIANO, 1989: 81.

3® Per la fine Settecento, MASSON, 1904: 179 nota a proposito di Livorno: "Les Italiens ne sont que gens à boutique et, quoiqu'il en ait de riches qui fassent des grosses affaires en drape- rie, soieries, quincailieries, bijouteries, etc., aucun d'eux ne fait le commerce de spéculation, ni la commission, le grand objet de cette place". Per Marsiglia, cfr. CARRIERE, 1973: 42.

Outline

Documenti correlati